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Diabete e polarizzazione dell'indignazione popolare

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Se non ti sei stupito/a del fatto che una ragazza di Milano sia finita su tutti i quotidiani nazionali per non essere riuscita ad entrare in discoteca a causa di un succo di frutta nella borsetta, significa che sei assuefatto/a ad un meccanismo comunicativo di cui si nutre voracemente l'informazione della nostra epoca.



Diabetica, negato accesso in discoteca
Fonte: ANSA

«Vattene a casa». Diabetica cacciata dalla discoteca per tre bustine di zucchero
Fonte: Secolo d'Italia

Ragazza con diabete respinta dal locale, il medico: "Lo zucchero è un salvavita"

Milano: Martina, ragazza diabetica respinta alla discoteca Old Fashion per le bustine di zucchero in borsa
Il buttafuori non ha sentito ragioni anche quando lei gli ha mostrato il certificato: «Non si possono introdurre alimenti, stattene a casa»
Fonte: Corriere


Nonostante si comprenda la personale indignazione della vittima a causa di un plateale atto discriminatorio, e si comprenda che l'incresciosa vicenda sia avvenuta a causa della particolare ignoranza dei soggetti coinvolti (sempre che i fatti siano accaduti come descritti), si capisce anche che un tale caso (probabilmente non isolato) non avrebbe potuto emergere altrimenti, se non in coincidenza con la Giornata Mondiale del Diabete e con le numerose iniziative correlate promosse in questi stessi giorni (dal 6 al 18 novembre) da società e associazioni.

La risonanza del circolo "virtuoso" mediatico ha generato un'onda di indignazione contro i gestori del locale che si è sollevata in tutto il web e sulla carta stampata, polarizzando l'attenzione popolare sul diabete in modo speciale e anomalo.
Chi ripone interessi nel settore è naturale che faccia di tutto per cavalcare l'emotività intorno alla notizia, agganciando come ad un volano i propri obiettivi.
Ma si tratta anche di un fenomeno strutturale del sistema informazione, sensibile a "ondate" a temi particolari, in un meccanismo che si retro-alimenta.
Tanto che anche noi con questo articolo stiamo contribuendo a gonfiarne la massa.


LA POLARIZZAZIONE DELL'INFORMAZIONE: UN BIAS SOCIALE
È importante prestare attenzione al fenomeno, perchè provoca profonde e ripetute distorsioni nella percezione della realtà.
Ad esempio, non sono affatto rari (diciamolo: è una regola) annunci di scoperte "clamorose", specie nel campo della salute, in concomitanza con relative campagne mediatiche.
Solo pochi mesi fa, eravamo convinti che, improvvisamente, ci fosse in Italia una spaventosa epidemia di meningite, per nessun altro motivo se non per il fatto che se ne parlava moltissimo.
In un certo periodo siamo precipitati in un'improvvisa polarizzazione sulla celiachia, concomitante con il mese delle intolleranze al glutine.
E poi il periodo in cui sembrano concentrarsi tutti i casi di genitori vegani che nutrono male i propri figli, il periodo in cui avvengono violenze da parte di stranieri, il periodo speciale in cui si muore di cancro mentre si seguono terapie non convenzionali.
Il periodo in cui le donne sono molto preoccupate ad uscire la sera perchè il tema degli abusi sessuali diventa il centro di gravità mediatico.
Ma anche il periodo in cui la mortalità della popolazione sarebbe aumentata d'improvviso portando a giustificazione esplicita (ma inverosimile) il calo vaccinale, proprio mentre si preparano leggi sanitarie e riforme del sistema pubblico nazionale.
Ma anche il particolare periodo in cui si intensifica la demonizzazione di certe categorie, come quella dei lavoratori pubblici, in concomitanza con un periodo di legiferazione in quell'ambito.
Per non parlare delle ondate mediatiche che accompagnano campagne militari e altre questioni in cui il sostegno dell'opinione pubblica è di importanza cruciale.

Questi fenomeni della comunicazione non sono indifferenti, perchè muovono le paure e l'indignazione delle masse, plasmando opinioni e comportamenti.
È una meccanica intrinseca al sistema dell'informazione, dicevamo, ma non c'è dubbio che le leve della paura e dell'indignazione siano sovente sfruttate da centri di interesse per fini commerciali, politici ed elettorali.
Sappiamo bene che viviamo un'epoca soggiogata alle leggi di mercato...tuttavia accade che ne siamo assuefatti e a volte veniamo travolti nell'ipnosi senza prestarvi sufficiente attenzione.

Vaccini per il cancro (immunoterapia): se un farmaco è autorizzato non significa che funziona.

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Gli studi randomizzati e controllati (RCT) sono considerati lo stato dell'arte per la verifica dell'efficacia di un trattamento sanitario.
Eppure il risultato di un RCT di per sè non è sufficiente a garantirne l'affidabilità, se non se ne è valutato anche il rigore metodologico. Fonte: PubMed


IL PROBLEMA DELLA PROGETTAZIONE DEGLI STUDI

Un RCT in "doppio cieco incrociato" mette alla prova un farmaco somministrando quest'ultimo ad un gruppo di pazienti e parallelamente un placebo ad un altro gruppo.
Si dice "doppio cieco" perchè né chi prende il farmaco/placebo, né chi li somministra conosce a quale gruppo appartiene.
Si dice "incrociato" quando, ad un certo punto, i due gruppi si invertono: chi prendeva il farmaco prende il placebo e viceversa.
Questo è un metodo molto valido per valutare l'efficacia di un farmaco, con qualche limitazione.

Nel campo della ricerca oncologica, può accadere che uno studio in "doppio cieco" somministri un placebo al gruppo di controllo ma, se la neoplasia non si arresta, si intervenga con il farmaco sperimentale.
Il che persegue fini etici, ma toglie la validità di controllo al gruppo e allo studio nel complesso.

Per esempio nel 2010, proprio sulla presunta affidabilità di un RCT incrociato, è stato approvato dalla FDA il primo vaccino per un cancro, una forma di immunoterapia con la quale si suppone che il sistema immunitario del paziente sia addestrato ad attaccare le cellule cancerose.
Il suddetto farmaco è il Provenge, per il tumore alla prostata. Fonte: PubMed

Prima di allora numerosi farmaci immunoterapici (detti anche vaccini) fallirono nelle loro intenzioni. Fonte: PubMed
Si capisce quindi perchè l'approvazione del Provenge sia stata accolta come una pietra miliare straordinaria: "la porta verso un nuovo entusiasmante paradigma". Fonte: PubMed
Eppure lo studio non solo non aveva potuto rilevare l'influenza sulla qualità della vita o sulla mortalità, ma non aveva neanche potuto comprendere se il farmaco fosse efficace nel ridurre la neoplasia stessa.

Allora come è possibile che sia stato approvato per la commercializzazione?
Il Provenge è stato approvato sulla base dello studio IMPACT, un RCT che inizialmente era stato disegnato per testare se l'immunoterapico fosse in grado di fermare il progresso della neoplasia.
Il risultato fu negativo: il farmaco non aveva effetti sulla massa. Fonte: NEJM
Quindi, dopo alcuni mesi dalle prime rilevazioni, molti pazienti iniziarono ad assumere un chemioterapico standard per il trattamento del tumore prostatico.
Anche i pazienti sotto placebo non avevano miglioramenti, così furono "incrociati" nel gruppo Provenge.
Poichè non si misuravano miglioramenti, anche questi ultimi venivano definitivamente sottoposti alla chemio.

Al termine del follow-up, risultava che i pazienti che avevano ricevuto a)Provenge + b)chemio avessero un leggero vantaggio dal punto di vista della sopravvivenza rispetto al gruppo a)placebo + b)Provenge + c)chemio.
A causa di questi incroci, cioè a causa del disegno dello studio, è evidente che sia impossibile determinare se sia stato il nuovo farmaco a produrre quel vantaggio, piuttosto che l'assunzione precoce del farmaco chemioterapico.
Questo è un RCT che sulla carta produrrebbe "evidenze di alta qualità", ma di fatto la sua randomizzazione è completamente compromessa.
Infatti un report successivo di valutazione tecnica ha chiarito che nonostante ci siano segnali di migliore sopravvivenza, queste conclusioni sono smorzate dal potenziale confondente nel disegno dello studio, dovuto a differenze sistemiche nei trattamenti, che rendono incerte le stime del livello dei benefici. Fonte: Agency for Healthcare Research and Quality

Vinay Prasad, oncologo famoso per la sua battaglia per l'innalzamento degli standard di approvazione, dice: "Se il trattamento fosse stato fatto con dei lecca-lecca, si avrebbero avuti effetti simili. Un gruppo prende il lecca-lecca e, quando il cancro progredisce, gli si somministra un vero trattamento".

Un altro tra i problemi legati al disegno degli studi è la rappresentatività del campione dei pazienti scelto: accade infatti che, anche quando un farmaco appare funzionare nella ricerca, spesso non funziona nel mondo reale perchè i gruppi selezionati non erano rappresentativi di pazienti reali. Fonte: JAMA
E non di meno è un grosso problema l'uso di "traguardi surrogati", che rendono relativamente facile il successo di una ricerca e quindi molto veloci le approvazioni al commercio di nuovi farmaci.
Per fare un esempio: la valutazione di un farmaco che sia efficace nell'abbattere la pressione sanguigna può essere molto positiva.
Questo è un cosiddetto "traguardo surrogato" facilmente raggiungibile, che però non dà alcuna indicazione utile a pazienti e medici sull'incidenza nella qualità della vita, sui benefici rispetto ad eventi cardiovascolari o sulla mortalità.
E la storia dei beta-bloccanti è proprio andata così.

Quindi la controversia non riguarda i farmaci di per sè, nella fattispecie il Provenge, ma il modo in cui questo è riuscito a guadagnarsi l'approvazione al commercio da parte della FDA.
Dobbiamo essere coscienti di un fatto: oggi le terapie sono frequentemente approvate sulla base di studi che non possono dimostrare che queste funzionino veramente.
Di conseguenza, l'approvazione alla commercializzazione da parte degli enti di controllo non è una condizione sufficiente a garantire efficacia e sicurezza di una terapia o un farmaco.
Purtroppo.
Una volta di più: nuovo non è necessariamente meglio.
D'altra parte non è affatto raro che si pensi il contrario, e anche i media fanno generalmente coincidere "approvazione" con "evidenza di efficacia e sicurezza".


IL PROVENGE È STATO UN ERRORE ISOLATO

Niente affatto, il Provenge non è un errore isolato.
Il Provenge fa solo emergere un problema strutturale del sistema di controllo farmaceutico.
Una recente revisione sistematica del BMJ, focalizzata proprio su 48 farmaci per il cancro, ha concluso senza mezzi termini:
"La valutazione sistematica delle approvazioni per terapie oncologiche da parte dell' EMA tra il 2009 e il 2013 mostra che molti farmaci sono entrati nel mercato senza evidenze di benefici sulla sopravvivenza o la qualità della vita
Ad un minimo di 3,3 anni dopo l'ingresso nel mercato, non c'è ancora un'evidenza conclusiva che questi farmaci estendano o migliorino la vita per molte condizioni tumorali. E quando ci sono vantaggi rispetto ai trattamenti esistenti o al placebo, questi sono spesso marginali."
Fonte: BMJ

Interessante il commento di Vinay Prasad a questa revisione, con un editoriale dal titolo Tu non devi sapere. Secondo l'opinione del nostro degenerato sistema di regolamentazione.
Fonte: BMJ

Insomma: anche se i quotidiani festeggiano con grande clamore l'approvazione di una nuova terapia, non è affatto certo che questa funzioni veramente.


A PROPOSITO DI IMMUNOTERAPIA NELLA VISIONE 5LB

Nel modello delle 5 Leggi Biologiche la concezione di un sistema immunitario che combatte un programma biologico sensato, semplicemente, non ha senso.
Ci sono processi di regolazione che appartengono alla fisiologia della fase PCL, come lo sono la caseificazione di una massa o la cicatrizzazione di un'ulcera, e questi potrebbero essere agevolati artificialmente, finanche forzati.
La valutazione di idoneità di un tale intervento sarebbe tutta sull'efficacia di questa strada di ricerca: potrei forzare dei micobatteri a caseificare un nodulo ghiandolare del fegato? O potrei forzarne l'incapsulamento?
Se sì, potrebbe essere utile? Avrebbe dei risvolti negativi?
Come si concilierebbe il contrasto con l'eventuale processo di proliferazione in atto, che non si arresterebbe fino ad effettivo completamento dell'SBS?
Probabilmente la questione si ridurrebbe in questi termini, e le risposte sarebbero certamente diverse da persona a persona.

La guida: 10 punti per non farsi manipolare dalle notizie sulla salute

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Siamo sommersi dalle notizie sulla salute.
Tutti i giorni abbiamo a che fare con titoli più o meno eclatanti su nuove scoperte, fattori di rischio e con il gergo della ricerca scientifica che filtra attraverso i giornali.
Nella maggioranza dei casi si tratta di studi quantitativi, pervasi dalla statistica e dal suo linguaggio.

È la lingua della Medicina Basata sulle Prove di Efficacia che, con solide competenze statistiche, cerca di farsi spazio per comunicare quali interventi sanitari funzionano e quali no.
Il fatto è che siamo in un'epoca in cui tale approccio non solo non è applicato nella prassi delle cliniche, ma non è nemmeno ancora insegnato adeguatamente nelle università.
Nonostante tutto, la buona notizia è che sta lentamente prendendo piede.

D'altra parte invece la ricerca di base, che avrebbe come obiettivo l'avanzamento della conoscenza e la comprensione teorica senza particolari e immediati riscontri pratici, in un'epoca come la nostra soggiogata alle leggi del mercato e del profitto è ridotta al lumicino senza risorse sufficienti.
È molto chiaro che le 5 Leggi Biologiche potrebbero essere verificate lì, nell'ambito della ricerca di base e nello sviluppo della ricerca qualitativa.


Allora, in attesa che i tempi consentano l'emersione prima di una Medicina Basata sulle Evidenze, poi di una ricerca di base corposa, impariamo a proteggerci dai bombardamenti mediatici, spesso manipolatori, comprendendo alcune delle odierne regole del gioco, guardando sia alla ricerca scientifica sia al mondo del giornalismo che sono tra le primarie fonti di ipnosi popolare.

I 10 punti che seguono sono alcuni dei fondamenti tecnici del lavoro di 5LB Magazine nella revisione delle notizie sulla salute.



10 PUNTI A CUI PRESTARE ATTENZIONE 
NELLA VALUTAZIONE DEGLI STUDI E DELLE NOTIZIE SULLA SALUTE

Indice:
1- Rischio relativo e rischio assoluto
2- "Correlazione" non è uguale a "causa"
3- Studi su animali e in vitro
4- Fase dello studio
5- I traguardi surrogati
6- Notizie dai congressi scientifici
7- Conflitti di interesse
8- Approvazione al commercio
9- Il BioHype
10- Allarmismo mediatico

Prima di iniziare con il punto 1 facciamo una premessa: questa guida dà per scontato che la notizia che si legge sia vera, verificata e riporti riferimenti a studi pubblicati da fonti affidabili.
Ripeto: si applicano questi punti quando la notizia è verificata su diverse fonti e riporta i riferimenti agli studi originali.
Il problema delle notizie inventate va risolto a priori e non riguarda questo decalogo.


1- Rischio relativo e rischio assoluto
Avrai letto numerose volte titoloni sui giornali del tipo

"Il nuovo farmaco riduce l'incidenza del morbo del 50%"
"Assumere questo alimento aumenta del 70% i rischi di contrarre la malattia"
"La mammografia riduce la mortalità da tumore al seno della metà"
...
È molto semplice giocare con i numeri: se il rischio di morte per tumore al seno è di 2 su 2000 casi e lo screening mammografico riduce questo rischio a 1 donna su 2000, la riduzione del rischio relativo è di ben il 50% (1 è il 50% di 2).
Vero, e un titolo di giornale può in tutta tranquillità scrivere "Lo screening riduce il rischio di morte della metà".
Eppure la riduzione di rischio assoluto, cioè il reale beneficio che si ottiene, sarebbe solo l'1%.
Il dato è quindi vero ma manipolatorio.

ALCUNI ESEMPI
a) È proprio andata così con gli screening al seno, approfondisci per comprendere il problema.

b) Secondo il National Institutes of Health americano, la riduzione della pressione arteriosa abbatte del 33% i rischi cardiovascolari (infarti) e del 32% i rischi di decesso.
Purtroppo la notizia riferiva solo il rischio relativo, mentre quello assoluto è rispettivamente di 0,8% e 1,3%.
Riportato nell'eloquente NNT (number needed to threat), 1 persona su 100 avrà un beneficio dal trattamento per ridurre la pressione vascolare, 99 persone non avranno alcun beneficio ma potenziali effetti collaterali.

Il problema si amplifica quando i benefici sono riportati in termini relativi, mentre i danni sono riportati in termini assoluti.
La questione ha radici giornalistiche ma è anche alla base della ricerca stessa, quando i ricercatori pubblicano abstract in termini relativi senza comunicare i valori assoluti. Fonte: Harding Center For Risk Literacy

PERCHÈ È IMPORTANTE
Se non si conosce il reale grado dei probabili benefici, non si può fare scelte consapevoli in rapporto ai possibili eventi avversi.

COSA FARE
Quando ti imbatterai in notizie dai numeri eclatanti (20%, 30%, 70%...), presta attenzione: 30% di cosa? Si tratta di una differenza assoluta o relativa?



2- "Correlazione" non è uguale a "causa"
Uno studio osservazionale esamina l'associazione tra un'esposizione a qualcosa (un particolare cibo, qualcosa nell'ambiente) e un risultato come una "malattia" o la morte.
Poichè sono presenti e agiscono contemporaneamente tutte le altre esposizioni possibili di una vita complessa, questi studi non possono dedurre una relazione di causa ed effetto: possono solo indicare il movimento di una variabile rispetto a un'altra.
Significa che, se A e B variano in modo correlato, non si può stabilire se A causa B, se B causa A, o se A e B sono entrambe causate da un C ignoto e non hanno influenza diretta tra di loro.

Solo gli RCT (studi randomizzati controllati) possono avvicinarsi a una relazione di causa ed effetto: un gruppo di individui con caratteristiche casuali viene esposto ad A (gruppo sperimentale) e un altro gruppo si controlla che non ne venga esposto (gruppo di controllo) ma esso pensi comunque di esserlo (con un placebo). 
Poichè tutte le altre variabili di vita sono casuali e uguali tra i due gruppi, ogni risultato finale diverso nel gruppo sperimentale deve dipendere da A.

Le ipotesi di legame tra A e B in uno studio osservazionale sono invece, alla meglio, speculazioni.
Il linguaggio usato nella comunicazione sui giornali allora diventa cruciale.

