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Il resoconto sul 'Convegno di Nuova Medicina' a Genova - giugno 2016

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Il convegno: applicazione clinica dell'urgenza oggettiva e soggettiva alla luce delle 5 Leggi Biologiche 
Genova 19 giugno 2016 

CRONACA DI UN INCONTRO 

Diversi mesi fa ho ricevuto l'invito a parlare al convegno dell'Associazione "Insieme per stare meglio" con un argomento molto sentito, la gestione dell'urgenza nell'ottica delle 5 leggi biologiche. Sono stato invitato a dare il mio contributo accanto a nomi molto noti nel panorama italiano delle 5LB; tali Matteo Penzo, Mark Pfister e Matteo Sinatti. Non devo neanche presentarli in questo mio breve articolo, tanta è la loro notorietà. 
All'inizio ho provato una specie di sudditanza nel vedermi al loro fianco, ma poi ho pensato che si potesse trattare del riconoscimento del mio lavoro che, come ho avuto modo di constatare nelle calorose strette di mano dei partecipanti, è conosciuto e ben accolto. Mi sono sentito fiero e appagato per il mio contributo a quella che ritengo essere la più bella scoperta della mia vita dopo mio figlio.
Parlare di urgenze ed emergenze di salute delle persone è un compito arduo ed allo stesso tempo molto importante e per onorare questo mio piccolo reportage, mi permetto di descrivere sommariamente gli interventi dei relatori. Ma prima voglio ringraziare gli organizzatori dell'evento, nella fattispecie Alice Pavsnar e consorte, per la loro tenacia, Mariella Di Piazza per l'impeccabile tessitura di tutta la trama intricata dell'evento. Il suo lavoro ha permesso di gestire gli oltre 130 partecipanti e i 4 relatori. 

Ha esordito Mark Pfister con un intervento molto interessante. Ha posto l'accento in modo particolare sul fatto cheil conflitto biologico è una attivazione di qualcosa che è innatamente custodito nella nostra vita e che del vissuto della persona non si sa pressoché nulla. 
Ha sottolineato il fatto che è importante e cruciale conoscere bene la materia, sapersi orientare nell'ambito del vissuto della persona evitando di perdere lucidità nel processo di aiuto. 
Trattandosi di un sapere medico, non può essere impiegato per consulenze online dal dubbio valore e dalla probabile pericolosità, per non parlare del danno arrecato alle stesse 5 Leggi. 
Ha ribadito più volte l'importanza di una precisa formazione e conoscenza sui meccanismi biologici normali e speciali. 
Un discorso severo, preciso e con pochi fronzoli diplomatici, che ha toccato tutti coloro che, sull'onda del fanatismo salva-tutti, si sono schierati a spada tratta contro la Medicina Ufficiale, che rimane comunque una forza terapeutica in grado di gestire urgenze ed emergenze. 
Ha evidenziato l'importanza della integrazione, che fa storcere il naso ai puristi hameriani. 
Ha rimarcato diversi concetti inseriti nel suo libro "Manuale di applicazione delle 5 Leggi Biologiche" ed ha risposto a numerose domande del pubblico presente. 

Il secondo intervento è stato tenuto da Matteo Sinatti, psicologo e ipnotista, autore di diversi testi librari. 
Particolare e indicativa è stata la frase con la quale è iniziata la sua relazione: "Puoi condurre il cavallo all'abbeveratoio, ma non puoi costringerlo a bere!"
Credo che sia un esempio veramente molto calzante per indicare il fatto che conoscere le 5 Leggi Biologiche non corrisponde al crederci intimamente. 
Nella sua esposizione ha rimarcato il fatto che le persone assuefatte a quelle mezze verità o a quelle vere e proprie bugie che hanno riempito il loro subconscio, possono non essere pronte ad accogliere la visione delle 5 Leggi Biologiche fino a rifiutarla recisamente. 
E' stata una relazione che ha spiegato come sia difficile, per la persona, accettare il punto di vista delle 5 Leggi Biologiche, quando il suo subconscio è riempito da idee ben diverse se non proprio opposte. Questa difficoltà risulta ancor più invalicabile quando la persona è presa dall'urgenza della malattia e dal terrore della diagnosi; terrore scaturito da un errato e minaccioso metodo di comunicazione. 
Un intervento che credo essere fondamentale per comprendere gli insuccessi e le tragedie, assurte anche alla diffusione mediatica, vissute da persone che hanno creduto di potersi salvare senza aver compiuto i necessari passi di cambiamento. 

Il Dr. Matteo Penzo, con la sua verve e la sua simpatia, ha effettuato un intervento che ha enfatizzato il concetto drammatico e così diffuso che si chiama Paura, quella con la P maiuscola. Ha esposto, anche tecnicamente, ciò che avviene nella cosiddetta Sindrome del Profugo e quanto questa possa essere drammatica per la persona. 
Con il suo dinamismo, non solo fisico, ma soprattutto intellettuale, Matteo Penzo è riuscito a far comprendere che l'isolamento a cui può portare questo moderno modo di vivere, che la paura innescata da diagnosi terrificanti possono essere la vera e unica causa di morte della persona e che non è certo un piccolo tumore a poterla uccidere. 
Chiamando in causa Bruce Lipton ed altri maestri di pensiero e scienziati di nota e meno nota fama, il Dr. Penzo ha ribadito che la Paura di una società ormai molto lontana dalla purezza della naturalità è il vero killer. 
Devo dire che si è trattato della relazione più travolgente e simpatica a cui mi sia mai capitato di assistere. Non penso di sbagliare dicendo che con il suo modo diretto ed esplicito, Matteo abbia tracciato un solco a forma di sorriso nella mente dei presenti. 

