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L'esperto va ascoltato ma non va creduto - Eminence Based Medicine

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Sembra difficile da digerire, soprattutto in un Paese fortemente sensibile all'influenza delle autorità:

l'asserzione
L'opinione dell'esperto va presa come un dato di fatto: l'esperto sa quello che dice e tu cosa ne puoi sapere. 
è falsa e ingannevole.

È invece importante specialmente a proposito di salute che, ascoltato l'esperto, chiunque raccolga informazioni sufficienti per farsi la propria opinione.
Parliamo di opinione perchè oggi, purtroppo, l'evidenza scientifica di prove inconfutabili è assente nella maggioranza del mondo medico.
Dove non ci sono chiare prove di efficacia, ognuno deve educarsi a raccogliere una corretta informazione ed essere libero di fare le proprie scelte.
E questo lo dico fingendo, per un attimo, che le "prove di efficacia" siano efficaci in generale su ogni soggetto senza distinzioni, mantenendo quindi questa analisi entro i confini del paradigma riduzionistico che non può considerare l'intangibile percezione biologica codificata dalle 5LB.


PERCHÈ L'ESPERTO VA ASCOLTATO MA NON "CREDUTO"

In effetti nella piramide della Evidence Based Medicine l'opinione dell'esperto è l'informazione meno affidabile, e quando invece prende il sopravvento è detta anche Eminence Based Medicine.
La Eminence Based Medicine prende decisioni cliniche e di sanità pubblica basandosi esclusivamente sul parere di un medico specialista o di eventuali operatori sanitari di primo piano, piuttosto che affidarsi a una valutazione critica delle prove disponibili.
Molti di noi possono pensare che i personaggi mediaticamente di spicco siano in possesso di competenze e conoscenze, e quindi la loro opinione su una particolare questione di salute sia sufficiente a giustificare una certa decisione terapeutica, sanitaria, politica.
Invece, così facendo, ci esponiamo al rischio di commettere errori logici utilizzando l'argomento "autorità" per sostenere il nostro processo decisionale.
È certo che un esperto può avere più conoscenze di un profano e i numerosi anni di esperienza ne aumentano credibilità e affidabilità, tuttavia la sua opinione non è sufficiente ma soprattutto non può essere perentoria.


MITOLOGIA DELLA SCIENZA MEDICA E REALTÀ

È chiaro che la migliore miscela sarebbero tutti gli aspetti della piramide bilanciati: "Una tesi centrale della Evidence Based Medicine è la presunta superiorità dell'evidenza scientifica rispetto all'opinione. La verità è che entrambe, evidenza e opinione, hanno i loro limiti. 
Come già notato, l'evidenza scientifica è assente in gran parte della medicina e, quando è presente, spesso manca di validazione interna ed esterna. [...] 
I problemi con l'opinione includono l'uso selettivo dell'evidenza (quando si ignora inavvertitamente o coscientemente studi che suggeriscono altri punti di vista), i pregiudizi sugli effetti e sull'appropriatezza che derivano dall'esperienza personale, le ipotesi erronee sulla frequenza e la storia naturale delle malattie, le influenze esterne (per esempio le norme professionali, le pressioni commerciali, le aspettative dei pazienti, le preoccupazioni medico-legali)". Fonte: Evidence-based medicine and practice guidelines: an overview. MedScape
A questo link un'altra interessante opinione (!) sui limiti delle evidenze e sulla necessità di entrambi gli aspetti, specialmente nel settore della chirurgia.

Oggi per esempio il modello delle 5 Leggi Biologiche si fonda largamente sul gradino dei "casi studio", e poichè non tratta di interventi terapeutici ma di fattori eziologici "intangibili", continuerà a lungo a concentrarsi su questo livello.
Ogni aspetto della piramide, insomma, offre una serie di opzioni che l'individuo può percorrere in piena libertà di scelta per il proprio meglio.

Tuttavia si capisce che le attuali condizioni per usufruire di informazioni scientifiche trasparenti e definite sono tutto fuorchè ideali.
Riprendendo il lavoro di Students For Best Evidence sul valore dell'opinione dell'esperto, ci sono altri fattori critici: gli operatori sanitari sono spesso avvicinati dall'industria dei farmaci che cerca di promuovere i propri prodotti; le aziende tendono a fornire a monte informazioni distorte che rivelano solo i benefici e sottostimano o occultano gli effetti negativi (ALL TRIALS); i finanziamenti delle aziende possono anche influenzare la scelta degli obiettivi della ricerca e gli stessi risultati.
Pertanto, anche se un medico può avere anni di esperienza e tutta la buona volontà, può trovarsi nella condizione di non poter fare valutazioni critiche basate su chiare prove di efficacia.
Possiamo dirlo senza mezzi termini: il mestiere del medico in questo periodo storico è complicatissimo.
Colui che racconta di una scienza monolitica e incontestabile - "lo dice la scienza!" - sta quindi parlando di "mitologia", cioè di qualcosa che evidentemente non esiste.

In questo stato di incertezza non c'è alternativa, sia per il paziente che per il medico: è importante imparare a districarsi tra le informazioni, mettere in discussione senza dare per scontate non solo le opinioni degli esperti, ma anche gli stessi risultati delle ricerche. L'atteggiamento di chi si affida ciecamente è comodo ma rischioso

Esistono organizzazioni che riesaminano continuamente l'intera letteratura scientifica (revisioni sistematiche), proprio con il fine di confezionare i risultati con forme molto accessibili al pubblico.
Tra le ormai numerose fonti da consultare consiglio il blog di Evidently Cochrane.


DEBUNKER E CACCIATORI DI BUFALE

Anche se la missione appare lodevole, sono da evitare come la peste i cosiddetti "debunker" e "sbufalatori".
Infatti nei nostri tempi sono diventati l'incarnazione di un particolare stile comunicativo, finanche violento, che riduce i propri propositi non tanto al perseguimento della verità, quanto a mettere in ridicolo una tesi (debunking è proprio "demistificare"), spesso sbeffeggiando i sostenitori nella loro persona. Il debunker affonda (o infanga) qualcosa per fare emergere una verità selezionata.
Con questi espliciti obiettivi è chiaro che il "bias" (distorsione dei fatti) è intrinseco e conduce ad analisi che sono tutt'altro che obiettive e "scientifiche".
Ovviamente ne faccio una generalizzazione che avrà le sue emerite eccezioni.
Purtroppo questo "stile comunicativo" ha fatto scuola e lo ritroviamo con i riflessi del bullismo ad ogni livello sociale, dalla chiacchiera da bar al più alto giornalismo, perfino nelle istituzioni, e questo sta influenzando le scelte politiche.
Ribadisco invece il consiglio di affidarsi, per quanto riguarda il tema salute, a professionisti come Evidently Cochrane e, in italiano un po' più tecnica, la rivista Evidence della Fondazione Gimbe.


LA MEDICINA AVANZA CON I SUOI TEMPI, LE OPINIONI SONO GENERAZIONALI

https://goo.gl/fVqGYH
Poichè, lo abbiamo detto e lo ripetiamo, la scienza medica è oggi in gran parte priva di evidenze (l' 89% delle prestazioni cliniche di uso corrente non sono fondate su chiare prove di efficacia - BMJ Clinical Evidence 2011), la strada verso le "certezze definitive"è non solo lunga...probabilmente neanche esiste.
Così quando l'opinione di un qualsiasi esperto è categorica, perentoria, assoluta va accolta con sospetto, ed è segno che l'argomento ha bisogno di essere approfondito.

Si è verificato che una prova che fornisce una nuova evidenza di alta qualità impiega almeno 10 anni ad essere presa in considerazione dal resto della letteratura scientifica (Fonte JAMA ): significa che, di conseguenza, le linee guida e l'applicazione clinica delle nuove acquisizioni richiedono tempi ancora maggiori; e che l'esperto tenderà a persistere in convinzioni personali e pratiche obsolete anche più a lungo.
Come dice il dott. David Brown, cardiologo all'Università di Washington, una volta che i dottori escono dal percorso educativo “si tratta di un lavoro, cercano di farne denaro e non necessariamente restano aggiornati. Quindi i grandi e veri cambiamenti richiedono un cambio generazionale".
E come sosteneva anche Ivan Ilič, la medicina avanza ogni volta che muore un luminare.

Non è occasionale che certe convinzioni granitiche degli esperti vengano ribaltate sottosopra, né capita per sole piccole cose insignificanti: invece succede in continuazione per questioni di importanza primaria.
Alcuni esempi noti:

- la terapia ormonale per la menopausa è stata prescritta per 20 anni (a cavallo tra gli anni 80 e i 2000) fino a 90 milioni di volte all'anno solo negli USA (fonte: JAMA).
Bene: il problema è che la terapia ormonale per la menopausa non funziona, e per di più comporta effetti collaterali come ictus e trombosi (Fonte: Cochrane). Per questo motivo oggi le prescrizioni sono in calo.
- come dice il famoso cardiologo americano Eric Topol “what appears to be an irresistible temptation among some invasive cardiologists”: molti cardiologi di fronte ad una arteria occlusa tendono a considerare che la sua apertura forzata con uno stent sia bio-plausibile, cioè che dovrebbe ragionevolmente funzionare, nonostante le più recenti ricerche sconsiglino questo tipo di intervento.
- sul colesterolo "Le nostre popolazioni per quasi 40 anni sono state sottoposte ad un esperimento globale incontrollato che è stato drasticamente sbagliato"."Il messaggio sulle diete a basso contenuto di colesterolo è costruito sulle basi di una scienza imperfetta.". Fonte: Public Health Collaboration britannico in un approfondimento di 5LB Magazine 
- per anni si è intervenuti sui tumori della tiroide, e invece: il 90% delle diagnosi di tumore alla tiroide sono inutili e mettono in pericolo la salute dei pazienti. Fonte BMJ in un approfondimento di 5LB Magazine
- non è nemmeno sufficiente essere un premio Nobel, un esperto con il massimo riconoscimento come Sir James Black (ha scoperto i beta-bloccanti per la pressione arteriosa), per essere degno di un'affidabilità acritica. Approfondimento su 5LB Magazine


LA SOPRAVVALUTAZIONE DELLA TECNOLOGIA

Il fanatismo tecnologico galoppa in ogni settore delle nostre vite, ma in quello della salute comporta rischi notevoli.
In generale nella nostra odierna cultura positivista e ultra-medicalizzata, sia i pazienti sia i medici tendono a sopravvalutare i benefici di ogni tipo di intervento e a sottostimarne i rischi. Fonte: JAMA 
È su questo terreno che prospera la "mitologia della scienza", cioè quel sistema di credenze che consegna una fiducia sproporzionata ai mezzi tecnici per la difesa della salute.
Cieca fiducia nell'evoluzione tecnica insieme alla cieca fiducia nelle "eminenze" che la comunicano.

Ecco perchè l'esperto va ascoltato, ma l'atto di fede acritico è pericoloso.

foto dell'esperto in licenza CC ShareAlike del Giornale di Brescia

Come si diventa bestie indemoniate discutendo di salute sui social network (e non solo)

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immagine CC di MEME TN
Come ci si trasforma da genitori amabili e accudenti in mostri di violenza?
Come si trasformano persone rispettabili in bestie indemoniate senza rispetto per niente?

In questi anni di rapida evoluzione di internet e delle "reti sociali" si è potuto verificare che questi mezzi di comunicazione abbattono i filtri e i modi del dialogo tradizionale, che è verbale e corporeo, insinuando la percezione che ci si trovi in una relazione non con un altro essere umano, piuttosto con un avatar vuoto, virtuale, insomma con un fantoccio. 
Quando si chiacchiera su un social network si perde il feedback empatico sulle proprie azioni, e può apparire lecito ogni atto violento verso una semplice "foto profilo", che non sembra al di là corrispondere ad un essere umano
Quasi come se ognuno facesse, su di un palcoscenico di fronte allo specchio, "prove di rabbia" con tutte le facce e le smorfie. Tanto non fa male a nessuno e chi mi vede applaude.


IDENTITÀ SOTTO ATTACCO E COSTELLAZIONE AGGRESSIVA

Oltre alla distorsione percettiva di questo particolare medium, che agevola l'avvitamento della comunicazione in una spirale autistica di individui che si strillano addosso, c'è un motore biologico che alimenta l'aggressività e che, nel modello delle leggi biologiche, chiamiamo "costellazione aggressiva".
Ne abbiamo parlato nell'articolo dedicato Una visione 5LB sull’aggressività intorno all’argomento vaccini, ed è proprio grazie alla prospettiva 5LB che possiamo penetrare questi fenomeni con occhi diversi.
Allora cerco di esporre cosa vedo io con questi occhi, così che ognuno potrà eventualmente integrare il punto di vista nella propria percezione delle cose.

In sintesi, un individuo che si sente attaccato nella propria identità tende a reagire in modo aggressivo e compulsivo.
In un diverbio intorno all'obbligo vaccinale, sia che si abbia vaccinato sia che non si abbia vaccinato il proprio figlio, la posta in gioco non è un'astratta "correttezza dell'informazione" né tantomeno la salute pubblica, perchè per buona parte delle persone la questione della "protezione di gregge", benchè ostentata (se non vaccini metti in pericolo gli altri), è in realtà marginale.
La posta in gioco più alta è invece l'identità di buon genitore, che sente di avere fatto la migliore scelta per il proprio bambino: se qualcuno mette in discussione la mia scelta (di avere vaccinato / di non avere vaccinato) sta mettendo in discussione me in quanto genitore.

Presta attenzione a questo fatto: il diverbio non è alimentato dal contenuto della discussione (essenzialmente irrilevante), ma dalla sacralità di ciò che è sotto attacco, e che viene destabilizzato.
Verificheremo meglio questa affermazione dai toni categorici nel prossimo paragrafo. 

Lo stesso meccanismo psichico si attiva quando è sotto pressione un'identità professionale, cioè qualcosa in cui ci si identifica, spesso in modo assoluto. 
In questo contesto un medico che ha sempre vaccinato con grande fiducia nell'intenzione di fare il proprio meglio, può diventare estremamente violento se qualcuno (specialmente un collega) mette in discussione le fondamenta su cui ha basato il suo operato, il suo ruolo, la sua reputazione.
Quello che segue è un piccolo elenco di esternazioni reali e pubbliche, nel mondo online ma anche offline, che sono esempi di costellazioni aggressive.

- Un pediatra scrive alla porta del suo studio: chiunque segue santoni, sedicenti maghi, streghe, esorcisti (non medici né pediatri) o penda dalle labbra di colleghi privati e costosi, non può più e non può mai essere seguito qui.
Il pediatra si rispetta, lo si segue, non si mette in discussione.

- Un medico su facebook: Libertà di far morire i tuoi figli, lo spero vivamente.
Siete tornati nel medioevo. Spero i tuoi figli si ammalino e muoiano così li avrai sulla coscienza.

- Ad un genitore con bambino danneggiato: Siccome lei è un cretino, se ha un figlio danneggiato non è colpa dei vaccini ma del suo DNA marcio.

- Sulla notizia della morte di un bambino: è bello vedere ogni giorno la notizia di qualche bambino appestato come i tuoi che crepa per malattie ridicole. 
Devono crepare come animali tutti quanti i vostri figli schifosi appestati.

- La libertà di pensiero è il più grande problema della democrazia. Ma non per la libertà di pensiero in sè, ma per gli ignoranti che ne usufruiscono!

- Antivax sterilizzatevi, almeno evitate di procreare altri deficienti come voi.


- Se non credete nei vaccini DOVETE MORIRE MALE!



IL CONTENUTO DEL DIVERBIO NON CONTA: È TUTTO "ATTACCO ALL'IDENTITÀ"

Conosciamo bene la torbida atmosfera in cui siamo immersi in questo periodo a causa del decreto Lorenzin sull'obbligo vaccinale, e molti lettori ne avranno esperienza diretta.
La situazione è davvero precaria perchè, in questo ambito, le evidenze scientifiche sono di bassa qualità, le pressioni politiche sono enormi e con la coercizione vengono toccati i diritti umani: perciò la comunità scientifica non è unanime ma produce opinioni fortemente divergenti.


Usciamo ora da questo particolare tema e proviamo ad osservare un altro ambito: quello della maternità e del parto.
Anche qui possiamo identificare due fronti: 
- quello delle mamme che preferiscono una medicalizzazione forte e interventista, perchè hanno paura che durante il parto qualcosa vada storto
- quello delle mamme che preferiscono un "parto naturale", cioè con il minore intervento possibile, perchè hanno paura dell'eccesso di medicalizzazione.
Quando si parla di parto in casa, lo scontro sembra avvenire nelle stesse modalità in cui avviene per i vaccini, tra due estremi: una "cieca fiducia" e una "cieca sfiducia" nella medicalizzazione (con le infinite sfumature intermedie).
Attenzione: qui nessuna donna che decide di partorire in casa espone ad alcun rischio una donna che sceglie di partorire in ospedale, né viceversa.
Insomma penso che sia chiaro: il parto in ospedale non fa "immunità di gregge".

Ciononostante, quanto può diventare brutale una mamma nei confronti di un'altra mamma proprio come lei, per il solo fatto di avere preso una decisione diversa?
Leggiamo i commenti su facebook riguardo a un'intervista ad una donna, la quale ha felicemente deciso di partorire in casa, dichiarando "non sono pazza".

- Finché va bene è tutto molto romantico, se c'è qualche problema poi piangete! Ridicoli! Invece di apprezzare il fatto di vivere in un era in cui c'è assistenza ospedaliera, fanno gli alternativi tornando ai tempi del medioevo

- Ringrazi Dio di non aver avuto complicanze; durante il parto siamo quasi morti sia io che mio figlio e se non fossimo stati in ospedale non sarei qui a scrivere.... scusate ma tutte queste notizie sul parto in casa mi fanno solo arrabbiare, sono delle incoscienti e basta far di loro delle "eroine da imitare"

- La mamma può essere incosciente se vogliamo, l'ostetrica è una idiota.

- Il parto è pericoloso e nn così naturale così si vuole credere! Come dice il mio dottore' nella fase di passaggio nel canale del parto fino al l'espulsione purtroppo i rischi sono alti e nulla è prevedibile come può essere un operazione preparata con largo anticipo' io ho scelto la sicurezza, la medicalizzazione e tutto ciò che potesse far star bene le mie bimbe in caso di complicanze

- Bene ritorniamo indietro di 60-70 ... Anzi facciamo anche che non si fanno più ecografie e nessun esame tanto ...

- Mamme egoiste!!! In questi casi deve pensare alla salute di tuo figlio,non a un tuo capriccio!!!

- ......che potrebbero andare a fare in culo come tutti gli esaltati e gli estremisti di questo mondo!!!! Ma chi se ne frega di sti sfigati!!

- Non è pazza (solo) lei, ma quell'incompetente di ostetrica !! Sicuro per lei ci sarà un bel tornaconto economico

- non sei pazza, solo un tantinello fuori di testa.