ALCUNI ESEMPI
a) Mangiare pesce preserva la vista. Fonte: WebMD
Titolo che induce a credere che mangiando pesce si proteggano gli occhi. 
In realtà si tratta di uno studio osservazionale che ha trovato in chi mangia pesce una volta a settimana una minore incidenza di maculopatia.
Tutte le altre variabili non sono controllate: la causa potrebbe risiedere in realtà nella sensazione di essere perseguitate, piuttosto che nel vestire un cappello due volte a settimana.
Da questo tipo di studi non si può evincere.

b) Grande scoperta negli Stati Uniti, un’ora di camminata al giorno previene dal tumore al seno
Come sopra.
Per questo motivo esistono centinaia di studi che associano un tumore a innumerevoli fattori: se bevi l'acqua nella plastica, se vesti fibre sintetiche, se non fai abbastanza mestieri di casa...

c) Meno cicogne in Italia hanno causato il crollo della natalità
Questa non è una notizia vera, ma è il motivo per cui su 5LB Magazine abbiamo una rubrica che si chiamaEffetto Cicogna, da un esempio molto caro a Claudio Trupiano:
"Con un'indagine demografica si è rilevata una diminuzione drastica della natalità in Italia.
Si è altresì visto che nello stesso periodo la migrazione delle cicogne ha ridotto il numero di esemplari presenti sul territorio.
Vi è quindi evidenza che, con meno cicogne, ci sono di conseguenza meno bambini"

L'Effetto Cicogna consiste propriamente nel mettere in relazione di causa due fattori che possono non avere alcun collegamento fattuale.
Anche qui ci troviamo di fronte ad uno studio osservazionale, che ha voluto giustificare la relazione di causalità con una risposta proporzionale alla dose, cioè chi meno beve (A) meno rischia il cancro (B).
Ancora: non è possibile dirlo, e la conclusione è condizionata dal pregiudizio che l'alcool sia cancerogeno. 
Come ho spiegato nell'articolo nel link, potremmo dire tranquillamente che sia invece il tumore (B) ad aumentare il rischio di alcolismo (A), e non il contrario. 
O più verosimilmente, che c'è un fattore C psichico non osservato che trascina A e B insieme.
Nonostante sembri un assurdo, questa ipotesi nel modello delle 5 Leggi Biologiche si rivela in tutta la sua limpidezza.
Con questo esempio si comprende quanto sia difficile fare sperimentazione mettendo in gioco anche la psiche: se invece di fare uno studio osservazionale facessi un RCT, esponendo un gruppo casuale all'alcool (difficilmente realizzabile per motivi etici), dal nostro punto di vista è ben probabile che non avrei alcuna influenza sull'incidenza di cancro, perchè il fattore psichico C non ne sarebbe toccato.
Se invece volessi esporre il gruppo sperimentale al fattore psichico C...beh, si capisce che è una missione inattuabile se non impossibile.

PERCHÈ È IMPORTANTE
I titoli dei giornali sono quelli che abbiamo visto negli esempi, e li conosciamo molto bene perchè ne siamo bombardati tutti i giorni.

Il lettore medio come anche il giornalista medio non conosce le procedure della ricerca scientifica (peraltro più articolate di come le esponiamo qui) e interpreta come può, veicolando messaggi distorti.

COSA FARE
Quando si parla di "causa" presta attenzione al tipo di studio a cui si fa riferimento.
Lo studio osservazionale è quello che può generare gli effetti cicogna più clamorosi.
Quandanche fossi di fronte ad un RCT, considera che potresti trovare una revisione sistematica sul tema, la quale potrebbe fornirti una qualità di evidenza ancora superiore.
E considera che, se vogliamo guardare ancora più a fondo, le "cause delle cose"è un ambito che sfugge alla ricerca sperimentale e appartiene a quello filosofico. 
Ma in questa sede restiamo pratici.



3- Studi su animali e in vitro
Quante volte avrai letto titoloni del tipo

"Scoperta straordinaria: lo studio sul farmaco che garantisce la remissione totale della malattia"

Spesso, molto spesso, i quotidiani riportano con grande clamore risultati di ricerche, senza dare peso sufficiente al fatto che si tratti di studi in vitro o su animali.
Un qualsiasi risultato in vitro o su animali non può essere nemmeno avvicinato a presunte possibilità di successo sugli umani.

ESEMPIO
Le notizie sono quotidiane, tanto che anche nel momento in cui scrivo ti basta aprire i giornali per trovare
Melanoma, in arrivo un vaccino vegetale in grado di bloccarlo
Fonte: ANSA, DataManager

Gli studi su animali e in vitro sono detti pre-clinici, e rappresentano il primo e più basso livello di qualità delle evidenze scientifiche.
Di tanto in tanto aiuto Cochrane a selezionare gli studi sui quali faranno le revisioni sistematiche: la prima regola aurea di questa attività è scartare qualsiasi studio sia eseguito su animali o in vitro, perchè non ha valore clinico.

È allora del tutto fuori luogo l'uso di parole come "in arrivo", "promettente" e ogni altra espressione che è dominio delle ultimissime fasi della ricerca.
A questo link i perchè della necessità per la ricerca di affidarsi di meno a modelli animali per studiare le condizioni umane.
A questo link la riduzione dell'importanza della vivisezione nel paradigma delle leggi biologiche.

PERCHÈ È IMPORTANTE
I quotidiani molto spesso danno un peso esagerato a ricerche che non hanno ancora restituito risultati concreti: un tale entusiasmo mediatico genera aspettative irrealistiche.

COSA FARE
Di fronte ad un titolo eclatante di una "ricerca promettente" o "scoperta eccezionale", controlla che i risultati siano stati verificati sull'uomo.



4- Fase dello studio
Strettamente collegato al punto precedente, il punto 3 richiede di valutare in quale fase della ricerca si trovi lo studio.
Il lettore può non comprendere il significato delle Fasi 1, 2, 3 o 4, ma il giornalista dovrebbe ponderarne il valore.
Accade infatti che le notizie riportino di grandi successi per l'efficacia dei farmaci, riferendosi a studi di Fase 1, quando la Fase 1 NON valuta l'efficacia di un trattamento, bensì la sola sicurezza tossicologica.

ESEMPIO
Titoli simili sono all'ordine del giorno, ma riporto quello che ho commentato in un articolo di poche settimane fa
Grande successo nella ricerca contro il cancro: vaccini personalizzati contro il melanoma sicuri ed efficaci nei primi studi clinici sull'uomo
Fonte: NewsWeek

Questo "titolone"è basato su due studi in Fase 1 che non mette alla prova l'efficacia di un trattamento. Quindi da dove esce "vaccini efficaci"?
All'interno di questo mio articolo il commento alla notizia.

La Fase 2 inizia a raccogliere dati di efficacia su una piccola popolazione, la Fase 3 raccoglie dati di efficacia e sicurezza su popolazioni più vaste ed eterogenee. Qui la spiegazione di ClinicalTrails.gov

PERCHÈ È IMPORTANTE
È il medesimo problema affrontato con gli studi su animali: la notizia va data con toni coerenti a ciò che lo studio sta effettivamente verificando.

COSA FARE?
Se si legge di una ricerca che ha portato importanti risultati, verificare se l'articolo giornalistico è accurato nel riportare anche la Fase (1, 2, 3) per poter dare il giusto peso alla notizia.



5- I traguardi surrogati
Si tratta di un problema della ricerca e delle istituzioni che regolamentano il mercato dei farmaci.
Gli studi clinici, invece di valutare l'efficacia di un farmaco in base al miglioramento della qualità della vita o la riduzione della mortalità, possono fissare un obiettivo alternativo che può essere il valore di un elemento nel sangue, un marcatore e simili.
Questo è chiamato "traguardo surrogato" o secondario, che non dice nulla sugli obiettivi primari che sono gli effetti reali sulla vita delle persone.

ALCUNI ESEMPI
a) Abbiamo visto questo fenomeno, e in modo eclatante, con il "super-farmaco" per l'epatite C: il farmaco è stato approvato e venduto a tutti i governi del mondo grazie alla capacità di abbattere i livelli di viremia, senza però fornire informazioni sulla mortalità, sull'incidenza della cirrosi, sulla qualità di vita né sui potenziali effetti collaterali.

b) I beta-bloccanti sono stati prescritti per decenni perchè raggiungevano molto facilmente il traguardo surrogato di abbassare la pressione sanguigna.
Solo recentemente si è verificato che non solo non apportano benefici in termini di prevenzione da eventi cardiovascolari, ma aumentano i rischi di ictus e altri eventi avversi.

c) L'abbattimento del colesterolo "a tutti i costi"è un mantra che si trascina e che sostiene le prescrizioni di farmaci, tuttavia ha sempre meno sostegno da parte delle evidenze scientifiche perchè non dà benefici reali.

d) Il traguardo surrogato del costringere lo zucchero nel sangue sotto certi livelli in presenza di diabete di tipo 2, aumenta il rischio di decesso. Fonte: National Institutes of Health

Perchè vengono usati obiettivi secondari o surrogati?
Perchè migliorano enormemente le probabilità di successo statistico, rendono più facili, rapidi e meno costosi gli studi e, di conseguenza, le approvazioni al commercio.

PERCHÈ È IMPORTANTE
Perchè un traguardo secondario non dà nessuna indicazione clinicamente utile né ai medici né ai pazienti.
È un fatto tecnico che può dare l'illusione di efficacia anche quando non fosse comprovata.
Anche questa criticità indebolisce molto la possibilità di valutare il rapporto rischi/benefici di un trattamento.

COSA FARE
Se un trattamento è misurato su dei valori numerici (sanguigni, ormonali e altri marcatori), verificare se ci sono informazioni sugli esiti primari: migliora la qualità della vita? Riduce la severità dei sintomi? Riduce il tempo speso in ospedale? Riduce il rischio di decesso?



6- Notizie dai congressi scientifici
Dai congressi scientifici di categoria si fanno spesso annunci, i media vi ripongono grande attenzione e i giornalisti pescano a piene mani.
Eppure nella maggioranza delle volte in questi incontri si discute intorno a ipotesi, ricerche in corso, dati preliminari e incompleti.

ALCUNI ESEMPI
a) Glutine responsabile in un caso su 4 del colon irritabile
Fonte: ANSA
Questa notizia del 2015 fu battuta con informazioni prese dalla United European Gastroenterology Week, cioè il congresso annuale di tutte le società scientifiche gastroenterologiche in Europa.
I dati esposti erano preliminari e non definitivi, tuttavia i giornali ne hanno fatto una grancassa tale da polarizzare pesantemente l'attenzione popolare su celiachia e prodotti senza glutine...non senza interessi particolari (vedi il punto 7).

b) Dimezzato il limite massimo di colesterolo "cattivo", cardiologi: "Non deve superare quota 100"
Questo annuncio clamoroso, rilanciato l'anno scorso da tutti i media, usciva dal congresso dei cardiologi riuniti a Roma.
Tutte le persone, cardiopatiche o sane che fossero, avrebbero dovuto assumere farmaci per ridurre il colesterolo a livelli minimi. I toni dei giornali erano a dir poco perentori.
Qualsiasi studio sia stato preso in considerazione, cadeva in un periodo in cui tutte le linee guida internazionali si muovevano nella direzione opposta.

PERCHÈ È IMPORTANTE
Perchè i media vendono spesso dati parziali o "opinioni dell'esperto" come fossero evidenze acquisite.

COSA FARE
Prestare attenzione se le informazioni sono attinte da congressi o meeting internazionali.
Ciò non significa che non siano veritiere o degne di essere ascoltate, ma c'è bisogno di più prudenza. Fonte: The Medical Journal of Australia



7- Conflitti di interesse
Il business della salute è mastodontico e i conflitti di interesse sono pervasivi.

"Chi ci guadagna?"è una domanda che è importante porsi, che si sia giornalisti, medici o pazienti.
Il problema è l'occultamento dei conflitti di interesse, che riguarda la ricerca dalle fasi iniziali fino ai giornali e alla divulgazione.
A livello di pubblicazione scientifica le cose si stanno un po' muovendo, perchè riviste e aggregatori hanno cominciato ad esporre in modo evidente i finanziatori degli studi e gli eventuali conflitti. Fonte: CSPI

Ma ad oggi la situazione è scandalosa.
Persino le Linee Guida internazionali possono essere scritte sulla base di conflitti di interesse occulti. Fonte: JAMA

ALCUNI ESEMPI
Gli esempi di conflitti di interesse sono illimitati, tuttavia quando sono espliciti rappresentano un problema relativo.
Il problema è molto grande quando sono occulti.
Da NewsHealthReview una raccolta esemplare.

Nel 5LB Magazine abbiamo trattato la questione più volte, ma è chiaro che si può affrontare il conflitto di interesse solo quando si conosce: nei due esempi che seguono era abbastanza esplicito.
a) Abbiamo seguito da vicino il procedere di uno studio italiano sull'intolleranza al glutine, finanziato esplicitamente dall'azienda Schar, leader nel mercato dei prodotti Gluten Free.
Proprio grazie alla conoscenza del finanziatore, è stato possibile valutare in modo critico i risultati dello studio. Non possiamo dire lo stesso delle notizie che li annunciavano al pubblico, perchè in nessuna di quelle che abbiamo visionato era riportato il finanziatore.
b) Altri casi molto eclatanti si trovano quotidianamente sui giornali, come questo studio sui pistacchi finanziato da un'associazione di produttori di pistacchi.

PERCHÈ È IMPORTANTE
Non c'è nulla di male a finanziare studi con un certo scopo, ma questo deve essere esplicito e i risultati non devono essere occultati in caso di esito negativo.
Se i giornali non pubblicano i finanziatori dello studio o i conflitti di interesse del ricercatore, come si può valutarne lo scopo, la particolare prospettiva e la potenziale distorsione dei risultati?
Se nella ricerca l'occultamento è un crimine (e se ne sta occupando anche l'ONU), nel giornalismo è un pesante danno all'informazione.

COSA FARE
Verifica che la notizia riporti i finanziatori.
Nel dubbio che il giornale possa avere conflitti di interesse esso stesso nella notizia (non solo direttamente economici), verifica lo studio originale citato.
A volte le riviste scientifiche implementano un campo speciale all'interno degli abstract degli studi, in cui sono esposti i conflitti di interesse dei ricercatori.



8- Approvazione al commercio
Accade che vengano battute notizie entusiastiche su farmaci che "potrebbero essere approvati" o "potrebbero arrivare presto sul mercato"...
Spesso queste previsioni sono gettate nel buio e non trovano realizzazione, perchè la ricerca è ancora alle fasi iniziali e perchè l'ente di controllo non li approverà mai.

ESEMPIO
Un esempio su tutti è il vaccino per l'HIV, annunciato ripetutamente per 30 anni senza che potesse mai vedere veramente la luce.
Funziona il vaccino contro HIV
Continuano le sperimentazioni di fase II e sono tangibili i primi risultati
Fonte: ItaliaSalute (2010)

Questo è un esempio, ma basta fare una ricerca online per trovare una montagna di notizie simili dalla fine del secolo scorso fino a oggi.

Ma qui c'è un problema in più: anche le notizie che dovessero annunciare l'effettiva approvazione non possono dare la garanzia che il trattamento approvato sia efficace, perchè oggi l'approvazione può non essere fondata su prove sufficienti. Qui la spiegazione.

PERCHÈ È IMPORTANTE
L'annuncio di commercializzazioni ipotetiche genera aspettative che sono disattese nella maggioranza dei casi, confondendo la capacità di scegliere una terapia e togliendo credibilità alla medicina.
Per motivi strutturali del sistema di controllo, anche le approvazioni effettive devono essere prese come atti burocratici che non garantiscono necessariamente efficacia e sicurezza.

COSA FARE
Prendere atto se l'approvazione sia solo prevista, presunta o effettiva. In quest'ultimo caso non associare l'approvazione ad una garanzia di efficacia.


9- Il "BioHype"
A questo link numerose fonti sul BioHype, cioè quel fenomeno che riguarda particolari campi della ricerca (genetica, immunoterapia ecc.) sui quali vengono montate aspettative esagerate, irrealistiche, sovrastimate e premature, che poi sono disattese dalle reali applicazioni.
Noi in Italia la chiameremmo "moda del momento", quando c'è la tendenza a esagerare sia la copertura mediatica sia l'enfasi della comunicazione intorno a particolari campi di ricerca.

ALCUNI ESEMPI
a)"La porta verso un nuovo entusiasmante paradigma" è la frase con cui è stato accolto l'immunoterapico per il cancro alla prostata.
Che però poi si è scoperto non funzionare affatto.

b) Le enormi aspettative intorno all'impiego clinico di cellule staminali provoca spesso una attrazione sproporzionata verso gli esperimenti che ne fanno uso (vedi Metodo Stamina).

PERCHÈ È IMPORTANTE
È una polarizzazione che genera distorsione e aspettative intorno a ipotesi non del tutto verificate.
È anche quello che facciamo noi sul 5LB Magazine con le 5 Leggi Biologiche.

COSA FARE
Prestare attenzione alle esagerazioni dovute a particolari momenti di copertura mediatica o a fonti che hanno interesse nel contenuto veicolato.
Ha a che fare con il conflitto di interesse, ed è particolarmente nocivo quando quest'ultimo è nascosto.


10- Allarmismo mediatico
L'allarmismo e il sensazionalismo sono sempre ricercati dai media perchè fanno crescere l'audience.
Abbiamo osservato che spesso gli allarmismi si polarizzano in certi periodi specifici connessi a campagne di "sensibilizzazione" o a dibattiti politici.

ALCUNI ESEMPI
a) La più recente epidemia di meningite in Italia è un chiaro esempio di notizia falsa che, con il contributo dell'allarmismo, si è perfettamente istituzionalizzata.
Fake news ed epidemia apparente di meningite

b) La famosa attrice scoppia in lacrime in TV annunciando il suo cancro

c) Tutte quelle notizie che trasformano improvvisamente alimenti d'uso comune in pericoli mortali.
Qui a lato puoi vedere il noto e divertente video di Frascati Scienza che sbeffeggia questa tendenza mediatica.

PERCHÈ È IMPORTANTE
La psicosi popolare sposta le opinioni e le scelte personali sulla propria salute.
Dal punto di vista delle 5LB il fenomeno è anche nocivo, perchè la paura complica la relazione con la propria salute.
Ma anche dal punto di vista della ricerca quantitativa: fra gli studi, quello sul BMJ ha misurato i danni alla salute provocati dall'ansia generata dal mantenimento della salute stessa. Fonte: BMJ

COSA FARE
Per passare il più possibile indenni attraverso il fenomeno del sensazionalismo quale strumento di marketing, vale la pena alzare l'attenzione sui 9 punti descritti in precedenza:
- Cosa mi stanno raccontando con tutto questo clamore?
- Raddoppiano e dimezzano i rischi rispetto a che cosa? È un valore relativo o assoluto?
- Sono osservazioni o è stata studiata la causalità?
- Si tratta di persone o animali?
- A chi giova e chi ci guadagna da questo clamore mediatico?
- Ci sono possibili conflitti di interesse?
....



Altri elementi di approfondimento
- P-value
- Odds ratio
- approvazione di dispositivi medici
- diffusione degli studi di non-inferiorità
- attenzione ai risultati riferiti a sottogruppi di studio

Questo testo è scritto con l'apporto dello straordinario lavoro di Health News Review, sito specializzato in revisioni di notizie sulla salute.

Lo sciacallaggio perpetuo della campagna vaccinale

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Metti una storia di grande cuore tra i ragazzi di un liceo di Novi Ligure; metti gli anni recenti che hanno visto protagonista una propaganda sulla salute asfissiante; metti certe superstizioni che si trasformano in verità scientifiche; metti un giornalismo subordinato al profitto che aspetta il suo cavallo quotidiano da cavalcare:

Tutta la classe si vaccina per il compagno di scuola colpito da tumore. Il plauso del ministro
Spiega il preside: «I ragazzi, stimolati e convinti dalla professoressa di scienze Monica Lupori, hanno deciso di vaccinarsi in massa contro l’influenza. 
Un gesto nobile: in classe studia Simone Dispensa, ragazzo affetto da un osteosarcoma che per curarsi deve ricorrere a cure sanitarie a Bologna molto pesanti che gli hanno ridotto al minimo le difese immunitarie. Per lui un’influenza diventa un problema»
Fonte: La Stampa

I ragazzi hanno voluto dimostrare la propria solidarietà al compagno in difficoltà e, anche quelli meno convinti, si sono lasciati convincere dal medico:
"Conoscendo l’importanza dell’immunità di gregge, ho avanzato questa proposta che è stata accolta da tutti con grande entusiasmo – spiega l’insegnante –. Per la verità, qualche ragazzo ha avuto inizialmente un po’ di perplessità, anche sull’onda della campagna no-Vax, ma è bastato che parlasse con il suo medico di base per capire l’importanza di immunizzarsi."
Soprattutto per i più resistenti alla medicalizzazione, questo gesto si dimostra un atto d'amore. 
E fin qui tutto bene.