Ed infine è venuto il mio momento. Ho portato la mia esperienza e il concetto che l'atto chirurgico è un gesto medico utile, salvavita in moltissimi casi e che il rifiutare a priori l'atto operatorio, può essere molto pericoloso. 
Ho cercato di enfatizzare l'importanza dell'informazione, del porsi a collaborazione del chirurgo, piuttosto che come vittima delle sue mani. 
Ho messo in risalto il fatto che in molte condizioni chirurgiche sia oggi preferita la via attendista piuttosto che aggressiva e che in molte "patologie" l'attesa sia talora cruciale. 
Ho fatto una enorme pubblicità alla tecnica laparoscopica che, in moltissimi casi, risulta essere la chiave di volta per l'evitamento della Sindrome del Profugo derivante da una prolungata ospedalizzazione. 
Ho concluso con una tipica frase di mediazione: "Al bisturi si può essere grati, ma non affezionati!" .

Una bella esperienza ed un'ennesima occasione di crescita e di amicizia, per cui ringrazio tutti i presenti, i miei tre compagni di viaggio e gli organizzatori dell'evento. 
Ci vediamo alla prossima occasione.

Gli anti-ossidanti migliorano la salute? Cade un altro mito.

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Dobbiamo farcene una ragione: le "certezze" a cui sovente affidiamo la nostra salute, in realtà, non hanno nulla di certo.
Per questo motivo vediamo cadere tanti miti nel tempo, credenze e consuetudini si trasformano, sempre più rapidamente.
È importante che ci facciamo delle domande anche su ciò che è scontato, continuamente.

Una cosa che ieri, agli occhi della scienza, era considerata nociva per la salute, oggi può diventare addirittura salutare.
Avremmo messo la mano sul fuoco, fino a qualche mese fa, che il grasso saturo negli alimenti fosse molto deleterio per il sistema cardiovascolare. Avevamo dati e ricerche.
Oggi non solo la mano sul fuoco sarebbe un azzardo, ma qualcuno porta dati e ricerche di segno diametralmente opposto, e le linee guida internazionali sulla nutrizione piano piano vi si adeguano.
La scienza per fortuna funziona così: si auto-corregge, attraversando anche gli estremi antitetici.

Nell'ambito della salute, in modo ancora più spiccato, inconfutabile può essere riferito solo alla rigidità irrazionale di chi esprime tale parola.

Le 5 Leggi Biologiche stanno indicando una strada completamente nuova e vergine, dando la possibilità a sempre più uomini di scienza, passo dopo passo, di consolidarne gli argini.
Già oggi molte evidenze scientifiche acquisite possono accompagnare questo lungo percorso, ma certamente in futuro l'attenzione della ricerca dovrà trasferirsi dallo studio degli elementi materiali esterni (sostanze ritenute nocive o benefiche) verso lo studio dell'intricato e immateriale mondo percettivo interiore, affrontando sfide di metodo oggi difficilmente prevedibili.
Il passaggio "dal fuori al dentro"è necessario perchè il peso specifico del "dentro", lo sappiamo, è drammaticamente sottovalutato, se non del tutto escluso.

Se stai già da qualche tempo osservando le cose in questa ottica, è comprensibile che ogni ricerca scientifica che si concentri esclusivamente su elementi esterni (sostanze cancerogene, alimenti buoni o cattivi, molecole salutari) senza considerare la percezione del soggetto, ti lasci il sapore di una perdita di tempo e di risorse.

Ad esempio negli ultimi decenni, intorno al potere degli anti-ossidanti nel "contrastare i radicali liberi", nel "rinforzare il sistema immunitario" e in definitiva nel prevenire le "malattie", si sono mosse ingenti risorse non solo nella ricerca, ma anche in un mercato mastodontico di prodotti alimentari, integratori e prodotti para-farmaceutici.
In passato alcuni studi osservazionali e ricerche su modelli animali avevano mostrato un certo prolungamento dell'aspettativa di vita con l'assunzione di antiossidanti.
Ovviamente ci sono state anche ricerche, meno note e poco divulgate, che hanno mostrato la possibilità che l'assunzione di tali molecole provochi danni all'organismo.

Così oggi, con la stessa sicumera con cui si afferma che il "colesterolo fa male", si dice anche che "le vitamine fanno bene": allora varrebbe la pena di rincarare le dosi, con additivi alimentari o integratori specifici.

Quali sono le ultime evidenze a riguardo?
Una ampia revisione (2012) di tutto il materiale prodotto da studi di alta qualità su questo tema ha raccolto ben 78 RCT con 300.000 partecipanti.
Ebbene, il risultato è che l'integrazione di antiossidanti (quali beta-carotene, vitamina A, vitamina C, vitamina E, selenio) non fornisce alcuna protezione all'organismo, e quindi non vi è alcuna evidenza scientifica a supporto del loro uso, né per persone sane né per persone con disturbi alla salute, né con il fine della prevenzione primaria né secondaria.
Non solo: il beta-carotene, la vitamina E e alte dosi di vitamina A sembrerebbero aumentare leggermente il rischio di mortalità.
Lo studio conclude che gli integratori anti-ossidanti dovrebbero essere considerati alla stregua di medicinali e, quindi, valutati attentamente prima di essere messi in commercio.

Se conosci le 5LB potevi aspettartelo: non c'è qualcosa che, provenendo da fuori, ci possa risolvere le cose.
All'inizio, quando accediamo a queste conoscenze, permane comunque una certa inerzia in quell'abitudine a cercare il rimedio facile che guarisce, la vitamina che previene il raffreddore, il minerale che rinforza le difese...
Il grande salto che le 5LB impongono è un capovolgimento del baricentro, che si sposta dal fuori al dentro, senza se e senza ma.
Il fuori diventa il dominio degli strumenti sintomatici che possono tamponare le complicazioni; il dentro è il dominio del mondo percettivo personale, il luogo delle origini e delle cause, di cui solo noi possiamo farci carico senza deleghe.