- Non sei solo pazza , ma anche un' irresponsabile

- Sono delle primitive

- Ma siamo nel medio evo ????queste mode non le capirò mai. ..

- mi sembra demenziale la mamma e l'ostetrica la denuncerei

- Dovrebbero vietarlo a mio avviso... finché va tutto bene sono tutti felici ma se ci sono complicazioni urgenti e in cui bisogna intervenire velocemente? I bambini vanno tutelati, se manca il buonsenso (senza offesa ma io la vedo così) va imposto!
E poi si scandalizzano se una chiede il cesareo per scelta...

- No non condivido abbiamo impigato decenni x avere i migliori servizi ospedalieri e non mi.pice tornare indietro

- Partorite in casa e non vaccinate i bambini! Siamo troppi al mondo

- Sicuramente é in atto una sorta di "selezione naturale": chi partorisce in casa, chi non vaccina, chi rifiuta le cure tradizionali... É solo una riflessione personale la mia! Liberi tutti di fare le proprie scelte e pagarne le eventuali conseguenze, effettivamente al mondo siamo tantini.

- Partorire in ospedale è stata una conquista ma bisogna sempre fare gli alternativi...


Osserviamo come, anche qui, non si tratti di dialogare intorno ad un contenuto: il diverbio si sviluppa contro la scelta diversa, in un reciproco attacco all'identità di mamma che ha fatto il proprio meglio (e invece si sente accusare di avere sbagliato tutto!) spesso esasperato da dolori personali, come il non essere riuscita a vivere nel migliore dei modi una delle esperienze più importanti della propria vita.

Sembra non esserci alcuna differenza con la polemica vaccinale, sia nei toni sia nei contenuti, vero?
Stessa aggressività e argomenti spesso sovrapponibili.
Eppure una donna che partorisce in casa non può mettere in pericolo altre donne che vogliono partorire in ospedale o che non possono avere figli. 
La natura di questa violenza, come quella che si solleva nell'ambito dei vaccini, non mette dunque le radici nella difesa della comunità da un presunto rischio epidemico; mette invece radici nella difesa di una propria identificazione.



Ma c'è una cosa che ancora non ti ho detto: nella violenza dei diverbi si minacciano leggi coercitive per "costringere gli stolti" a fare le cose in sicurezza, come partorire al sicuro in ospedale invece di "fare gli alternativi", ma...
le linee guida internazionali indicano con solide evidenze che l'ospedale è l'ultima scelta in rapporto ai rischi/benefici, mentre il parto in casa è il più raccomandato.
Cioè: meno intervento è più sicuro, poi ogni donna è libera di scegliere (se non ci sono indicazioni particolari del proprio medico). Come dicono gli anglosassoni less is more.
Ora è ancora più chiaro: che la "scienza" dica una cosa o il suo opposto o che ci sia un reale pericolo di salute pubblica o meno è indifferente, cioè il contenuto del diverbio non è rilevante: osserva invece che il comune denominatore degli scontri violenti è la violazione della sacralità di ciò in cui ci si identifica. Nell'ambito della salute, certamente, ma anche in qualsiasi altro.
Una sacralità che diventa naturalmente intoccabile, persino impronunciabile quando dietro di essa si protegge un profondo dolore personale.

Nel mio intervento al convegno di Salute Attiva Onlus, qui sotto e proprio su questo argomento, dicevo: Le polemiche mediatiche si fondano su prese di posizione che, nella maggioranza dei casi, si instaurano a difesa di una propria identità. 
Se si comprende questo e lo si rispetta, la polemica può trasformarsi in integrazione di visioni e in collaborazione.







ALTRE CONSIDERAZIONI SE HAI ANCORA TEMPO PER LEGGERE


LASCIARSI PRIVARE DELLE LIBERTÀ INFONDE UNA PRESUNTA SICUREZZA

C'è un altro tema che va toccato, e ha certamente a che fare con il "terreno" in cui ciascuno è cresciuto: il rapporto con l'autorità.
Qualcuno che ci impone dei limiti comprime lo spazio di vita, ma ci solleva anche dal peso di dover scegliere assumendo una responsabilità. 
La cultura della "medicalizzazione preventiva totale" è sempre più diffusa e fa molta presa, soprattutto in Italia e nei paesi che hanno vissuto i fascismi, perchè appare rassicurante e auspicabile che la salute sia garantita dalle regole ferree di un ente di controllo superiore.
Tanto che una mamma ha sopra commentato esplicitamente "il parto in casa dovrebbe essere vietato", che significa: mi vorrei privare di una libertà in cambio di una presunta sicurezza.

Allo stesso modo sarebbe molto ben accolta una legge che negasse qualsiasi libertà di scelta terapeutica e imponesse una medicalizzazione preventiva di massa con tutto lo spettro vaccinale disponibile (oggi 18 farmaci).
È in questo quadro che la violenza emerge e meglio si esprime quando cerca di chiudere, negare ed opprimere in modo autoritario qualcosa che, invece, cerca di aprire, liberare ed espandere verso diverse opportunità. In conseguenza a ciò, tra i due estremi, è più facile che si esprima con violenza oppressiva chi vorrebbe applicare restrizioni autoritarie, rispetto a chi si sente invece oppresso e vorrebbe liberarsene. È sperimentabile che quest'ultimo, più che la violenza, rischia atteggiamenti paranoici.
Questo argomento andrà sviluppato altrove.


I RIFERIMENTI DI BULLISMO PIÙ EMULATI

Nel "gioco" al rialzo a chi si mostra più bullo, alcuni attori hanno una maggiore visibilità e diventano modelli sociali da imitare.
Inoltre quando cresce la visibilità l'identità si rinforza, diventando reputazione: di conseguenza la persona in vista reagirà in modo sempre più energico in difesa di quella identità sempre più tronfia.

Famoso in ambito vaccinale è Roberto Burioni, medico e professore: 

- Noi dobbiamo proteggere i bambini dai genitori idioti.

- “Siete solo un branco di somari raglianti. Facebook vi ha illuso di contare qualche cosa con la vostra mente atrofizzata e con il vostro italiano claudicante. Invece non contate nulla, dovete solo essere messi in condizione di non nuocere" Approfondimento da un articolo de Il Fatto Quotidiano


Non solo in un ambito colloquiale: uno stralcio tratto dal suo libro
- [...] non è sufficiente il buon senso di una mamma – che vede l’epilessia manifestarsi dopo la vaccinazione e trae ovvie conclusioni – e neppure basta l’“esperienza personale” che i medici antivaccinisti in continuazione tirano fuori, perché in questo caso l’esperienza personale non serve proprio a nulla, se non a dire scemenze.
Ci vogliono anni di lavoro, esperimenti complicatissimi, studi in doppio cieco. Però alla fine di tutto, invece di vaghe e inutili falsità, come: “Nella mia esperienza l’epilessia è causata dalla vaccinazione”, oppure: “Il bambino era sano e la vaccinazione l’ha rovinato”, c’è una spiegazione, una verità scientifica, che illustra come i vaccini non causino in alcun modo l’epilessia. Insomma, è necessario un sacco di sudore, ma alla fine si ha un fatto e non un’opinione.
Dunque non fatevi ingannare dalle mamme, che magari in buona fede affermano che il loro bambino è stato rovinato dal vaccino.[...]

- Insomma, i vaccini attualmente in uso sono efficaci e sicurissimi e non solo non hanno rovinato nessun bambino, ma ne hanno salvati molti milioni. Da facebook


È evidente che queste dichiarazioni, farcite di ingiurie, assolutismi e superlativi scientificamente inverosimili, non hanno niente a che fare con la deontologia medica e con un "processo decisionale condiviso": piuttosto si tratta di una forma di comunicazione violenta che incentiva ad emarginare, umiliare, denigrare persone che hanno dei dubbi, fomentando una polemica irrazionale che, come stiamo sperimentando, è ormai fuori controllo.


Un altro esponente di questa forma compulsiva di comunicazione social mi sembra Enrico Mentana, che lascia trasparire un nervo scoperto nell'attacco del web all'identità professionale del giornalismo: la rete ha sconvolto il mondo dell'informazione proiettandoci in un'era in cui la poliedrica verità (che qualcuno chiama con accezione negativa post-verità) è prodotta non più da un ristretto ambito di commentatori, ma si compone della somma di numerosissimi poli, più o meno affidabili ed accessibili senza alcuna barriera.
Così per Mentana spesso non ci sono persone dietro le foto-profilo, ma "webeti" (è suo il neologismo) degni solo di essere "blastati".

Coloro che fanno comunicazione hanno grossa responsabilità per la spirale di violenza in cui ci troviamo perchè, al di là dei moventi personali, diventano potenti riferimenti di emulazione.

La cultura di una medicina di guerra: cosa sta accadendo in USA e nel mondo

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La cultura che ha prodotto il più efficiente esercito e i più potenti mezzi militari del mondo e forse della storia, ha una naturale propensione ad affrontare le questioni militarizzandole.
Parlo della cultura che vede il suo massimo sviluppo negli Stati Uniti d'America, in cui l'economia, anch'essa militarizzata, esprime il massimo grado di aggressività neoliberista.
In questo contesto si esporta ogni cosa, perchè ogni cosa è merce che deve "colonizzare", dalla lingua al cibo, dal cinema ai mezzi di comunicazione, persino la pace è esportata e lo si fa preferibilmente con la guerra, persino la democrazia e lo si fa con l'oppressione.

A questo modello sociale non poteva sfuggire la salute, che è infatti concepita come una guerra alla malattia, attraverso una spasmodica corsa agli armamenti farmacologici e, proprio come l'industria bellica, legata a doppio giro alla finanza.
Siamo talmente immersi e omologati in questa cultura che questo stato delle cose può anche apparirci normale e scontato, tanto che ci chiediamo: perchè, ci sono forse alternative?

L'industria brama una spesa pubblica fuori controllo, è chiaro: ogni paziente è cliente e più spende meglio è. Quando il mercato è saturo, devono aprirsi nuovi fronti che raccolgano nuovi clienti.
Con queste pressioni finanziarie a cui nessuna azienda può sottrarsi, le aziende della salute hanno non poche responsabilità etiche a cui far fronte.
Fortunatamente i controlli di organismi indipendenti sono sempre più serrati, ma in generale la trasparenza dell'industria intorno al proprio operato è ancora abbastanza disastrosa.
Fonte 2017: BMJ / Il richiamo nel 2016 da parte dell'ONU.

In queste condizioni sociali in cui il profitto è al vertice delle priorità e spinge sulla salute con il massimo interventismo possibile, i pericoli per i clienti/pazienti sono la sovra-diagnosi (diagnosi di condizioni che non ci sono), il sovra-trattamento (cure in eccesso non necessarie che provocano danni) con prestazioni sanitarie inefficaci (cure che si presume abbiano un effetto che non hanno) e il sotto-utilizzo di prestazioni efficaci a cui sono sottratte le risorse.
Per approfondire la situazione italiana, Gimbe.org.
Tutti gli articoli sulla sovra-diagnosi in 5LB Magazine.


COSA STA ACCADENDO NEGLI STATI UNITI

In mezzo alla confusione del dibattito intorno alla cancellazione dell'Obama Care da parte di Trump, si nasconde il destino del Affordable Care Act, cioè di quelle disposizioni atte a controllare la spesa pubblica sanitaria che è fuori controllo.
In particolare in questi giorni si parla di una parte della legge che riguarda l'istituzione di un organismo di esperti indipendenti chiamato Indipendent Payment Advisory Board, separato e indipendente dal Congresso (parlamento), che valuti le evidenze scientifiche disponibili a supporto delle decisioni del legislatore.
Negli Stati Uniti è infatti prassi che la forte pressione delle attività di lobbying comporti l'acquisto da parte dello Stato di farmaci e terapie con scarse prove di efficacia, se non addirittura con evidenze negative di efficacia.
Per esempio lo stent renale oggi ha la copertura totale con i fondi pubblici, eppure senza il supporto di prove di efficacia di qualità sufficiente. Infatti fu uno studio non controllato negli anni 90 a indicarne l'utilità, ma nessun RCT successivo confermò quei primi dati. Fonte: New England Journal of Medicine
Dice Richard Foster, ex consulente al ministero, “Finché ci sarà un mercato automatico che acquisisce nuove tecnologie anche quando non sono efficaci, i costi continueranno a salire”.

Questo nuovo organismo (IPAB) sarebbe costituito da 15 membri, che possano valutare a monte le evidenze scientifiche di quegli interventi candidati a essere coperti da fondi pubblici.
Benchè la legge sia del 2010, l'IPAB non è mai stato nominato e, nonostante la legge abbia tentato di limitare i poteri del Congresso su di esso, ci sono sempre state forze che hanno tentato di sbarazzarsene.
La legge però prevede anche un unico ripensamento del Congresso, il quale potrà sciogliere l'IPAB con una risoluzione che dovrà avvenire entro il prossimo 15 Agosto.
Ecco allora cosa sta succedendo in queste ore.


LA CACCIA AL CONSENSO POPOLARE

È vero che le industrie sono piovre che fanno di tutto per agevolare i propri affari, ma questo non lo possono fare (almeno per ora) senza avere costruito un consenso popolare che sostenga l'operato dei propri politici eletti.
Poichè questo è il momento migliore per promuovere l'abolizione di un organismo statale che limiterebbe molto l'ingresso di nuovi farmaci sul mercato, l' HealthCare Leadership Council (coalizione di rappresentanti degli interessi dell'industria) ha lanciato una campagna mediatica, dai toni minacciosi, che avverte "il tempo sta per scadere: dobbiamo salvare la Sanità dai tagli massicci che danneggiano milioni di americani", "bisogna fermare questi tagli devastanti abrogando questa legge fuorviante", "se il Congresso non agisce entro il 15 Agosto, ci saranno tagli arbitrari che limitano l'accesso dei pazienti ai medici e ai trattamenti essenziali di cui hanno bisogno per la loro salute e benessere".
L'annuncio invita gli anziani a inviare email direttamente e subito al Congresso.



Gli americani sono maestri indiscussi nel campo delle tecniche di comunicazione.
La campagna soffia sul fuoco della paura del "taglio delle risorse", che tuttavia è sì una legittima paura per le aziende che vivono di quelle risorse, ma non dovrebbe esserlo per i cittadini, tutt'altro.
Perchè l'istituzione di un ente di controllo indipendente consentirebbe di limitare gli sprechi mastodontici che impediscono di mettere le risorse dove serve veramente.

Anche in Italia ogni anno buttiamo 24 miliardi di euro soprattutto nel sovrautilizzo di interventi sanitari inefficaci o inappropriati. Fonte: Gimbe su AdnKronos
In Italia ci ricordiamo bene di quel taglio di finanziamenti che nel 2015 ha eliminato 208 prestazioni sanitarie senza una solida verifica di appropriatezza clinica, un'operazione che avrebbe di certo beneficiato di un organismo di supervisione tecnica come l'IPAB americano.

In questi giorni di agosto il tema è caldo negli Stati Uniti, ma si tratta in realtà di un problema sistemico, mondiale, economico, politico ma soprattutto etico.
In America certi meccanismi sono talmente iperbolici che richiamano anche noi ad una realtà a cui dovremmo prestare attenzione, perchè ci siamo immersi, ma forse è meno evidente perchè le cose sono fatte un po' meno alla luce del sole.
Gli interessi dell'industria sono disallineati con quelli dei pazienti. Fonte: Evidence.it

'La ricerca medica è scandalosa' - dal British Medical Journal

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Dimentica "la scienza", perchè in medicina non esiste.

"Lo dice la scienza"è infatti un'espressione che non può essere altro se non il preambolo ad un dogma, un atto di fede che non ha niente di scientifico.

Per diversi motivi:

1- principalmente perchè la medicina non è una scienza esatta che possa circoscrivere tutto dentro spazi misurabili, definiti e definitivi, ma è invece un'arte umanistica di relazione tra persone.
Io non sono un medico, ma personalmente mi piace guardare a questo mestiere più come all'attività di un artista o di un esperto artigiano, piuttosto che di uno "scienziato".

2- Poi "lo dice la scienza", a maggior ragione se veicolato con un tono perentorio, non può avere un fondamento nella realtà poichè, oggi, la proporzione tra "scienza e coscienza" nel mestiere del medico è di 1:9, cioè 11% scienza e 89% coscienza (almeno).
Perchè l'89% delle prestazioni sanitarie di uso corrente non sono fondate su chiare prove di efficacia - Evidence Handbook 2011-2012.

3- Inoltre la maggioranza delle teorie che spiegano i fenomeni biologici (cioè il "come" funzionano le cose e l'eziologia) sono fondate su ipotesi, parzialmente o del tutto non verificate.
È proprio per questo motivo che possono esistere così tante teorie come anche le stesse 5 Leggi Biologiche: perchè c'è un enorme vuoto di conoscenza da colmare.
Se "la scienza dicesse" veramente, non ci sarebbe spazio per discuterne.

4- Con la consapevolezza che sappiamo davvero molto poco e che fare il medico è un'arte (anche molto articolata), ora si tratterebbe di mettersi con buona volontà in un eccitante viaggio alla scoperta di cose nuove e straordinarie...se non fosse che oggi nella ricerca scientifica si frappongono grossi problemi di tipo sistemico.
Quali siano questi problemi ce lo spiega Richard Smith in questo suo severo editoriale del 2014 sul British Medical Journal:


La ricerca medica è ancora scandalosa

In questi giorni di 20 anni fa lo statistico Doug Altman pubblicava un editoriale nel BMJ sostenendo che gran parte della ricerca medica fosse fuorviante e di scarsa qualità.
Nel suo editoriale intitolato "Lo scandalo di una ricerca medica scadente", Altman scriveva che gran parte della ricerca è stata "seriamente viziata a causa di una progettazione degli studi inappropriata, dell'uso di campioni non rappresentativi, di campioni piccoli, di metodi di analisi non corretti e di interpretazioni errate."
Venti anni dopo temo che le cose non siano migliorate ma peggiorate.

La maggior parte degli editoriali, come la maggior parte di ogni cosa e anche delle persone, sparisce nel dimenticatoio molto velocemente, ma l'editoriale di Altman è uno di quelli che sono rimasti.
Ai tempi in cui abbiamo pubblicato l'editoriale, io ero editor del BMJ e l'ho citato spesso, anche recentemente.
È stato pubblicato agli albori della Evidence Based Medicine, in un momento in cui un numero crescente di persone si rese conto di quanto la pratica medica mancasse di prove di efficacia e di quanto la ricerca fosse scadente. 
L'editoriale di Altman, con le sue argomentazioni concise e schiette e un titolo provocatorio, ha cristallizzato lo scandalo.