Dal gesto sincero in poi, ogni attribuzione morale e ogni strumentalizzazione mediatica che ne viene fatta si mostrano come bieche manovre speculative per la manipolazione dell'opinione pubblica.
Infatti, se il gesto d'amore collettivo fosse rimasto tra le quattro mura della classe senza séguiti celebrativi, sarebbe stato un atto "scientifico", nel senso che sarebbe stato perfetto per il particolarissimo caso del ragazzo in questione. Le sue condizioni è probabile che siano speciali, tanto che hanno spinto il suo medico a metterlo in guardia sulla sua debolezza, sulla "immunodepressione" e sulla impossibilità a vaccinarsi. Questo fatto non è generalizzabile, come vedremo.

L'informazione, specialmente se patrocinata dal servizio pubblico, non dovrebbe permettersi di fare di una particolare scelta terapeutica una generalizzazione, un atto eroico, inducendo all'emulazione di massa.
Invece il solito carrozzone capeggiato impudentemente dal ministero della salute non ha perso l'occasione per speculare sul caso.
Il messaggio sui quotidiani, più o meno subliminale, suona così: hai il dovere civico di vaccinarti (in generale) per proteggere "il gregge"; se non lo fai sei un delinquente senza cuore, la comunità non te lo perdonerà mai e pagherai con l'emarginazione.
Immagina se anche un solo ragazzo di quella classe si fosse rifiutato di assumere il farmaco...

Non solo la generalizzazione è un espediente sofistico abusato e deprecabile, ma questo messaggio veicolato con la notizia di oggi appare fondato sulla superstizione, allo stesso modo che se fosse suggerito al lettore di proteggere la salute della propria comunità immolando un capretto alla dea Igea.


PERCHÈ IL CASO PARTICOLARE NON DEVE ESSERE GENERALIZZATO

1- L'immunodepressione è una teoria (che non discuteremo ora), e non è vero che se si è "immunodepressi" non si possono assumere farmaci o vaccini in generale. 
Al contrario, spesso i vaccini risultano più utili proprio nei casi di "difese compromesse", e infatti nella fattispecie proprio il vaccino anti-influenzale, nonostante la bassa qualità dell'evidenza disponibile, è suggerito nei casi oncologici quando è somministrata la chemioterapia.
Influenza vaccination is safe and the evidence, although weak, is in favour of vaccinating adults with cancer receiving chemotherapy. Fonte: PubMed
Anche per i più piccoli sottoposti a chemioterapia le raccomandazioni sono simili, tuttavia le evidenze a sostegno sono di qualità ancora più bassa. Fonte: PubMed

2- La vaccinazione anti-influenzale è riconosciuta essere tra le meno efficaci mai prodotte.
I ragazzi sani che si sono vaccinati per proteggere il compagno hanno in realtà una probabilità molto bassa di ricevere un beneficio dal vaccino.
Vaccini per prevenire l'influenza in bambini sani. Fonte: Cochrane
Vaccini per prevenire l'influenza in adulti sani. Fonte: Cochrane

3- Se parlare di immunità di gregge per la maggioranza dei vaccini più diffusi è un azzardo, per quello anti-influenzale è un assurdo.
Non c'è nemmeno evidenza di alcun beneficio nel vaccinare gli operatori sanitari negli istituti di cura, ambiti per definizione "immunodepressi".
Questa revisione non fornisce una ragionevole evidenza tale da supportare la vaccinazione degli operatori sanitari per prevenire l'influenza nei residenti ultra-sessantenni degli istituti di cura.
Fonte: PubMed
Se si fosse trattato di vaccino per il morbillo, la velleità di raggiungere una supposta "immunità di gregge" avrebbe avuto un senso un po' più solido e credibile (in base alle odierne conoscenze).

Allora osserviamo cosa accade: siamo nel paradosso di in un "libero regime ad informazione controllata", attraverso il quale gli interessi più forti fanno speculazione e propaganda, la quale genera credenze, superstizioni e conseguenti psicosi, che irrigidiscono un diffuso scientismo popolare a difesa dei dogmi.
Il dogma intorno al beneficio di una medicalizzazione preventiva totaleè oggi una superstizione imperante.

La notizia avrebbe potuto fermarsi alla bellezza del gesto di solidarietà in sè, ma non avrebbe dovuto trasformarsi in un'invettiva morale per giustificare difficili decisioni politiche.
La scelta della 5°E è arrivata alle orecchie del ministro alla Salute, Beatrice Lorenzin, che ha telefonato alla scuola per complimentarsi. «È stato davvero bello, abbiamo parlato con lei in viva voce – ricorda Lupori –. Speriamo a questo punto di condizionare in positivo anche altre classi che si trovano nella nostra situazione». 
Del caso specifico non conosciamo i motivi che hanno condotto il ragazzo a scegliere di non vaccinarsi, ma abbiamo capito che non vanno generalizzati con il fine di "condizionare in positivo".
Al di la di ciò, se mettiamo sul piatto da una parte il rischio del farmaco e dall'altra parte l'amore profuso, la bilancia del rischio/beneficio pende nettamente dal lato dell'amore: il calore degli insegnanti e degli amici di Simone è un antidoto importante per sentirsi meno soli, quando la salita sembra troncare il respiro. «Non ci aspettavamo che si vaccinassero tutti, questo gesto ci riempie di orgoglio», confida la mamma. Fonte: Quotidiano.net

In questo senso, se l'atto d'amore collettivo fosse rimasto tra le quattro mura senza fini celebrativi, sarebbe stato "scientifico" senza produrre altrove danni ipnotici.
Per non parlare degli effetti di utilità secondaria della "malattia" che la celebrazione ad atto eroico nazionale può far pesare sulle spalle del ragazzo.
Senza entrare nel dettaglio di argomenti troppo sensibili per una lettura estemporanea, portiamo l'attenzione sul fatto che queste situazioni non dovrebbero cedere alla seduzione della ribalta ma andrebbero protette dallo sciacallaggio mediatico che si fa nella caccia all'"effetto Angelina Jolie".

I 5 articoli più letti sul 5LB Magazine nel 2017. Il 2018 sarà sorprendente.

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Si chiude questo anno con numerose notizie sulla salute e le 5 Leggi Biologiche ma, di fatto, gli argomenti che hanno catalizzato l'attenzione popolare sono non più di due o tre: dato il clamore che li ha accompagnati, il lettore può ben immaginare a cosa stiamo alludendo.


Quali sono dunque gli argomenti e gli articoli più letti del 2017?
Cominciamo dalla quinta posizione:
5) Contrordine: 'È importante rinunciare alla protezione solare'
Una delle numerose revisioni pubblicate da 5LB Magazine, che mette in evidenza le quotidiane contraddizioni della comunicazione in ambito scientifico che, tra le righe, spesso corroborano il modello 5LB.

In quarta e terza posizione troviamo due articoli adiacenti che riguardano l'ennesimo e becero attacco mediatico al "Metodo Hamer", compiuto da una trasmissione RAI nei primi giorni dello scorso gennaio.
Il (3) è un articolo che, ancor prima della trasmissione in TV, ne prevedeva l'epilogo scontato e forniva suggerimenti per affrontare con sobrietà una campagna che si prospettava con i profili della diffamazione.
Il (4) è un articolo del giorno immediatamente successivo alla trasmissione, in cui abbiamo riportato l'intervista integrale a Mark Pfister ripulita delle manipolazioni della produzione RAI, facendo venire a galla un significato molto diverso, per non dire antitetico, rispetto a quello che è stato veicolato in TV.
4) L'unico contraddittorio nella trasmissione di RAI 3: cosa ne è rimasto? Confronta la versione integrale

3) Stasera il 'Metodo Hamer' in TV!! Il vademecum di 5LB Magazine per una mente ordinata


In seconda posizione non poteva che esserci l'argomento "vaccini", che ha inquinato in modo irreversibile la politica e in generale il tessuto sociale del nostro Paese.
Nel futuro guarderemo a questo anno, il 2017, come il riferimento esemplare di tutto ciò che non va fatto in politica, economia, scienza e informazione.
2) La 'comunità scientifica' respinge il Decreto Lorenzin


Alla prima posizione degli articoli più letti sul 5LB Magazine nel 2017 troviamo l'avvenimento certamente più doloroso per la comunità 5LB: la scomparsa del dottor Ryke Geerd Hamer.
I primi ad annunciare la notizia furono il gruppo facebook tedesco di NMG e, in Italia, la Formazione Professionale 5LB.
Nell'incredulità, la notizia si è diramata dal basso, rapidamente, di fatto proprio come si sono diffuse le sue 5 Leggi Biologiche. 
Il 5LB Magazine ha atteso diverse ore per ricavare maggiori fonti e ha pubblicato l'annuncio con certezza il 4 luglio, mentre fino al 5 luglio nessun quotidiano aveva ancora riportato nulla e non se ne trovava alcuna traccia.
In seguito confermata dalla famiglia Pilhar (vicina ad Hamer), solo il 5 luglio è stata fatta la dichiarazione ufficiale da parte della famiglia.
Il cordoglio ha attraversato i cinque continenti consegnando il 2017 alla memoria storica.


2018
Il 2017 per 5LB Magazine è stato esplosivo, soprattutto nell'organizzazione "dietro le quinte".
Ha inoltre aperto con slancio in Argentina in lingua spagnola e in Brasile in lingua portoghese.
I frutti di questo fermento si cominceranno a manifestare nel 2018, annata che, vi possiamo assicurare, sarà sorprendente.
Vi auguriamo allora un 2018 energico ed espansivo in nostra compagnia, sempre più proiettati verso una società in cui le leggi biologiche saranno profondamente integrate nella cultura di questo nuovo millennio.

Influenza: il ciclo annuale della psicosi collettiva

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Una rassegna stampa che riassume il ciclo mediatico annuale sul tema "influenza".


SETTEMBRE
Si inizia a parlare regolarmente di influenza e vaccini anti-influenzali circa a settembre.

25 settembre
Influenza 2017: Previsti dai 4-5 milioni di casi.
Ma se l’inverno sarà mite saranno i «parainfluenzali» a circolare di più. Ecco come difendersi
Fonte: Corriere

22 settembre
L'influenza in arrivo 'mediamente cattiva'
Simile a quella degli anni scorsi, vaccini in ottobre
Fonte: ANSA 

Qualche punta di eccesso che tiene sull'attenti:

26 settembre
Influenza già violenta, 262 virus e 80mila italiani a letto con la febbre
Fonte: IntelligoNews 


OTTOBRE
Fin da settembre si vive in un clima di tormentata attesa per l'arrivo della sciagura. 
A Ottobre la sciagura è "alle porte":


11 ottobre
Vaccinazioni, l’influenza stagionale è alle porte: parte la campagna
Fonte: Corriere

2 ottobre
Boom di influenza, pronte 120 mila dosi [nella sola Venezia] 
Centinaia di persone già a letto a causa di forme virali minori. E dal 16 ottobre scatta il piano con i medici sentinella


NOVEMBRE
A novembre si inizia a calcare la mano:

6 novembre
Influenza, in Puglia vaccinazioni al via: "Previsioni preoccupanti, disponibile un milione di dosi"
Fonte: Repubblica

6 novembre
In arrivo in Italia la peggiore influenza degli ultimi 10 anni
Fonte: Il Tempo

Corsa alle vaccinazioni con allarme scarsità:

28 novembre
Padova, vaccino contro l’influenza domande boom e dosi finite
Fonte: Il Mattino

Oltre a qualche notizia di allevamenti contagiati dalla "aviaria", si inizia a parlare di picco:

22 novembre
Influenza, il picco sarà tra un mese
Fonte: La Stampa


DICEMBRE
A dicembre la questione diventa incombente: chi si è vaccinato è pronto alla guerra, a chi non si è vaccinato si insinua quel sospetto latente di avere perso il treno:

1 dicembre
Influenza: quasi 500mila italiani a letto, ma il picco arriverà a Capodanno
Il picco è previsto durante le feste natalizie. Dal Congresso Nazionale della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie l’invito a vaccinarsi
Fonte: Repubblica

28 dicembre
Boom di influenza nelle feste: 1,4 milioni di italiani colpiti
Fonte: La Stampa

In tutta Italia si verificano "assalti" agli ospedali, in una psicosi ipocondriaca collettiva. Inoltre, nonostante tutto, il picco viene spostato un po' più in là:

28 dicembre
Roma, allarme influenza: pronto soccorso presi d'assalto. Ma il picco deve ancora arrivare

28 dicembre
Influenza: raddoppio dei casi. Per la Befana in arrivo il picco
Fonte: La Nazione

In mezzo alla conta degli allettati, si mescolano singoli decessi di ogni età, accompagnati da tutto il clamore che si trascina da mesi (anzi anni) per la squallida propaganda vaccinale. Squallida quanto pervasiva, così tanto che, mediamente, la prima (e forse l'unica) considerazione che sorge da una notizia del genere è: ma la vittima era vaccinata o no?

18 dicembre
Porto San Giorgio, muore un bimbo di 2 anni per influenza


GENNAIO
La psicosi cresce:

4 gennaio
Influenza, Simeu: +20% di bimbi in pronto soccorso dalla fine del 2017
“Negli ultimi 10 giorni del 2017 gli accessi ai pronto soccorso per casi di influenza sono stati stabili rispetto allo stesso periodo del precedente anno, ma ciò che emerge dalle grandi città come Roma, Napoli e Milano è un incremento del numero degli accessi in età pediatrica, intorno al 20%, per sindromi influenzali o simil-influenzali“
Fonte: MeteoWeb 

8 gennaio
Influenza, il virus riempie i Pronto soccorso: al Policlinico di Milano +50% di ricoverati
Assalto ai pediatrici: accessi raddoppiati alla De Marchi, +30 al Buzzi
Fonte: Il Giorno 

Il picco si sposta un po' più in là:

6 gennaio
Influenza, il picco a metà gennaio: "Ancora in tempo per fare il vaccino"
Fonte: Today


FEBBRAIO
Possiamo fare delle congetture sul mese prossimo, recuperando le notizie dello scorso anno:

febbraio 2017
Influenza 2017: picco passato ma ancora allerta per i virus parenti, come prevenirla
In sintesi, il pericolo influenza non è assolutamente finito. Anzi ne avremo fino a marzo, considerando tutte le forme simili che colpiscono proprio quando ci sono sbalzi di temperatura.
Fonte: InvestireOggi



Insomma, l'inverno è freddo ma il clima mediatico intorno all'influenza è molto caldo. 
Se ne sente parlare moltissimo e sempre di più, in una chiara, netta e persino prevedibile escalation da settembre a marzo.
Un copione che alimenta una crescente tensione sociale per più di 6 mesi all'anno, tutti gli anni.
- Dal "come sarà questo inverno" di agosto/settembre, le raccomandazioni per evitare il contagio e i pericoli;
- al lancio della campagna vaccinale in ottobre con i rischi del rimanere "scoperti", le forti epidemie in anticipo;
- dal boom "inatteso" di novembre e la paura di restare senza la propria dose di vaccino (il che significa anche che forse sarei tra i pochi "emarginati" a non averlo fatto), il "picco" incombente e minaccioso;
- all'epidemia conclamata di dicembre, le segnalazioni dei singoli decessi, l'invasione dei pronto soccorso, un picco che scivola via e resta a minacciare gennaio;
- da un altro mese di allerta massima a gennaio e il vaccino "tardivo";
- ai virus "parenti" che persistono fino almeno a marzo.
Con l'aggiunta, quest'anno in particolare, di una odiosa polemica vaccinale che inquina ancora di più le percezioni generando, come una slavina che corre verso valle, crisi ipocondriache in tutta la popolazione che ingolfa gli ospedali e mette in crisi il sistema sanitario.


LA MACCHINA DEL NOCEBO
Questa è una macchina che si retro-alimenta e auto-sostiene, per la metà di ogni anno della nostra vita
Noi per metà della nostra vita alleniamo e rinforziamo le percezioni che si generano dal timore di doversi proteggere da qualcosa di cui non sappiamo praticamente nulla (ricordo le parole di Robert Gallo"stiamo lavorando su nuove acquisizioni su come il virus dell'influenza causi l'influenza").
Più vediamo che chi ci è vicino fa lo stesso, più noi lo imitiamo e lo ripetiamo, come gli stormi di uccelli che si muovono sincronizzati. È questo l'autentico "effetto gregge".
Nessuno può sapere veramente quale sia la proporzione di effetto nocebo prodotto da questa "macchina", ma certamente nessuno può negarne l'ingombrante presenza. 


LA VITA COME UN CAMPO MINATO
La vita diventa un campo minato e sempre più piccolo: "Per prevenire l’influenza e i virus parenti si possono seguire alcuni accorgimenti utili come evitare bruschi cambiamenti di temperatura, coprirsi bene quando si esce di casa, facendo attenzione agli ambienti molto affollati (mezzi pubblici, scuole, locali etc).
E’ buona norma lavarsi sempre le mani, almeno 3 o 4 volte al giorno, seguire un’alimentazione a base di vitamina B e C e rinforzare le difese immunitarie il più possibile." 
Fonte: InvestireOggi
Tradotto: sei in pericolo ogni volta che
- esci di casa; 
- ogni volta che incontri qualcuno, e se è una folla allarme rosso; 
- ogni volta che non puoi pulirti le mani dopo che hai toccato qualcosa; 
- ogni volta che non ti sei portato dietro l'arancio. 
"Non avvicinarti che te la attacca!", "è brutta l'influenza stai attento!", "hai toccato la maniglia lavati le mani!" (e se ti sei già toccato le labbra è finita...), "oggi non hai mangiato abbastanza frutta!", intere famiglie "appestate" in isolamento, individui per la città che vestono mascherine sul volto che ci pare di essere in un ambiente radioattivo...
Per 4-6 mesi ogni anno, ovunque ti muovi sei in pericolo e ti viene ricordato tutti i giorni, senza tregua. 
Vivere diventa paura e diffidenza, a maggior ragione quando sei "categoria a rischio" di esiti fatali: sfido chiunque ad affermare che tutto questo sia ininfluente sulla vita di una persona e, diciamolo qui, sulla sua salute.
Ho il sospetto che in questo clima di terrore strisciante proprio i più attenti, ossessivamente attenti, iper-vaccinati, rigidi riflessi di questa "macchina del nocebo", siano i primi a cadere nella propria rete percettiva e a stare male.
Non dico che tutto si riduca a ciò: dico che la "macchina del nocebo" fa senza dubbio una gran bella massa che sarebbe evitabile. 

Rendiamoci conto di quanto siamo occupati da queste cose...e stiamo parlando solamente di influenza!
Se le 5 Leggi Biologiche non ci possono garantire la salute, come minimo ci liberano un po' da questa fatica, regalandoci energia e tempo libero.

Come la caccia al cancro sta rovinando la nostra comprensione dei tumori.

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Un recente editoriale pubblicato nei primi giorni dell'anno su Annals of Internal Medicine sostiene che le campagne di controllo preventivo sul cancro possono distorcere le nostre conoscenze sulle cause stesse del cancro (fattori di rischio) e anche la nostra percezione di quanto i tumori siano diffusi.

Dall'abstract:
I fisici hanno capito da tempo che l'atto dell'osservazione può influenzare il fenomeno osservato. 
La misurazione della pressione dell'aria nel pneumatico di un'auto riduce la pressione stessa; la misurazione della tensione in un circuito altera la tensione. 
I medici farebbero bene a capire in che modo l'osservazione può influenzare l'apparente incidenza del cancro e, allo stesso modo, gli apparenti fattori di rischio per questa malattia. 
Che il numero di casi di cancro diagnosticati sia sensibile al grado di controllo è un fenomeno conosciuto per il cancro alla prostata. 
Considerando la notevole volatilità riportata nell'incidenza del cancro alla prostata negli ultimi 40 anni negli Stati Uniti, nessuna biologia tumorale conosciuta o processo cancerogeno può spiegare la sua rapida ascesa e il rapido declino. 
Invece, le differenze notevoli nell'incidenza sono il risultato della pratica medica: la crescita nell'uso della resezione transuretrale della prostata come terapia per l'iperplasia prostatica benigna; la promozione del test dell'antigene prostatico specifico - un "semplice esame del sangue" che è stato spesso offerto gratuitamente; un periodo di ridimensionamento quando i fornitori di cure primarie e gli urologi concordavano sul fatto che lo screening non aveva senso negli uomini con un'aspettativa di vita limitata; e, infine, la reazione alle raccomandazioni contro lo screening.