Immagine sotto licenza CC di sliderbase.com

L'alcool causa i tumori - distinzione tra causalità e correlazione

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Alcolici causano 7 diversi tumori, più si beve più rischio sale
“Gli alcolici possono causare fino a sette tipi diversi di tumori (bocca e gola, laringe, esofago, fegato, colon, intestino e mammella) e più si beve più aumenta il rischio.”
“In altri termini se per ogni 1.000 donne che non bevono mai alcolici, 109 svilupperanno il tumore al seno, si stima che per 1000 donne che consumano alcolici 126 si ammaleranno per consumi di 14 unità o meno a settimana, 153 per consumi settimanali di 14-35 unità.”
“I ricercatori stanno ancora cercando i meccanismi con cui l'alcol causa direttamente il tumore; è possibile che danneggi il nostro codice genetico scatenando la malattia.”

Fonte ANSA - 22/7/2016

“I ricercatori stanno ancora cercando i meccanismi con cui l’alcol causa direttamente il tumore…”
Se non fosse che la parola “causa” in queste notizie, come in questi studi retrospettivi, è del tutto fuori luogo. E “causa diretta” lo è ancora di più.
Perchè è certamente possibile misurare la forza di un’associazione tra due fenomeni e misurarne la probabilità che non sia dovuta al caso (nella fattispecie la relazione è forte); ma che un fenomeno sia la causa diretta e l'altro l'effetto, e in quale ordine, qui non è possibile dirlo, soprattutto sulla base di studi osservazionali retrospettivi.

Se osserviamo che in giro per la città ci sono tanti ombrelli e osserviamo che tutte le automobili hanno il tergicristallo attivato, possiamo dire che tra i due fenomeni c’è una forte correlazione perché vanno quasi sempre insieme, ma di certo non possiamo dire che la causa del movimento dei tergicristalli siano gli ombrelli (né viceversa).
Ricorda la differenza tra correlazione e causalità.

Non è quindi possibile escludere che ci sia un terzo fattore nascosto, causa di entrambi, che generi la correlazione tra i due presi in analisi.


IL TERZO FATTORE

Le 5LB ci offrono un terzo fattore, e tutti noi qui, scrittore e lettori, auspichiamo che la ricerca cominci a prenderlo in considerazione: la percezione biologica.

1- Se la percezione di “mi è stato sottratto qualcosa di mio” (biologica, viscerale, animale), tradotta nella sfera emotiva (psicologica) con “rancore”, richiede all’organismo una reazione attraverso i dotti biliari.
2- Se la reazione perpetrata nel tempo produce un’alterazione del tessuto chiamata “cancro”;
3- Se l’alcol, sostanza psicotropa accessibile e di larga diffusione, consente alle persone di sedare con facilità rancori, dolori e sofferenze inconfessabili

A- Potremo rilevare una certa correlazione statistica tra (2)“cancro” e (3)alcol.
B- Potremo altresì rilevare un terzo fattore anteriore (1) che sarebbe la causa prima che genera e sostiene la correlazione tra gli altri due fattori.
C- Potremmo, a questo punto, verificare che forse il fattore alcol potrebbe essere sostituito da qualsiasi altra sostanza psicotropa.

Sarà così?
Forse, ce lo diranno in futuro ricercatori di buona volontà. 
Ma se qualcuno vuole escludere categoricamente questa possibilità, su che basi si sente di farlo?

Per gli altri tumori citati nella notizia (intestino, colon, mammella), se conosci le 5LB prova a sostituire il sentito biologico relativo e a immaginare la probabilità di una relazione statistica.
Per approfondire l’argomento alcol e cirrosi epatica clicca qui.

foto sotto CC0 di pixabay

Prevenire l'eccesso di cure è meglio che curare: la prevenzione quaternaria.

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Un medico di famiglia "5LB", poiché è in grado di riconoscere la fase e il processo biologico in corso e poiché può valutare con più precisione il grado oggettivo di urgenza, è probabile che avrà la tendenza, forse più di altri, ad accompagnare le cose senza rincorrere interventi diagnostico/terapeutici.
Sempre che i sintomi non siano debilitanti, che il paziente non sia agitato e che non vi sia un'"urgenza percettiva" soggettiva.
Non significa che non farebbe niente, ma avrebbe certamente più strumenti solidi per "darsi la fiducia per poter abbandonare molti test diagnostici e farmaci in accordo con i pazienti" ¹.

Va però saputo che anche un medico "non 5LB" probabilmente si comporterebbe esattamente nello stesso modo, senza affannarsi nella ricerca di un intervento: le migliaia di anni di esperienza della medicina hanno accumulato un sapere empirico che, anche quando non conosce i perchè dell'eziologia, risulta comunque efficace.
Infatti, l'antico e fondamentale aforisma "primum non nocere", in età moderna si è evoluto nella definizione più ampia di "prevenzione quaternaria".

1- Per prevenzione primaria si intende la promozione di "stili di vita salutari".
2- Per prevenzione secondaria si intende la scoperta di processi asintomatici allo "stadio iniziale".
3- Per prevenzione terziaria si intende la prevenzione delle ricadute.
4- Con prevenzione quaternaria si indica quella competenza, soprattutto del medico di famiglia, di evitare gli interventi medici in eccesso che diventano quindi nocivi (per sovra-diagnosi e sovra-trattamento).
Una tendenza sempre più verso il "meno è meglio" (less is more) e la riduzione del fare, invece che verso un interventismo di precauzione, a cui ci si è affidati in passato.