Perchè, ha chiesto Altman, la ricerca è così scadente?
Perchè "i ricercatori si sentono costretti, per motivi di carriera a portare avanti ricerche che sono malamente attrezzati a eseguire, e nessuno li ferma". In altre parole troppa ricerca medica è stata condotta da dilettanti ai quali era richiesto di fare qualche studio per progredire nelle loro carriere.
I comitati etici che avevano il compito di approvare le ricerche, erano mal preparati per rilevare difetti scientifici, difetti che alla fine sono stati rilevati dagli statistici, come Altman, lavorando come fanno i vigili del fuoco.
La qualità dovrebbe essere garantita all'inizio della ricerca e non a posteriori, come è successo con molte riviste senza competenze statistiche che semplicemente sono andate avanti nella pubblicazione di studi fallaci.

"La scarsa qualità di gran parte della ricerca medica è ampiamente riconosciuta" ha scritto Altman, "eppure è inquietante che gli esponenti della professione medica non sembrino minimamente preoccupati del problema e non facciano alcuno sforzo apparente per trovare una soluzione".

La conclusione di Altman è stata: "Abbiamo bisogno di meno ricerca, di una migliore ricerca e di una ricerca fatta per le giuste ragioni. Abbandonare l'uso del numero di pubblicazioni come misura di valore sarebbe già un inizio".

Purtroppo il BMJ potrebbe pubblicare oggi questo editoriale quasi senza modifiche. Alcuni cambiamenti potrebbero essere che i comitati etici ora sono meglio equipaggiati per rilevare le debolezze scientifiche e che diverse riviste impiegano esperti in statistica.
Tuttavia questi sistemi di garanzia sembrano non funzionare, perchè gran parte di ciò che viene pubblicato continua ad essere fuorviante e di bassa qualità.
In effetti ora comprendiamo che il problema non dipende da chi si diletta a fare ricerca, ma piuttosto dai ricercatori in carriera.

Il Lancet ha pubblicato questo mese una importante raccolta di articoli sugli sperperi nella ricerca medica. 
La raccolta è nata da un articolo di Lain Chalmers e Paul Glasziou nel quale sostenevano che l'85% del denaro speso per la ricerca (240 miliardi di dollari nel 2010) è sprecato.
In un intervento molto forte e importante al congresso sul peer review, lo scorso anno John Ioannidis ha mostrato che quasi nessuna delle migliaia di ricerche che hanno messo in relazione un alimento con una qualche malattia è corretta, e che solo l'1% dei migliaia di studi che correlano i geni alle malattie stanno mostrando correlazioni che sono reali
Il suo famoso articolo "Perchè i risultati delle ricerche più pubblicate sono falsi" continua ad essere il più citato su PLoS Medicine.

La conclusione di Ioannidis sul motivo per cui così tanta ricerca è scadente è simile a quella di Altman: "La maggior parte degli studi scientifici sono sbagliati, e sono sbagliati perchè gli scienziati sono interessati ai finanziamenti e alla carriera piuttosto che alla verità". I ricercatori stanno pubblicando studi troppo piccoli, condotti in tempi troppo brevi e troppo pieni di pregiudizi, con il fine di ottenere promozioni e per garantire i finanziamenti futuri.

Un editoriale nello studio del Lancet sugli sperperi della ricerca cita il premio Nobel 2013 Peter Higgs, il quale racconta quanto fosse in imbarazzo con il suo dipartimento all'Università di Edimburgo per avere pubblicato così poco. Ha detto: "Oggi non vorrei ottenere un lavoro accademico. È così semplice. Non credo che sarebbe considerato abbastanza produttivo". 
Produrre una montagna di ricerca inattendibile è un comportamento vincente rispetto a produrre quei pochi studi che cambierebbero la nostra comprensione del mondo, come ha fatto il paper di Higgs.

Chalmers, Glasziou e altri identificano cinque fasi che portano allo sperpero dell' 85% della ricerca biomedica.
- In primo luogo, buona parte della ricerca non riesce ad affrontare le questioni che contano. Ad esempio i nuovi farmaci sono testati contro placebo piuttosto che contro i trattamenti abituali.
Oppure il risultato ricercato potrebbe già esistere, ma i ricercatori spesso non fanno una revisione sistematica che gli rivelerebbe che la loro ricerca non è necessaria.
Oppure la ricerca si focalizza su obiettivi, come le misurazioni surrogate, che sono inutili.

- In secondo luogo i metodi degli studi possono essere inadeguati. Molti studi sono troppo piccoli e più della metà fallisce nel gestire adeguatamente le distorsioni e i pregiudizi. Inoltre gli studi non vengono replicati, e quando qualcuno ci ha provato ha scoperto che la maggior parte non ha risultati riproducibili.

- In terzo luogo la ricerca non è gestita né regolamentata in modo efficace. I sistemi che dovrebbero garantirne la qualità falliscono nel cogliere i difetti degli studi proposti. Oppure la burocrazia necessaria per avere i finanziamenti e l'approvazione finale può incoraggiare i ricercatori a condurre studi troppo piccoli o troppo a breve termine.

- In quarto luogo la ricerca che arriva a completamento è parzialmente inaccessibile. La metà degli studi non vengono neanche pubblicati e c'è una tendenza a deformare ciò che viene pubblicato, il che significa che i trattamenti possono sembrare più efficaci e più sicuri di quello che realmente sono. Inoltre non tutte le misurazioni sono riportate, ancora una volta con una tendenza a riportare maggiormente quelle positive.

- In quinto luogo i report di ricerca pubblicati sono spesso parziali e inutilizzabili. Negli studi circa un terzo degli interventi sono inadeguatamente descritti e ciò significa che non possono essere implementati. La metà dei risultati degli studi non sono riportati.

Gli articoli nella raccolta del Lancet si concentrano in modo costruttivo su come gli sprechi potrebbero essere ridotti e come la diffusione della ricerca potrebbe essere migliorata.
Non è vano ripetere la dichiarazione di Altman di 20 anni fa:"La scarsa qualità di gran parte della ricerca medica è ampiamente riconosciuta, eppure è inquietante che gli esponenti della professione medica non sembrino minimamente preoccupati del problema e non facciano alcuno sforzo apparente per trovare una soluzione."

Rifletto su tutto questo in un modo molto personale. Non ero scioccato quando abbiamo pubblicato l'editoriale di Altman perchè avevo iniziato a capire circa cinque anni prima quanto la ricerca fosse scadente.
Come Altman pensavo che il motivo fosse che la ricerca era condotta principalmente da dilettanti. Mi ci è voluto un po' per capire che le ragioni erano più profonde.
Nel gennaio 1994 all'età di 41 anni, quando abbiamo pubblicato l'editoriale, avevo fiducia nel fatto che le cose sarebbero migliorate. Nel 2002 ho trascorso otto meravigliose settimane a Venezia in un palazzo del 15° secolo a scrivere un libro sulle riviste mediche, che sono i principali canali di sbocco per la ricerca, giungendo alla triste conclusione che le cose erano messe proprio male. 
Dopo la pubblicazione del libro mi sono chiesto se fossi stato troppo duro, ma ora penso che avrei potuto esserlo molto di più. 
La mia fiducia nel fatto che "le cose possono solo migliorare"è in gran parte evaporata, ma io non sono un vecchio miserabile. Invece ho iniziato a gustarmi l'osservazione e la catalogazione delle imperfezioni umane, e questo è il motivo per cui leggo storie e romanzi piuttosto che le riviste di medicina.

Traduzione di Mauro Sartorio



Da una parte molti preferiscono vivere nell'illusione di una religiosa "verità scientifica" che protegge e rassicura, molti dei quali sono anche esponenti della professione medica.
Molti altri preferiscono diffidare di ogni cosa "scientifica" a prescindere.
Entrambi gli estremi si escludono dal beneficiare della conoscenza di cui disponiamo.

La realtà è chiaramente complessa ma, per potere davvero scegliere per il proprio meglio, prima di tutto è necessario prendere coraggio e guardarci dentro, a questa realtà.

Abbiamo grosso modo un 11% di evidenze di buona qualità che certificano l'efficacia dei trattamenti: queste vanno tenute in grande considerazione.
Dall'altro lato non c'è solo l'"evidenza" delle prove pubblicate, ma c'è quell' 89% di luci e ombre, un campo che è dominio dell'esperienza, della coscienza e della perizia umana nel mescolare ognuno degli ingredienti propri dell'arte medica.

Le odierne difficoltà nel mettere i panni del medico.

Manifesto della Evidence Based Medicine: come migliorare qualità e affidabilità delle conoscenze attuali

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Il paradosso della Evidence Based Medicine 

La EBM (cioè una medicina basata su trattamenti di efficacia comprovata) nasce nei primi anni '90 come un movimento di persone, medici e ricercatori che si sono accorti di quanto la pratica medica agisca molto spesso in assenza di prove che gli interventi di uso corrente siano efficaci; e di quanto, alla fonte di tutto, la ricerca scientifica sia scadente.
Dopo 30 anni di sforzi congiunti nel tentativo di migliorare questa condizione, la EBM ancora arranca e, anzi, la situazione nel 2017 è anche peggio che negli anni '90.
Oggi siamo quindi in un paradosso: la "Medicina Basata sulle Evidenze scientifiche" nella grande maggioranza dei casi produce "l'evidenza che non abbiamo evidenza"

Nel mettere ordine alle cose, finora la funzione della EBM è stata largamente quella di fare emergere le falle del sistema.
Il percorso di revisione e produzione di evidenze di alta qualità è molto lungo e tortuoso, ostacolato da problemi strutturali nel mondo della ricerca.

Cosa fare dunque, in questo periodo transitorio in cui le conoscenze in ambito medico sono così scarse e frammentate
Affidarsi alla cosiddetta “BBM”, la BELIEF-Based Medicine, cioè una medicina basata sulle credenze? O affidarsi alla EMINENCE Based Medicine, cioè una medicina basata sulle opinioni degli esperti?
Non sarebbe saggio né conveniente.

In seguito all'Evidence Live 2017 (conferenza internazionale), il 20 giugno 2017 è stato pubblicato il Manifesto della Evidence Based Medicine, con il fine di raccogliere intorno ad esso tutti coloro (medici e cittadini) che vogliono contribuirvi e dare una direzione al progetto.



Il Manifesto della Evidence Based Medicine
Una risposta a bias sistematici, sprechi, errori e frodi nella ricerca che condizionano l’assistenza al paziente 
Autori: Carl Heneghan, Kamal R Mahtani, Ben Goldacre, Fiona Godlee, Helen Macdonald, Duncan Jarvies

Evidence 2017;9(6): e1000167 doi: 10.4470/E1000167
Tradotto dalla Fondazione Gimbe; evidenziazioni in nero di 5LB Magazine
Bibliografia su Evidence.it
Questo è un articolo open-access, distribuito con licenza Creative Commons Attribution, che ne consente l’utilizzo, la distribuzione e la riproduzione su qualsiasi supporto esclusivamente per fini non commerciali, a condizione di riportare sempre autore e citazione originale.

Un processo decisionale informato richiede a professionisti sanitari e pazienti di identificare e utilizzare le migliori evidenze scientifiche. 
Ma come è possibile raggiungere questo obiettivo, vista la discutibile integrità della maggior parte delle evidenze disponibili, la mancanza di studi che rispondano alle reali necessità dei pazienti e l’assenza di evidenze per informare le decisioni condivise?

Ancora oggi un numero eccessivo di studi viene pianificato o condotto in maniera inadeguata e troppi risultati vengono occultati o disseminati in maniera frammentaria. 

Paradossalmente a fronte di un aumento della produzione scientifica, la qualità delle evidenze è peggiorata, influenzando negativamente la possibilità di fornire ai pazienti un’assistenza efficace, sostenibile e di elevato valore.

Il BMJ e il Centre for Evidence Based Medicine dell’Università di Oxford organizzano ogni anno Evidence Live, una conferenza internazionale ideata per "produrre, disseminare e implementare le migliori evidenze al fine di migliorare l’assistenza sanitaria". 

Grazie a questa iniziativa e ad altri progetti è cresciuta la consapevolezza di rilevanti problematiche, ma anche di progressi e soluzioni relativi all’intero ecosistema delle evidenze scientifiche: dalla ricerca di base all’implementazione nella pratica clinica.
Proprio da questa consapevolezza è nato il manifesto EBM al quale tutti sono invitati a contribuire, aderendo a un movimento finalizzato a migliorare la produzione delle evidenze scientifiche, seguendo una roadmap per raggiungere gli obiettivi definiti, condividere i risultati ottenuti e lanciare nuove sfide.

Perchè non ci possiamo fidare delle evidenze?

Bias rilevanti, errori e sprechi della ricerca biomedica sono oggi ampiamente documentati (box 1): infatti, la maggior parte della ricerca pubblicata è parzialmente distorta e, di conseguenza, la sua implementazione nella pratica clinica è compromessa. 

Questa, a sua volta, è influenzata negativamente da altre determinanti: 
interessi commerciali e accademici gestiti in maniera inadeguata; 
bias nell’agenda della ricerca, che spesso trascura il punto di vista dei pazienti nella formulazione dei quesiti di ricerca e nella scelta degli outcome; 
trial dal disegno inadeguato, che mancano di trasparenza e di monitoraggio indipendente, che non seguono il protocollo, che vengono interrotti precocemente; 
il fenomeno della ghost authorship; 
bias di pubblicazione e reporting; 
risultati sovrastimati o utilizzati in maniera distorta che contengono errori non corretti o nascondono frodi non identificate.

Box 1. I problemi delle evidenze scientifiche
- I risultati del 50% di tutti i trial non sono mai stati pubblicati e i trial con risultati positivi hanno il doppio di probabilità di essere pubblicati rispetto a quelli con risultati negativi.
- Il costo dei trial farmacologici è aumentato di cinque volte nell’ultimo decennio, ostacolando di conseguenza lo sviluppo di nuovi farmaci.
- L’85% delle risorse investite nella ricerca attualmente vengono sprecate.
- L’86% delle revisioni Cochrane non include dati relativi all’outcome primario di sicurezza.
- Una revisione sistematica condotta su 39 trial non ha identificato studi rigorosi che prendevano in considerazione strategie di processo decisionale condiviso.
- Dal 2009 al 2014 all’industria farmaceutica sono state comminate sanzioni per 12 miliardi di euro in conseguenza di illeciti penali e civili, ma sono stati apportati pochi cambiamenti di sistema finalizzati a prevenire il reiterarsi di problemi analoghi.
- «Nonostante le ripetute richieste di vietare o limitare conflitti di interesse tra autori e sponsor di linee guida per la pratica clinica il problema persiste».
- Il 34% dei ricercatori segnalano pratiche discutibili: data mining per ottenere effetti statisticamente significativi, reporting selettivo degli outcome, switch di outcome, bias di pubblicazione, deviazioni dal protocollo, occultamento di conflitti di interesse.
- In una survey condotta nel 2012 tra 9.036 autori e revisori del BMJ, dei 2.782 (31%) responders il 13% è stato testimone o sa da fonti certe di ricercatori attivi nel Regno Unito che hanno inappropriatamente aggiustato, alterato o inventato dati durante le loro ricerche, al solo scopo di pubblicare.
- L’8% degli autori di 630 articoli hanno ammesso che le loro dichiarazioni di authorship contenevano dichiarazioni mendaci.


Considerato che evidenze di scarsa qualità portano a decisioni cliniche inadeguate, numerose organizzazioni si stanno adoperando per aiutare i professionisti sanitari a interpretare le evidenze pubblicate al fine di giungere a decisioni ottimali. 

Tuttavia anche queste sono condizionate da varie problematiche: produzione di linee guida non affidabili, criticità regolatorie, ritardi nel ritiro dal mercato di farmaci dannosi. 
Complessivamente questi problemi contribuiscono ad aumentare i costi delle terapie, gli eccessi di medicalizzazione (inclusi overdiagnosis e overtreatment) e i rischi evitabili.

Produrre evidenze più affidabili: il manifesto EBM

Il manifesto è stato sviluppato da persone coinvolte a vari livelli nell’ecosistema delle evidenze, inclusi pazienti e cittadini che indirettamente finanziano e direttamente subiscono gli output del sistema attuale. 

Gli step per sviluppare evidenze più affidabili (box 2) sono stati definiti grazie a numerose iniziative tra vari stakeholder: seminari, tavole rotonde, consultazioni online, feedback diretti. 
Anche se affrontare i problemi richiederà tempo, risorse e sforzi, tutta la comunità EBM dovrebbe prendersi in carico questa responsabilità
Si tratta di un progetto molto ampio, che è e sarà condotto da vari gruppi nel mondo. L’obiettivo è concentrare l’attenzione sugli strumenti e le strategie più efficaci per il cambiamento, in modo da poter lavorare insieme per migliorare l’assistenza sanitaria grazie ad evidenze di migliore qualità. 
Il manifesto, con le sue priorità è un documento vivo destinato ad evolversi nel tempo al fine di ottenere evidenze affidabili per un’assistenza migliore.


Box 2: Il manifesto EBM per migliorare la salute delle persone

- Espandere il ruolo di pazienti, professionisti sanitari e policy maker nella ricerca
- Aumentare l’utilizzo sistematico delle evidenze disponibili
- Rendere i risultati della ricerca rilevanti, replicabili e accessibili agli utilizzatori finali
- Ridurre le pratiche di ricerca discutibili, i bias e i conflitti di interesse
- Garantire una regolamentazione di farmaci e dispositivi rigorosa, trasparente e indipendente
- Produrre linee guida per la pratica clinica più facilmente implementabili
- Supportare l’innovazione, il miglioramento di qualità e sicurezza dell’assistenza, attraverso un maggiore utilizzo dei real world data
- Formare all’evidence-based healthcare professionisti, policy maker e cittadini al fine di compiere scelte informate
- Incoraggiare le generazioni future di EBM leader


Per contribuire attivamente al manifesto EBM:
www.evidencelive.org/manifesto

Nel vocabolario delle 5LB non trovi 'malato' e 'guarito'? Ecco perchè. LA GUARIGIONE PARTE 1

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Nel modello delle 5 Leggi Biologiche il linguaggio si trasforma, alcune parole entrano nel vocabolario, altre ne escono, altre ancora virano il significato.
Tra le molte parole che tendono a scomparire dal campo semantico della salute, "guarigione"è tra le prime e la più illustre, insieme a "malattia" che è l'altro lato della stessa moneta.

Sia molto chiaro che quando si fa un salto di paradigma, la matrice precedente di domande e risposte può essere non più compatibile.
Insomma, si parla con una lingua diversa, che si appoggia ad un sistema di pensiero non sovrapponibile in modo lineare ad un altro.

Perchè quindi parlare di "guarigione" in riferimento alle 5 Leggi Biologiche non è sensato?

1) Perché per guarire prima bisogna essere malati.

Se un processo è biologico e sensato in due fasi, cos'è "male" e "bene"?
Quando inizia il male e comincia il bene?
In Fase Attiva? In PCL-A? Forse quando sono fuori da un "processo biologico"?
Purtroppo, anzi per fortuna, nessuno è mai "fuori da processi biologici".