Gli autori dell'editoriale parlano in particolare di quei tumori che sono "controllo-dipendenti", comunemente quelli considerati "precancerosi", a lenta crescita, quelli cioè che in genere non progrediscono o comunque non causano problemi di salute né riducono l'aspettativa di vita.
Alcuni tumori alla tiroide, alla prostata, al seno sono tra questi esempi, e ne abbiamo già parlato più volte qui su 5LB Magazine:
- i tumori al seno diagnosticati con la mammografia, con gli ultrasuoni o con la risonanza magnetica sono più a rischio di eccessi di trattamento, rispetto a quelli segnalati dalla donna che si auto-esamina.
Poichè facciamo controlli con tecnologie sempre più avanzate capaci di trovare tumori sempre più piccoli, ne troveremo sempre di più nonostante non siano pericolosi e non si sviluppino.
Questo non solo rappresenta un'evidente fenomeno di sovra-diagnosi, ma conduce alla impressione fallace che il cancro al seno sia più comune di quello che è.
Ho già affrontato ampiamente la questione in questo altro articolo, proprio parlando di cancro al seno, considerato il tumore "più diffuso": Più migliorano i controlli preventivi, più il cancro si diffonde.

- un altro esempio riportato è il cancro alla tiroide, molto comune: le donne sono considerate tre volte più a rischio degli uomini. Eppure il tasso di mortalità è pressoché identico tra uomini e donne.
È quindi possibile che le donne siano solo molto più soggette a controlli degli uomini, con una conseguente maggiore rilevazione di noduli: le azioni che si compiono nella presunzione che il fattore di rischio sia effettivo e già verificato, lo "auto-avverano" e lo corroborano con i dati.
Il fattore di rischio del genere sessuale (la donna tre volte più a rischio per il cancro alla tiroide) potrebbe essere quindi più apparente che reale.
In questo nostro articolo abbiamo trattato l'eccesso di trattamento per il cancro alla tiroide: Il 90% degli interventi sulla tiroide sono inutili e dannosi.

- l'intensificazione dei controlli su "categorie a rischio", come i membri delle famiglie di coloro che hanno avuto un cancro (per presunzione di predisposizione genetica), comporta la rilevazione di un maggior numero di tumori.
Questa consuetudine può dare l'impressione che la storia familiare sia un fattore di rischio più importante di quello che realmente è.
Qui un nostro approfondimento sulla questione genetica: Gemelli, geneticamente identici, innegabilmente diversi.

Uno degli autori, Gil Welch, professore di medicina al Dartmouth Institute for Health Policy and Clinical Research specializzato in sovra-diagnosi, spiega in un articolo su STAT:
Se noi facessimo biopsie a uomini senza una storia familiare di cancro alla prostata, con la stessa frequenza con cui facciamo biopsie a uomini che ce l'hanno, troveremmo anche tra loro molti tumori.
La storia familiare influenza quanto aggressivamente cerchiamo il cancro alla prostata e quanti ne troviamo di conseguenza.
Il fattore di rischio diventa una profezia che si auto-avvera.

In metafora, come quando un ipocondriaco ossessionato dalle malattie finisce per stare sempre male.

Gli autori spiegano quindi che screening aggressivi possono distorcere la nostra comprensione generale del cancro, perchè la spinta alla "diagnosi precoce a tutti i costi" aumenta la rilevazione di tumori "controllo-dipendenti" (cioè che aumentano solo a causa di aggressive politiche preventive) e restituisce quindi la falsa impressione di un aumento dell'incidenza delle neoplasie nella popolazione.

In altre parole, la frequenza e l'intensità dei controlli, eseguiti su soggetti sani in base a ipotesi di rischio, possono ingannarci non solo sulle cause stesse, ma anche su quanto un cancro è diffuso.
Welch aggiunge: "Rilevare tumori che non si manifesterebbero mai sta rovinando la nostra comprensione dei fattori di rischio."


IL RUOLO DEI MEDIA
Siamo costantemente sotto pressione da raccomandazioni di "screening a tutti i costi", ai quali si sovrappone sempre più il "vaccino a tutti i costi", condizionati da testimonial celebri, dottori, istituzioni e, soprattutto, organi di informazione.
Il messaggio prevalente è chiaro: "meglio prevenire che curare" e "anticipalo prima possibile". Nonostante si tratti di messaggi pieni di buone intenzioni, carichi di trasporto emotivo, non sono basati su evidenze scientifiche e spesso mancano di veicolare adeguatamente i rischi correlati.
Abbiamo riportato spesso di certe manovre propagandistiche e ben poco informative, che ci scortano ogni giorno dentro il precipizio della cultura della "medicalizzazione preventiva totale".

Otis Brawley, tra gli autori dell'articolo e medico nel comitato scientifico dell' American Cancer Society, intervistato da Health News Review parla del comportamento degli organi di informazione nei confronti dell'argomento "screening":
Negli anni 80 e 90 il messaggio prevalente dai media era controlli, controlli e ancora controlli. Solo negli ultimi 10-15 anni ci sono alcuni giornalisti che hanno iniziato a mettere in dubbio questo approccio.
E questa questione è riferita anche alle lobby e alle organizzazioni che si occupano di particolari malattie, a causa di un loro comprensibile conflitto di interessi "emotivo". Lo so, io lavoro per una di queste. Ma sia i giornalisti sia le organizzazioni devono essere sinceri e accurati quando parlano di screening. Perchè le persone possono essere danneggiate.
Abbiamo visto numerosi esempi di come l'eccesso di entusiasmo per la diagnosi precoce ci ha fatto precipitare in azioni nocive e deleterie, prima ancora di averne evidenza scientifica.
Io voglio che la gente capisca che la decisione di sottoporsi a screening non è un semplice e scontato "perchè no?".
Brawley dice che è stato spesso accusato di essere anti-screening...su questo risponde:
Non sono anti-screening. Sono contro l'eccesso di enfasi intorno agli screening, contro l'eccesso di fiducia su qualcosa con scarsa evidenza a supporto.
C'è del buono e c'è del cattivo negli screening. Il buono si trova in quegli studi randomizzati, solidi, che mostrano che le persone vivono di più quando sono sottoposte a controlli preventivi, piuttosto che il contrario. Posso citarvi 11 studi che mostrano che lo screening di donne oltre i 50 anni riduce il rischio di morte. 
Ma per la prostata questo è un argomento ben più difficile da sostenere. E nel caso della tiroide non abbiamo studi randomizzati a supporto dello screening. Siamo proprio all'estremo opposto.

Welch e Brawley credono fermamente che gli screening dovrebbero essere basati su prove rigorose di efficacia. Per alcuni tipi di tumori le prove ci sono, per altri sono del tutto assenti.
I media dovrebbero fare un lavoro migliore nel comunicare queste incertezze, evitando quei sempre frequenti annunci iperbolici che mettono radici più in un fanatismo scientista che nell'empirismo scientifico.
Se guardiamo oltre, dobbiamo prestare attenzione al fatto che il rapido avanzamento tecnologico probabilmente spingerà questa ossessione del "prevenire prima possibile" al parossismo; e chiederci: cosa è davvero utile alla salute? 
Senza dare nulla per scontato.

Istruzioni per fare "la più grande scoperta in campo cardiologico"

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Qualche giorno fa ci siamo svegliati con una notizia battuta dal New York Times che ha fatto il giro del mondo, e siamo rimasti tutti a bocca aperta.
Scoperto un nuovo grave fattore di rischio per infarti e ictus, +50% possibilità
Si chiama in sigla CHIP e secondo molti e'la piu' importante scoperta in campo cardiologico da quella sull'uso delle statine per abbassare il colesterolo. CHIP e' infatti una complessa mutazione di alcune cellule staminali, che aumenterebbe i rischi di infarto e ictus del 40-50% tra i portatori: e sarebbe proprio l'anello mancante per spiegare i molti casi di infarto in persone apparentemente sanissime.

In sintesi la scoperta riguarderebbe alcune cellule staminali nel midollo osseo di alcune persone che produrrebbero globuli bianchi anch'essi mutati, i quali contribuirebbero al mantenimento delle placche che ostruiscono i vasi.
La notizia americana originale fa intuire che, presto, potrebbe esserci disponibile un test rapido per rilevare questa mutazione, mutazione che sottrarrebbe definitivamente l'infarto al controllo dei fattori di rischio classici (colesterolo, pressione...) e lo porrebbe sotto l'insegna del più fatalistico "difetto di fabbrica".

Siamo rimasti a bocca aperta per almeno un quarto d'ora, poi abbiamo preso in mano la nostra Guida in 10 punti per non farsi manipolare dalle notizie sulla salute e dal grande clamore siamo tornati con i piedi per terra.

PUNTO 9 DELLA GUIDA - BioHype
Abbiamo qui un classico esempio di BioHypecioè quel fenomeno che riguarda particolari campi della ricerca (genetica, immunoterapia ecc.) sui quali vengono montate aspettative esagerate, irrealistiche, sovrastimate e premature, che poi sono disattese dalle reali applicazioni.
Senza sapere nulla di nulla dello studio, il BioHype che trasuda dai quotidiani ci è sufficiente per drizzare le antenne e sospettare che la questione vada ridimensionata.

PUNTO 2 DELLA GUIDA - correlazione e causa
È stata verificata una correlazione tra questa mutazione e gli esiti cardiovascolari? Sì.
Correlazione significa che la mutazione è la causa degli infarti? No.
La mancanza di dati definitivi sostiene un'ipotesi di sola associazione e qualsiasi allusione eziologica è fuori luogo.
Inoltre: in quale proporzione si è rilevata questa correlazione?

PUNTO 1 DELLA GUIDA - rischio relativo e rischio assoluto. 
Questo escamotage comunicativo è estremamente frequente quando si vogliono costruire notizie ad alto grado di sensazionalismo: con la mutazione CHIP il rischio di infarti aumenta del 50%, in altre notizie viene anche detto "4 volte tanto".
Visto così è spaventoso. 
Se invece di usare proporzioni relative si riportassero i valori assoluti, i termini sarebbero invece questi: 2% di rischio di infarto per i portatori della mutazione, 1% di rischio per i non portatori.
Per quanto una così piccola percentuale su tutta la popolazione possa tradursi in numerosi casi, il rischio assoluto individuale offre tutt'altra prospettiva al lettore.

PUNTO 7 DELLA GUIDA - conflitti di interesse.
Un altro piccolo dettaglio che la notizia ha evitato con nonchalance: il ricercatore e autore dello studio sul NEJM possiede un brevetto collegato a CHIP ed è consulente per un'azienda che produce test.
Anche altri autori dello studio e le fonti della notizia sul New York Times hanno conflitti di interesse: Benjamin Ebert e altri due co-autori detengono i diritti di proprietà intellettuale su di "un metodo di identificazione e trattamento di una persona che ha una predisposizione" legato alla mutazione CHIP.
Inoltre riceve denaro dalla Genoptix, società che produce test e alla quale ha dato in licenza le sue proprietà intellettuali. Un altro co-autore possiede un brevetto relativo ai test del CHIP, licenziato da Genoptix. Anche una fonte di questa storia sul New York Times lavora per Genoptix. 
Questi interessi finanziari sono correttamente riportati dal NEJM, ma nei quotidiani non ce n'è traccia e andrebbero invece comunicati per mettere nella giusta prospettiva l'enfasi posta su dati preliminari di basso valore clinico.

Negli ultimi tempi sono state trovate ben 100 diverse mutazioni genetiche che sembrano associate alle "malattie" cardiache, ma nessuna è stata mai efficace nel predire gli infarti. Il fatto che CHIP possa fare di meglio va ancora indagato. Molti marcatori sono stati studiati e abbandonati perchè non aggiungono informazioni a ciò che già si sa.
Dice il cardiologo Christopher Labos "Affinchè CHIP sia utile clinicamente, va dimostrato che il test sia in grado di cambiare l'approccio alle cure del paziente, o di sviluppare un qualche trattamento o invertire il grado di rischio per qualcuno".
La questione è insomma più complessa di un semplice test predittivo, che potrebbe non avere alcuna rilevanza clinica.

E fin qui abbiamo ridimensionato il sensazionalismo mediatico della "più importante scoperta in campo cardiologico", ingrediente che distorce quotidianamente la nostra percezione della ricerca scientifica, specialmente in ambito biologico, e soprattutto la percezione delle minacce alla nostra salute personale.

Se la mutazione CHIP ha una qualche reale correlazione con gli eventi cardiovascolari, la sua scoperta potrebbe avere una certa rilevanza nella comprensione dei meccanismi che muovono la fisiologia del corpo umano.
Dalla prospettiva delle 5 Leggi Biologiche si tratterebbe di avere preso in mano un piccolissimo ingranaggio meccanico, forse non molto rilevante ai fini pratici, appartenente al complesso sistema psiche-cervello-organo: il rappresentante dello 0,001% di tutti i fenomeni che sottendono la risposta biologica e sensata di quegli organismi che si ostinano a non entrare nelle statistiche, perchè manifestano delle crisi epilettoidi quando sono "apparentemente sanissimi".

Le informazioni riportate in questo articolo senza indicazione della fonte sono raccolte dalla revisione di HealthNewsReview

La salute oggi, in una cultura di guerra.

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E’ la storia ad insegnarci che siamo gli eredi di due grandi e opposte culture che nel periodo tra il 4000 e il 2000 a.C. si sono fuse nella vasta area geografica che va dalla Mesopotamia all’Europa intera.

Una è la cosiddetta “civiltà gilanica” (vedi studi della archeologa Marija Gimbutas) sviluppatasi in tempi diversi nell’area della Mesopotamia con i Sumeri-Babilonesi e nella culla del Mediterraneo con i minoici. In questa cultura l’uomo e la donna, se pur con grandi differenze di mansioni e di ruoli, godevano dello stesso valore e riconoscimento da parte della famiglia e della società intera, ignoravano la guerra e vivevano stanziali in territori fertili e propizi per la caccia, la pesca, l’agricoltura e l’allevamento.
L’altra è la civiltà indoeuropea, proveniente dalle lontane regioni dell’Indo, patriarcale all’interno della coppia e della famiglia così come nell’organizzazione della vita sociale in generale, che sopravviveva spostandosi continuamente da un territorio all’altro, invadendo, depredando, conquistando territori e impadronendosi delle risorse altrui. Per questo era una civiltà guerriera, che impostava il raggiungimento dei propri obiettivi combattendo, distruggendo ed eliminando gli ostacoli.

Mentre della prima ci sono rimaste poche testimonianze che si accennano nelle scuole dell'obbligo, da quella indoeuropea abbiamo ereditato indiscutibilmente numerose qualità radicate nella cultura che oggi definiamo “occidentale”: si possono osservare in ogni campo della nostra vita quotidiana e, per rendersene conto, basta guardare un telegiornale.

Nello specifico voglio portare l’attenzione all’ambito della salute.
Come in altri campi, anche qui l’atteggiamento guerriero è evidente: la malattia è un nemico, un guasto, un ostacolo, una minaccia per la salute dell'essere umano e quindi va debellata con ogni mezzo tanto che, per assurdo, a volte è anche lecito infrangere i limiti della sopravvivenza dell’ organismo stesso.
Concezione opposta è quella della cultura dell’Asia orientale, in cui lo stato di salute e lo stato di malattia sono un perpetuo alternarsi di eccessi e di vuoti alla continua ricerca di un equilibrio dinamico.

Secondo la concezione meccanicistica della medicina ortodossa occidentale, prevale l’idea di uomo come insieme di organi e apparati: questa visione ha portato a separare e decontestualizzare l'organo sofferente dall'essere umano.
Così un'alta specializzazione ha portato a perdere di vista l'individuo nella sua totalità di corpo e psiche.
In questo contesto la guarigione è vissuta come assenza di sintomidi un organo isolato, e come il ritorno a valori indicativi entro un range arbitrariamente stabilito.
L’azione terapeutica avviene quindi tramite interventi di tipo sintomatico, senza particolare cura per l'aspetto causale, spesso confondendo con causa ciò che in realtà è solo un effetto di una causa più profonda, meno fisica, che si è soliti trascurare.
La medicina ortodossa si concentra sul reperto e lo scopo è debellare l'anomalia quand’anche non fosse compresa.
La guarigione è sempre concepita come la diretta conseguenza di un atto medicamentoso, e non lascia molto spazio ai processi di auto-guarigione insiti nella natura e nella genetica dell’organismo vivente. Al contrario, la genetica ne esce come un accumulo di errori da correggere.

Esempio notevole è l’approccio alleremissioni spontanee che, ritenute inspiegabili, per quanto numerose sono spesso ignorate: stranezze eccezionali che non meritano molta attenzione e studio. L’unica prospettiva accettabile oggi è che la guarigione possa avvenire solo in seguito ad un atto di forza.
Anche la pressante raccomandazione di rinforzare il sistema immunitario - chiaramente nell’idea guerriera di “doversi difendere da un nemico” (l'agente patogeno oppure le cellule impazzite) - riflette l'esigenza di un intervento esterno per difendere un sistema non-autosufficiente, considerato per sua natura “troppo debole”.
Al di là delle situazioni di urgenza oggettiva dove l’intervento è vitale, la medicina che conosciamo troppo spesso non riconosce e non rispetta i tempi biologici di auto guarigione.
Stabilisce tempi sempre più stretti, militari e mercantili, pretendendo di ripristinare la “normalità” a forza e di corsa, sconfinando negli eccessi. E generando l’illusione che possa esistere il farmaco che “guarisce” perchè debella l’alterazione.

Se andiamo oltre al concetto di “guarigione= guerra ai sintomi e alle alterazioni”, e invece consideriamo tutto l’essere umano con il suo mondo percettivo, ossia i modi in cui egli vive gli eventi della vita, allora ci rendiamo conto che:
  • Isintomi, come isegni clinici(virus, marcatori…) e anche le alterazioni genetiche NON sono agenti/causa da debellare, ma sono l’EFFETTO con il quale le percezioni biologiche si stanno esprimendo in quel particolare organismo. 
  • i farmaci "non guariscono" ma contengono e curano, nel senso che attenuano, sintomi e malesseri
Se ci permettiamo di considerare la causa percettiva, possiamo scegliere di non fare la guerra a noi stessi ma di affiancare al lavoro sintomatico, svolto dai farmaci, un lavoro più personale e introspettivo, per iniziare a fare piccoli cambiamenti e ricominciare a stare meglio.

Affrontare le incomprensioni di coppia con le 5 Leggi Biologiche

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Chi ha iniziato da un po' a “masticare” le 5 Leggi Biologiche e a metterle in pratica con una verifica costante, avrà potuto rendersi conto della validità scientifica di questo strumento diagnostico e avrà potuto apprezzarne i benefici immediati rispetto al terrore scatenato da diagnosi nefaste.

Quando ci si addentra sempre più nell’utilizzo di questo strumento di osservazione dei processi biologici sensati della natura, si scopre molto di più e si possono cogliere messaggi utili che il nostro corpo ci invia.
Si può raggiungere una conoscenza intima di noi stessi e degli altri, e in generale del comportamento dell’essere umano/animale che troppo spesso è giudicato sulla base di criteri che poco o nulla hanno a che fare con la comprensione profonda delle motivazioni da cui origina.
Provando ad addentrarci in punta di piedi nel delicato mondo del rapporto di coppia, vediamo come questo strumento possa esserci di aiuto.

Una piccola premessa prima di fare qualche esempio: grazie alla conoscenza delle Costellazioni Cerebrali, possiamo comprendere in modo preciso quali relè del cervello si sono attivati contemporaneamente e in relazione a quali sentiti emotivi, tali da giustificare determinati meccanismi comportamentali che hanno come fine la sopravvivenza, la salvaguardia di sè o dei propri cari (il branco di appartenenza).

Alla luce di questo, osserviamo una situazione all’interno di una relazione: facciamo l’esempio di un uomo che ha tendenzialmente un comportamento saccente, presuntuoso, non disponibile all’ascolto, al di sopra di tutti, diciamo un po’ da “megalomane”; 
e dall’altra parte una donna che si arrabbia spesso e anche violentemente con la tendenza ad “alzare le mani” e a lanciare oggetti... bene, un bel quadretto sereno!