Nella prospettiva delle 5 Leggi Biologiche, la maggioranza degli interventi di prevenzione non riescono a rientrare nelle categorie logiche del nuovo paradigma, cioè sono generalmente incoerenti e immotivati.
La prevenzione quaternaria, che cerca di ridurre l'interferenza che può ostacolare il naturale processo biologico, è invece un tipo di prevenzione del tutto coerente con il modello bifasico.

"In un mondo con una crescente ossessione verso i problemi della salute e con una aumentata possibilità di “fare qualcosa”, è necessario che qualcuno consigli sull’appropriatezza degli interventi medici.
Soprattutto in nome della prevenzione c’è stata un’esplosione di nuove entità nosologiche e di interventi sanitari che necessitano un ripensamento degli obiettivi e della filosofia alla base delle cure primarie.
Specialmente in un’area con un alto grado di incertezza e una bassa prevalenza di malattie gravi [quella dei medici di famiglia, NDR], la decisione più difficile per il medico è quella di sospendere ulteriori attività per proteggere i nostri pazienti da una medicina non necessaria
Questa decisione può certamente essere basata da una parte su probabilità derivate da studi clinici e dall’altra dalle storie di vita e dai valori individuali dei nostri pazienti.
Proponiamo che la prevenzione quaternaria diventi esplicitamente un compito del medico di medicina generale" ¹.

"Il mezzo più efficace per realizzarla è un migliore ascolto dei nostri pazienti.
Ciò è stato chiamato Medicina basata sulle storie dei pazienti (Narrative Based Medicine o Medicina Narrativa), che significa adattare ciò che è possibile da punto di vista medico a ciò che è necessario e desiderabile per l’individuo.
Abbiamo bisogno di una relazione medico-paziente che sia forte e prolungata nel tempo e che i nostri pazienti abbiano fiducia nella nostra integrità e nelle nostre competenze scientifiche.
L’altro mezzo importante è la cosiddetta Medicina basata sulle prove di efficacia (Evidence Based Medicine).
La conoscenza dei probabili valori predittivi degli esami diagnostici e le probabilità delle dimensioni dei benefici e danni delle terapie e degli interventi preventivi ci dà l’opportunità di abbandonare molte procedure inutili. 
Noi pensiamo che la prevenzione quaternaria sia un compito fondamentale del medico di medicina generale.
La prevenzione quaternaria dovrebbe essere discussa più spesso e più apertamente e dovrebbe essere maggiormente oggetto di ricerca e di insegnamento²." ¹

Se queste sono le aspirazioni dei medici di base, possiamo aiutarli in questo compito facendo la nostra parte di adulti che si assumono la responsabilità della propria salute, imparando a richiedere “ciò che è necessario e desiderabile“ per noi, in base alle nostre “storie di vita e ai valori individuali”.

Non ci stancheremo di ripetere che le 5LB insegnano prima di tutto a diventare, in una parola, “attivi” e auto-definiti nelle scelte per la propria salute.


 ¹ Contenuto di un workshop al 15° congresso dei Medici di Famiglia, Wonca Europa in Basilea, settembre 2009.

² Per quanto riguarda l'insegnamento, oggi nelle università alcuni docenti si preoccupano personalmente di trasmettere questa sensibilità. 
Su questo tema voglio riprendere il commento di un professore di farmacologia, Jan Strojil: "Insegno farmacologia (clinica) e sempre più spesso mi sorprendo a parlare di abuso sovrapposto di farmaci, medicina basta sull'evidenza, o semplicemente di buon senso che spesso sembra mancare nella moderna medicina.
Ho visto troppi pazienti essere letteralmente drogati fino alla morte da 20 o più prescrizioni fatte con tutte le buone intenzioni: così io considero uno dei nostri obiettivi principali insegnare alla prossima generazione di dottori quando NON prescrivere, quando INTERROMPERE i medicamenti e a parlare SEMPRE ai loro pazienti". 

"I teach (clinical) pharmacology and more often than not I find myself talking about polypharmacy, EBM or just common sense that often seems to be missing in modern medicine. I have seen too many patients being literally drugged to death by 20 or more well-meant prescriptions that I consider it one of our main goals to teach the next generation of doctors more about when NOT to prescribe, when to STOP medication and to ALWAYS talk to their patients."

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Scoperto come il melanoma si diffonde nel corpo. Anzi no.

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La notizia di oggi:
Melanoma: scoperto il meccanismo per fermare la metastasi 

Melanoma: come si diffonde nel corpo
Prima di diffondersi in altre parti del corpo, il melanoma invia piccole molecole per preparare i tessuti circostanti all'invasione tumorale. Bloccando il meccanismo si potrebbe forse fermare la diffusione del tumore.

Attenzione ai titoli sensazionalistici: in realtà NON è stato scoperto come il melanoma si diffonde nel corpo perchè, se fosse stato scoperto, la teoria della metastasi sarebbe oggi dimostrata.
E ciò cambierebbe molte cose, specialmente per il modello delle 5 Leggi Biologiche.

Ma in effetti la teoria delle metastasi non è dimostrata.
Come puoi approfondire nell'articolo dedicato, gli studi scientifici odierni stanno vertendo sull'ipotesi della "nicchia pre-metastatica", ovvero un supposto meccanismo secondo il quale il "tumore primario" preparerebbe il terreno fisiologico, altrove nel corpo, per permettere l'annidamento del "tumore secondario".