Lo abbiamo già detto altre volte: il valore morale di "male" e "bene" decade nel modello delle 5LB.
In termini puramente concettuali, "malattia" e "guarigione" si svuotano di senso.
In conseguenza di ciò, le 5 Leggi Biologiche hanno poco a che fare con queste due parole (ed è opportuno diffidare quando ne vengono fatte associazioni).

Nei prossimi giorni con la seconda parte di questo articolo entreremo molto più nel dettaglio e si comprenderanno meglio i motivi di questa esclusione categorica.

Il significato della parola 'guarigione' - LA GUARIGIONE PARTE 2

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[...continua dalla PARTE 1:  Nel vocabolario delle 5LB non trovi 'malato' e 'guarito'? Ecco perchè.]


Perchè la domanda "Conosci qualcuno che è guarito con le 5 Leggi Biologiche" o, peggio, "con il Metodo Hamer" non può avere risposta?
Il problema linguistico (1) emerge dagli attriti all'interno di un campo semantico in trasmutazione, i cui nuovi significati fanno apparire le domande sulla "guarigione" privi di senso e quindi privi di risposta.
A questa domanda relativa alla guarigione con le leggi biologiche risponderemo nelle PARTI successive di questo testo.

2) Ma prima, senza doverci proiettare nel futuro di un nuovo modello culturale, smontiamo pezzo per pezzo l'odierna struttura dei significati e rendiamoci conto che la domanda sulla guarigione, in generale, non può avere una risposta univoca.

Non è un argomento facile: nel limite delle possibilità farò del mio meglio per disassemblare, spolverare e ordinare gli aspetti di questa questione, o almeno quelli che mi sembrano più importanti. È certo che non saranno gli unici possibili, tutt'altro...ma spero che siano sufficienti per aprire a riflessioni.

Per farlo, la domanda iniziale va, appunto, disassemblata.


DIVERSI SIGNIFICATI DIETRO ALLA PAROLA "GUARIGIONE"

a) Guarire dall'ignoto
In effetti, concretamente, quando accade che qualcuno diventa "malato"?
Non è chiamato "malato" chi si è procurato una ferita, una frattura da incidente, un'ustione da incendio, condizioni insomma con una causa macroscopica, indiscutibile, ben definita della quale inoltre si conosce molto bene il decorso spontaneo di "guarigione".
Se la stessa ustione comparisse sulla pelle senza alcun contatto con un oggetto ustionante, come dal nulla, questa condizione sarebbe certamente diagnosticata come "malattia", soprattutto se permanesse a lungo, oltre quella che sarebbe una attesa e spontanea "guarigione".

Non è quindi il malessere in sè, contrapposto allo stato di benessere, che fa la persona "ammalata": la condizione necessaria affinché nello "stare male" sia coinvolto il "maligno" (che fa la persona mal-ata) è solo un elemento: l'ignoto, con le sue infinite facce dell'invisibile, dell'incontrollabile, dell'inafferrabile microscopico.
"Malato"è qualcosa di alterato che non sta dentro parametri standard, non per motivi macroscopici evidenti come un infortunio, ma perché delle cause invisibili, subdole, incontrollabili o del tutto ignote agiscono facendo "male" al corpo; in conseguenza di ciò sarà incerta l'aspettativa di guarigione, come incerto sarà il rimedio.


b) Sei ufficialmente guarito?
In effetti per lo stato di "malato" il malessere non è nemmeno necessario: anche in totale assenza di disturbi, è sufficiente una diagnosi che definisca delle alterazioni con origini poco chiare, per esempio nei valori del sangue.
Nella maggioranza dei casi nella nostra cultura si inizia ad essere "malati" quando si identifica un'etichetta diagnostica che dà un nome ad una condizione, sia in presenza che in assenza di uno stato di malessere.

La "malattia"comincia con una diagnosi e di conseguenza termina con la certificazione nero su bianco che la diagnosi iniziale non è più in essere.
Al punto che, con una diagnosi di "malattia a vita", anche in assenza di sintomi una persona sarà "malata per la vita".
Si configurano così quelle condizioni che chiamerei di "malato eteronomico": sono i casi in cui qualcuno è malato per nessun altra ragione se non perchè gli è stato detto di esserlo.
Abbiamo già osservato che nella nostra epoca il solo avanzamento tecnologico, o un cambio nelle convenzioni dei parametri sanitari, è in grado di trasformare da un giorno all'altro individui sani in malati.
In questo caso la "malattia" e la "guarigione" sono strettamente legate all'atto ufficiale della diagnosi e alla sua decadenza.

Spesso questo fatto burocratico che imprime etichette statiche può non considerare i movimenti del processo fisiologico, che non sarà mai immobile nel tempo ma per natura dinamico.
Non sono affatto rari i casi in cui una condizione considerata staticamente "inguaribile" viene smentita dalla realtà di una remissione spontanea incomprensibile, ai limiti del miracoloso.

In sintesi e per cominciare: quando qualcuno pone la fatidica domanda sulla guarigione "Sei guarito?", in genere sta chiedendo se un'etichetta diagnostica che c'era in principio adesso può essere tolta in base a degli esami clinici.
Cioè se, indipendentemente dalla presenza di malesseri, un'alterazione dei valori standard che c'era prima ora non c'è più.

Per potere ridurre la questione ai soli termini burocratici, è necessario chiudere la condizione di "guarito" tra i muri del guasto/aggiustato da una parte, e dall'altra dell'esorcismo da un "mostro" che va cavato fuori.
In effetti solo ad un nemico da sconfiggere si contrappone una lotta per la "guarigione", la quale si traduce in un'affannosa rincorsa alla vittoria finale.
In questa ottica manicheistica abbiamo solo due valori: sconfitta-malato / vittoria-guarito.


c) Ti senti guarito?
L'aspetto burocratico della cartella clinica dipinge un quadro in bianco e nero che è surreale, perchè nella realtà la "guarigione" si esprime in un'infinità di grigi.
Anche quando si trattasse dei peggiori "mostri" (cancro), molte di queste neoplasie non danno problemi e spesso ci si convive. A volte la medicina non interviene nemmeno, perchè sa che queste "anomalie" poco chiare possono regredire, o che non si evolveranno, o che comunque non abbiamo mezzi efficaci per farne qualcosa.
Un esempio è l'approccio conservativo per il tumore della tiroide.

Allora in questi casi chi è definito "guarito"?
Qualcuno che, dopo una diagnosi preoccupante, ora convive con un nodulo alla tiroide? È malato o è guarito?
Qualcuno che ha visto regredire una massa è guarito?
Qualcuno che nonostante una diagnosi in essere vive bene e non ha disturbi, è guarito?
O se non ha avuto l'"assoluzione" dalla diagnosi deve essere considerato comunque "malato"?

In queste condizioni intermedie forse lo status di "malato" o "guarito" ha più a che fare con una percezione soggettiva, che è evidentemente connessa con la propria storia personale, le proprie credenze e quelle della propria epoca. Qui abbiamo già ampiamente discusso il tema delle credenze.
Il fatto è che nella realtà non esiste il bianco e il nero, ma siamo sempre tutti immersi in uno degli infiniti grigi intermedi.

Allora, cosa sta chiedendo veramente chi chiede Conosci qualcuno che è guarito? o Sei guarito?
Se la domanda non riguarda la più superficiale questione burocratica (b), allora lo status di "guarito" o "malato" diventa un fatto strettamente soggettivo e personale.
Ti senti guarito?



d) Conosci qualcuno che è uscito dal tunnel della malattia?
dietro al velo del Conosci qualcuno che è guarito? raramente può filtrare una richiesta più profonda, che chi ha sperimentato la complessità del fenomeno "malattia" riconosce, consapevole di non trovarsi di fronte ad un pulsante ON/OFF, malato/guarito.
In questo caso forse la domanda può essere così tradotta:
Conosci qualcuno che è uscito dal tunnel (del cancro o di un'altra malattia)? 

Quale tunnel?
Va portato all'attenzione un fatto, tanto palese quanto eluso: chi è improvvisamente "malato" ha ben altro da affrontare rispetto al solo processo organico.
La "malattia"è una condizione che abbatte ogni punto di riferimento, travolge il proprio essere, le relazioni, il ruolo sociale, e la vita intera viene risucchiata dentro ad un tunnel.
Quello che è generalmente considerato un contorno, delle conseguenze accessorie di una condizione fisica, spesso è invece il centro di gravità di ciò che chiamiamo "malattia".
Proprio come un buco nero, il quale non si vede ma la sua massa infinita è capace di risucchiare ogni cosa.

Si apre così un universo di infinite sfaccettature che annichilisce qualsiasi domanda intorno alla "guarigione".

Allora la risposta a Conosci qualcuno che è uscito dal tunnel? è: indubbiamente sì.
Conosco alcuni che, nonostante tutto e con i mezzi più disparati, sono riusciti ad accompagnare la propria vita fuori da questo tunnel.

[Nei prossimi giorni continueremo sul tema GUARIGIONE con la PARTE 3: Qualcuno è mai guarito con i metodi alternativi?]


Immagine grafica in licenza CC dell' European Southern Observatory

Qualcuno è mai guarito con le terapie alternative? LA GUARIGIONE PARTE 3

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...Continua dalla PARTE 2: Il significato della parola 'guarigione'

3) Ora dovrebbe essere già chiaro che "guarito" e "malato" sono status che non esistono nella realtà.
Passiamo allora dal guarire al "vivere bene", e facciamo conto che la domanda C'è qualcuno che è guarito? sia più precisa:
C'è qualcuno che, dopo una diagnosi, non ha seguito cure convenzionali ma ha fatto scelte "alternative" e vive bene?

Ovviamente sì, perchè in medicina non esiste una unica strada da percorrere: il Processo Decisionale Condiviso tra medico e paziente serve proprio a scegliere la strada più adeguata alla singola persona, punto di incontro tra evidenze di efficacia, esperienza del medico e preferenze del paziente (principi di EBM).

Poichè le "malattie" hanno origine generalmente ignota o poco chiara e le prove di efficacia delle terapie al giorno d'oggi sono molto scarse; poichè allo stesso tempo siamo in una cultura di guerra che anche nella salute alimenta una forte spinta all'armamento tecnologico, persino esasperata dal problema dilagante della "medicina difensiva", una larga parte di persone fugge dalla pressione interventista di una medicina che, suo malgrado, troppo spesso non può dare garanzie.
L'esodo dall'interventismo disumanizzato e bellicoso avviene verso qualsiasi altra cosa, dalla spiritualità alla magia e principalmente verso le terapie cosiddette "alternative" che tipicamente sono più conservative.
Come c'è una tendenza per i medici a trincerarsi nella "medicina difensiva", potremmo dire che c'è una tendenza per i pazienti a trincerarsi dietro "terapie difensive". Il gergo militare in questa epoca è molto appropriato.

Se adesso prendiamo il caso già citato dei tumori alla tiroide (2), la domanda fatta da chi sente di prediligere un intervento conservativo, diventerebbe:
C'è qualcuno che, in seguito ad una diagnosi di cancro alla tiroide, ha deciso di non intervenire, magari ha preso qualche fitoterapico e ora vive bene?

Senza dubbio: questa scelta terapeutica sarebbe stata "alternativa" e osteggiata fino a ieri, invece oggi le evidenze scientifiche raccomandano di non intervenire nel 90% dei casi.
Ciò non significa che l'intervento (anche chirurgico) non sia MAI raccomandato, ogni caso va valutato! Ma rende l'idea di quanto le linee guida siano convenzioni in continua mutazione e, con loro, i confini tra "convenzionale" e "alternativo".
Molti si accorgeranno che il caso della tiroide non è affatto un'eccezione, soprattutto quando inquadrato in quella recente corrente conservativa della medicina detta Less Is More.
La medicina non è fatta di certezze granitiche né è opportuno costruire dei muri.

Una qualsiasi asserzione perentoria come Nessuno è mai guarito con i metodi alternativi ignora (o finge di ignorare a beneficio di una crociata personale contro gli "altri") cosa sia la malattia, cosa sia la scienza medica (che è tutto fuorchè un sapere monolitico), cosa sia la guarigione (2), rinchiudendosi nel livello burocratico (2b), il più disconnesso dall'esperienza concreta e il più esposto a essere preda della paura.

Chi ha un'esperienza reale e quotidiana con le persone sofferenti ha necessariamente un approccio concreto e totalmente integrativo.
In che senso? Slow Medicine non poteva spiegarlo meglio:
Cosa è scientifico in medicina? E solo ciò che è scientifico ha dignità di cura?

[Nei prossimi giorni continueremo con la PARTE 4: Qualcuno è mai guarito con il Metodo Hamer o con le 5 Leggi Biologiche?]

Qualcuno è mai guarito con il Metodo Hamer? - LA GUARIGIONE PARTE 4

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[...continua dalla PARTE 3: Qualcuno è mai guarito con le terapie alternative?]

4) Stiamo davvero parlando ancora di "guarigione"?
Di nuovo: spostiamoci dal guarire al vivere bene. Quindi traduciamo:
C'è qualcuno che dopo una diagnosi si è curato con le 5 Leggi Biologiche (o il metodo Hamer) e vive bene?

Senza dubbio.
Soprattutto perchè il metodo Hamer non esiste e le 5LB non sono una cura.

Infatti passare il messaggio che ci sono dei guariti (o anche dei morti) "con il metodo di Hamer" o "con le 5 Leggi Biologiche" significa affermare che almeno in una delle 5 leggi c'è un qualche metodo di intervento che permetta di guarire o, meglio, di intervenire per vivere bene.
Invece la "guarigione"è sempre spontanea e nelle mani della natura - è chiaro a tutti che è il corpo stesso, e non altri, a ripristinare i propri tessuti - ma riesce nel suo compito solo quando non ci sono complicazioni.

Se ci sono complicazioni pericolose, l'essere umano può cercare di intervenire con le cure sintomatiche, di ogni genere. Ma le leggi biologiche non sono cure di qualche genere.

Lo stesso dott.Hamer scrive:
Tutti questi processi normali e auspicabili possono creare complicazioni come in caso di sanguinamento o quando gli edemi ostruiscono vie vitali: per esempio nella difterite delle vie respiratorie, nel carcinoma bronchiale, nel carcinoma ulceroso dei dotti biliari. Perciò nessun tipo di complicazione è da sottovalutare.[...]
Dobbiamo vedere le molte possibilità di complicazioni, come in tutte le altre malattie, come compito di noi medici. [...] 
Sono arrivati a me quasi sempre solo pazienti che erano già abbandonati dalla medicina ufficiale. Ho dovuto veder morire tante persone che non ho potuto aiutare con i mezzi primitivi a mia disposizione in quanto i miei ex colleghi mi avevano rifiutato una collaborazione. Molti di loro non avrebbero dovuto morire. 
Sono del tutto sicuro che se solo qualcuno dei miei ex colleghi, specialmente dei neurochirurghi e degli specialisti in medicina intensiva, aiutassero, si riuscirebbe in breve tempo a tener sotto controllo queste complicazioni. [...]
La terapia della Nuova Medicina Germanica® corrisponde per la maggioranza a ciò che è previsto biologicamente per persone ed animali e perciò non è "una medicina da mandar giù", come ha detto una volta una paziente; questo però non vuol dire che non usiamo farmaci dove necessitano per il vantaggio del paziente. 
Tutti i farmaci che hanno un effetto sintomatico positivo devono essere applicati per il bene del paziente secondo il criterio per cui il medico li darebbe anche alla propria moglie.

Si sta parlando di cure sintomatiche che aiutano il corpo a superare complicazioni urgenti.
Solo se poi c'è anche tempo e spazio per affrontare le cause che hanno portato fino alle complicazioni, allora si può entrare nel campo delle "terapie causali", le quali possono studiare il modo per "smussare" le tendenze a recidivare.

Tuttavia anche queste "terapie causali" non sono dominio delle leggi biologiche, ma del singolo operatore della salute che guida il suo paziente.
Le 5 Leggi Biologiche forniscono un quadro eziologico chiaro e preciso, non un metodo di intervento.
Certamente l'ambito delle terapie causaliè tanto vasto quanto oggi del tutto inesplorato, e le 5LB danno un enorme contributo su questo nuovo fronte.

Poichè abbiamo visto (2a) che in medicina (sì, non solo in medicina) il maligno sorge dall'ignoto, un monumentale modello eziologico quale sono le 5 Leggi Biologiche produce un effetto inevitabile e benvenuto: spazza il maligno dalla scena.
È così che il modello 5LB, oggi "alternativo", diventa un riferimento ideale per un approccio medico propenso al "wait and see", attirando tutti coloro (medici e pazienti) che, per motivi personali, prediligono approcci conservativi (3).

Nella pratica il modus operandi, e quindi la responsabilità dell'intervento terapeutico, ricade nell'ambito della deontologia professionale, qualunque sia la professione, e nell'etica del singolo professionista.

Allora Si guarisce curandosi con le 5LB? 
è una domanda insensata, ci si rassegni, non c'è risposta.
Come C'è qualcuno che sa volare perché conosce la legge di gravitazione universale?


LA DOMANDA RIFORMULATA ALL'INTERNO DEL MODELLO 5LB
Se invece usciamo dal mondo della "malattia" ed entriamo nel paradigma dei "programmi biologici", la domanda C'è qualcuno che è guarito? si traduce in:
"C'è qualcuno che ha concluso il programma bifasico?"

Ovviamente! Tu! Come tutti quanti, di continuo e tutti i giorni, e pure processi bifasici "tumorali".
Tuttavia, poichè il programma bifasico teorico non esiste nella realtà, il vivere bene si configura come il risultato di un equilibrio dinamico di programmi biologici sempre attivi.


RICAPITOLANDO
La domanda "Ci sono guariti con il metodo di Hamer?" o "con le Leggi Biologiche" non può essere fatta se non da chi cerca di comprendere una forma mentis con un linguaggio incompatibile e non sovrapponibile (1).
Disassemblando la domanda posta dall'interno del modello d'origine (2), cioè quello della "malattia maligna da sconfiggere" e della guarigione intesa come "ricerca dell'assoluzione diagnostica"(2b), il suo vero significato è implicito:

- "Quando sto male io, posso sperare nel miracolo di vedere la malattia sconfitta? 
- E posso fare io qualche cura diversa da quelle che mi spaventano come la chemio, perchè ne ho visti gli effetti su amici e parenti?" (3)

Quindi sono due le questioni sul tappeto:
- la paura del maligno da sconfiggere
- il dubbio su come gestire le complicazioni con gli strumenti terapeutici.