Ora proviamo ad uscire dal giudizio che ci parte in automatico e inseriamo il tutto in una analisi biologica, cambiando prospettiva e chiedendoci quali meccanismi di sopravvivenza stanno adottando entrambi gli individui inconsapevolmente.

L’uomo ha imparato nella sua vita a comportarsi come un megalomane (vedi costellazioni cerebrali della sostanza bianca) “tritando” tutti, perché ha vissuto da piccolo un profondo senso di inadeguatezza, ha sofferto molto nel sentirsi di “non andar bene” per ricevere l’amore di mamma e/o di papà: questo senso di esclusione per un “cucciolo” va a toccare la sopravvivenza, quindi per non morire deve risorgere dalle ceneri come una Fenice e diventare più bravo di tutti per farsi amare e vedere!
La donna, per attivare quel comportamento (vedi costellazione aggressiva/compulsiva della corteccia cerebrale), ha percepito contemporaneamente la sensazione di non sapere qual è il suo posto in quel territorio (“sono o non sono la sua donna?”- identità) e la sensazione di dover sottostare ingiustamente, provando un rancore indigesto*: anche queste attivazioni sono dei richiami che il cervello fa quando riconosce qualcosa di simile già vissuto in passato, da piccola, nella relazione coi genitori.

In questo senso risultano comprensibili quelle reazioni di rabbia inarrestabile, perchè hanno il preciso significato di voler riconquistare il proprio posto all’interno della relazione (branco), rifacendosi dell’ingiustizia subita!
A questo si aggiunga il fatto che ogni individuo considera assolutamente vero ciò che percepisce e la percezione è un processo sensoriale, quindi soggettivo, di interpretazione della realtà.

Possiamo ora fare delle riflessioni grazie agli elementi che la conoscenza delle Leggi Biologiche ci offre: la prima domanda che emerge è come si può giudicare un qualsiasi comportamento, se è vero che è spinto da meccanismi biologici di sopravvivenza?
Inoltre: gli individui sono consapevoli o sono vittima di risposte automatiche fissate nel tempo a livello inconscio?

Ecco che partendo da questi presupposti, cioè essendoci spostati ad osservare la situazione da un’altra prospettiva, la percezione di ciò che sta accadendo nella relazione di coppia cambia completamente e potrebbe essere proprio questa comprensione il nuovo punto da cui partire per RI-TROVARSI e RI-CONTATTARSI…
prima di tutto personalmente e poi nella relazione con l’altro!


*per la donna destrimane, invece la donna mancina sente “identità non riconosciuta”

Cosa fare se si assiste a una Crisi Epilettica

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In occasione della Giornata Mondiale per l'Epilessia, i quotidiani hanno portato in primo piano l'argomento.
Per la prospettiva rivoluzionaria che su di esso offrono le 5 Leggi Biologiche, non potevamo non portare il nostro contributo.

Le Crisi Epilettiche, dette CE, sono un fenomeno non solo naturale, ma anche normale e pressochè quotidiano. Ogni programma SBS della conduzione motoria ha in sè almeno una CE. Ogni situazione in cui un muscolo "sbatte", con una o più contrazioni tonico-cloniche, rappresenta una Crisi Epilettica: la palpebra che trema in modo irregolare, il muscolo del braccio che vibra per qualche secondo sotto la pelle, la gamba che scatta d'improvviso mentre siamo a letto e stiamo per addormentarci.

Certamente la Giornata Mondiale non vuole portare l'attenzione su questi piccoli fenomeni, ma su quelle condizioni ben più intense, che spesso coinvolgono grandi aree muscolari e provocano difficoltà nella vita, soprattutto per quelle persone le cui crisi si presentano ripetutamente.


LE CRISI EPILETTICHE SONO PERICOLOSE?

Abbiamo detto che una CE è naturale e normale. Ma allora non è nemmeno pericolosa?
Di fatto generalmente non lo è, se non per il rischio che si manifesti in circostanze che diventano pericolose se la persona perde il controllo: immaginiamo una CE mentre siamo alla guida di un'automobile o mentre saliamo una scala. Non è quindi la convulsione in sè ad essere pericolosa, ma lo possono essere le circostanze in cui avviene, soprattutto perchè una CE motoria provoca assenza, cioè incoscienza, proprio come una CE sensoriale.
Alcuni luoghi comuni e miti intorno alle Crisi Epilettiche sono ancora da sfatare, sia sul come affrontarle sia rispetto ai pregiudizi che sono causa di emarginazione, soprattutto per i più piccoli (approfondisci nella notizia ANSA che segue).

Dunque possiamo sfogliare le notizie della Giornata Mondiale, per scoprire:
Come comportarsi se si assiste a una crisi
La Lega Italiana Contro l'Epilessia presenta una nuova guida

È comprensibile: assistere ad una CE motoria può spaventare, specialmente se è la prima volta.
In realtà questo tipo di crisi nella maggioranza dei casi, dicono gli esperti, non comporta di per sé gravi rischi, tranne che per le possibili conseguenze di traumi dovuti a una caduta improvvisa.[...] 

1) Quando la persona è già a terra, è utile porre qualcosa di morbido sotto la testa, in modo che durante le convulsioni non sbatta il capo su una superficie dura. 
2) Terminate le convulsioni, che non durano generalmente più di 1 o 2 minuti, è utile slacciare gli indumenti che possano ostacolare il flusso nelle vie aeree, ruotare la testa di lato e porre il paziente su un fianco facilitando una migliore respirazione. 
3) Evitare capannelli attorno alla persona che ha avuto una crisi, durante la fase di recupero: dopo l'attacco epilettico, la persona riprende coscienza gradualmente passando attraverso una fase di confusione che può durare diversi minuti e l'assembramento di persone non è di aiuto.
4) Durante le convulsioni non tentare di aprire forzatamente la bocca per impedire il morso della lingua, o inserire le dita.
5) Non bloccare braccia e gambe agitate dalle convulsioni 
6) Non tentare di somministrare acqua, farmaci o cibo.
Normalmente non c'è bisogno di chiamare un'ambulanza. Si ricorre invece al 118 se la crisi dura più di 5 minuti, se dopo la crisi il recupero è lento o ci sono difficoltà nella respirazione, se ci sono crisi ripetute e se ci sono segni di traumi dopo l'attacco.



Come dal titolo della locandina LICE, se sai come agire non devi avere paura della crisi epilettica.
Se è vero che è un evento molto raro, non riteniamo possibile escludere del tutto che una CE molto intensa non sia pericolosa per la vita, perchè il processo cerebrale può sempre coinvolgere relè che innervano organi vitali: tuttavia nella realtà non lascerebbe molti margini di intervento.

Insomma, quelli suggeriti sono comportamenti di buon senso, anche in coscienza delle 5 Leggi Biologiche, che permettano alla crisi di compiere il suo ciclo senza ostacoli: in particolar modo ogni ostacolo che impedisca il movimento, visto che si tratta proprio della corteccia cerebrale motoria, in quella fase molto sensibile alle immobilizzazioni.
Poichè le CE di origine ectodermica hanno una durata massima nell'ordine delle decine di secondi (come dice la Guida LICE non più di 1-2 minuti), è chiaro che una crisi che perdura non può essere altro che una CE sospesa, che recidiva localmente in un impedimento o che non riesce a compiersi pienamente a livello cerebrale.
Tra i comuni rimedi di primo soccorso, si trovano coincidenze con i "rimedi della nonna hameriana" quando si suggerisce di porre un impacco freddo e asciutto sulla testa: se da una parte lo si fa con l'intenzione di ridurre la temperatura corporea (eventuale), dall'altra si avrà quel particolare occhio di riguardo all'area della corteccia motoria, con l'intenzione di agevolare il proseguimento del processo bifasico.

Clicca qui e smetti di usare la parola 'Scienza' a sproposito

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Ennesimo articolo sui problemi dell'epistemologia nel nostro secolo, che diventano insostenibili quando si tratta di scienza medica?
Sì. 
Evidentemente ce n'è bisogno.

Ce ne sono di numerosi nel 5LB Magazine, alcuni condensano già in modo efficace il pensiero mio e di una parte della "comunità scientifica". 
In particolare riprendo ed espando l'introduzione di questo articolo, per chiarire in che senso ritengo che si debba smettere di usare la parola Scienza quando si parla di medicina:

Dimentica "la scienza", perchè in medicina non esiste.
"Lo dice la scienza" -
proposizione che porta in nuce QUINDI È CERTO E VERO - è infatti un'espressione che non può essere altro se non il preambolo ad un dogma, un atto di fede che non ha niente di scientifico.
Per diversi motivi:



1- LA MEDICINA È ARTE
Prima di tutto perchè la medicina non è una scienza esatta che possa circoscrivere tutto dentro spazi misurabili, definiti e sempre uguali, ma è invece primariamente un'arte umanistica di relazione tra persone.
Io non sono un medico, ma personalmente mi piace guardare a questo mestiere più come all'attività di un artista o di un esperto artigiano, piuttosto che di uno "scienziato" inteso popolarmente come una macchina da laboratorio.
Peraltro si tende a mischiare senza soluzione di continuità l'ambito clinico (quello della cura concreta delle persone) con quello della ricerca, la quale produce linee guida e protocolli ai quali i medici fanno riferimento secondo coscienza.
Anche facendo le opportune distinzioni, è improprio accostare la ricerca medica all'idea di una scienza esatta e al metodo galileiano (con la granitica presunzione matematica di cui sono veicoli), accostamenti che sono possibili (ma già critici!) con materie come la matematica e la fisica.

2- I PROBLEMI SISTEMICI DELLA RICERCA MEDICA
Il classico adagio "lo dice la scienza", abusato dai media e da chi lo brandisce come scettro di potere (a maggior ragione quando è detto con tono perentorio) non ha alcuna corrispondenza nella realtà dei fatti.
Stiamo infatti parlando di un ambito nel quale conosciamo l'efficacia di solo l'11% delle nostre azioni. Cioè solo l'undici per cento di ciò che facciamo in medicina sappiamo che funziona (Fonte: Evidence Handbook 2011-2012).
Ad essere onesti, se c'è qualcosa che "la scienza dice", sarebbe dunque: in realtà io so solo un decimo di quello che sto affermando di sapere.
Come è possibile una percentuale tanto bassa?

- Prima di tutto perchè la maggioranza delle teorie che spiegano i fenomeni biologici (cioè il "come" funzionano le cose e l'eziologia) sono fondate su ipotesi, parzialmente o del tutto non verificate.
Diciamoci la verità: non abbiamo ancora capito granchè su come funziona la vita e l'essere umano.
È proprio per questo motivo che possono co-esistere così tante teorie diverse, come anche le stesse 5 Leggi Biologiche: perchè c'è un enorme vuoto di conoscenza da colmare.
Se "la scienza dicesse" veramente con tutta quella sicumera, non ci sarebbe spazio per discuterne.

- Poi perchè i problemi sistemici della ricerca in generale, e di quella bio-medica in particolare, sono colossali e si intrecciano con i valori su cui è costruita la nostra odierna civiltà.
Cito solo alcuni degli "sfoghi" tra i più recenti e noti nel mondo della ricerca:

Richard Horton, caporedattore del Lancet, una delle più importanti riviste al mondo nella pubblicazione scientifica, dice:"La questione sulla scienza è chiara: gran parte della letteratura scientifica, forse la metà, è probabile che sia semplicemente falsa. 
Afflitta da studi con campioni di piccole dimensioni, risultati minuscoli, analisi esplorative fallaci e conflitti d'interesse palesi, insieme ad un'ossessione per il perseguimento di tendenze alla moda di dubbia importanza, la scienza ha preso la via dell'oscurità ".
Fonte: Lancet

Si capisce che, detto proprio dal Lancet, fa cadere ogni stampella a  dogmi del genere "lo dice la scienza perchè è certificato dalle più prestigiose pubblicazioni scientifiche peer reviewed".
Dobbiamo umilmente tornare con i piedi per terra e le università dovrebbero iniziare a prendere sul serio l'insegnamento della Evidence Based Medicine che, ancora oggi, latita.

"Semplicemente non è più possibile credere alla maggioranza della ricerca clinica che viene pubblicata - dice Marcia Angell - o affidarsi al giudizio di medici fidati o a quello di linee guida autorevoli. 
Non traggo piacere da questa conclusione, che ho raggiunto lentamente e con riluttanza durante i miei due decenni come direttore del New England Journal of Medicine". Fonte: NYBooks

Questa contraddizione è frequente negli addetti ai lavori: vi è un abisso che si frappone tra ciò che si studia accademicamente e ciò che accade nella realtà. Sono due mondi, e solo l'esperienza di lunghi anni, come racconta Marcia Angell, permette di portarne a coscienza la frattura.
Ho imparato a riconoscere quella ostentata sicurezza, spesso eccessiva e persino arrogante, caratteristica di chi ha studiato molto e forse è alle prime armi; mentre non è affatto raro, dall'altro lato, riconoscere quella saggia disillusione e l'apertura mentale caratteristiche di chi ha fatto lungamente esperienza sul campo, conoscendone le infinite sfumature fuori dal controllo.


LA RICERCA BIOMEDICA È LARGAMENTE NON RIPRODUCIBILE
Se è vero che disponiamo di una montagna di esperimenti imperfetti e inaffidabili, significa che supponiamo di avere delle risposte ma, nella pratica, senza alcun valore clinico perchè non ripetibili sui pazienti in carne ed ossa.
Di fatto la prerogativa di una scienza esatta sarebbe la sua totale riproducibilità.

Nature (altro nome prestigioso per le pubblicazioni scientifiche) ha prodotto uno dei più famosi e approfonditi sondaggi nel mondo della ricerca: i ricercatori sono piuttosto coscienti che la maggioranza degli esperimenti pubblicati non sono in realtà riproducibili.
Esserne coscienti è già importante.
Ma quanti ci hanno provato?
Il fatto è che la riproducibilità è un postulato che si suppone essere garantito dal sistema "comunità scientifica", quindi chiamiamolo tranquillamente pregiudizio.

La mancata comprensione dei nostri pregiudizi ha contribuito a creare una crisi di fiducia intorno alla riproducibilità dei risultati pubblicati, afferma lo statistico John Ioannidis [Fonte: Nature], co-direttore del Meta-Research Innovation Center presso la Stanford University di Palo Alto, in California. 
Il problema va ben oltre i casi di frode. 
All'inizio di quest'anno, un grande progetto che tentava di replicare 100 studi di psicologia è riuscito a riprodurne solo poco più di un terzo [Fonte: Nature]
Nel 2012, i ricercatori della società biotecnologica Amgen di Thousand Oaks, in California, hanno riferito di poter replicare solo 6 dei 53 studi di riferimento in oncologia ed ematologia [Fonte: Nature]
E nel 2009, Ioannidis e i suoi colleghi hanno descritto come sono stati in grado di riprodurre completamente solo 2 su 18 studi di espressione genica basati su microarray [Fonte: Nature].
Fonte: Nature

Il problema della riproducibilità è estremamente vasto e va a toccare anche il nodo del publication bias (cioè la tendenza a pubblicare solo studi nuovi perchè gli studi di riproducibilità sono considerati poco interessanti) ma non lo approfondiamo oltre.
Per chi non ne avesse abbastanza su questi argomenti, l'Atlantic ha la capacità di essere molto convincente: qui un articolo sul lavoro di Ioannidis Bugie, dannate bugie e la scienza medica.


Partito politico che abusa
della scienza (medica!).
Uno dei migliori esempi di
percezione dogmatica su di essa.
Mi rendo conto che raccolgo spesso informazioni di questo genere in reazione ad una condizione paradossale e peculiare della nostra epoca storica:
- da un lato abbiamo un quadro delle cose che è quello descritto sopra, incredibilmente incerto e precario;
- dall'altro lato abbiamo quotidianamente un fronte mediatico che, compatto, costruisce la narrazione di una bella favola.
Un po' per mantenere il migliore ordine sociale possibile, un po' per agevolare la più alta "compliance" dei pazienti con la minore fatica politica, un po' perchè siamo in un'epoca di assuefazione alla tecnologia...viviamo in una bolla di fede religiosa e di aspettative artefatte nei confronti de "La Scienza" che, in proporzione alla incertezza reale, è tragicomica.
Al punto che le stesse prestigiose riviste scientifiche, i templi del peer review, a molti appariranno produttori impazziti di "fake news".

Va bene, capisco.
Tuttavia, per chi vuole guardare, le cose stanno così.
Tra un po' di anni questo tipo di articoli (insieme a questi signori che abbiamo citato) potrà sembrare l'opera di un pazzo invasato, e allora dovremo ricordarci di questo contesto tanto contraddittorio.

La medicina del futuro sarà più trasparente e più "scientifica"?
Non possiamo saperlo; la precisione delle leggi biologiche sono certo che darà il suo contributo.
Quello che so è che oggi è del tutto fuori luogo l'accostamento della parola "scienza" intesa come "fatti sperimentali certi", al mondo della ricerca bio-medica.
Chiamiamola ricerca, sperimentazione, materia, arte o mestiere, come si vuole...ma per il momento lasciamo in pace Galileo.

Sia chiaro, la parola scienza non è di per sè problematica, se non all'interno del dibattito secolare sulla sua definizione: la contraddizione si pone nella nostra epoca per la crescente deriva ecclesiastica, che si retroalimenta perchè diventa uno strumento nell'esercizio del potere.
Quando la scienza diventa un tracotante atto di fede religiosa

Cosa possono fare le 5LB nella Giornata Mondiale delle Malattie Rare

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Quando si parla di "malattie rare" non ci si riferisce a fenomeni che càpitano raramente, ma si intende che poche persone manifestano sintomi uguali che siano quindi catalogabili sotto una stessa etichetta.
Infatti in realtà si tratta di "sindromi" tutt'altro che circoscritte: 7000 sono quelle catalogate (su un totale di circa 40.000 malattie) e coinvolgono ben 300 milioni di persone nel mondo. Fonte: LaStampa

La Giornata Mondiale delle Malattie Rare (28 febbraio) focalizza l'attenzione su due grandi problemi:
1) i pazienti che passano parte della propria vita a cercare una diagnosi
2) l'industria che ha poco interesse a finanziare ricerche che offrono sbocchi commerciali poco profittevoli.

Se restiamo nel campo dell'eziologia senza invadere quello terapeutico, è qui che la magia delle 5 Leggi Biologiche si esprime alla massima potenza: un rompicapo aggrovigliatissimo, preso e smembrato nei suoi elementi essenziali, e poi osservato sotto una luce del tutto nuova, lascia evaporare istantaneamente una complessità artificiale che non appartiene alla natura:
Tutte le malattie semplificate in 5 principi

Se un arresto cardiaco si porta via un calciatore di 31 anni in buona salute

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La morte improvvisa di Davide Astori, capitano della Fiorentina calcio, a causa di un arresto cardiaco (si suppone) ha lasciato molti sotto shock. Soprattutto per la sua giovane età (31 anni) ma anche perchè un giocatore di quel livello è costantemente monitorato e ogni segno è sotto sorveglianza dei medici.
Si ritiene che si sia trattato di un evento naturale, ma nelle ultime ore è stato comunque aperto un fascicolo con l'ipotesi di omicidio colposo verso ignoti. Fonte: MessaggeroVeneto
L'atleta era in perfetto stato di salute, così i medici cercano le cause ben sapendo che non c'è molto da scoprire: "Le cause potrebbero essere genetiche ma sconosciute e potrebbero non essere evidenziate neanche con gli esami più accurati". Fonte: CorriereDelloSport
Resta ancora l'ipotesi che abbia assunto sostanze nocive, le quali saranno nel caso rilevate nell'autopsia.

Chi conosce le leggi biologiche sa che sia l'età, sia "lo stato di salute" sono ininfluenti in questi accadimenti, e che molte CE non danno alcun segno prevedibile, né in FA né in PCLA.