Cosa hanno allora scoperto gli studiosi oggi? 
Hanno scoperto che, in alcune persone che sono state diagnosticate con melanoma, avvengono delle alterazioni a livello del derma, che implicano molecole di microRNA.
Secondo il modello metastatico dell'"invasione", quello che si osserva sarebbe “Prima di invadere il derma”, spiega Carmit Levy, a capo dello studio, “il melanoma invia piccole vescicole che contengono molecole di microRNA. Arrivati nel derma, i microRNA inducono cambiamenti morfologici nel tessuto, preparandolo per ricevere e trasportare le cellule tumorali.”
Restando nella prospettiva del modello metastatico, la notizia sarebbe che si è scoperto come il melanoma passa da epidermide a derma, preparando la sua nicchia, e NON "come si diffonde nel corpo" secondo i titoli.
L'ipotesi successiva viene dedotta, cioè che le cellule invaderebbero il corpo infilandosi nei vasi sanguigni dal derma stesso. 
E l'applicazione farmacologica prevista è altrettanto una deduzione ipotetica:“A questo punto abbiamo capito che bloccando le vescicole avremmo potuto anche fermare la malattia”.

Quindi attenzione alle notizie, perchè non si è scoperto né come un melanoma "metastatizzi" per esempio in un polmone, né come si possa fermare il processo, ma si sono viste in modo più dettagliato alcune reazioni molecolari.

Usciamo dallo scompaginato modello metastatico, ed entriamo nel modello 5LB: la faccenda diventa decisamente più semplice ed elegante.
Si separa la funzione dello strato basale dell'epidermide (quello più ricco di melanociti) da quella del derma sottostante, perchè la loro reazione è indipendente.
Non si parla di "invasione" di una cosa in un'altra, ma di due processi su due tessuti distinti.
Si ritengono le diagnosi di "melanomi in situ" quei processi che coinvolgono solo l'epidermide, che reagisce a percezioni biologiche di "rottura di contatto".
Si ritengono i melanomi dello strato più profondo della pelle, il derma, quei processi che si attivano in reazione a percezioni biologiche di "attacco all'integrità".
È chiaro che possono manifestarsi separatamente ma anche sovrapporsi, ed è chiaro che il derma può reagire localmente in conseguenza a qualcosa che gli avviene sopra, quando è percepito come pericoloso per la sua integrità.

Ciò che si osserva ai microscopi nei laboratori sono i processi molecolari, gli ingranaggi del meccanismo che anima i programmi biologici.
Se nel modello metastatico il programma è a priori considerato "maligno", allora si mirerà a scardinare il meccanismo con degli stratagemmi farmacologici.
Se nel modello 5LB il programma è considerato "sensato", si resterà a bocca aperta nell'ammirare un meraviglioso meccanismo nella sua naturale funzione.*


*Ricorda: anche se un processo è "sensato", questo non significa che non possa richiedere cure e intervento medico.

I farmaci tornino ad essere strumenti di salute anziché beni di consumo

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Il profitto economico a sostegno del progresso e della ricerca scientifica è sensato e, nella nostra odierna società, necessario oltre che efficace.
La struttura politico-sociale cui apparteniamo è costruita in un modo per cui solo i capitali finanziari sono capaci di muovere gli investimenti necessari allo sviluppo di molti ambiti della farmacologia.
Non che questo sistema non possa essere diverso ma, che ci piaccia o no, oggi funziona così.
Tuttavia, quando rimane solo il profitto a dettare le regole, è assodato che i propositi fondanti di un intero settore (quale quello sanitario) si snaturino definitivamente.

In un mondo che avesse acquisito e integrato le 5 Leggi Biologiche, non solo la nosografia si ridurrebbe ad una manciata di "etichette diagnostiche", ma certamente anche il numero dei farmaci e, di conseguenza, il giro di affari sarebbero una frazione di quelli odierni.

La forte pressione verso la finanziarizzazione di ogni settore della cosa pubblica, oggi sta esasperando l'attrito tra istituzioni sanitarie e industria, imbrigliate in inestricabili intrecci di conflitti di interesse.
Di seguito le considerazioni di Silvio Garattini, Direttore dell'IRCCS - Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano.
Testo in licenza CC-BY della rivista Evidence 2014;6(11): e1000093 doi:10.4470/E1000093

"Riallineare gli interessi dell’industria ai bisogni dei pazienti: missione (im)possibile?

La ricerca biomedica a cui partecipano in modo diverso gli Stati, le Charities e le industrie dovrebbe avere sempre lo stesso scopo: migliorare la diagnosi, la terapia e la riabilitazione per rispondere ai bisogni degli ammalati. Questo scopo è spesso disatteso perché l’industria deve fare profitti, spingendo a proporre prodotti che hanno il solo fine di alimentare un mercato per sua natura molto ricettivo.
Gli oltre tre trilioni di dollari, che rappresentano il mercato mondiale dei farmaci, non sono certo costituiti solo da prodotti indispensabili per la salute.
Anche in Italia un mercato che supera i 25 miliardi di euro, di cui circa 18 a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), è in gran parte rappresentato da un eccesso di prodotti di dubbia utilità e dall’utilizzo inappropriato.
Per riallineare gli interessi dell’industria ai bisogni dei pazienti e del SSN, è possibile proporre almeno tre linee di azione.

MODIFICHE LEGISLATIVE
Da 20 anni ormai sia la legislazione che le istituzioni preposte come l’EMA (European Medicines Agency) sono state molto influenzate dalla lobby farmaceutica.
Non vi è dubbio che le leggi e il modo in cui sono state redatte rappresentino obblighi per le autorità regolatorie. Ad esempio, la legge europea prescrive che i farmaci vengano approvati dall’EMA sulla base di tre caratteristiche: qualità, efficacia, sicurezza.
Le cose cambierebbero completamente se si aggiungesse il concetto di “valore terapeutico aggiunto”. Infatti oggi non è necessario dimostrare che un nuovo farmaco presenta dei vantaggi rispetto ai farmaci che già esistono sul mercato e perciò non sono necessari studi comparativi. Se questi studi fossero richiesti, il numero dei farmaci approvati sarebbe nettamente inferiore.