A quest'ultima questione risponde la medicina, allopatica o naturopatica che sia, in piena libertà di autodeterminazione terapeutica.
Alla prima questione le 5 Leggi Biologiche non possono rispondere, perchè è qui che si sovrappongono due mondi che parlano lingue diverse: la richiesta intorno al maligno da cui difendersi [la malattia] non potrà mai essere soddisfatta.
L'unica risposta sensata è una paziente ristrutturazione della percezione delle cose, affinché ci si trovi su un terreno comune e la domanda possa essere riformulata con un senso compiuto e un linguaggio coerente:

Come posso io vivere bene nell'equilibrio dei miei programmi biologici?
La questione è tanto fondamentale che 5LB Magazine ha voluto dedicare un'intera monografia al tema LE RECIDIVE

Se ti stai ancora ponendo domande in termini di "malattia" e "guarigione", per darti una risposta sarà necessario che continui su questo cammino perché è un percorso che richiede tempo e applicazione.

L'Agenzia Spaziale trova il senso biologico...nello spazio: la fisiologia speciale delle ossa.

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Attendevo di leggere questa notizia scientifica da diversi anni: una conferma che la scienza comincia a porre l’attenzione al senso biologico che alcune fisiologie/patologie del corpo umano assumono in risposta ai bisogni che l’organismo esprime in determinate condizioni ambientali.


Nell’articolo edito dalla Agenzia Spaziale Italiana si legge che il nostro astronauta Paolo Nespoli si è offerto come “cavia spaziale” per lo studio di alcuni fenomeni fisiologici/patologici che vengono più frequentemente rilevati in un organismo posto a vivere in assenza di gravità.

“L’esperimento canadese MARROW punta a esplorare i cambiamenti che avvengono nel nostro sangue in missioni di lunga durata, in particolare nei globuli rossi e nei globuli bianchi: una condizione che, secondo gli scienziati, potrebbe influire sul corretto funzionamento del midollo osseo
[...]"
"[...]L’ipotesi è che, in caso di prolungata esposizione a zero G, le cellule di grasso si accumulino nel midollo a discapito delle cellule del sangue, causando così la cosiddetta ‘anemia spaziale’.
Lo studio MARROW sul midollo osseo si inserisce nel più ampio filone che punta a comprendere cosa accade allo scheletro degli astronauti in condizioni di microgravità, anche in vista di una migliore comprensione delle principali malattie ossee qui sulla Terra.
Dopo un certo tempo in assenza di gravità, infatti, il nostro corpo inizia lentamente a ‘smantellare’ lo scheletro, come se non ne avesse più bisogno
Nel frattempo “un nuovo studio arriva a confermare l’effetto dello spazio sulla struttura ossea umana. La ricerca, coordinata dall’Università del Missouri e pubblicata su Aerospace Medicine and Human Performance, afferma in particolare che la microgravità potrebbe inibire la formazione della cartilagine.
"[...]spiega Elizabeth Loboa, leader dello studio: “Il nostro studio mostra che la microgravità è in grado di inibire questo processo di ricostruzione della cartilagine.”
Dal punto di vista scheletrico, l’esperienza nello spazio si avvicina a quella dei pazienti paralizzati o costretti a un riposo prolungato: nel loro caso, così come in quello degli astronauti, la rigenerazione della cartilagine potrebbe quindi essere complicata.”

Fonte: Agenzia Spaziale Italiana - Agosto 2017

Queste dichiarazioni ci permettono di considerare quanto alcune ricerche e teorie scientifiche possano aderire sempre di più al modello diagnostico proposto dalle 5 Leggi Biologiche.
Proseguiamo per comprendere perchè.


CENNI DI EZIOLOGIA
Andando nello specifico, ossia considerando la seconda e la terza legge biologica, in questo articolo si sta parlando di tessuti che originano dal foglietto embrionale mesoderma recente: midollo osseo, eritrociti, leucociti, tessuto osseo, tessuto cartilagineo (e ricordo anche il tessuto muscolare, che qui non è citato).

In base alla seconda legge biologica, questi tessuti nella fase di attivazione simpaticotonica (FA) vanno incontro ad un calo della loro funzione fisiologica e a lisi (osteoporosi) o a necrosi o a citopenia.
Nella fase successiva di vagotonia (PCL) essi riparano le lisi con una rapida proliferazione cellulare, che ci ricorda la cicatrizzazione, e contemporaneamente ripristinano la loro funzione che, nello specifico per il midollo osseo, è quella di riportare il numero degli elementi figurati del sangue (globuli rossi e bianchi) verso i valori di normalità.
Questa seconda fase ripristina la fisiologia normale dei tessuti con un eccesso cellulare (che per la medicina ortodossa viene diagnosticato come “osteosarcoma” per il tessuto duro e “leucemia” per il tessuto molle e il sangue).
Questa abbondanza di cellule ha lo scopo finale di fortificare i tessuti coinvolti.


IN ASSENZA DI GRAVITÀ
Come possiamo spiegare con le leggi biologiche questi fenomeni quando osservati in assenza di gravità?

Le leggi biologiche ci invitano a considerare la FUNZIONE dell’organo e dei tessuti.
Lo scheletro è la nostra impalcatura, ci sostiene con una forza adeguata a stare eretti in un perfetto bilanciamento con la gravità, che tenderebbe a schiacciarci al suolo.
Immaginate come saremmo senza di esso: degli ammassi di carne accasciati su noi stessi come delle amebe o dei vermi giganti costretti a stare fermi o al massimo a strisciare.
Per assicurare una struttura appropriata dello scheletro alle pressioni esercitate dalla forza di gravità avviene un fisiologico rimaneggiamento osseo, un perpetuo alternarsi dell'azione di due tipi di cellule delle ossa: gli osteoclasti che lisano il tessuto eliminando le vecchie cellule, e gli osteoblasti che ricostruiscono apportando nuove cellule e calcio. (Per un rinnovamento completo l’essere umano impiega circa 7 anni).
Nello spazio in assenza di gravità il corpo non riesce a reagire e a muoversi velocemente perchè non poggia, non fa leva quindi non c’è modo nè senso a sostenersi.
In questa condizione ambientale l’organismo percepisce che lo scheletro non riesce a svolgere la propria funzione perchè non serve; di conseguenza non impiega energia, risorse e reazioni biochimiche per mantenere tale struttura.
Per una legge di economia biologica, poichè il lavoro svolto dagli osteoblasti (apporto di nuove cellule) non serve, viene interrotto.
Ciò comporta che i tessuti vanno incontro a fenomeni di lisi: se riguarda la struttura viene definita osteolisi, se riguarda i globuli rossi è chiamata “anemia”, se sono coinvolti i globuli bianchi “leucopenia”, se riguarda muscoli “atrofia” e cosi via per tendini, cartilagini, vasi sanguigni e linfatici etc...

Abbiamo appena scoperto che un'osteolisi nello spazio ha SENSO



IN PRESENZA DI GRAVITÀ
Come possiamo invece spiegare una osteolisi sulla Terra, ossia in presenza di forza di gravità?
Per farlo, ci addentriamo nel campo della psiche.
In base alle 5 Leggi Biologiche quando si parla di psiche ci si riferisce ad un sentito profondo, biologico, a quella percezione sovente inconscia che mette in allerta la nostra parte più istintiva dell’essere vivente, la parte animale, con lo scopo di reagire, superare, sopravvivere ad un evento reputato (oggettivamente e soggettivamente) pericoloso .
Ogni tessuto reagisce ad una percezione, in relazione alla funzione che esso svolge per garantire l'omeostasi dell’intero organismo.

Per una immediata e semplice comprensione, in riferimento ai tessuti di origine neo-mesodermica si utilizza generalmente il termine psicologico “svalutazione”.
Tuttavia il sentito biologico non è qualcosa di psicologico.
Il tessuto osseo, struttura portante che ci sorregge in un ambiente gravitazionale, reagisce quando l’individuo ha la profonda percezione di sentirsi non adeguato a sostenersi, ad esistere (Fase Attiva).
Nelle condizioni di tale percezione, il sentirsi una nullità equivale a livello tissutale a “non servire più”.
Il sostegno dello scheletro dunque non è più utile: per economia biologica, il corpo smette di occuparsi del mantenimento della struttura portante e le ossa iniziano il processo di lisi...come nello spazio.
In effetti l’astronauta nello spazio non si “svaluta”, ma in quelle condizioni il suo corpo vive comunque l’esigenza biologica di non avere più bisogno di uno scheletro.


MALATTIA O ADATTAMENTO?
Con una chiave di lettura meno patologica e più biologica possiamo arrivare tutti a comprendere come la natura del nostro organismo sia sempre in perfetta armonia con le circostanze ambientali in mutamento, perchè ad esse si adatta rapidamente per poter garantire l’omeostasi di tutte le sue parti (organi e apparati) e la sua stessa esistenza.

Non c’è quindi differenza tra un astronauta il cui corpo nello spazio percepisce di "non servire più" per mancanza di gravità e un vivente sulla Terra il cui corpo percepisce di "non servire più" per via di un senso di fallimento totale.
Entrambi i corpi reagiscono allo stesso modo con una lisi ossea.

Perchè ora dovremmo definire il primo un adattamento a condizioni ambientali mentre il secondo una “malattia”?

Con la conoscenza delle 5 Leggi Biologiche non è più possibile dare delle interpretazioni diverse allo stesso fenomeno che si osserva. 
La precisa correlazione tra psiche, cervello e organo ci permette di comprendere che la reazione, sia sulla Terra o sia nello spazio, è la migliore risposta alla percezione di “inutilità” che i due organismi vivono.

Il mio ringraziamento va senza'altro all'astronauta volontario che permetterà futuri approfondimenti sull'argomento.


P.S: Il Dott. Hamer sostiene che per il mesoderma recente il senso biologico sia nella fase di ripristino (PCL) in quanto, una volta superata la conflittualità, il tessuto si fa più forte di prima.
Credo tuttavia che si possa applicare un senso biologico anche alla reazione del tessuto in fase Attiva (FA). Il sentito profondo è "non sono adeguato", allora "non servo".
Pertanto i tessuti corrispondenti alle sfumature di inadeguatezza smettono di essere presi in considerazione dal sistema che li mantiene, degenerando con lisi e necrosi.

La medicalizzazione si appropria della gravidanza

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Il nostro corpo è una meravigliosa struttura di programmi biologici che mantengono il migliore equilibrio omeostatico, in rapporto sia alle variazioni interne che a quelle ambientali.
Le 5 Leggi Biologiche ce ne forniscono una mappatura stupefacente.

Nella nostra epoca tecnocratica alla spontaneità di questi programmi naturali si oppone spesso una cultura prepotentemente medicalizzante, che dall'altra parte provoca il fenomeno antitetico della fuga verso l'"alternativo".

Una tra le più celebri vittime di questa cultura è il parto.
È oggi consolidata l'assimilazione della gravidanza ad una "malattia", e come tale viene trattata con la percezione che necessiti di cure, di ospedali e di sale operatorie.

È esemplare che un ministro della salute della nostra epoca, oltretutto donna, abbia questa idea della procreazione: "La gravidanza è un fatto naturale, ma mica tanto..."




Eppure, al di là del buon senso, anche le linee guida sanitarie internazionali indicano il parto naturale, meno medicalizzato possibile, come la migliore scelta per una donna.
Non solo: il luogo di elezione per partorire sono le mura domestiche e solo in ultima istanza l'ospedale, che è preferibile quando concorrono condizioni particolari sotto osservazione del medico.
Nel mezzo i diversi centri nascite "free-standing", generalmente più accoglienti di un ospedale e gestiti esclusivamente da ostetriche.
Si tratta quindi di una scelta che ricade nelle preferenze della futura mamma.

Perchè in effetti, proprio come per ogni tipo di sovra-trattamento, ci sono rischi che vanno valutati.
Oltre alle implicazioni psicologiche per la mamma e per il bambino, l'ospedalizzazione può portare con sé interventi inappropriati, soprattutto in una sanità in grande difficoltà a livello di risorse economiche e umane.

Infatti questa recente indagine eseguita dalla Doxa tra le mamme italiane dipinge un quadro preoccupante sull'inappropriatezza degli interventi che travalica spesso in violenza.

Una mamma italiana su 5 si è sentita insultata o maltrattata durante il parto
"Sapevamo da tempo che il parto è diventato meno fisiologico e sempre più medicalizzato - spiega - ma questi dati colpiscono. Le pazienti dovrebbero rilasciare il proprio consenso e molte volte, come segnala l'indagine questo non accade. Per queste violazioni alcune donne hanno rinunciato ad altre maternità. Cose di questo tipo accadono anche perché i medici non sanno comunicare con i pazienti. Un problema che si aggrava con il taglio delle risorse negli ospedali, con la riduzione del turn over. Il personale sanitario affronta turni faticosi e a volte troppi parti a settimana. Le pazienti sono poco informate e hanno paura di quello che accade, mentre i medici temono di sbagliare" - Maurizio Romani, senatore e ginecologo.
Fonte: Repubblica

Sono stati rilevati eccessi di interventi cesarei, eccessi di episiotomie (incisione chirurgica del perineo, considerata dall'OMS dannosa tranne in rari casi. Fonte: OMS), costrizioni nell'assumere posizioni scomode, separazioni forzate dal bambino senza ragioni mediche, assenza di coinvolgimento nelle decisioni, umiliazioni e violenze prevalentemente verbali.
L'eloquente infografica che segue riporta alcuni numeri:






Siamo di fronte ad un fenomeno di "appropriazione dei processi riproduttivi della donna da parte del personale medico".
Una medicina invasiva che si appropria dei processi biologici.
Un risultato senz'altro culturale, che si mischia con l'ingombrante "medicina difensiva" e con i problemi di un sistema sanitario nazionale sempre più in difficoltà per la privazione di risorse.

Un cambio in questa situazione è quindi primariamente culturale, affinchè le persone possano recuperare la fiducia nel proprio corpo.
Affinchè le persone possano comprendere che la "medicalizzazione totale", sempre più pervasiva e radicata, appare ed è venduta come la strada più sicura ma non lo è affatto, perchè porta con sè dei rischi.
Affinchè le persone possano imparare a scegliere attivamente con responsabilità per la propria salute, e sempre meno a subire la scelta da parte di un'autorità.
Affinchè gli stessi "clienti" della medicina richiedano essi stessi sempre meno interventi inappropriati, generando una domanda che alimenta un'offerta sanitaria conseguente.

Oggi la condizione culturale è piuttosto drammatica, in special modo in Italia: un chiaro esempio sono le discussioni tra mamme sui social network intorno al tema della gravidanza, che puoi trovare riportate in questo articolo: Come si diventa bestie indemoniate discutendo di salute sui social network

Menisco e dolori al ginocchio: non si tratta (solo) di un aggeggio da aggiustare

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La meniscectomia parziale è uno degli interventi chirurgici più eseguiti nel mondo occidentale (700.000 interventi all'anno solo in USAsuperato soltanto dall'intervento alla cataratta).
Si tratta di un'operazione che consiste nell'asportazione di frammenti "lesionati" di cartilagine, con il fine di riportare la struttura il più possibile alla forma originale.
Oltre alle condizioni conseguenti ad un infortunio, spesso ci si sottopone a controlli del menisco quando si soffre di dolori cronici al ginocchio.

La questione è che la degenerazione del tessuto del menisco è molto comune, tanto che una persona su tre dall'età di 50 anni in poi, se si sottopone a risonanza magnetica, mostra lesioni anche senza aver subito alcun trauma.
E tra queste persone con il menisco effettivamente "lesionato", ben il 70% non manifesta alcun sintomo. Fonte: NEJM

Di fatto quando si soffre di dolori interni o laterali nel ginocchio, e in concomitanza si rileva una struttura anomala del menisco, ad esso è attribuita la causa dei dolori.
Come in molte altre occasioni in cui si fanno indagini diagnostiche ad immagini (ad es. alle coronarie), la soluzione ad un problema appare intuitiva: un paziente si presenta con un menisco lesionato e, ovviamente, vorrà sistemarlo; e così vorrà anche il chirurgo.
Allora il paziente è probabile che sceglierà di sottoporsi all'operazione.

La logica intuitiva però non corrisponde ad efficacia nella realtà: infatti le evidenze sperimentali hanno rivelato che l'intervento chirurgico su un menisco danneggiato per "degenerazione"è raramente utile.
Gli studi a riguardo sono numerosi:
- tra i più rilevanti questo, che ha messo a confronto l'intervento di meniscectomia parziale artroscopica con un intervento placebo: si tratta cioè di simulare un finto intervento in cui il paziente entra in sala operatoria, i chirurghi eseguono le incisioni e ricuciono senza fare nient'altro.
Né il paziente né il suo medico sanno se il menisco è stato toccato o no.
Entrambi i gruppi hanno quindi seguito una fisioterapia di recupero.
Il risultato dello studio: i due interventi (quello finto e quello vero) hanno mostrato la stessa efficacia, con lo svantaggio che l'intervento vero può aumentare le probabilità di dolore cronico (osteoartrite).
Fonte: NEJM
Altri studi hanno messo a confronto diretto l'intervento chirurgico con la fisioterapia, e i risultati sono ancora a vantaggio della sola fisioterapia, che è efficace senza i potenziali effetti collaterali dell'intervento.
Fonte: NEJM e anche BMJ

Queste acquisizioni non significano che la chirurgia sia inutile, specialmente nel caso di infortuni, di blocchi dell'articolazione e probabilmente anche quando i dolori sono pungenti e intermittenti (dolori ectodermici che possono avere a che fare con alterazioni morfologiche).
Queste ricerche invece segnalano che oggi un gran numero di persone si sottopone a chirurgia con l'aspettativa di chi porta l'auto dal meccanico, nonostante sia molto probabile che non otterrà alcun beneficio ma, in compenso, potrà trarne dei problemi. Fonte: PubMed
Si tratta della stessa ipnosi culturale che intuitivamente fa assimilare il sistema cardiocircolatorio ad un sistema di tubi: eppure come "il sistema cardiocircolatorio è più complesso del lavandino della cucina", allo stesso modo l'apparato muscolo-scheletrico è più complesso di un sistema di leve.

Con questa visione meccanica gli stessi pazienti che soffrono dolori spesso cercano quei medici che accosentano a sottoporli a intervento chirurgico, anche quando non fosse una scelta appropriata. E lo cercano finchè non lo trovano.
Come dice John Christoforetti, chirurgo ortopedico americano: "Molti dei miei colleghi direbbero: guarda, evitati il mal di testa, fai l'operazione e basta. Nessuno di noi sarà rammaricato con te per avere fatto l'operazione. Il tuo conto in banca non sarà rammaricato con te per avere fatto l'operazione. Fai l'operazione e basta."

Riassumendo la conclusione di questi studi: "il dolore al ginocchio, come principale preoccupazione dei pazienti, deve essere attentamente valutato per le sue possibili cause prima di eseguire l'intervento chirurgico", il quale resta una scelta di ultima istanza. Fonte: PubMed
E "incoraggiamo i dottori e i pazienti di mezza età con lesioni degenerative al menisco e senza evidenze radiografiche di osteoartrite a considerare come opzione una terapia di esercizi in strutture supervisionate". Fonte: BMJ
Al contrario la corsa alla diagnosi per immagini può affrettare verso una chirurgia che nella maggioranza dei casi sarà inefficace.