Certo è che la ricerca biomedica, chiamata in soccorso sui giornali di questi giorni ("siano aumentati gli investimenti in ricerca!"), per la sua costituzione odierna ha probabilità molto basse di venire a capo di questi fenomeni: come dice Altman, non abbiamo affatto bisogno di più ricerca, tutt'altro, "abbiamo bisogno di meno ricerca, di una migliore ricerca e di una ricerca fatta per le giuste ragioni. Abbandonare l'uso del numero di pubblicazioni come misura di valore sarebbe già un inizio". Approfondisci.
Sono frequenti, possiamo dire quotidiani, gli esempi di sperperi economici in studi progettati con il solo fine della pubblicazione prestigiosa, che non portano alcuna conoscenza al mondo scientifico.

Se osserviamo il procedere della ricerca della nostra epoca dalla prospettiva delle 5LB, ci accorgiamo che il problema più grande è l'assenza di una bussola che ancora nessuna istituzione sembra essere intenzionata a prendere tra le mani. Per il momento:
Il procedere casuale nella ricerca delle cause: ennesimo studio sulla caffeina

Screening oncologici: cosa fare quando media, protocolli e ricerca si contraddicono.

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Le credenze intorno alla salute - e agli interventi sanitari più efficaci in sua difesa - sono spesso tanto radicate quanto inaspettatamente prive di solide basi scientifiche. 
Vuoi per la resistenza di certe consuetudini, vuoi per l'inerzia di un sistema organizzativo e burocratico complesso come quello sanitario, vuoi per altri disparati motivi, le evidenze scientifiche che evolvono e si trasformano rapidamente non trovano altrettanta prontezza nel loro accoglimento pratico e nella loro applicazione.
Così, mentre la ricerca ribalta certi dogmi, accade che questi vengano perpetuati per un periodo in cuievidenze e protocolli divergono in plateale contraddizione.
Si crea una situazione di rigidità nelle credenze e nelle consuetudini non solo tra i pazienti, ma allo stesso modo tra organi e operatori sanitari.

Questo fenomeno avviene in misura proporzionale al grado di entropia che è proprio di certi ambiti di studio, e quindi soggetti a intensa ricerca, come quello oncologico.
Oggi, per esempio, crediamo che la diagnosi precoce sia la migliore - se non l'unica - arma a disposizione contro i tumori.
Siamo convinti che più preveniamo il "brutto male", meglio preserviamo la salute riducendo il rischio di "malattia".

Crediamo, quindi, che più interveniamo tenendo le cose sotto controllo, più siamo al sicuro.

“La probabilità di guarigione del tumore del seno è proporzionale alla tempestività della diagnosi, cioè prima si scopre, meglio si cura e si guarisce […] l’opportunità che abbiamo oggi per la salute della donne è straordinaria: se riuscissimo ad aumentare questa percentuale fino alla quasi totalità dei casi, con la partecipazione in massa delle donne, è ragionevole ipotizzare che anche la guaribilità si avvicinerebbe alla quasi totalità dei casi”.Umberto Veronesi, Huffington Post, 1 ottobre 2013

Questo è ciò che crediamo, a tutti i livelli, dal paziente fino all'oncologo luminare.


UN EQUIVOCO ALIMENTATO DALL'OPPORTUNISMO
Cominciamo a discernere un principio fondamentale troppo spesso equivocato: diagnosi precoce NON significa screening "partecipato in massa".
La diagnosi precoce consiste, invece, nell’identificazione tempestiva di una neoplasia in persone che presentano già segni o sintomi della malattiaFonte: Evidence.it


IN UN MONDO 5LB
Se le 5 Leggi Biologiche fossero oggi saldamente integrate nella cultura popolare, la prevenzione in termini generali su individui sani e, a maggior ragione, i controlli di massa, avrebbero un'importanza probabilmente nulla e ne sarebbero riconosciuti i chiari rischi per le conseguenze percettive.
In primis perchè la sensazione del "non c'è tempo da perdere", che mette fortemente in crisi l'organismo, in molti casi sarebbe drasticamente ridimensionata.
Sarebbe invece considerata la diagnosi precoce per quello che è: un controllo vigile e periodico per conoscere l'evoluzione di un SBS (processo biologico) in atto.

Eppure non è necessario aspettare che le 5LB siano socialmente acquisite per riconoscere il pericolo dei controlli massificati su persone sane: la ricerca ha già abbondantemente verificato la fallacia, nel mondo reale, della logica"più c'è controllo e intervento, più c'è salute".
Infatti i risultati delle ricerche si indirizzano sempre più verso un approccio"meno è meglio" (less is more) che, da un punto di vista 5LB, non possiamo che accogliere ed accompagnare. Per approfondire vedi la campagna Too Much Medicine del BMJ.


IL REALE STATO ATTUALE DELLE RACCOMANDAZIONI PREVENTIVE ONCOLOGICHE
Scremiamo l'enfasi mediatica e le credenze obsolete.
In una recente relazione della fondazione Gimbe sullo stato di applicazione dei controlli preventivi per il cancro (doi: 10.4470/E1000127), ne viene valutata l'appropriatezza in base al rapporto tra benefici e rischi. 
Infatti in una medicina basata sulle evidenze sperimentali non è più possibile dichiarare semplicemente "un controllo in più è meglio di uno in meno", un messaggio passato spesso subdolamente da poderose attività di marketing: è necessario invece considerare quale intervento offra i migliori benefici a fronte dei rischi e dei costi più bassi.
Da questa valutazione originano due condizioni in presenza delle quali tutti gli screening preventivi diventano inadeguati (a basso valore - low value):
- quando sono molto efficaci e a basso rischio, ma non vengono sufficientemente sfruttati
- quando sono poco efficaci o comportano molti rischi, e vengono applicati sulla popolazione in modo eccessivo

Quest'ultima condizione è la più diffusa, ed è quella che non solo tiene in crisi costante le finanze pubbliche, ma produce anche i ben noti esiti nocivi della sovradiagnosi e della sovra-medicalizzazione.
Come si evince dal Box 1 del suddetto rapporto Gimbe, le credenze e i fattori che inducono all'interventismo, sia tra i pazienti che tra gli operatori, sono (sinteticamente, qui l'originale):

- La falsa convinzione che “è sempre meglio identificare prima la lesione” e che "è meglio agire che non agire".
- La falsa convinzione che una tecnologia più precisa in grado di rilevare micro-lesioni sia meglio di una con definizione minore.
Sovrastima dei benefici degli screening e limitata conoscenza dei rischi associati.
Tam tam mediatico sui vantaggi indiscussi di tutte le strategie di diagnosi precoce.
- Timori medico-legali (medicina difensiva).
- Promozione degli screening da parte dell’industria al fine di ampliare il bacino di pazienti da trattare.

Questi fattori spingono le istituzioni e gli operatori a credere che la partecipazione in massa agli screening sia un obiettivo da conseguire, e spinge i cittadini a richiedere sempre di più servizi sanitari superflui, dannosi e inutilmente dispendiosi in un circolo vizioso che si auto-alimenta, precipitando verso la cultura della "medicalizzazione preventiva totale".

Invece, se qualcuno è davvero intenzionato a sottostare a controlli periodici, deve sapere che per l'intensità dei controlli esiste un punto di equilibrio tra i potenziali benefici e i rischi.
E da un punto di vista 5LB deve sapere che si tratta di statistiche che non tengono in considerazione il vissuto e la percezione personale.

LE EVIDENZE SUGLI SCREENING ONCOLOGICI PIÙ DIFFUSI (dati del 2016)
Ma se non si conoscono nemmeno le informazioni più elementari, da dove si può iniziare a costruire la propria personale scelta terapeutica?

Se quindi il mantra "tieniti sotto controllo"è ben venduto e chiacchierato nei mezzi di comunicazione con i benefici in bella mostra e i rischi occultati, mettiamo l'accento invece su cosa le evidenze cliniche raccomandano di NON fare a persone asintomatiche per non incorrere in inutili rischi, rispetto a cinque tra i più comuni screening preventivi per il cancro.


Controlli per il carcinoma alla mammella:
Se non hai sintomi e hai meno di 40 anni e più di 75, non è raccomandato nessun tipo di controllo. 

NON vanno fatte mai, a qualsiasi età:
- la mammografia annuale
- la risonanza magnetica
- la mammografia 3D con tomosintesi
- l'autopalpazione di routine

Le campagne di "sensibilizzazione" che coinvolgono giovani donne o, per esempio, la comunicazione che esorta all'autopalpazione, andrebbero ignorate.

Tuttavia, non è mai quello che fai, ma da quale posizione interiore lo fai. (5LB docet)
Se e solo se ti senti comunque più tranquilla a farti esaminare, tra 40 e 49 anni prima della visita devi aver discusso con il tuo medico sui benefici e i rischi dello screening mammografico.
Le istituzioni oggi incoraggiano i controlli ogni 2 anni a donne di età compresa tra i 50 e i 74 anni, e questo è l'equilibrio rischi/benefici ufficialmente riconosciuto (in Italia fino a 69 anni, altrove se ne discute).

Controlli per il carcinoma alla cervice uterina:
Se non hai sintomi e hai meno di 21 anni o più di 65, NON è raccomandato alcun tipo di screening.
E anche se non hai più la cervice uterina perchè è stato asportato l'organo (sembra ovvio ma accade spesso il contrario).
Se ne hai meno di 30 NON va fatto il test HPV.
Le campagne di "sensibilizzazione" ai controlli su HPV e collo dell'utero nei confronti di adolescenti, come per esempio nelle scuole, andrebbero quindi evitate.
L'esame pelvico non va fatto mai, a qualunque età.

Tuttavia, non è mai quello che fai, ma da quale posizione interiore lo fai. (5LB docet)
Se senti di volerti controllare, non dovresti comunque mai farlo in intervalli inferiori a 3 anni. L'equilibrio oggi considerato positivo rispetto ai rischi è: nell'età compresa tra i 21 e 65 anni il test citologico ogni 3. Oltre i 30 il test citologico può essere associato a test per HPV ma a intervalli non inferiori a 5 anni.

Controlli per il carcinoma al colon-retto.
Se hai meno di 50 anni o più di 75, NON va fatto alcun controllo di routine.
Se ne hai più di 50, ma hai già fatto una colonscopia, non farne più. Prima di almeno altri 10 anni.

Tuttavia, non è mai quello che fai, ma da quale posizione interiore lo fai. (5LB docet)
Se desideri farti controllare, il punto di equilibrio considerato valido è nell'età compresa tra 50 e 75 anni, con uno solo dei seguenti modi:
- Esame delle feci ogni anno
- Sigmoscopia ogni 5 anni
- Esame delle feci ogni 3 anni associata a sigmoscopia ogni 5.
- Colonscopia ogni 10 anni

Controlli per i carcinomi dell'ovaio:
Per le ovaie le raccomandazioni sui controlli di routine sono chiare e nette: è insensato fare controlli preventivi, a qualsiasi età.
E queste evidenze sono un fatto già molto coerente con la prospettiva 5LB, in cui anche solo l'intervento in caso di sintomi va valutato, mentre l'intervento preventivo in assenza di sintomi non viene affatto considerato.
Sono quindi da evitare gli esami con il marcatore CA125, l'ecografia transvaginale e l'esame pelvico.

Controlli per i carcinomi della prostata:
Se non hai sintomi e hai meno di 50 anni o più di 69, non va fatto nessun controllo.
Ma anche se hai più di 50 anni il test del PSA è sconsigliato.

Tuttavia, non è mai quello che fai, ma da quale posizione interiore lo fai. (5LB docet)
Se il tuo desiderio di fare il test è molto forte, va comunque richiesto dopo un colloquio con il medico il quale deve spiegarne i benefici e i rischi.


Queste linee guida sono il riferimento alla data di oggi (2016-2018), utili non solo agli operatori ma anche ai cittadini che, non informati, tendono a fare pressione per avere sempre più controlli anche quando dannosi, alimentando un'offerta che, cercando di soddisfare la domanda, cavalca il profitto spolpando il Sistema Sanitario Nazionale e ingrassando quello privato.
Oltretutto si esaspera la medicina difensiva da parte dei medici, quando sentono di correre dei rischi nel rifiutare un servizio (trascurando i principi di less is more e la prevenzione quaternaria).

Conoscere come stanno le cose ci permette di smettere di lottare tra una vecchia medicina in cui si deve "tenere tutto sotto controllo a prescindere", dove si è sempre nel panico del "non c'è tempo"; e dall'altra parte una nuova medicina che invece direbbe di "non fare niente" perchè è tutto naturale.

Puoi allora scoprire che questa scissione non è in realtà una voragine da saltare chiudendo gli occhi e incrociando le dita, perchè il rapporto probabilistico rischi/benefici è chiaro e definito (anche se spesso occultato per interessi particolari) ma incerto e mutevole; e che la scelta individuale non è obbligata e protocollata ma soggettiva e flessibile in relazione alle proprie preferenze, che certamente sono profondamente legate alla propria storia e paure personali.
In una sola espressione: "scelta informata", in cui informazione e scelta hanno lo stesso peso.

Nelle difficoltà delle odierne conoscenze, la prospettiva 5LB può essere un solido faro di riferimento per "profughi", che aiuta a muoversi con più lucidità e Presenza tra le varie possibilità.

Pap test: per evitare il maligno sono disposta a tutto, anche ad uno screening all'anno

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Per la salute è sempre meglio un controllo in più che uno in meno.
È un fatto chiaro e intuitivo, no?

QUANDO LA REALTÀ È CONTRO-INTUITIVA
Per decenni fino agli anni 90 si è raccomandato lo screening annuale per il tumore al collo dell'utero: un Pap test all'anno.
Da lì in poi, anche grazie all'avvento della Evidence Based Medicine, si è messo in discussione l'approccio con il controllo serrato perchè è emerso "l'altro lato della luna" sempre rimasto in ombra, che sono i rischi dell'eccesso di controllo, la sovra-diagnosi e il sovra-trattamento.
Così le linee guida hanno acquisito una maggiore prudenza, portando la raccomandazione del Pap test ogni 3 anni (tra i 22 e i 65 anni di età) oppure ogni 5 quando combinato con il test del virus HPV (papilloma virus) (fascia tra i 30 e i 65 anni di età), escludendo poi qualsiasi test prima dei 21 e dopo i 65.
In questi anni stanno anche emergendo prove, per il momento limitate, che per alcune donne uno screening ancora meno frequente potrebbe essere sicuro.
Tanto che i Paesi Bassi hanno preso in considerazione l'estensione dell'intervallo a 10 anni per la maggior parte delle donne sopra i 40 anni.
Fonte: American Association for Clinical Chemistry

PERCHÈ SI RIDUCONO I CONTROLLI? NON CI SONO SOLDI?
I conti economici possono avere un ruolo, specialmente quando le risorse sono investite in interventi che hanno un basso rapporto benefici/costi e sono invece sottratte ad ambiti a più alto valore ed efficienza.
Ma ancora più importanti sono i danni risparmiati grazie alla riduzione dei controlli.
Infatti le prove recenti hanno rilevato che test più frequenti di quelli sopra riportati aumentano notevolmente la possibilità di falsi positivi che comportano biopsie invasive, colposcopie, le quali possono danneggiare la cervice, aumentare aborti spontanei o nascite premature.
Un Pap test positivo può avviare una serie di biopsie e di follow-up ravvicinati a pochi mesi. Revisionando tutte le prove disponibili, i ricercatori hanno concluso che lo screening eseguito più spesso rispetto all'intervallo dei tre anni "conferisce poco beneficio aggiuntivo e un forte aumento dei danni", compresi i trattamenti di lesioni che si rimarginerebbero da sole entro un anno o due.
Lo screening con un test Pap o HPV può produrre sanguinamento vaginale, dolore, infezione e anche falsi negativi, così come risultati anomali che non sono clinicamente significativi ma causano numerose ansie e sofferenze.
Fonte: JAMA


PERCHÈ È IMPORTANTE CHE IL FENOMENO DELLA SOVRA-DIAGNOSI SIA CONOSCIUTO E QUANTA STRADA C'È ANCORA DA FARE
Per decenni fino agli anni 90 sono stati raccomandati controlli serrati, e molti medici e molte donne hanno ancora in testa l'idea che lo screening del cancro all'utero debba essere annuale, dice la dott.ssa Debbie Saslow, direttrice del Breast and Gynecologic Cancer - American Cancer Society.
Allo stesso tempo, i medici hanno anche paura di perdere i loro pazienti se non acconsentono a fornire i controlli, continua la direttrice; di conseguenza molte donne sono ancora sottoposte a screening troppo di frequente, e dopo 30 anni (dal 1987) ancora tra il 65% e l'85% dei medici non segue le linee guida, raccomandando test annuali addirittura combinati con il test HPV.
In un particolare studio, solo il 14% dei medici ha seguito le linee guida.
"Ci sono voluti decenni per passare questo messaggio (contro lo screening annuale). È un po' frustrante continuare a vedere le parole 'annuale', 'esame' e 'cancro al collo dell'utero' nelle stesse frasi ", ha detto la dott.ssa Saslow.

"Perchè i dottori sono così lenti ad incorporare nella loro pratica le linee guida basate sulle ultime evidenze?
Una ragione è che molti dottori pensano che i pazienti vogliano e si aspettino controlli annuali. Possono voler evitare di avere discussioni con i pazienti sul perchè non siano necessari. Alcuni possono temere conseguenze legali se il cancro non è diagnosticato, mentre altri possono semplicemente essere inconsapevoli delle linee guida. 
In ultimo, ci possono essere incentivi finanziari a fare esami con più frequenza."
Fonte: American Cancer Society

Insomma, le persone chiedono più controlli e sempre di più, c'è una forte domanda e la sanità sempre più a trazione finanziaria soddisfa la domanda senza tante inibizioni.
Per di più siamo in un'era ultra tecnologica sempre più pervasa da sensori biometrici, nella quale istintivamente si considera una grande conquista possedere uno smartphone capace di tenere sotto controllo 24 ore su 24 i nostri valori corporei: questa tendenza al sovra-controllo con la brama della "prevenzione totale" non sembra agevolare una comprensione delle cose che è contro-intuitiva.

Come diciamo sempre sul 5LB Magazine, la scelta terapeutica è responsabilità della persona e si costituisce nella combinazione di informazione, esperienza del medico e preferenze personali che sono, e devono essere, un rispettabilissimo ago della bilancia.


L'HPV NEL PARADIGMA ODIERNO
Cosa faccia il papilloma virus e come lo faccia non è molto chiaro, soprattutto nella visione "ortodossa" ma anche in quella 5LB.
Sembra essere ubiquitario e molto diffuso ovunque (80% della popolazione vi entra in contatto), è presente anche sulla pelle senza dare alcuna patologia (fonte: HpvUnit); non è chiaro come vada via da solo, quale sia la causa della suscettibilità di chi si "ammala" rispetto a chi no. Alcuni genotipi sono considerati a "più alto rischio".
Il test del HPV è allora usato come marcatore di rischio per identificare quelle donne che è più importante tenere sotto controllo, mentre il Pap test (e poi eventualmente la colposcopia) esamina direttamente i tessuti e le "lesioni".
Per questo motivo la combinazione dei due test (rischio+osservazione) si ritiene oggi che permetta di allungare l'intervallo fino a 5 anni.

E NEL PARADIGMA 5LB
Anche se non sono chiare molte cose rispetto alla funzione dei virus in generale, nel modello delle 5 Leggi Biologiche il virus è un prodotto di processi tissutali ectodermici - nella fattispecie l'epitelio della cervice uterina - e quindi idealmente sarebbe accettabile come bio-marcatore.
Certo, non con lo scopo di "scovare il male", ma per sapere che la fisiologia speciale del collo dell'utero è attiva in un programma probabilmente recidivante, in una percezione biologica di "non essere presa, posseduta".
In senso lato si tratta di una particolare reazione ectodermica ad una specifica perdita di contatto.
Né bene né male, diventa una constatazione di fatti verificabili osservando una sequenza di precisi segni fisici e psichici.