Il secondo aspetto riguarda la documentazione necessaria per ottenere l’approvazione di un nuovo farmaco, che viene prodotta esclusivamente dall’industria, un colossale conflitto di interessi che non esiste in altri campi.
Sarebbe necessario che almeno gli studi clinici di fase 3 fossero condotti da enti indipendenti per consentire alle autorità regolatorie di effettuare valutazioni non influenzate dagli interessi dell’industria che deve ottenere l’approvazione dei loro prodotti.

Un terzo aspetto riguarda la segretezza dei dati che, nonostante la disponibilità offerta dalla nuova Direttiva europea, stenta a trovare una corretta applicazione. Infatti, non si capisce per quale ragione si debba mantenere il segreto su dati che appartengono alla comunità dei pazienti che, generosamente e anche con qualche rischio, hanno prestato il loro consenso alle sperimentazioni cliniche. I dati utilizzati per ottenere la registrazione di un nuovo farmaco devono essere messi a disposizione - pur con le necessarie regole - di tutti coloro che hanno interesse a farne oggetto di ricerca e di valutazioni. [Confronta la campagna AllTrials, NDR]

Un quarto aspetto riguarda la possibilità che istituzioni di salute pubblica o enti di ricerca indipendenti - e non solo l’industria - propongano nuove indicazioni per un dato farmaco anche quando l’industria farmaceutica non è interessata a questo per ragioni di posizionamento del proprio prodotto nell’armamentario terapeutico.

Infine sono necessarie anche alcune modifiche legislative per quanto riguarda l’EMA [...]
Non è senza significato che l’EMA sia finanziata direttamente con i fondi dell’industria anziché dalla Commissione Europea!

NECESSITÀ DI RICERCA INDIPENDENTE
Il SSN dovrebbe sostenere maggiormente la ricerca come investimento essenziale per mantenere un livello efficiente nella sua attività e realizzare la forma più efficace di spending review. Sul piano organizzativo è indispensabile ripristinare il programma di ricerca indipendente dell’AIFA, sospeso pur continuando a ricevere l’imposta del 5% della spesa promozionale (eccetto i salari) dell’industria farmaceutica. Inoltre, occorre destinare alla ricerca sanitaria una quota del fondo sanitario nazionale di almeno il 3-5%: queste risorse dovrebbero sostenere gli studi che, pur necessari, non raccolgono l’interesse dell’industria farmaceutica. [...]

REGOLAMENTARE LA COLLABORAZIONE TRA ACCADEMIA E INDUSTRIA
Per ragioni economiche l’accademia spesso accetta in modo acritico i protocolli proposti dall’industria farmaceutica, limitando il suo ruolo al reclutamento dei pazienti.
È invece necessaria una maggiore partecipazione a tutte le fasi della sperimentazione: la collaborazione nella stesura dei protocolli, il monitoraggio e l’analisi dei dati, la pubblicazione di tutti i risultati positivi e negativi. Inoltre, è necessario l’accesso ai dati globali dello studio da parte dei partecipanti delle varie unità operative che contribuiscono a un determinato studio clinico controllato. Oggi la proprietà dei dati è nelle mani dell’industria, che spesso cura il reporting finale, mentre chi ha reclutato i pazienti non può esprimere un suo parere, non avendo la completa visione dei dati.

MIGLIORARE GLI STANDARD DEGLI STUDI CLINICI CONTROLLATI
Oggi nei trial clinici troppo spesso si utilizza come confronto il placebo, anche se esistono farmaci per la stessa indicazione, danneggiando in questo modo i pazienti;
raramente gli studi sono di superiorità perché si preferisce il disegno di non-inferiorità chiaramente di dubbia eticità;
la valutazione viene fatta attraverso parametri surrogati invece che mirare al miglioramento di parametri clinici quali la riduzione della morbilità o della mortalità e il miglioramento della qualità di vita. [Confronta l'articolo sulla commercializzazione dei "super-farmaci" per l'epatite, NDR]
Inoltre, considerato che gli studi clinici per loro stessa natura (piccolo numero di pazienti e breve durata) sono più adatti a stabilire i benefici piuttosto che i rischi dei farmaci, esiste la necessità di una farmacovigilanza attiva sulla popolazione per evidenziare in tempi rapidi le reazioni avverse dei farmaci.
L’accademia e, per le loro responsabilità, i comitati etici sono chiamati a un maggior impegno perché i farmaci tornino a essere strumenti di salute anziché beni di consumo."

Nuove soglie del colesterolo in drastico abbassamento (-47%): popolazione di 'malati' in drastica espansione.

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Solo poche settimane fa (maggio 2016) pubblicavamo un articolo piuttosto schietto, dal titolo

L'apologia del colesterolo di una scienza volubile

nel quale è riportato: "30 anni di esortazioni ufficiali da parte delle istituzioni sanitarie, che hanno invitato le persone ad adottare diete a basso contenuto di grassi per ridurre il colesterolo, stanno avendo conseguenze disastrose", dice un rapporto del National Obesity Forum e del Public Health Collaboration britannico. Fonte: The Telegraph
E ancora: "il rapporto sostiene anche che i grassi saturi non abbiano alcuna correlazione causale con i disturbi cardiaci, anzi, addirittura sostiene che prodotti ricchi di grassi come latticini, formaggi e yogurt possono prevenirli". 