LA QUESTIONE VALUTATA NEL MODELLO 5LB

Osservando le cose dal punto di vista delle 5 Leggi Biologiche, indipendentemente dalla scelta dell'intervento (chirurgico, fisioterapico o altro), questo sarà finalizzato a contenere il più possibile le recidive locali.
In seguito è auspicabile una valutazione intorno alle cause percettive che hanno mantenuto a lungo in una curva sospesa il ginocchio, e se queste non siano esclusivamente di natura "locale".
La percezione biologica che mantiene in recidiva un ginocchio è "non riesco a stare dietro a...", "non sono abbastanza agile", con utili informazioni in relazione alla lateralità.

Nella monografia di 5LB Magazinededicata interamente a LE RECIDIVE, Andrea Giannini, fisioterapista e ricercatore 5LB, ci ha illustrato che in generale le alterazioni strutturali osteo-articolari sono raramente la causa di dolori.
Viceversa possono essere verificate precise e specifiche correlazioni percettive che sono alla base del dolore e, con il tempo, possono anche produrre un'alterazione strutturale.

Nobel per la medicina agli studi sui principi alla base della Seconda Legge Biologica

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Nobel medicina 2017 a Hall, Rosbash e Young: hanno scoperto l'orologio biologico
I ricercatori americani Jeffrey Hall, Michael Rosbash e Michael W. Young hanno vinto il Nobel per la medicina 2017 per lo studio dei meccanismi che controllano i ritmi circadiani. I tre ricercatori americani hanno dimostrato, a partire dagli anni 80, come funziona il nostro orologio interno che regola i ritmi del sonno, il comportamento alimentare, il metabolismo, la temperatura corporea, il rilascio degli ormoni e la pressione sanguigna. L'aspetto che più ha colpito gli scienziati è che le regole di base dei ritmi circadiani sono comuni a piante e animali, dai più semplici ai più evoluti.
Fonte: Repubblica - 2 ottobre 2017


Fu il francese Jean-Jacques d'Ortous de Mairan che nei primi del '700 notò che le piante avevano cicli di movimento e dischiusura alla luce del sole, seguendo il ritmo del giorno e della notte, e che questi movimenti avvenivano anche se la pianta veniva chiusa al buio, in un luogo privato della luce naturale.
Questa osservazione significava che, in qualche modo, il ritmo doveva essere scandito internamente dall'organismo biologico.

I Nobel per la medicina annunciati oggi sono stati premiati per il dettagliato studio sul meccanismo genetico che consente agli organismi di sincronizzarsi con la rotazione terrestre, ambito dal quale è nata una branca della ricerca detta "cronobiologia".

Proprio in quei primi anni '80 il dott.Hamer deve avere intuito l'importanza dei ritmi circadiani, che del modello delle 5 Leggi Biologiche sono un pilastro portante.
Hamer ha focalizzato l'attenzione sul ciclo del cortisolo, un ormone che regola le attività metaboliche del giorno e della notte, con un ritmo in due fasi ben noto:


Dalla osservazione delle alterazioni di questo ritmo in condizioni di "stress", il medico tedesco ha concepito la curva bifasica dei programmi speciali di sopravvivenza (SBS).
Questa curva rappresenta precisamente le alterazioni del ritmo circadiano del cortisolo e del metabolismo in generale:


Nella fase chiamata "normotonia" il ciclo ormonale segue regolarmente il ritmo giorno-notte.
Nella fase chiamata "Attiva" il cortisolo è sostenuto a livelli più alti per affrontare un periodo di "stress".
Nella fase di recupero detta "PostConflittoLisi"il cortisolo è abbattuto a livelli più bassi per consentire il riposo in seguito al periodo di "stress".

Su questi semplici principi ciclici e sulle osservazioni delle alterazioni ritmiche è fondata la seconda Legge Biologica.
Cogliamo l'occasione dell'annuncio di questo premio per approfondire il funzionamento della curva bifasica: SECONDA LEGGE BIOLOGICA.


Forse qualcuno avrà la sensazione che il dott.Hamer avrebbe meritato questo Nobel.
Eppure anche i vincitori del premio odierno non hanno avuto vita facile, nonostante le loro osservazioni non siano rivoluzionarie.
È evidente che il dott.Hamer era ben oltre il suo tempo.

'Il cancro è una malattia della vita moderna': una credenza fin troppo resistente.

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Raffaello - Incendio di Borgo - 1514
La notizia che revisioniamo oggi è una di quelle che, dalla prospettiva del paradigma 5LB, lascia esterrefatti.
Non tanto per il contenuto della notizia in sé, quanto per le conclusioni che gli studiosi e i quotidiani sono indotti a interpretare, in sintonia con il più comune sostrato di credenze.

La notizia:
"I tumori esistevano anche nel Quattrocento": la scoperta di uno studio sulle mummie conservate a Napoli
Un articolo pubblicato sulla rivista internazionale "Lancet Oncology" ha fornito un nuovo e sorprendente dato che confuta ciò che finora si è sempre ipotizzato, ovvero che il tumore sia una malattia del mondo attuale, causata dall'inquinamento o dallo stile di vita moderno.

Gli studiosi dell'Università di Pisa. analizzando decine di mummie rinascimentali conservate nella sacrestia annessa alla chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli, sono riusciti a identificare tre casi di neoplasia maligna in individui tra i 55 e i 70 anni: un carcinoma basocellulare (ovvero un tumore cutaneo) che ha colpito il volto del duca Ferdinando Orsini di Gravina (circa 1490-1549), un adenocarcinoma avanzato del retto nella mummia del re Ferrante I di Aragona (1424-1494) e un adenocarcinoma del colon in fase iniziale di infiltrazione nella mummia del principe Luigi Carafa di Stigliano (1511-1576).
Fonte: Repubblica


La scoperta sorprendente: se in un gruppo di 11 mummie del 1400, 3 soggetti hanno sviluppato un tumore maligno, significa che l'incidenza di neoplasie era uguale nel 1400 come oggi nei paesi industrializzati (30% della popolazione).

Davvero sorprendente. Se non fosse che, intorno alla teoria che i tumori siano causati da inquinamento e stile di vita dell'era industriale, la ricerca ha già accumulato decenni di eccezioni e contraddizioni. 
Sarà il cibo moderno? Sarà il grasso? Sarà il caffè? Saranno le sostanze chimiche? Sarà l'alcool? Saranno le onde elettromagnetiche? Sarà la sedentarietà? Sarà l'epigenetica
No, è più probabile che il cancro sia solo questione di sfortuna
5LB Magazine raccoglie alcune di queste contraddizioni nella rubrica "effetto cicogna".


Qual è il problema?
Il problema: non si ha la più pallida idea di dove cercare altrimenti.
Per questo la teoria dell'"inquinamento e stile di vita" continua a persistere come l'unica possibile
Per questo le istituzioni sanitarie persistono nella prevenzione attraverso lo "stile di vita", "mangia sano e fai movimento" in contrasto alle "malsane abitudini moderne": è l'unico appiglio tangibile con il quale si possa fare qualcosa

Nonostante la scoperta di oggi sia solo l'ultima di numerose omologhe (ritrovati tumori nel Medioevo, nell’Antica Grecia, in mummie egizie e persino nei dinosauri: fonti PaleoPatologia e MedicineNet), sui media la notizia è regolarmente colorata con toni di grande sorpresa: surprising discovery, CNN 2016.
Di fatto la sorpresa non è più scientificamente giustificabile. 
Tuttavia è da comprendere che il sostrato di credenze che guida gli osservatori evolve con i lenti ritmi dei cicli storici.

Chi ha già integrato profondamente la weltanschauung 5LB non può che rimanere esterrefatto, ancor di più, di fronte alle espressioni di sorpresa; sente anche di peccare di presunzione, con quella sensazione che vive chi osserva le cose dai margini, con un piede già dentro un futuro emergente.

Allora chiamiamola "inerzia", "pigrizia" che assale l'uomo quando si accorge che dovrebbe affrontare sfide nuove, ignote, dispendiose in un campo di ricerca sterminato che non solo capovolge ogni fondamento della biologia, ma fa anche tabula rasa delle consuetudini nel modo di fare ricerca, soppiantando l'oggetto dell'osservazione con qualcosa che nei laboratori non riesce proprio ad entrare: la psiche, qualsiasi cosa essa sia.

Decoloriamo l'Ottobre Rosa - movimento internazionale 'UnPink'

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Foto in licenza CC-BY
La Casa Bianca a Ottobre
di Whitehouse.gov
L'Ottobre Rosa è una campagna mondiale che, nell'esibizione delle proprie intenzioni, dovrebbe informare e sensibilizzare le donne sul tema del tumore al seno.
Di fatto l'Ottobre Rosa in oltre 30 anni si è ormai trasformato in una ricorrenza consumistica, proprio come Halloween o Natale.
Monumenti colorati di rosa, celebrità che si vestono di rosa, campagne pubblicitarie multi-milionarie,
campagne virali sui social network, distribuzione di gadget nelle piazze, volti famosi che si prestano ad atteggiamenti da "ragazza pon pon" per comunicare il nobile messaggio della diagnosi preventiva...


IL MESSAGGIO ROSA, SEMPLICE E INTUITIVO
Il messaggio rosa è semplice: "la diagnosi precoce salva la vita".
Un messaggio davvero intuitivo e irresistibile.
Eppure omette così tante questioni rispetto alla realtà dei fatti, da diventare persino falso.

"Io penso che il mantra della diagnosi precoce offra una chiarezza molto semplice, ma la realtà implica molte incertezze. 
Solo un piccolo numero di persone può avere grandi benefici dallo screening, mentre molti altri sperimenteranno danni come falsi positivi e sovra-diagnosi.
La critica a ciò che è chiamato "movimento rosa" non è qualcosa di benvenuto: si scontra con anni di messaggi persuasivi che hanno tentato di convincere le donne a sottoporsi a controlli regolari.
L'argomento "diagnosi preventiva"è così intuitivamente ovvio che è dura accettare che l'intuizione sia una guida inaffidabile.
Gli scettici verso lo screening sono spesso visti come quelli che cercano di negare qualcosa che è innegabilmente buono, quando in realtà stanno cercando di incoraggiare le donne dandogli forza, affinché possano prendere una decisione informata che sentono giusta per loro stesse."
Steven Woloshin, MD, professore di medicina al Dartmouth Institute for Health Policy and Clinical Practice e autore del libro Know Your Chances.
Woloshin qualche anno fa scrisse anche un articolo sul BMJ in cui svelava alcuni trucchi statistici di cui certe associazioni no profit abusano per sovra-vendere la mammografia. Fonte: BMJ


LA PAURA DEL CANCRO ALIMENTA GLI ECCESSI
"È molto difficile per i medici spiegare queste statistiche ai pazienti in 15-20 minuti.
C'è alla base una narrazione intorno al cancro che parla alle persone di "morte e distruzione", e promuove l'approccio "prendilo prima possibile". 
Noi tutti conosciamo qualcuno che ha sofferto il cancro e tutti abbiamo sentito la frase "se solo lo avesse preso in tempo".
Le persone sentono la parola "cancro" e automaticamente pensano "togliamolo ed è fatta" senza nemmeno ascoltare se il medico rileva che si tratta di un tumore a lenta crescita o un "non-cancro" che non si diffonde né procura problemi. Loro sentono solo "cancro".
Io penso che abbiamo bisogno di cambiare i pesanti significati di quella parola e metterli nel giusto contesto di fronte alle persone."
Ranit Mishori MD, professoressa di Medicina di famiglia alla Georgetown University School of Medicine.

La questione dell'uso delle parole e della ipnosi da diagnosiè un tema centrale nella prospettiva delle 5 Leggi Biologiche.
Ma, come possiamo osservare, anche la medicina estranea al modello 5LB si pone numerose domande: infatti si è avviata di recente la tendenza ad eliminare la parola "cancro" (che è vissuta come una condanna a morte e agevola l'innesco della cascata delle "metastasi" psichiche) nei casi di alcune neoplasie come un tipo di tumore alla tiroide e il "carcinoma duttale in situ" al seno.
Fonti: Non è cancro, cambia il nome di un tipo di tumore della tiroide - Corriere. Cancro: gli scienziati USA: è il momento di cambiargli nome - Quotidiano Sanità.

Se l'integrazione delle leggi biologiche può aiutare a vivere le diagnosi di questa epoca con più equilibrio, l'immunizzazione dal bombardamento mediaticoè per chiunque un'impresa eroica.
Rebekah Nagler è specializzata negli effetti della comunicazione che riguarda cancro e screening.
Dice: "Primo, io penso che sia semplicemente una questione di esposizione.
Con il 'messaggio rosa' siamo stati bombardati. Molte più persone sono state esposte a questo rispetto alle sfumature del messaggio 'decolorante' (unPink message).
Quindi abbiamo un risultato che nasce dallo sbilanciamento di copertura dell'informazione.
Secondo, io penso anche che si riduca ad una scelta molto personale, che ha a che fare con qualcosa di interiore: la tolleranza per il rischio. Noi affrontiamo spesso differenze molto individuali nella tolleranza verso il rischio".


NON ESISTE LA SCELTA GIUSTA
Come ripetiamo spesso - e come anche la Medicina Basata sulle Evidenze si propone - la scelta di un qualsiasi intervento per la salute si realizza nel punto di incontro tra le prove di efficacia, l'esperienza del medico e le preferenze individuali della persona, che certamente mettono anche radici nella sua più profonda intimità.
Se la medicina ha sperimentato che questo è l'approccio migliore, la comprensione delle leggi biologiche aggiunge ancora più rilevanza e costringe a porgere la massima attenzione a questi valori.
Allora non ci sarà MAI la "scelta giusta" e obiettiva, anche per due donne con una stessa identica diagnosi. Ogni donna farà la PROPRIA scelta, idealmente con la collaborazione del proprio medico e delle informazioni più aggiornate possibili.


IL MOVIMENTO PER DECOLORARE L'OTTOBRE ROSA
Da quando 5LB Magazine è nato, durante ogni ottobre rosa ha portato il suo contributo alla "decolorazione" di una forma comunicativa in cui si mischiano parole, concetti e statistiche con il fine di sovrastimare il successo di un prodotto da vendere, sottostimando (o nascondendo) i danni che ne possono derivare, e che si diffonde attraverso quella atmosfera contagiosa delle "buone intenzioni" da emulare per il bene della collettività.
Va saputo che tale attività di contrasto "decolorante", all'apparenza eversiva, è parte di un movimento mondiale di medici, ricercatori e associazioni internazionali che si oppongono al marketing della salute, fatto di colori, slogan e conflitti di interesse che in fondo non hanno niente a che vedere con la salute.
Un riferimento importante è la campagna americana "Think Before You Pink" di Breast Cancer Action, che ha prodotto anche una guida allo screening in cui, in sintesi, si spiega una differenza sostanziale che "i nastri rosa" non spiegano ma maliziosamente confondono:

1- una cosa è la mammografia come strumento diagnostico di controllo rispetto a dei sintomi o a dei rischi particolari
2- un'altra è la mammografia intesa come "rilevazione preventiva" su una popolazione sana.

1- Il primo approccio è la famosa "diagnosi precoce" propriamente detta, cioè la delucidazione rapida di una fisiologia speciale in atto. Questo è un approccio sensato.
2- Il secondo si traveste con il nome "diagnosi precoce", ma è invece il prodotto di strategie di mercato e può mettere in pericolo la salute.

Molto chiare e di buon senso le conclusioni della guida:
Quindi Cosa puoi fare? 
Conosci il tuo corpo. Se noti delle differenze nel tuo seno, la mammografia può essere uno strumento utile.
Conosci le tue scelte. Collabora con il tuo medico e comprendi i rischi e i benefici di una mammografia per decidere cosa è meglio per te.

Non stiamo parlando di iniziative nuove, ma di una forma di resistenza che è in crescita negli ultimi anni: nel 2015 il New York Times usciva con questo articolo sulla de-ipnosi da "pinkification".
Le citazioni più sopra che sono riportate senza fonte, provengono dall'interessantissimo sito che si occupa di revisione di notizie Health News Review.


IN ITALIA
La nostra penisola, isolata nel suo provincialismo linguistico e culturale, fatica ancora di più a recepire questi fatti che si fondano sulla letteratura scientifica, per natura anglofona: per questo sono sicuro che molti lettori crederanno di avere trovato in questo articolo una collezione di bufale.
Chi è personalmente coinvolto dovrebbe approfondire le fonti riportate, e comunque parlarne esplicitamente con il proprio medico.

Il seguente video, purtroppo solo in inglese, mette in scena con ironia proprio la difficoltà dei medici nel dover affrontare quei pazienti vittime del "lavaggio del cervello rosa" (pink-washing).




In coscienza di questi meccanismi, osservare come viene impostata in Italia la campagna Nastro Rosa lascia esterrefatti. Ora invito a leggere le pagine di questi giorni sui quotidiani con occhio disincantato.
L'articolo che segue nel link si rifà agli ultimi 3 anni di campagna: Elisabetta Gregoraci testimonial per lo screening mammografico. Cosa c'è di strano?

Come trattare il mal di schiena con LA medicina. Superiamo il feudalesimo di 'alternativo' e 'ufficiale'.

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Se hai un mal di schiena debilitante cosa fai?
È importante correre dallo specialista per fare tutte le indagini strumentali.
Quindi per contrastare il dolore si interviene prima possibile con anti-dolorifici o iniezioni, o meglio ancora con un intervento chirurgico che metta in ordine le cose una volta per tutte.

Giusto?
NO
Dimenticalo.


L'EQUILIBRIO NELLA SCELTA TERAPEUTICA TRA INTERVENTISMO E CONSERVATIVISMO
Siamo educati a credere che per la salute più c'è prevenzione e meglio è, che prima e più forte si interviene per aggiustare i disturbi migliore sarà il risultato, che il progresso tecnologico sta dando filo da torcere alle malattie e che, grazie a ciò, saranno definitivamente debellate.
Siamo, in poche parole, imprigionati in un castello di falsi miti.

Infatti un intervento non è mai il migliore perchè è il più recente o il più tecnologico, o perchè è quello che anticipa di più i tempi: il migliore interventoè sempre quello che corrisponde al perfetto equilibrio tra rischi e benefici, la migliore via di mezzo che permetta al corpo di aggiustarsi, senza escludere a priori un'azione ma anche senza superare la misura nel sovra-trattarlo.
Un approccio conservativo che gli anglosassoni chiamano Less is more (meno è meglio).