LA SUPERSTIZIONE DEL MALIGNO GIUSTIFICA IL PEGGIO TOLLERABILE
È chiaro che la sovra-diagnosi non può mai essere osservata direttamente, ma può essere solo dedotta dai dati ricavati da statistiche su gruppi di controllo: non è possibile altrimenti valutare quanta intensità di intervento sia più o meno efficace.
E se entriamo in ogni singolo caso specifico, è impossibile sapere cosa sia meglio se non si ha una sfera di cristallo.
Per questo motivo non esiste "il meglio" oggettivo per tutti ma è sempre il risultato di una scelta personale presa attraverso un Processo Decisionale Condiviso.

C'è però un elemento guasta-feste: nel momento in cui questa naturale incertezza sulla migliore scelta è anche intrisa di un malvagio diabolico a cui si deve sfuggire, si entra in un sistema di paure e superstizioni che non lascia margini di movimento né molta libertà di scelta.
Quando si combatte contro un misterioso maligno, qualsiasi intervento a seguito del quale "si è usciti vivi":
a) sarà percepito come un insostituibile atto risolutore, anche quando l'intervento avesse applicato l'approccio più invasivo possibile secondo il principio del massimo tollerabile.
b) sarà percepito come salvavita anche quando la neoplasia non avrebbe altrimenti provocato alcun disturbo.
c) sarà percepito come salvavita persino in quei casi in cui l'esame diagnostico avesse rilevato un falso positivo in totale assenza di neoplasia.
Se invece dopo un intervento la persona non vivesse a lungo, la "colpa" cadrebbe sul male che avrebbe apparentemente sopraffatto l'organismo e le cure.
Senza dati di confronto come quelli esposti sopra, non sarebbe possibile valutare qualsiasi conseguenza nociva dell'eccesso di diagnosi, di trattamento e medicalizzazione (fenomeno ad oggi ancora piuttosto confuso, poco delineato e mal comunicato. Fonte: PubMed).

È a causa di questa percezione della salute sentita come "un bene contro un male" che, solo poco tempo fa, la mutilazione e la devastazione di un organismo erano accettate come un esorcismo estremo ma giustificabile.
Solo recentemente la medicina è transitata dal principio del massimo trattamento tollerabile a quello del minimo trattamento efficace (less is more), proprio in virtù delle indagini sui finora sottostimati, e forse del tutto trascurati, effetti iatrogeni.

Poichè il transito di credenze e percezioni sociali si compie con ritmi storici, e quindi ancora oggi la sensazione che siamo vittime del maligno è molto radicata, molti preferiscono un iper-controllo certificato come pericoloso, perfino cercano la mutilazione preventiva, piuttosto che rischiare di essere "braccati" da un mostro o dalla sfortuna.
In questa condizione percettiva drammatica, la scelta del proprio personalissimo meglio diventa un cedimento sofferto al meno peggio, soppesato in rapporto ad un terrore sull'altro piatto della bilancia che non sarebbe gestibile.
Sono esemplari le reazioni dei commentatori alla stessa dott.ssa Saslow quando espone la necessità di ridurre i controlli dalle pagine della American Cancer Society:

"Un terzo di tutte le donne che contraggono il cancro all'utero morirà della malattia. Questa percentuale è rimasta costante per molto molto tempo. Come si può dire che 'meno è meglio' quando nulla è cambiato??" 

"Sono tutte stronzate! Sono molto delusa dalla ACS! Quindi se davvero hanno fatto queste raccomandazioni, perchè le stanno dicendo solo adesso??? Forse per l'Obama Care?? Presto avremo a disposizione pochissime opzioni per la prevenzione... aspetteranno fino a quando non avremo tutti il cancro per riempirci di farmaci ad alto prezzo aspettando che moriamo. Spero davvero che queste nuove linee guida vengano revocate rapidamente."

"Sono molto disturbata da questo, poichè ho fatto pap test annuali dall'età di 18 anni e sono stata diagnosticata con un cancro all'utero CIN2 all'età di 24 anni.Ciò era dovuto chiaramente ad un falso negativo perchè il cancro alla cervice non progredisce così rapidamente. Mi sono sottoposta ad una isterectomia totale e oggi sono fortunata di avere ancora la mia vita, la salute e un bambino che ho adottato. Capisco la medicina basata sulle evidenze, sono un'infermiera oncologica e una sopravvissuta al cancro da 16 anni, ma non accetto (non perdòno) queste raccomandazioni"

"Vorrei solo dire che dall'età di 16 anni ho fatto Pap test regolari ogni anno. 33 anni dopo mi hanno diagnosticato un adenocarcinoma all'utero.[...] Quale shock, allora adesso chiedo di aiutare a proteggere le altre giovani donne che possono avere questo cancro silente dentro di loro senza saperlo, come me. Sono passata attraverso pap test, ultrasuoni e visite ginecologiche...ma come hanno fatto a non vederlo? Giovane donna magra, sportiva, attiva in buona salute mi hanno detto che "non ero in regola", qualcuno ci aiuti!!!!!!!!"

"Ho fatto Pap test ogni anno per anni. Grazie al cielo il mio dottore lo ha fatto, perchè all'età di 66 anni hanno trovato ciò che ritenevano un cancro alla cervice uterina. Dopo la mia isterectomia, hanno visto che era un cancro aggressivo che era partito nell'utero. Se non avessi fatto i miei controlli annuali avrei rischiato la vita. Poteva essere una bassa percentuale, ma io ero in quella percentuale!"

"Sono d'accordo con la maggioranza dei commenti: lo screening annuale è la migliore opzione per prendere ogni cosa in tempo. Mi sono sempre chiesta: ho sentito che il Thin Prep test sarebbe di aiuto per l'accuratezza, evitando alcune letture false negative. È solo per il costo del test che i dottori non lo fanno? È approvato dalla FDA e la mia assicurazione non ha mai avuto problemi a pagarlo. Sono ormai 5 anni che lo sto chiedendo e dovete farlo."

"Non posso mai dire abbastanza sul fare il test annuale. 6 dottori della mia assicurazione si rifiutavano, dicendo che non ne avevo bisogno. Il settimo ha fatto il test che ha mostrato cellule anormali e una biopsia con cancro. L'analisi patologica dopo la chirurgia ha mostrato un cancro molto aggressivo e subdolo. Grazie a DIO per il Pap test."

"C'è una ragione per cui solo il 14% dei ginecologi segue le linee guida correnti, e questa ragione è che ignorano probabilità statistiche molto importanti [...] In altre parole, ogni medico sa che lo screening non è progettato per catturare il 100% delle malattie ma il 95%, e quando ripetuto 3 volte allora prende il 100% [...]. Se uno screening fosse progettato per il 100%, ci sarebbero troppi falsi positivi e quindi troppe biopsie e colposcopie. Quindi sono tutti progettati per una sensibilità del 95% e allora secondo la legge delle probabilità c'è bisogno di ripetere il test 3 volte per raggiungere la desiderata sensibilità al 100%.Date queste regole basilari di matematica, CONTINUATE A FARE IL VOSTRO PAP TEST ANNUALE E FIDATEVI DEL VOSTRO DOTTORE che ci pensa lui a voi.Credetemi, non c'è NESSUN GUADAGNO FINANZIARIO come suggerito dalla Saslow, che evidentemente non è un medico praticante. Questi suoi suggerimenti sono un insulto a ogni paziente o dottore".
Commenti tradotti da Mauro Sartorio dal sito dell'American Cancer Society


Reazioni terrorizzate e a volte rabbiose, spesso scomposte nel tentativo di evitare una paura inconfessabile a se stessi...certamente specchi di dolorosissime e rispettabilissime storie personali, non esprimibili - né ce ne sarebbe motivo - in misure statistiche. 

Colesterolo: un 'vaccino' che modifica i geni con obiettivi poco chiari.

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Avrete forse sentito parlare in questi giorni di quella puntura definitiva per il colesterolo, sulla carta un vaccino che avrebbe l'intenzione di prevenire le "malattie" cardiovascolari:

Colesterolo, una sola iniezione lo elimina per tutta la vita
"Il nostro obiettivo è quello di sviluppare un farmaco che permetta di abbassare il colesterolo 'cattivo' con una sola somministrazione in tutta la vita".
Fonte: Libero

Come spesso accade, si tratta di un annuncio mediatico azzardato che genera aspettative iperboliche ("cura rivoluzionaria") e di fatto infondate, per almeno 3 motivi:

1) lo studio citato dell'Università Federico II di Napoli è eseguito su cavie, e per questo non ha alcun valore clinico: qualsiasi allusione all'uso umano è prematura. Vedi punto 3 della nostra guida.
2) la correlazione tra concentrazione di colesterolo nel sangue ed eventi cardiovascolariè dubbia: si tratterebbe quindi di uno strumento che potrebbe avere un'utilità nulla nei confronti della salute.
3) se da una parte un farmaco efficace potrebbe essere utile in quei casi particolari in cui è richiesto di contenere eccessi sintomatici notevoli, in realtà la notizia veicola tutt'altra idea: il colesterolo sarebbe da "eradicare" a prescindere e per sempre, all'insegna di quella concezione più moralistica che scientifica - che conosciamo fin troppo bene - di guerra al "cattivo".
Infatti l'obiettivo annunciato è una modifica artificiale tramite ingegneria genetica, affinché l'organismo sia indotto alla "produzione di una proteina capace di rimuovere il colesterolo LDL che circola nel sangue".

Nonostante negli investimenti, nelle pubblicazioni scientifiche e in generale nella narrativa biomedica le aspettative intorno alla terapia genica siano oggi dominanti, questo tipo di ricerca ha probabilità di successo molto basse (fonte: JAMA).
Con un piede saldo nel modello delle 5 Leggi Biologiche ci sorge spontaneo un suggerimento: prima di lanciarsi dentro il cofano per truccare la macchina, auspichiamo almeno di avere una idea di massima sul suo funzionamento.

Peraltro le "superstizioni scientifiche" intorno al colesterolo nell'ultimo secolo hanno già fatto danni importanti:
L'apologia del colesterolo di una scienza volubile

Il segreto per dimagrire e di tutte le diete

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Nelle settimane prima del letargo l'orso mangia così tanto da ingrassare 50 chili. Il suo obiettivo biologico: sopravvivere nei mesi invernali.

L'uomo che mangia come un orso, allora, che obiettivo biologico ha?
Non va in letargo, eppure la speciale biologia di alcune persone induce ad abbuffarsi.
Ogni singolo essere umano ha obiettivi che possono essere diversi e numerosi, ma pur sempre di natura biologica.
Genericamente un organismo risponde con programmi speciali a una condizione interiormente dolorosa: la compulsione verso il cibo potrebbe per esempio avere radici biologiche comuni a qualsiasi altra compulsione, come quella che si rivolge al gioco d'azzardo o all'alcool.
La nostra relazione con il cibo può essere dunque alterata, perchè il cibo si trasforma facilmente in un mezzo per compensare altro.


LE DIETE
Stiamo quindi parlando di:
- un motore psichico
- un sintomo manifesto, che è l'abuso compulsivo di alimenti.
Le diete, basate sul controllo razionale di qualità e quantità di nutrimenti, aggrediscono meccanicamente il sintomo, seguendo l'approccio classico che qualsiasi altra farmacologia applica nei confronti delle malattie.
Lo stesso approccio puramente sintomatico che si configurerebbe nei confronti dell'alcolismo, quando si impedisse all'individuo di accedere all'alcool.
È noto ed evidente che il motore psichico alla base di questi fenomeni è spesso trascurato.

Poichè in questo sito trattiamo dei programmi psichici che sottendono i comportamenti, spostiamo l'attenzione su ciò che riteniamo rilevante ed essenziale, molto più di quanto i nutrizionisti sospettino.


QUANDO LA DIETA FUNZIONA
Quando il cambio di abitudini, dettato da un regime alimentare più o meno ferreo, implica anche un movimento interiore psichico, la dieta può raggiungere i suoi obiettivi.
Per esempio se riesce a soppiantare l'oggetto della compulsione - il cibo - con un qualsiasi altro appagamento: il successo sportivo, il recupero di una figura di riferimento come un guru, un orientamento con regole rigorose per "prendermi finalmente cura di me"...ovvero tutto ciò che può avere un effetto virtuoso sulla bilancia ormonale.
La "dieta psichica" allora può funzionare fintantochè il meccanismo si sostiene e si retro-alimenta, alleggerendo sia la percezione di "profugo" sia qualunque altra percezione biologica significativa, alla quale la persona è sensibile.


QUANDO LA DIETA NON FUNZIONA
Se invece il cambio di abitudini sottrae esclusivamente il sintomo, cioè il cibo, senza produrre alcun movimento interiore favorevole, l'esperienza delle restrizioni alimentari diventa frustrante perchè abbandona a se stesso il bisogno biologico che è sotteso.
Allora non ci meraviglieremmo se l'organismo si sentisse ancora più profugo e abbandonato di quanto già non sia, ingrassando rapidamente.
Non ci meraviglieremmo nemmeno di constatare che, nonostante una rigidissima restrizione di calorie, il corpo mantenesse un peso elevato e crescente.
Di fatto molti che sono sempre a dieta sperimentano di non dimagrire neanche di un grammo, e sull'altro estremo molti mangiano come orsi e non riescono a ingrassare di un grammo.
Per questoè assurdamente insensato ridurre la questione alle sole calorie ingerite, ai valori nutrizionali e alla chimica degli alimenti.

La notizia:
Salute, le diete fanno ingrassare, ecco perché
Un esempio lampante ce lo mostra il Centro Disturbi Alimentari dell’Ospedale San Raffaele Turro di Milano [...] Francesca è una donna di 42 anni, non ha patologie particolari e soprattutto non aveva problemi di peso prima di iniziare "le diverse diete" che ha provato nel corso della sua vita e che l'hanno portata solo ad una condizione di aperta obesità facendola ingrassare ben 30 kg (85 kg, Bmi 31.2) e la facevano stare con il morale sotto i piedi a causa di attacchi di «fame nervosa» che non riusciva più a controllare.
Fonte: Blasting News e Corriere


I PROGRAMMI BIOLOGICI SONO ALLA BASE DEI NOSTRI COMPORTAMENTI
Anche in questo ambito le 5 Leggi Biologiche ci offrono una lucidità rivoluzionaria: per questo su 5LB Magazine ci permettiamo spesso di ostentare tanta sicurezza sul fatto che, con il tempo, le prove empiriche si allineeranno progressivamente, una ad una, a questo modello di lettura dei fenomeni.

Forse ricorderai la mia esortazione a sperimentare un approccio animale e intuitivo al mangiare, "l'approccio della capretta": 
Le credenze, le abitudini sociali, le fobie [intorno agli alimenti] agiscono spesso in disaccordo con ciò che in questa disarmante semplicità sarebbe utile al nostro organismo, creando di fatto una condizione di conflitto tra ciò che è "qui e ora nel mio corpo" e ciò che "si deve mangiare" su di una lista di alimenti "buoni" e "cattivi".
La naturale relazione non-conflittuale col cibo è il modo animale di nutrirsi, il più vicino al nostro essere. Come sappiamo, la distanza che creiamo da noi stessi produce fisiologia, secondo leggi biologiche precise.

[...] Se fossimo capaci di vivere davvero "in armonia con la natura", diremmo come la capretta: "non ho alcun pregiudizio su quello che mangio, ma lo annuso e lo gusto, e aspetto il SI o il NO interno". Quando la capretta saprà parlare.

Il testo che segue è invece ciò che ci dicono gli esperti (Stefano Erzegovesi, responsabile del Centro per i disturbi alimentari all'Ospedale San Raffaele di Milano) nella notizia di oggi:

Per dimagrire davvero c’è una formula: il «mangiare intuitivo»
Perché stare a dieta fa ingrassare
Un crescente numero di persone sta voltando le spalle alle diete «compulsive». Stanno facendo pace con il cibo e con il loro peso, utilizzando ciò che gli esperti hanno definito un approccio «anti-dieta»: un modo di intendere il nutrirsi che alcuni chiamano «mangiare intuitivo»

[...] La chiave del problema potrebbe essere la consapevolezza enterocettiva , una parola difficile per indicare la nostra capacità di «ascoltarci dentro», quindi di sentire e riconoscere le nostre sensazioni ed emozioni interne (fame e sazietà, piuttosto che rabbia, tristezza o delusione).
[...] Innanzitutto occorre smettere di mangiare in modo automatico, per arrivare ad assaporare ogni morso. Bisogna guardare i colori nel piatto e inalare bene l’aroma, godersi la consistenza. 
La meta è arrivare a darsi il permesso incondizionato di mangiare quando si ha fame.
[...] Fonte di gravi errori è dividere gli alimenti in buoni o cattivi.
[...] Mangiare in silenzio e in un clima sereno di sicuro aiuta: se c’è il rischio di discutere animatamente o di arrabbiarsi, meglio fermarsi e rimandare il pasto. È fondamentale, per lo stesso motivo, spegnere televisione e telefonino. Il consiglio è quello di concentrarsi sul cibo e sulle sensazioni che trasmette, mangiando con più gusto e attenzione.

A chi è avvezzo alle pratiche meditative, suggerisco di sperimentare la "meditazione mangiata", o "meditazione del mandarino", di Thich Nhat Hanh perchè è molto educativa.


Allora si comprenderà anche, e sempre meglio, perchè l'Hameriano dice di conoscere i segreti di tutte le diete e, di conseguenza, non ne fa nemmeno una.

La ricerca sempre più vicina alla quarta legge biologica - i virus

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Negli ultimi 5 anni la ricerca in biologia si è buttata a capofitto nello studio delle vescicole extracellulari, piccoli prodotti delle cellule contenenti materiale informativo (molecole di Rna o proteine) che hanno lo scopo di diffondere nell’ambiente circostante verso le altre cellule la preziosa informazione in esso contenuto.


COME SI SONO SCOPERTE

Tempo prima, quando gli scienziati avevano iniziato a osservare le cellule sotto potenti microscopi ottici, si era notata una polvere intorno alle membrane cellulari e si pensava che si trattasse di detriti, quindi non gli si era data molta attenzione.
Con il passare del tempo si è invece compreso che questa nuvola di “scaglie” di membrana fosse composta da “micro-vescicole” - così chiamate prima - poi ridenominate vescicole extra-cellulari.
E si è osservato che alcune di queste, chiamate "esosomi", sono assemblate proprio all’interno della cellula e poi rilasciate attraverso la membrana.
La quantità di queste vescicole è straordinaria: ogni giorno ogni cellula produce tanti esosomi e vescicole quanta è la dimensione della propria membrana cellulare, come ci dice Michiel Pegtel, esperto di vescicole extra-cellulari.

Entrando nel dettaglio, una delle scoperte più significativeè stata che queste vescicole trasportano vari tipi di RNA (materiale genetico), non solo proteine come si credeva, e che questo RNA si trasferisce da una cellula all’altra per attivarsi a destinazione.
Scoperta tanto significativa da voler proporre alla comunità scientifica un nuovo nome per questo materiale informativo: “exosomal shuttle RNA” (Fonte: Nature).

Non solo: dopo le prime rilevazioni di queste vescicole extracellulari nel sangue, sono state trovate anche in tutti i liquidi corporei: nella saliva, nelle urine, nel liquido amniotico, nel latte materno, nel liquido seminale…

Questi ritrovamenti mi ricordano molto quelli fatti da Bechamp alla fine del 1800 e da Rife nel 1930, il quale ha creato il microscopio a luce polarizzata (con risoluzione di 60.000X) che permette di osservare tessuti dal vivo e non materiale distrutto come avviene invece nella microscopia elettronica.


LE SOMIGLIANZE CON I VIRUS


La comunicazione cellulareè alla base della vita di ogni tessuto, quindi di ogni organo e di conseguenza dell’organismo intero e delle specie.
I modi di interagire tra le cellule sono diversi, ma questo ha destato molto stupore perchè ha notevoli somiglianze con i virus, sia nei meccanismi di impacchettamento delle informazioni, sia in quelli di rilascio, sia a livello strutturale.
Tanto da dover concordare che queste somiglianze debbano essere molto più di mere coincidenze.