Oggi è partita quella che appare essere, a tutti gli effetti, una diametrale controffensiva dei cardiologi europei:

Dimezzato il limite massimo di colesterolo "cattivo", cardiologi: "Non deve superare quota 100"
La raccomandazione vale anche per i soggetti considerati "non a rischio".
Fonte: TGCom24 e ANSA

Riassumendo: la soglia che verrà considerata per ritenere un individuo "malato" sarà 100 mg/dl di colesterolo LDL, mentre fino a ieri la soglia era circa il doppio, 190.
Non solo: "Nel documento presentato al congresso di Roma [dei cardiologi, in corso in queste ore, NDR] si dice che più basso si va meglio è, e si chiede di dimezzare il livello del colesterolo se è eccessivo, anche andando sotto i limiti", ha sottolineato Alberico Catapano, dell'Università degli Studi di Milano. "Noi diciamo - ha aggiunto - che se hai un limite di 70, perché sei a rischio molto alto, e le tue Ldl sono 100, non ti devi accontentare di 70 ma devi diminuire almeno del 50%, quindi arrivare a 50".
"Fino ad ora le indicazioni variavano a seconda del rischio personale legato alla familiarità alle malattie cardiache e al proprio stato di salute."D'ora in avanti, invece, varrà in generale per tutti.
Cosa viene quindi consigliato?
"Alimentazione ed esercizio fisico, spiegano gli esperti, sono il primo intervento per abbassare il colesterolo "cattivo". In seconda battuta le statine restano una soluzione efficace per molti, mentre per i casi più difficili, a cominciare da chi ha una ipercolesterolemia familiare, un difetto genetico cioè che alza i valori fin dalla nascita, sono in arrivo gli anticorpi anti PCSK9, farmaci molto costosi ma dalle grandi potenzialità".

Non ho alcun dato per poter dire cosa significherà questo abbassamento della soglia ma, senza dubbio, si prospetta un drastico ampliamento della popolazione che sarà soggetta a cure, con tutti i rischi ben noti di sovra-diagnosi e sovra-trattamento.
E si riceverà indietro, questa è una opinione personale, un aggravamento della sfiducia nella medicina e nella comunità scientifica, la quale veicola troppo spesso una comunicazione sconnessa, che alimenta panico e il sospetto che sia mossa da interessi di categorie particolari.

Poichè il presidente della Società Italiana di Cardiologia dice: "Le nuove linee guida sanciscono che avere un target di colesterolo entro 70-100 è fondamentale, non ci sono più controversie su questo punto", è il caso di prenderci un po' di tempo per valutare su quali basi siano state stilate queste linee guida e quali siano gli studi che, di punto in bianco, giustifichino l'affermazione categorica "non ci sono più controversie" e tanta sicurezza nell'applicare un così aggressivo approccio al colesterolo
[Chiunque trovasse fonti affidabili a riguardo, può commentare qui sotto.]

Le indicazioni prodotte oggi sarebbero:
1- Giù il colesterolo, sempre e a prescindere dalle condizioni di salute
2- Ridurre i grassi alimentari e fare esercizio fisico
3- Assumere statine e sfruttare i nuovi farmaci in arrivo per raggiungere l'obiettivo.

Eppure abbiamo visto, negli ultimi mesi, che le evidenze scientifiche in questo campo stanno vertendo verso tutt'altra direzione: 
1- verso una naturale e benefica presenza del colesterolo nel sangue ("cattivo" o "buono" che sia), molto coerente con la prospettiva 5LB; 
2- verso un approccio molto più morbido all'alimentazione; 
3- verso un controllo moderato dell'uso di statine e altri farmaci.


1- IL COLESTEROLO NON HA RELAZIONE CAUSALE CON LE CARDIOPATIE

Colesterolo, uno studio rivaluta quello cattivo: "Nessun rischio per il cuore degli over 60"
Fonte: TGCom24

La revisione originale sul British Medical Journal (BMJ) mostra addirittura un effetto protettivo anti-cancro per il colesterolo ex-"cattivo".

D'altronde abbiamo già appurato quanto la tecnologia stia costruendo, ipso facto, "malattie" nuove che non avrebbero in effetti rilevanza clinica:"tutto ciò che è misurabile o manipolabile tende inevitabilmente a diventare malattia (es. ipertensione e colesterolemia non sarebbero rilevanti da un punto di vista clinico se non fosse possibile misurarle o manipolarle). 
Di conseguenza, l’espansione della tecnologia estende enormemente, nel bene e nel male, la nostra idea di malattia." Fonte: rivista Evidence 2015;7(7): e1000116 doi: 10.4470/E1000116

Inoltre la notizia, così come è divulgata (sappiamo che si crea spesso un grosso gap tra l'informazione e il modo in cui i media la riportano), sembra suggerire che le nuove linee guida non prendano in considerazione la "predisposizione" e i rischi soggettivi del paziente: questo è un elemento molto strano che stride con qualsiasi indicazione, in particolare con le recenti linee guida del NICE (2015).


2- MANGIARE GRASSI SATURI E COLESTEROLO NON FA MALE

È risaputo che solo il 10% del colesterolo nell'organismo viene fornito con l'alimentazione, mentre il 90% è endogeno, cioè prodotto dal corpo stesso. 
Nella prospettiva delle 5LB appare chiaro che esso sia un effetto sensato di un processo biologico, e non una causa.

Ma finalmente, poche settimane fa sono giunte le conclusioni dell'ultimo National Obesity Forum britannico:
"Le nostre popolazioni per quasi 40 anni sono state sottoposte ad un esperimento globale incontrollato che è stato drasticamente sbagliato"."Il messaggio sulle diete a basso contenuto di colesterolo è costruito sulle basi di una scienza imperfetta.". Questo "aggiornamento del modello nutrizionale è stato condotto apertamente con robusti approcci scientifici".

Così, sulla stessa linea e solo pochi mesi fa (maggio 2015):
Colesterolo, altro che nemico. Le nuove linee guida Usa promuovono i grassi saturi e bocciano gli zuccheri

"Deve essere sfatato il mito del grasso saturo come causa diretta di malattie cardiache."