Siamo inoltre educati a credere che esista una "medicina ufficiale", altamente tecnologica e frutto del progresso a cui si affidano i giusti e i coscienziosi, e una "medicina alternativa" che evita i farmaci e la tecnologia e a cui si affidano i paurosi, gli ignoranti o i diversi.
Anche questo è un mito che va sfatato, perchè la medicina si occupa della persona attraverso l'arte medica, un'arte umanistica, avvalendosi di tutti gli strumenti terapeutici che possono essere efficaci e adeguati alla singola persona.
L'arte medica è quindi UNA, mentre gli strumenti a disposizione sono numerosi: quali siano i più efficaci per ogni caso specifico è una valutazione prodotta dall'integrazione di 3 fattori di pari valore:

1- esperienza e sensibilità del medico
2- utilizzo delle migliori evidenze scientifiche disponibili
3- preferenze del paziente.
(principi di Evidence Based Practice)

Un chiaro esempio di approccio ad ampio spettro, in cui la medicina si avvale di diversi strumenti terapeutici abbattendo alcuni limiti ideologici, è il trattamento del mal di schiena.


CON LA LOMBALGIA NON SI SA DOVE ANDARE A PARARE
La sola lombalgia è la principale causa di disabilità a lungo termine nel mondo; la sua incidenza nel corso della vita è del 58-84%. Il 7% dei consulti dei medici di medicina generale è riferibile alla lombalgia. Oltre il 30% dei pazienti con sciatalgia non riesce a trovare benefici terapeutici ad un anno dall’insorgenza. Fonte: Evidence.it
Le cure sembrano essere molto poco efficaci e, ciononostante, solo in America si spendono 90 miliardi di dollari all'anno per la diagnosi e il trattamento del mal di schiena (sì, 90 miliardi, il valore ha impressionato anche me e per questo ho voluto verificare diverse fonti. Fonte: PubMed).

Come per la grande maggioranza delle affezioni, il paradigma medico odierno non conosce le cause del mal di schiena: per questo motivo quando non si tratta di neoplasie, nervi compressi o altre esplicite cause meccaniche, il mal di schiena viene chiamato "aspecifico".
Il fatto è che i dolori di schiena aspecifici di cui non si capisce l'origine sono ben 9 su 10. Fonte: PubMed

Stiamo parlando di dolori cronici che perdurano, perchè se si tratta di curve bifasiche monocicliche il dolore è occasionale (una tantum, con durata massima di 3 settimane) e non inficia in modo drammatico la vita della persona.
Con i dolori cronici invece la questione diventa complessa ed è necessario intervenire sia a livello sintomatico che causale.
Il livello causale prenderà le mosse dalla precisa eziologia delle 5 Leggi Biologiche, il livello sintomatico si appoggia invece sulle evidenze di efficacia dei trattamenti e sull'esperienza del medico.


COSA SI È FATTO FINORA, SENZA SUCCESSO
Non conoscendo le cause di 9 condizioni su 10, la medicina procede con gli strumenti disponibili per tentativi.
In passato per trattare il dolore cronico "aspecifico" si è tentata principalmente la strada della chirurgia spinale, delle iniezioni ormonali e l'uso di antidolorifici oppiacei.
Dopo anni di prescrizioni si è iniziato a comprendere che nella maggioranza dei casi questi interventi sono non solo inefficaci ma anche dannosi.

- La prescrizione di oppiacei è infatti argomento di forte dibattito pubblico negli Stati Uniti, per la vasta diffusione di questi prodotti e per i rischi che comportano, specialmente quando sono somministrati per il dolore cronico. Fonte: PubMed, TheBackLetter
Un approfondimento sul 5LB Magazine.

- Le iniezioni di corticosteroidi sono un altro trattamento molto popolare, eppure non hanno effetti benefici sul dolore cronico, ma solo di sollievo nel breve periodo. Fonte: PubMed

- La chirurgia spinale, che negli anni si è diffusa notevolmente, è in realtà utile solo ad una piccola minoranza, perchè si è osservato che in generale chi vi è sottoposto non ha benefici maggiori di chi segue trattamenti non-chirurgici, ma in compenso ne subisce gli effetti collaterali. Fonte: UpToDate, una raccolta sintetica degli studi disponibili.


COSA SI STA PENSANDO DI FARE...FORSE LE CAUSE SONO ALTROVE?
Gli interventi provati finora si concentravano sulle alterazioni meccaniche e anatomiche, nel tentativo di aggiustare un "pezzo della macchina" o comunque di aiutare a convivere con il sintomo.

Oggi invece "in assenza dei cosiddetti 'segni di allarme' [quel 1 su 10 che non è "aspecifico"] e prima di 4-6 settimane dall'insorgenza del dolore, tutte le linee guida internazionali concordano nel giudicare inappropriate Tac e risonanze magnetiche nei pazienti con lombo-sciatalgia, sia perché non modificano le scelte terapeutiche, sia perché il frequente riscontro di anomalie non correlate con il mal di schiena attiva una cascata di prestazioni sanitarie inutili (come consulti specialistici, esami e trattamenti invasivi) che aumentano i rischi per i pazienti e consumano preziose risorse"
Fonte: Nino Cartabellotta su AdnKronos

Significa che la corsa all'uso di strumenti diagnostici per immagini con il fine di trovare il presunto "danno meccanico" induce un forte rischio di sovra-diagnosi. Fonte PubMed
Avevamo già approfondito con Andrea Giannini su 5LB Magazine LE RECIDIVE il fatto che, in generale, in letteratura non si trovi correlazione tra alterazioni strutturali dei tessuti e il dolore.
E che, d'altra parte, sia invece sperimentabile la correlazione soggettiva con situazioni "conflittuali".

Oggi però sta accadendo qualcosa che i lettori di 5LB Magazine attendono con impazienza come il segno dell'inizio di una nuova era:
"La nostra migliore comprensione del dolore di schiena lombare è che si tratta di una complessa condizione bio-psico-sociale, nel senso che gli aspetti biologici come le cause anatomiche e strutturali possono avere un qualche ruolo, ma anche fattori sociali e psicologici hanno un grande ruolo." - Roger Chou, esperto di dolore alla schiena e professore alla Oregon Health and Science University
Cause Bio-Psico-Sociali.
Ricordiamo al lettore che stiamo parlando di tessuti di origine neo-mesodermica che hanno a che fare strettamente con la sfera sociale.
Attenzione, Roger Chou non è un professore "svitato", isolato o contro corrente: il ruolo preponderante dei fattori psichici è studiato dal secolo scorso e riconosciuto da almeno un decennio. Fonte: PubMed

Sommando tutte queste acquisizioni, le raccomandazioni internazionali puntano così ad un conservativo Less Is More sia per la diagnosi che per il trattamento del "mal di schiena".


I RIMEDI SINTOMATICI PIÙ EFFICACI
Tra il 2016 e il 2017 diverse istituzioni hanno iniziato ad acquisire queste nuove evidenze, suggerendo ai medici di evitare il più possibile di prescrivere indagini diagnostiche, farmaci e chirurgia per il dolore lombare più diffuso (aspecifico), e di prescrivere invece esercizi motori e fisioterapia, ma anche tai-chi, yoga, pilates, massaggi, psicoterapia...
Solo nel caso in cui questi approcci non diano risultati, si raccomandano anti-infiammatori non steroidei o, come ultima scelta, anti-dolorifici oppiacei. Fonte: Annals of Internal MedicineCDC

Per i pazienti con lombalgia o sciatalgia che potrebbero migliorare rapidamente è sufficiente rassicurarli, consigliare loro di mantenersi in attività e fornire indicazioni per il 'self management'[per curve bifasiche monocicliche NDR]. 
Mentre per quelli a rischio più elevato di esito sfavorevole è raccomandato un supporto complesso e intensivo (programmi di esercizio, terapia manuale o approccio psicologico).
Fonte: AdnKronos

Dunque le evidenze scientifiche raccomandano non solo esercizi motori e fisioterapia, ma anche tai-chi, yoga, pilates, agopuntura, massaggi, meditazione, psicoterapia...
Ora come dovremmo chiamare queste cose? Con quale etichetta?
Medicina alternativa? Pseudo-scienze? O medicina ufficiale?
Usciamo dal non-senso di un feudalesimo costruito con un'etichettatura da supermercato: si tratta di pratiche, interventi, tecniche che funzionano, da molto a molto poco, e che hanno un rapporto rischi/benefici indubbiamente migliore rispetto agli interventi più invasivi, fino a ieri detti propriamente "ufficiali". I quali restano valide "carte da giocare" in ultima istanza.

Nonostante le evidenze odierne raccomandino di evitare l'abuso di diagnostica per immagini e gli interventi farmacologici o chirurgici, il sistema sanitario tende ancora a prescriverli in prima linea, perchè sappiamo che opinioni e convenzioni sanitarie hanno tempi generazionali.

RACCOMANDAZIONI DI PRIMA LINEA
- In prima linea c'è il movimento.
Quando c'è dolore, l'istinto porta ad evitare qualsiasi movimento: nonostante sappiamo che le recidive locali possono peggiorare le cose, dall'altra parte anche un immobilismo totale non è affatto conveniente.
Così i medici tra gli strumenti a disposizione potranno prescrivere il movimento, perchè è certificato dalla ricerca essere di beneficio per il mal di schiena: l'aumento di flessibilità spinale e il rinforzo muscolare diminuiscono il dolore del 61%. Fonte: PubMed
Aggiunge Roger Chou: "La mia opinione è che ogni tipo di esercizio sembra funzionare", senza particolari distinzioni e in base alle preferenze del paziente.
Ricordiamo che stiamo parlando di dolore cronico, il quale viene spesso mantenuto dalle recidive locali e quindi, in questi casi, il solo esercizio fisico può aiutare a uscire dal loop delle recidive.
Qui alcune linee guida per la prescrizione degli esercizi fisici da parte dei medici: Evidence 2017;9(4): e1000165 doi: 10.4470/E1000165.
Sono inoltre da considerare il tai-chi, lo yoga, gli esercizi di controllo motorio, il rilassamento progressivo, il Pilates...
Fonti: Annals of Internal MedicineCochrane per lo YogaCochrane per il Pilates.

- Altri strumenti da prima linea sono quelli nell'ambito della manipolazione passiva, come i massaggi, la chiropratica, l'agopuntura.
I risultati di questi trattamenti sono misti, e si ritiene in generale che siano efficaci sul dolore come potrebbero esserlo altri trattamenti, con rischi molto bassi di eventi avversi. 
Fonti: Cochrane per i massaggi, Cochrane per la chiropratica, Cochrane per l'agopuntura e uno studio particolare che verifica l'efficacia dell'agopuntura ma non sa darne motivazione specifica.

- L'approccio "bio-psico-sociale" può essere seguito a sè stante o integrato con l'esercizio fisico, in quello che viene chiamato approccio multidisciplinare.
È evidente che, se è già difficile valutare l'efficacia degli approcci motori per le innumerevoli variabili coinvolte, quando si valuta un approccio psicologico diventa pressochè impossibile dare un responso oggettivo generale (con gli strumenti di cui disponiamo oggi).
Tuttavia gli studi statistici eseguiti riportano risultati positivi per l'approccio psichico integrato rispetto al solo approccio fisico (Fonte: Cochrane). È da sapere che per "approccio psichico integrato" in questa sede si intende nello specifico quello cognitivo-comportamentale
Sono inoltre da considerare molto efficaci il biofeedback, la mindfulness... Fonte: Annals of Internal Medicine e JAMA  
È chiaro che in futuro il modello 5LB darà forza a numerosi altri approcci su base psichica.

RACCOMANDAZIONI PER CHI NON RISPONDE AI TRATTAMENTI DI PRIMA LINEA
Con un dolore cronico alla schiena lombare che risponde inadeguatamente agli interventi non-farmacologici, medici e pazienti dovrebbero considerare prima di tutto trattamenti farmacologici con anti-infiammatori non-steroidei, e solo come seconda scelta farmaci come il tramadolo. I medici dovrebbero considerare gli oppiacei come opzione per chi non ha avuto benefici dai trattamenti menzionati in precedenza e solo se i benefici potenziali superano i rischi per l'individuo, e dopo una discussione con il paziente sui rischi e benefici realistici. 
Fonte: Annals of Internal Medicine


IN SINTESI
Per il trattamento del mal di schiena lombare "aspecifico" molti interventi possono essere più o meno idonei, soprattutto in base alle preferenze della persona.
Tuttavia abbiamo visto che buona parte dei trattamenti che oggi sono i più raccomandati dalla ricerca non sono coperti dalla sanità pubblica, né dalle assicurazioni, e molte di queste pratiche sono spesso male accolte con l'etichetta "alternativa" o con il più sprezzante e fuori luogo "pseudo-scienza".
La barricata degli schieramenti "ufficiali e alternativi" riduce lo spazio di manovra, da una parte limitando la scelta ai soli antidolorifici e alla diagnostica per immagini, dall'altra escludendo a priori questi strumenti.
Un tale atteggiamento non è saggio.

L'arte medica è UNA e si avvale di tutti gli strumenti che funzionano.
Oggi dobbiamo fare i conti con questa situazione:
- le cause dei sintomi nella quasi totalità dei casi non sono conosciute
- l'evidenza di efficacia dei trattamenti in uso è chiaramente molto limitata
- l'evidenza di danni collaterali degli interventi più invasivi è ormai verificata.

Le 5 Leggi Biologiche forniranno coscienza causale ai diversi approcci terapeutici, sempre di più.
Allo stesso tempo la medicina sta spostando il proprio pesante riflettore sul suo angolo cieco più buio: le cause bio-psico-sociali.
Lì ci incontreremo.

Nella direzione della convergenza di tutti gli strumenti disponibili vanno le cliniche olistiche, come l'ospedale di Pitigliano, che iniziano ad accogliere interventi "complementari".
Aiutiamo l'emersione della cultura di una medicina sobria, rispettosa e giusta, che renda dignità di cura all'arte medica: Slow Medicine - Cosa è scientifico in medicina? E solo ciò che è scientifico ha dignità di cura?

Come si esercita la libera scelta terapeutica

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La necessità e la volontà di partecipare attivamente alle scelte per la propria salute cresce costantemente fra le persone, e in modo sempre più marcato in ambito oncologico. Fonte: PEC Journal

Come abbiamo più volte osservato, in una condizione ideale il percorso di scelta (PDC) prevede da parte del medico la comunicazione di informazioni evidence-based su opzioni, benefici, rischi e incertezze degli interventi sanitari, oltre che una consulenza di supporto decisionale e un sistema per registrare e implementare le preferenze informate del paziente.* 


In una condizione ideale il paziente prende le proprie decisioni sul proprio percorso terapeutico con il supporto del medico, comunicando le proprie preferenze informate.



DOVE TROVARE QUESTE INFORMAZIONI?
Esistono molte risorse internazionali che producono i cosiddetti PDA (patient decision aid, aiuti per la decisione del paziente), cioè elaborati informativi disponibili in vari formati (online, cartacei, video), che hanno tre obiettivi fondamentali:
- fornire ai pazienti informazioni evidence-based sulle alternative diagnostico-terapeutiche disponibili
- incoraggiare il loro coinvolgimento attivo nel processo decisionale
- aiutarli a riflettere sulle loro priorità e a fare scelte secondo i propri valori e preferenze.

[...] Idealmente i pazienti dovrebbero utilizzare autonomamente i PDA, anche se alcuni sono di così rapida consultazione che possono essere impiegati durante il consulto con il medico.*


Una revisione di Cochrane ha verificato che chi fa uso di questi strumenti di informazione:
- ha una migliore conoscenza delle opzioni disponibili
- è più cosciente delle proprie preferenze e valori
- è più attivo nel proprio ruolo decisionale
- ha una percezione dei rischi più accurata


USA INTERNET
Fino a pochi anni fa l'acquisizione di informazioni utili a scegliere per il proprio meglio (per la salute come in ogni altro ambito) poteva essere un compito arduo, dati i numerosi ostacoli ad accedervi.
Nell'abbattimento di queste barriere la rete Internet ha avuto e ha un valore umanitario straordinario, eppure già oggi sembra venire trascurato, passato in secondo piano, lasciato decadere nell'ovvio, nello scontato e a volte anche denigrato.
Abbiamo fra le mani uno strumento sconvolgente che ha aperto a organizzazioni e istituzioni sanitarie un canale di comunicazione perfetto e costante; dall'altra parte offre a qualsiasi cittadino illimitate opportunità di acquisire conoscenza, che si traducono nell'accesso istantaneo a tutte le informazioni che sono necessarie per prendere le proprie decisioni informate e condivise.

Con buona pace di chi, con una mal dissimulata angoscia di perdere una posizione di autorità, denigra un fenomeno sacrosanto con sentenze del tipo "sono tutti laureati su Google", spingendo le persone ad affidarsi ad una EMinence Based Medicine.
Invece l'alfabetizzazione alla salute e alla presa di responsabilità su di essa è un dovere di tutti, come è un dovere conoscere la legge e non è lecita l'ignoranza di fronte ad essa.

In fondo all'articolo riporterò alcune delle fonti affidabili a cui fa spesso riferimento il 5LB Magazine.


IL MEDICO NON HA LA RESPONSABILITÀ DI DECIDERE AL POSTO TUO
Un elaborato informativo definisce la decisione che deve essere presa e riporta le opzioni disponibili con i relativi esiti (benefici, rischi e incertezze) basati su una accurata revisione sistematica delle evidenze disponibili. 
Considerato che il paziente potrebbe non essere consapevole dell’opportunità di scegliere, aspettandosi che sia il medico a comunicare il trattamento necessario, “definire la decisione” significa inquadrarla in maniera tale da rendere evidente che è il paziente a doverla prendere.*

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Fino ad ora, quando una persona diventava "paziente", generalmente si consegnava al medico che era visto come quello "che la sa meglio" e prendeva indagini e trattamenti così come gli veniva detto che c'era bisogno.
Oggi siamo lontani da questa situazione, o forse no?
Nel Regno Unito il sistema sanitario nazionale ha un mantra: "nessuna decisione su di me sia presa senza di me", e le bacheche degli ospedali invitano i pazienti con messaggi come "porta la tua voce!".
Allora siamo chiamati ad essere esperti, a lavorare al fianco dei professionisti coinvolti nelle nostre cure, per decidere cosa è meglio per noi.
Questo è giusto, soprattutto perchè nella maggioranza delle volte non esiste una scelta "migliore".
Idealmente dovrebbe esserci una buona evidenza a dirci quanto efficace è un trattamento e quali sono i possibili danni, ma spesso l'evidenza manca del tutto.
Per di più c'è spesso un rapporto rischi/benefici che può essere visto in modo diverso da persona a persona. Abbiamo bisogno di considerare i nostri valori: cosa è più importante per noi nella nostra situazione?
Ciò diventa cruciale quando abbiamo bisogno di prendere una decisione dove non c'è chiarezza di un trattamento "migliore". Fonte: Evidently Cochrane

Cioè nella grande maggioranza dei casi.
Gli elaborati informativi (PDA) basati sulle sintesi sistematiche delle migliori e più recenti evidenze cliniche servono ad aiutare in questo percorso di scelta.