Di fatto le vescicole extracellulari e i virus hanno la stessa struttura: molecole contenente un’informazione, avvolte da una vescicola prodotta dalla membrana cellulare.
Il fatto che la cellula produca quotidianamente tante micro vescicole quanto grande è la dimensione della sua membrana, ci dice che stiamo parlando di un’attività molto intensa.
Se in più pensiamo che il processo serve a trasportare materiale genetico e proteico (quindi informazione), se ne deduce che si tratti di una via di comunicazione intercellulare molto importante.

L’impressione è che da una parte ci siano vescicole virali che, se attivate, hanno effetti nefasti sull’organismo, dall’altra vescicole cellulari che invece hanno effetti vitali sul medesimo.
In questo paradigma di “vescicole buone” e “vescicole cattive”, così arbitrariamente definite dall’essere umano, le due tipologie sarebbero agli estremi opposti di un medesimo fenomeno, e non si riuscirebbe a definire tutto ciò che sta nel mezzo.
Una caratteristica peculiare che sembra differenziare gli estremi è che il virus viene replicato, mentre le vescicole no.
“C’è una differenza fondamentale tra virus e vescicole: i virus possono replicarsi, le vescicole no. Ma ci sono molte varianti in mezzo. Dove iniziano i virus, e dove iniziano invece le vescicole extra-cellulari?” dice Leonid Margolis, uno dei virologi più impegnati sul fronte.

I numerosi studi successivi hanno tentato di classificare sotto-famiglie di vescicole, con pochi risultati.

Nel 2016 Margolis e Robert Gallo (sì proprio lui, il pioniere dell’HIV) avevano dunque ipotizzato che virus e vescicole fossero gli estremi di uno stesso fenomeno.
Fonte: PNAS

Ma l’idea fu considerata “provocatoria” perchè, dice il virologo Dirk Dittmer, “sono quei tipi di cose di cui ci piace dibattere a notte fonda, e per le quali nessuno ha una risposta.”


ULTERIORI CONFERME CHE VIRUS E VESCICOLE SONO UNO STESSO FENOMENO

Poche settimane fa l’ipotesi che virus e vescicole siano uno stesso fenomeno è stata rinforzata dallo studio di gennaio 2018 del neuroscienziato Jason Shepherd, studio che indaga nei mammiferi le caratteristiche di una proteina chiamata ARC, chiaramente implicata nell’apprendimento e nella memoria.
Sheperd non stava facendo nessuna ricerca sulle vescicole, tuttavia osservò con grande stupore che la proteina ARC aveva le stesse caratteristiche strutturali di impacchettamento della proteina virale GAG, che è nota incapsulare al suo interno materiale genetico virale considerato “maligno”.
Sheperd ha quindi ipotizzato che questa funzione di “derivazione virale” abbia dato ai mammiferi un dispositivo di impacchettamento dell’informazione: come se un retrovirus impacchettasse RNA e lo portasse come un messaggio utile da una cellula ad un’altra.

Vivian Budnik, professoressa di neurobiologia alla University of Massachusetts Medical School, ha pubblicato nello stesso periodo di Shepherd le stesse conclusioni: lei lavorando sulle mosche, lui sui topi, hanno inseme concordato che la proteina ARC agisce proprio come fanno i virus, per spostare RNA tra sinapsi (cellule nervose).

Fonte dell’articolo di Shepherd: Cell
Fonte dell’articolo della Budnik: Cell


LE IPOTESI

Quindi, per non “dibattere a notte fonda di questioni senza risposta” restando con i piedi per terra o, per meglio dire, all’interno di schemi che già conosciamo, “ciò che distingue nettamente le vescicole e gli esosomi dai virus è che gli esosomi non sono infettivi” dice il Pegtel.

L’immunologo pioniere in questo ambito, Peter Medawar, dice in modo emblematico “i virus sono cattive notizie avvolte da un cappotto proteico”.
La membrana cellulare che forma intorno al virus una capsula uguale alla vescicola, sarebbe quindi un furbo meccanismo del virus per nascondersi al sistema immunitario…

In questa prospettiva i principali obiettivi della odierna ricerca, farmacologici e commerciali, spingono le conclusioni su binari prevedibili: si dovrà scoprire come funzionano queste vescicole in modo da colpire i virus che provocano il cancro e le altre malattie.
Ecco quindi che nasce “l’ipotesi dell’esosoma di Troia”, nuova frontiera bio-tecnologica della immunoterapia, che aspira a inventare vaccini con il fine di trasportare farmaci nelle cellule (nelle ambizioni dello stesso Robert Gallo, fonte: PNAS).

Il ricercatore che invece non si trovasse sotto pressioni finanziarie ma volesse comprendere queste scoperte alla radice, sarebbe spinto a farsi domande sul senso rispetto all'evoluzione della vita.
Tutto ciò che non può essere trasportato liberamente nell’ambiente esterno alla cellula, ha bisogno di un veicolo fatto di una membrana cellulare: “Questa idea di usare un sacco-membrana per le informazioni da trasportare tra cellule è in circolazione da molto tempo”, dice David Meckes jr., un virologo della Florida, riferendosi ai miliardi di anni di evoluzione della vita, perchè si tratta di un fenomeno che si trova anche nei batteri.

Forse i virus hanno imitato il sacco-membrana delle cellule, oppure le cellule hanno imitato i virus?
“La comunicazione tra cellula e cellula è uno dei meccanismi più antichi che determina come siamo fatti ora. Poichè le vescicole sembrano virus, la domanda è certamente se i virus primitivi hanno imparato dalle vescicole o viceversa.” dice Margolis.

Già altri ricercatori avevano formulato l’ipotesi che milioni di anni fa del materiale genetico virale si sia inserito nel DNA degli organismi più complessi e si sia trasmesso geneticamente lungo l’evoluzione.
Sul tema del “DNA alieno” 5LB Magazine aveva prodotto una revisione, che rivela l’interesse della ricerca nel rivalutare il ruolo biologico e sensato di questo cosiddetto “DNA spazzatura”.
Tale materiale genetico esogeno è chiamato così solo perchè non è ancora stato evidenziato il suo ruolo funzionale, ma potrebbe essere considerato, a fronte di queste recenti scoperte, materiale fondamentale nella comunicazione intercellulare.
Come sostiene Lynne Maquat dell’Università di Rochester, esperta di retrotrasposomi, quelle parti del nostro DNA definite spazzatura hanno invece funzioni importanti: “si potrebbe dire che la cellula abbia addomesticato una sequenza virale per i propri scopi. Questa è la bellezza della nostra complessità: questi elementi permettono di armeggiare e ritoccare i geni”.

Ancora la Budnik, che oltre agli studi sulla proteina ARC ne ha fatti altri su numerose proteine che si comportano come ARC nel trasporto extra-cellulare, ha concluso: “Noi abbiamo sequenze di tipo virale dentro il nostro genoma, ma non abbiamo idea di che cosa facciano”.

Insomma, nonostante ormai sia chiaro che le vescicole non sono semplici detriti cellulari e che i geni “virali” non sono propriamente “spazzatura”, non si è ancora compreso a cosa servano esattamente.

Tutte le citazioni sono tratte da QuantaMagazine


CON GLI OCCHIALI DELLE 5 LEGGI BIOLOGICHE

Con tante ipotesi sul tavolo, permettiamoci anche noi di osservare il fenomeno a partire da categorie mentali radicalmente diverse.
Chi ha una forma mentis 5LB avrà già percepito la contraddizione centrale che si ripercuote nelle supposizioni intorno a queste scoperte.

Prima di tutto in questa famiglia di prodotti biologici, nella quale non si discerne dove finiscono le vescicole e dove iniziano i virus, sostanzialmente la separazione si pone sul piano morale: dove finiscono i buoni e dove iniziano i cattivi?
Infatti, secondo Medawar e Pegtel, i virus si distinguono dalle vescicole sulla base di un giudizio: perchè portano “cattive notizie” e perchè “sono infettivi”.

In pratica a un estremo della famiglia si è messa la vescicola che porta un’informazione con un fine che abbiamo compreso (tipo ARC, che è chiaramente implicata nella funzione di memorizzazione); spostandoci verso i livelli intermedi troviamo vescicole che portano del materiale, che si è capito costituire un’informazione destinata alle altre cellule, ma di cui non si conosce ancora la funzione; all’estremo opposto si è messo il virus intorno al quale è la cellula ad aver costruito la vescicola ma, secondo le categorie odierne, trasmetterebbe un’informazione malefica.

Noi diremmo con le 5LB che in questo estremo (quello del virus) ci sono vescicole che trasmettono un’informazione della quale non si sa proprio nulla (unknown-ignoto) ma che, a rigor di quarta legge biologica, ha una sua funzione nel processo SBS.

A osservare le scoperte degli ultimi 5 anni con gli occhiali delle leggi biologiche, appare notevole il percorso di avvicinamento alla conferma di quel ruolo specifico e sensato dei micro-organismi, virus inclusi, nello svolgimento dei programmi SBS.
E alla probabile conferma, per di più, che questi organismi non siano elementi esogeni che “assomigliano” a qualcosa dentro l’organismo, ma siano elementi prodotti dallo stesso.

Se questa sia una nostra prospettiva distorta da un eccesso di entusiasmo, ce lo dirà il tempo.

A mio modesto parere la ricerca è frenata, perchè ostacolata da una forma mentis attraverso cui lo scienziato osserva le cose, con categorie morali che trasciniamo dentro il mondo della scienza e che ci imbrigliano nella necessità di trovare a tutti i costi un “buono” e un “cattivo”.
La narrativa del maligno è infatti a tratti fantasiosa e terrificante poichè, a livello popolare ma non solo, spesso si attribuisce a queste scatolette proteiche l’identità di esseri animati, con volontà e mobilità proprie che, di fatto, non hanno e non possono avere.

Quella domanda tanto plausibile “se è vero che virus e vescicole extra-cellulari sono tanto simili (e forse sono lo stesso oggetto), non sarà che in realtà anche ciò che chiamiamo virus si trova in una relazione di simbiosi, e non di parassitismo, con l’organismo ospite?” è una domanda che per il momento rimane “una di quelle chiacchiere che si fa a notte fonda tra colleghi ricercatori, per la quale nessuno ha una risposta”.

Se così fosse, i virus sarebbero delle semplici vescicole di materiale informativo né buono né cattivo ma, per qualche motivo ancora ignoto, indispensabile.
In passato abbiamo pubblicato l’interessante intervista a Stefan Lanka, nella quale il biologo espone la propria convinzione che il virus sarebbe un prodotto della cellula stessa.

Il rilevamento sperimentale dei dati è solo una parte della ricerca: le domande che si pongono per mettere in relazione questi dati sono la struttura logica che può ribaltarne totalmente la lettura.
In questa vicenda di certo non ci stupiremo se un giorno Robert Gallo, o chi per esso, si sveglierà una mattina e dirà: abbiamo scoperto che i virus sono componenti fondamentali della vita!
Sarà certamente un futuro Premio Nobel.
E dei microzimi, dei somatidi fino alla quarta legge biologica, delle calunnie a Bechamp fino a quelle al dott.Hamer, qualcuno fingerà di non avere mai sentito parlare.

Articolo elaborato a 4 mani con la collaborazione di Mauro Sartorio

Per un rapido excursus storico sulle teorie intorno ai micro-organismi, riproponiamo questo video della dott.ssa Valentina Mauriello.

Questa è la New Age. 1981: il memorabile anno della rivoluzione del software.

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Così è come ve la racconto io, ma sono certo che ad alcuni risuonerà forte e chiara.



Nel 1981 Bill Gates offre alla IBM il suo MS-DOS: questo episodio è considerato l'inizio di un'era e di una rivoluzione, quella dei computer personali.
L'IBM era in possesso di una macchina senza vita, l'hardware, e aveva bisogno che qualcuno le fornisse il sistema operativo, software, per soffiare vita dentro quella macchina.
Da quel momento hardware e software si sono evoluti lungo una curva esponenziale e vertiginosa, attraversando periodi in cui, come in una staffetta, l'hardware donava generosi margini di crescita al software, altri in cui invece lo inseguiva freneticamente per soddisfare le necessità evolutive di sistemi operativi e applicazioni sempre più esigenti.

Dopo il primo ventennio ritengo gli anni 2000 un momento culmine in cui il software ha trainato l'evoluzione hardware, a causa del "big bang" internet e della conseguente proliferazione massiva dei servizi online ai quali non ha conseguito in modo uniforme un analogo sviluppo hardware: esemplare è il fatto che in quegli anni (e ancora oggi) la stessa Google progettava i propri data center con hardware povero e a basso costo, esposto ad alte probabilità di danneggiamento, perchè poteva e può confidare in una gestione software formidabile che con "programmi speciali" reagisce ai guasti redistribuendo i dati. Minima spesa, massima resa. Fonte: PC World
Vi ricorda qualcosa?

I seguenti anni '10 sono protagonisti nella nascita delle blockchain, una tecnologia di codici software che, proprio come il DNA, in ogni singola unità atomica (block o nodo) incamera tutte le informazioni del sistema a cui appartiene, garantendone l'integrità della memoria storica.
Oggi è applicata prevalentemente alle nuove monete dette "criptovalute", domani sarà probabilmente uno standard informatico.
Il programma informatico blockchain si appoggia su un hardware a struttura "cellulare", distribuito su tutte le macchine grandi e piccole del pianeta: blockchain si configura evidentemente e innegabilmente come il DNA dell' "organismo informatico mondiale", ancora in embrione, e probabilmente sarà la base "organica" per sviluppare l'Intelligenza Artificiale, in un'accelerazione verso il massimo potenziale del nuovo creazionismo "a immagine e somiglianza" umana.


UN SALTO DI COSCIENZA
Quello che è accaduto nella seconda metà del XX secolo è una presa di coscienza: l'hardware è la forma materiale dentro la quale si svilupperà senza limiti l'intangibile intelligenza software.
La concezione animica di una mente umana, intesa come il controllore immateriale che vivifica un corpo, si proiettava concretamente nei manufatti creati dall'uomo stesso.
Da quel momento l'evoluzione concatenata dei due elementi "corpo-hardware e mente-software"è stata esponenziale.
In questo senso è difficile biasimare l'entusiasmo fanciullesco di un essere umano che si mette i panni di Dio e comincia a generare le sue proprie vive creature.


NELLO STESSO ANNO....
Sarà un caso: precisamente nello stesso anno 1981, mentre in America Bill Gates forniva il software alla base della rivoluzione informatica, popolare e digitale, in Germania il dott. Ryke Geerd Hamer forniva al mondo la rivoluzionaria chiave di lettura del software umano e, più in generale, biologico.
Lo stesso Hamer ne era ben cosciente: ”Che non sia venuto in mente a nessuno che il cervello, il computer dell’organismo, possa essere responsabile di tutte le malattie, è perlomeno strano nell’era dell’informatica.”

Ma in effetti... Hamer non aveva scoperto il ruolo del cervello, cioè in metafora l'hardware del processore.
Cosa aveva portato alla luce il dott.Hamer nel 1981?
Hamer aveva prodotto la prima accurata descrizione del sistema operativo dell'essere biologico, la struttura di "librerie software" (framework) che regola e definisce i modi delle relazioni mente-corpo, proprio come fa il sostrato delle API informatiche.
Noi, esseri viventi tutti, costruiamo le routine del "software" della nostra vita su di un framework di librerie definito e, oggi, finalmente conosciuto.
Non è davvero un caso se il dott.Hamer ha voluto chiamare gli elementi che costituiscono questa struttura "programmi biologici".


LA NEW AGE DEL SOFTWARE
Il 1981 è uno spartiacque storico, che in tutti i sensi ha aperto una nuova era, l'era del software (Software Age?).
La cosiddetta New Age, una nuova era spirituale di cui si parlava in quei tempi, iniziava forse a manifestarsi in un modo inaspettato - è il destino di qualsiasi fenomeno emergente - e, forse ancora, possiamo esserne coscienti solo oggi (che ci siamo un po' disillusi e abbiamo smesso di attenderla): un'era certamente all'insegna di una profonda conoscenza dell'anima e dello spirito, ma intesi propriamente e imprevedibilmente come conoscenza e sviluppo di quell'intangibile immateriale, il software in senso lato, che vivifica l'informazione, la biologia, la fisica e tutte le cose.

Se Hamer aveva intuito le analogie con l'informatica*, forse solo oggi riusciamo ad averne un'immagine tanto lucida.
Questa prospettiva non può non attirare l'attenzione degli appassionati di tecnologia, di programmazione e degli entusiasti della urgente e avvincente sfida dell'intelligenza artificiale.
Ma è evidente che questa prospettiva ha anche un notevole peso esistenziale con implicazioni filosofiche travolgenti, e ne vedremo le conseguenze in modo sempre più netto e lucido.

*Il dott.Hamer considerava il solo cervello il computer, mentre associava la psiche al programmatore.


LA NUOVA MEDICINA NELLA SOFTWARE AGE
Chi finora ha inteso la "Nuova Medicina" di Hamer come una visione della salute fantasiosa, astratta e campata per aria solo perchè si tratta di psiche, un quid di fatto intangibile e non misurabile in laboratorio, è caduto in un malinteso grossolano.
Chi si concedesse di approfondire le 5 Leggi Biologiche, si accorgerebbe invece che siamo di fronte ad un modello estremamente deterministico, anzi, il più deterministico mai visto prima nella storia della biologia ("scientifico" in termini popolari), capace di integrare mente e corpo, hardware e software, chimica e aspetti delle scienze umane finora lasciati al dominio dell'intuizione.

Oggi nel campo della biologia pare che siamo nell'era in cui una IBM osserva una macchina senza vita chiedendosi come fare per animarla.
Oggi la ricerca medica studia le proteine, i processi chimici e molecolari, il DNA...cercando di scoprirne i meccanismi organici, ma senza alcuna possibilità di comprendere il funzionamento del software biologico.
Come se, per capire come funziona il motore di ricerca Google, si studiassero i chip dei server all'interno dei data-center.
Come se, per comprendere come funziona la blockchain a sostegno del sistema BitCoin, si analizzassero i materiali con cui sono costruiti i cavi di rete internet.
Come se, per capire i motivi per cui un sistema operativo ad un certo punto dà dei problemi perchè satura le risorse del processore, si aprisse il processore.
Come se si analizzassero i cluster del disco fisso di un computer, senza poter comprendere l'informazione che vi è archiviata e le sue relazioni con il resto del sistema.
Di fatto la genetica degli ultimi anni si è mossa quasi esclusivamente a questo livello organico, fatta eccezione per alcuni recenti exploit di frontiera che si esprimono nella ricerca epi-genetica.


IL SISTEMA PSICHE-CERVELLO-ORGANO
La Psiche di cui parla Hamer, quindi e a mio modo di vedere, si configura come:
- l'immateriale software, quel sistema operativo o frameworkdi programmi, che è l'ambiente intangibile in cui opera --->
- il processore Cervello con il fine di coordinare --->
- il sistema di quei componenti altamente specializzati che chiamiamo Organi.

È giunto il momento di guardare dentro al sistema operativo, abbiamo finalmente le chiavi!

L'ambizione divina (e superba), che stiamo esprimendo nella creazione di vita attraverso intelligenze artificiali a nostra "immagine e somiglianza", non potrà avere successo nel momento in cui ancora non abbiamo compreso il software del sistema operativo che muove la vita.
Tuttavia, ne sono certo, i tempi sono maturi e le analogie con l'esplosivo sviluppo tecnologico ci aiuteranno, viceversa, a comprendere meglio anche i meccanismi biologici...quando ci permetteremo di lasciar cadere vecchi modelli sempre più palesemente inadeguati a fornire risposte.


Come tanti di voi lettori, ho vissuto personalmente la rivoluzione informatica dal di dentro, dagli anni 80 poi 90 e fino a oggi, facendone una professione per una parte della mia vita.
Ora mi è chiaro più che mai che non si trattava solamente della rivoluzione dell'Information Technology ma, molto più profondamente, di una rivoluzione epocale nel modo di approcciare il mondo ad ogni livello.
Mi è chiaro oggi più che mai: è giunto il tempo della travolgente rivoluzione del software biologico.
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