SCEGLIERE IN BASE AI PROPRI VALORI E PREFERENZE
I PDA non si limitano a fornire informazioni, ma incoraggiano i pazienti a riflettere sui propri valori e preferenze
Ad esempio, in un PDA sull’osteoartrite dell’anca, i pazienti potrebbero essere invitati a considerare soggettivamente l’importanza di riacquistare un elevato grado di mobilità e autonomia funzionale o di ridurre al minimo il dolore, rispetto alla rilevanza di evitare il rischio di complicanze chirurgiche o un lungo periodo di recupero post-trattamento. 
In questo modo i pazienti riescono ad accettare che tutti i trattamenti comportano generalmente rischi e benefici, affrontano direttamente i trade-off del caso e possono prendere decisioni in relazione alle loro attitudini soggettive al rischio e all’importanza che attribuiscono ai diversi esiti.

[...] Una decisione sull’opzione terapeutica per l’osteoartrite dell’anca dovrebbe essere idealmente presa prima di consultare un chirurgo ortopedico
In questo caso, il PDA potrebbe essere utilizzato dopo una diagnosi probabile, ma prima di un consulto specialistico che, se richiesto, avverrebbe in un momento successivo alle preferenze espresse dal paziente. 
L’utilizzo di PDA nel processo decisionale condiviso avrà necessariamente delle implicazioni sulla formazione dei professionisti sanitari e l’integrazione dei PDA nei sistemi clinici li renderà verosimilmente più accessibili agli stessi medici.*


UN PERIODO DI TRANSIZIONE PER UNA TRASFORMAZIONE CULTURALE
Come il mondo dell'informazione è stato stravolto dalla Rete, così il mondo della formazione medica è oggi in rivoluzione verso la Evidence Based Practice: non è sufficiente rendere i PDA facilmente accessibili: se entreranno a fare parte della pratica clinica quotidiana, dovranno essere accolti sia dalla comunità medica sia dai pazienti, come parte integrante delle consultazioni cliniche ed essere inclusi nei programmi di formazione e training di tutti i professionisti sanitari.*
Siamo quindi in un movimentato periodo di transizione.
Le consuetudini e i costumi si trasformano: non è raro che, data la grande importanza che una scelta terapeutica può rivestire nella vita di una persona, oggi il paziente arrivi più informato sul suo problema rispetto al medico stesso. Non c'è niente di male: Doctor doesn’t know best after all, non necessariamente.
Ma, abbiamo compreso, la conoscenza dei freddi dati è solo uno degli elementi della scelta e non basta a se stesso, perchè va condiviso e integrato con l'esperienza del medico e con le proprie preferenze.

L'Associazione Salute Attiva Onlus, nella quale 5LB Magazine è attivo partecipe, nasce proprio con l'intento di aiutare la comunità (tutti gli operatori e i fruitori della medicina) a fare questo salto culturale e di responsabilità personale.
Questa è la strada da percorrere oggi, e lo sarà sempre di più senza alternative.

*Le citazioni in corsivo sono in licenza CC-BY di Evidence 2014;6(1): e1000066 doi: 10.4470/E1000066


COME SI FA, CONCRETAMENTE?
In questo video, proposto dalla Facoltà di Medicina di Montreal (in francese sottotitolato in inglese), possiamo seguire l'esempio di un medico che affronta in modo ideale un'otite media, prendendosi il tempo necessario ad illustrare al paziente un PDA (con le evidenze disponibili) sull'uso degli antibiotici per le otiti.
In seguito alla condivisione delle informazioni sui rischi e i benefici e alla attenta acquisizione delle preferenze del paziente, quest'ultimo prenderà la sua decisione: non assumere alcun antibiotico e, per il momento, attendere gli sviluppi (wait and see).

Se ti senti molto lontano da questa condizione ideale, ora sai anche che, tu e il tuo medico, avete grande margine di miglioramento.




FONTI DI INFORMAZIONE
5LB Magazine raccoglie spesso informazioni dai produttori di PDA, cercando di restituirne i contenuti interpretati all'interno del modello delle 5 Leggi Biologiche.
Tra i fornitori, il servizio sanitario nazionale britannico offre uno degli strumenti migliori: NHS - Shared Decision Making
Poi l'archivio delle revisioni sistematiche di Cochrane è certamente tra gli odierni riferimenti assoluti, per l'indipendenza ma soprattutto perchè l'organizzazione si occupa con grande cura di produrre sintesi comprensibili al pubblico.
A braccetto con l'archivio, è molto interessante il blog Evidently Cochrane che "mette in prosa" le acquisizioni più recenti, con un linguaggio popolare e meno tecnico.
Purtroppo sì, siamo culturalmente isolati nel nostro provincialismo linguistico, perchè la letteratura scientifica è monopolizzata dall'inglese.
Ci sono però alcune fonti molto interessanti in italiano, e tra le organizzazioni più attive oggi c'è la Fondazione Gimbe, che produce traduzioni e sintesi delle migliori evidenze scientifiche sulla rivista Evidence.it, con un linguaggio un po' più diretto agli addetti ai lavori.


CHE POSTO HANNO IN TUTTO QUESTO LE 5 LEGGI BIOLOGICHE?
Aiutano ad essere responsabili, plasmano valori e preferenze, ma non cambiano il percorso di scelta.

'Movembre' per la prostata: una campagna di informazione senza eccessi

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È iniziato il Movember, cioè il mese dedicato alla comunicazione sulla salute per l'uomo, in particolare intorno al tumore della prostata e dei testicoli.
Come ogni anno, usciamo dalla festa in rosa ed entriamo dritti nel novembre con i baffi.
Così ogni anno è una corsa ad ostacoli per sopravvivere al mercato della salute.

Eppure c'è più di una differenza significativa tra la campagna Movember e l'Ottobre Rosa.
Entrambi "sensibilizzano" e raccolgono fondi.
Il Movember però è molto meno spregiudicato e pericoloso, perchè non abusa della folle dottrina degli screening per una diagnosi a tappeto sulla popolazione sana, bensì informa realmente sulle evidenze disponibili, sui rischi e sui benefici dei trattamenti.


COSA PROPONE LA CAMPAGNA MOVEMBER
Essenzialmente la fondazione australiana Movember si occupa di raccolta fondi per la ricerca sul tumore della prostata e dei testicoli.
Ecco i 5 punti della Global Action Plan della Movember Foundation. 
1- biomarkers: sviluppare test più efficaci che distinguano fra forme aggressive e forme a basso rischio di cancro alla prostata, esaminando specifiche molecole (biomarcatori) nel sangue, nelle urine, nei tessuti. 
2- sviluppare nuove sostanze traccianti e nuove tecniche di diagnostica per immagini per una diagnosi più precoce e precisa del tumore. 
3- identificare metodologie sempre più accurate per il controllo regolare del tumore della prostata a lenta crescita, come alternativa alla terapia attiva. 
4- studiare l'esercizio fisico come medicina, per capire meglio il suo ruolo nella progressione del tumore prostatico. 
5- indagare i meccanismi di recidiva di questo tumore, che colpisce i giovani, per capire perché guarisce nel 95% dei casi, ma nel 5% si ripresenta.
Fonte: Libero e il sito ufficiale di Movember Foundation

Poichè il marcatore prostatico per eccellenza, il famoso PSA, è ormai del tutto fuori gioco per la sua inefficacia, la campagna si prodiga per la ricerca di nuovi marcatori e di nuovi strumenti di diagnosi.
Investe sullo studio di strategie di osservazione "wait and see", piuttosto che di intervento, nei confronti di un tumore a lenta crescita come quello prostatico.
Studia l'influenza dell'esercizio fisico sul tumore e sulla qualità della vita.
E, soprattutto, cerca di rompere il muro di omertà che gli uomini erigono più facilmente delle donne intorno alle questioni per la propria salute.
Ciò che preoccupa gli specialisti è anche la componente psicologica, il modo in cui gli uomini vivono il cancro, spesso in solitudine, per questo sono così importanti campagne di sensibilizzazione come quelle della Movember Foundation.
Fonte: FanPage

Il cancro alla prostata impone numerose scelte difficili. 
Mi faccio trattare o monitoro attivamente la mia salute? 
Quale trattamento è giusto per me? 
Il mio tipo di tumore è letale o non procura alcun danno? 
Posso io rallentarne o fermarne la progressione? 
Quali sono gli effetti collaterali dei trattamenti? Sono permanenti o provvisori?
Nonostante un trattamento in molti casi sia efficace nel rallentare la crescita del tumore, spesso conduce a seri effetti avversi come incontinenza, disfunzioni sessuali e problemi intestinali. 
Se un uomo dopo un trattamento realizza di avere fatto la scelta sbagliata o ha problemi con gli effetti collaterali, ciò può portare ad una precaria salute mentale.
Fonte: Movember investment strategy

Ecco, questo tipo di comunicazione ci sembra sobria, certamente un altro pianeta rispetto a quella disastrosa di Nastro Rosa e potremmo anche pensare di sottoscriverla.


UN MIX DI CREDENZE, CONSUETUDINI SUPERATE E CONFLITTI DI INTERESSE
Tuttavia è chiaro: gli organi di informazione passano messaggi spuri, distorti, credenze più o meno fondate, nuove acquisizioni miste a consuetudini superate, il tutto certamente influenzato dall'aggressività di campagne omologhe.
Perchè lo slogan "prenditi cura della tua salute", per quanto possa essere veicolato con tutte le buone intenzioni, nella testa di chi è bombardato tutto l'anno dal mantra della "prevenzione"si traduce troppo facilmente in "per il mio bene devo sottopormi a controlli regolari".

Allora ci è necessario tenere l'attenzione molto alta, affinché possiamo scremare i messaggi più grossolani e puramente commerciali, quandanche cerchino di travestirsi da raccomandazione scientifica, separandoli dalle reali raccomandazioni che possono aiutarci a scegliere davvero in caso di necessità.

Troviamo infatti resistenze di vecchie raccomandazioni fallite e superate, che per opportunismo sono cavalcate e amplificate da certe campagne commerciali e certi organi di informazione, influenzando fortemente l'opinione popolare e anche molti medici.
Prendiamo ad esempio la campagna americana National Men’s Health Month, che con uno slogan esemplare esortava tutti gli uomini, generalmente riluttanti ai controlli, ad uno screening a tappeto portando la questione su di un piano sensibile per il pubblico maschile, quello dei motori:
"proprio come si porta la macchina a fare il cambio dell'olio o per il tagliando dei 30.000 km, gli uomini devono andare dal dottore per controllare che tutto funzioni correttamente" - David Gremillion, responsabile della campagna Men's Health.
Fonte: Evidently Cochrane

Questo facile equivoco che mette la prevenzione sul piano degli screening di massa, ancora oggi nel 2017 condiziona anche gli addetti ai lavori: dice il segretario generale della Società Italiana di Urologia, riguardo allo screening con PSA e ai controlli urologici:
«Ciò che di fatto ogni uomo dovrebbe fare una volta ogni sei mesi o comunque entro l’anno, da quando spegne le cinquanta candeline in avanti»
Fonte: La Stampa

E ancora:
Tutti gli uomini dopo i 50 anni (anche prima per chi ha casi di tumore alla prostata in famiglia) dovrebbero recarsi dall'urologo per controlli e analisi specifiche, come l'esplorazione rettale e l'esame dell'Antigene Prostatico Specifico (PSA). 
Ottavio De Cobelli, Direttore del Programma Urologia e Trattamento mininvasivo della Prostata all'Istituto Europeo di Oncologia (IEO)
Fonte: FanPage


Disgraziatamente una tale raccomandazione, diffusa e amplificata dai media in stile Nastro Rosa,  non è fondata sulle evidenze scientifiche e, di fatto, le contraddice.
Come per la campagna Men's Health Month, si fanno appelli per il test del PSA (dall'età di 40 anni per gli uomini afroamericani e per gli uomini con una storia familiare di cancro alla prostata, dai 50 per tutti gli altri). 
Consiglio che contraddice completamente la Task Force per i Servizi di Prevenzione degli Stati Uniti, la quale dà raccomandazioni contrarie agli screening basati sul PSA, perchè le migliori evidenze suggeriscono che tali screening portino una riduzione molto esigua di morti per cancro, nessuna differenza nella mortalità generale, ma danni sostanziali e persistenti.
Fonte: Evidently Cochrane

Persino l' AIRC è più moderato rispetto a certi annunci: La prevenzione secondaria consiste nel rivolgersi al medico ed eventualmente nel sottoporsi ogni anno a una visita urologica, se si ha familiarità per la malattia o se sono presenti fastidi urinari
Fonte: AIRC


COSA DICONO LE SINTESI DELLE PIÙ RECENTI EVIDENZE SUGLI SCREENING ALLA PROSTATA DI PERSONE SANE
Il cancro alla prostata è un problema importante per gli uomini. In rari casi è associato a morte prima dei 50 anni; la maggioranza dei decessi riguarda uomini oltre i 75 anni.
I benefici degli screening con il test dell'antigene prostatico (PSA) sono superati dai danni nella maggioranza degli uomini. Quando il cancro alla prostata è rilevato da questo test, l'incidenza sull'aspettativa di vita non è mai significativa in una considerevole proporzione di uomini. Questi non ricevono alcun beneficio e sono soggetti a danni sostanziali dovuti al trattamento del tumore.
[...] L'American College of Physicians raccomanda che: 
- i medici informino gli uomini tra i 50 e i 69 anni sui limitati benefici e sui danni sostanziali dei controlli alla prostata. 
- i medici fondino le decisioni per dei controlli con il PSA in base al rischio di cancro, in seguito ad una discussione con il paziente sui benefici e sui rischi, in base alla salute e all'aspettativa di vita, in base alle preferenze del paziente stesso.
- i medici non sottopongano a controlli con il PSA pazienti che non manifestino espressamente una preferenza per questo controllo.
- i medici non sottopongano a controlli con PSA nessun uomo a rischio medio sotto i 50 anni e oltre i 69, o uomini con un'aspettativa di vita di meno di 10-15 anni.
Fonte: PubMed
Screening prostatico secondo Cochrane

Fonte dell'immagine: Evidence.it


IN CASO DI DIAGNOSI: GLI INTERVENTI SINTOMATICI
Nel caso alcuni sintomi abbiano condotto alla diagnosi di tumore, ad oggi ci sono numerose possibilità di scelta di intervento, ovviamente di tipo esclusivamente sintomatico.
Da un approccio di attesa e osservazione dell'evoluzione (Cochrane), alla radioterapia (Cochrane), fino all'asportazione chirurgica.
Si possono tenere sott'occhio le sintesi delle ultime evidenze di efficacia disponibili sul sito urologico di Cochrane, in modo da poter fare una scelta informata in base alle proprie preferenze, ai propri timori e alle proprie condizioni generali.


LA VERIFICA CAUSALE CON LE 5 LEGGI BIOLOGICHE DEI SINTOMI PIÙ COMUNI ATTRIBUITI AL TUMORE DELLA PROSTATA 

Apologia della masturbazione e cancro alla prostata

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Negli ultimi anni numerosi studi si sono impegnati ad indagare l'ipotetica correlazione tra eiaculazione e cancro alla prostata.
Qui un paio di questi: PubMed, PubMed.

Recentemente i risultati di queste indagini sono stati aggiornati e le nuove acquisizioni confermano e rinforzano le conclusioni:

Cancro alla prostata, masturbarsi almeno 21 volte al mese riduce il rischio fino al 33%
Fonte: FanPage e studio originale PubMed


Siamo nell'epoca delle 5 Leggi Biologiche, non credo che ci sia qualcuno che si possa sorprendere di un simile risultato.
Nel caso invece ci fosse, dispieghiamo la questione in un chiarimento esplicito.

- Cosa chiede una prostata in Fase Attiva? Di cosa ha bisogno?
Aumentare la propria specifica funzione di organo.
- Forse aumenterà la pressione sanguigna o rinforzerà il tessuto muscolare?
Niente affatto, la prostata è chiamata a fare più intensamente il suo proprio lavoro: produrre più liquido seminale
- Perchè?
Perchè le condizioni in cui si trova l'organismo lo richiedono: "non posso fecondare abbastanza, la mia stirpe ne ha bisogno".
Si tratta di un'esigenza biologica profonda, imprescindibile perchè ha a che fare con il mantenimento della specie.
Quando questa necessità viscerale è stimolata da eventi che la ostacolano, l'organismo si attiva con uno slancio fisiologico iperfunzionale, anche con ipertrofia e al limite con iperplasia. L'iperplasia è anche chiamata "tumore".
Trovi una più dettagliata descrizione della fisiologia speciale della prostata in questo altro articolo.

In poche parole, la prostata in Fase Attiva è in forte tensione verso la soddisfazione della propria missione.
Allora non sorprenderà che qualche artificio, capace di portare rilassamento a questa tensione, abbia una certa influenza.


Se non si è mai fatta esperienza del mondo delle percezioni biologiche, ciò che abbiamo appena descritto, benchè logico, apparirà delirante.
Dall'altro lato si affrontano notevoli difficoltà nel formulare ipotesi verificabili sul motivo della correlazione tra masturbazione e minore incidenza di tumore prostatico.
L'ipotesi riduzionistica più rudimentale e impulsiva:

Le ragioni della protezione offerta dall'eiaculazione non sono note, ma secondo i ricercatori potrebbe dipendere dal fatto che l'atto sessuale libera la prostata da tossine nocive e batteri che potrebbero accumularsi nella ghiandola. 

Essa, infatti, fornisce un fluido ricco di sostanze – come potassio e acido citrico – che impedisce al seme di “appiccicarsi”. Inoltre, poiché in alcuni passati studi erano stati individuati gli stessi cancerogeni del fumo di sigaretta all'interno della prostata, eiaculando spesso è possibile evitare che essi si accumulino nel processo noto come stagnazione prostatica. Insomma, il sesso (autonomo o in compagnia) fa sicuramente bene alla salute, come dimostrato anche da numerosi altri studi, ma i ricercatori, che hanno pubblicato i dettagli della ricerca su European Urology, sottolineano anche l'importanza di una corretta alimentazione e dell'esercizio fisico.
Fonte: FanPage

In sintesi si tratterebbe di un lavandino da sgorgare.
Nel frattempo, per non saper leggere né scrivere, mangia bene e fai movimento.

Le evidenze scientifiche si trascineranno senza risposte ad un punto tale di adesione al modello 5LB, che certe plateali coincidenze, apparentemente assurde, non potranno più essere eluse e sarà inevitabile dare molto più spazio alla ricerca qualitativa. È la nostra scommessa.

5 Leggi Biologiche: un vaccino per la paura

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