3- INTERVENTI FARMACOLOGICI DA SOMMINISTRARE CON MODERAZIONE

L'uso delle statine (principali farmaci anti-colesterolo) è controverso. Certamente la persona a cui vengono prescritte deve essere prima informata dei benefici e dei rischi, secondo linee guida NICE
"La decisione sull’opportunità di avviare il trattamento con statine deve essere presa dopo un colloquio informativo tra medico e paziente sui rischi e benefici del trattamento, tenendo conto dei possibili effetti positivi di modifiche dello stile di vita, delle preferenze informate del paziente, di comorbilità, politerapia, stato di fragilità e aspettativa di vita."

Infatti le recenti revisioni eseguite da Cochrane evidenziano che la riduzione farmacologica del colesterolo con il fine della prevenzione non ha alcuna utilità e, anzi, gli effetti collaterali sono decisamente superiori ai benefici.

Per approfondire il tema dell'intervento farmacologico e il problema degli studi eseguiti su "traguardi surrogati", leggi l'articolo dedicato Efficacia dei farmaci anti-colesterolo.



Questa raccolta di informazioni può essere consultata nel momento in cui si volesse chiedere un consiglio condiviso al proprio medico, per esercitare una scelta informata per la propria salute.
Poichè la notizia è stata buttata sui quotidiani in modo approssimativo e allarmistico senza fonti di riferimento, ci riserviamo di aggiustare questo articolo se ci dovessero essere precisazioni.

La chemioterapia funziona? I dati sull'efficacia.

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Il fenomeno che chiamo "ondate mediatiche" crea un marcato effetto illusorio sulle tendenze sociali: così sembra configurarsi un periodo in cui si concentrano casi di genitori che nutrono male i propri figli, un periodo in cui avvengono violenze da parte di stranieri, un periodo particolare in cui si muore di cancro mentre si seguono terapie non convenzionali.
È chiaro a tutti, anche se spesso non ci facciamo attenzione, che questi fatti accadono sempre e che la tendenza a concentrarsi su un tema risieda all'interno degli organi di informazione (come anche il giudizio che vi si accompagna), e non nei fatti reali.
Un po' come avviene nei piccoli paesi, in cui per qualche tempo una diceria prende forza e diventa l'argomento più chiacchierato.

In questi giorni l'onda mediatica sta portando in evidenza casi di persone che, dopo una diagnosi di cancro, hanno scelto approcci terapeutici in contrasto con il proprio medico: un fatto non di grande novità, anche se a qualcuno potrebbe apparire il contrario a causa della anomala intensità con cui è veicolata l'informazione.

Torino, muore per un melanoma curato con la "psicoterapia". Il medico a processo


Rimini, rifiuta la chemioterapia e si cura con le ortiche: muore giovane madre

Muore a 18 anni di leucemia: i genitori hanno rifiutato la chemio perché seguaci di Hamer

Siccome questa onda anomala investe le 5 Leggi Biologiche e la confusione è molto alta nelle opinioni che vi gravitano attorno, è il caso di compiere una revisione ad hoc.

Abbiamo già discusso di quanto la scelta terapeutica di fronte a una diagnosi sia un argomento estremamente delicato, e ancor più di quel che si immagini quando entrano in scena le 5 Leggi Biologiche: gli aspetti percettivi e di applicazione concreta di queste conoscenze sono certamente i più ostici da integrare in una cultura che fatica anche solo a prenderli in considerazione.

Ora invece entriamo negli aspetti più tecnici della scelta, raccogliendo evidenze scientifiche che possano aiutare a prendere decisioni per la propria salute, "attive", consapevoli, condivise con il proprio medico e in accordo con la propria personalissima condizione.
Affrontiamo allora quello che oggi è l'intervento di elezione nei confronti del "cancro", in molti casi affiancato alla chirurgia: la chemioterapia.

Di quali evidenze disponiamo per fare una valutazione tra l'efficacia e i rischi della chemioterapia?
L'argomento è molto incerto e dibattuto.
In un commento di queste ore ad uno studio inglese sulla mortalità a 30 giorni, il professor Peter Johnson scrive:
"Quando un trattamento sta per cominciare, è sempre un momento di incertezza per i pazienti che hanno un tumore e per le loro famiglie.
Ma questo può essere vero anche per i dottori come me.
Vogliamo essere certi che i trattamenti che prescriviamo abbiano le migliori possibilità di aiutare ogni singolo paziente. E questo è particolarmente vero quando consideriamo i trattamenti che possono avere effetti sull'intero corpo, come la chemioterapia, i farmaci mirati e la più recente immunoterapia.
È di vitale importanza che noi sappiamo quanto più possibile su come queste terapie anti-cancro hanno influenza sui differenti pazienti che arrivano nelle nostre cliniche con differenti bisogni.
Noi abbiamo anche bisogno di conoscere se i nostri pazienti stanno ricevendo le migliori cure possibili, in modo che possiamo migliorare.
Sappiamo che nel Regno Unito la sopravvivenza al cancro è raddoppiata negli ultimi 40 anni, ma, con frustrazione, non siamo stati capaci di misurare i dettagli di cui avremmo bisogno. 

Infatti siamo in possesso di dati molto limitati su cosa accade ai pazienti che ricevono questi trattamenti, nonostante molti di questi vengano prescritti per via telematica." 

Sì, l'argomento è molto incerto e dibattuto.
Se qualcuno si sbilanciasse in asserzioni perentorie e imperative del tipo "se quel paziente avesse fatto la chemio sarebbe guarito!", "se invece di fare di testa sua avesse seguito la scienza!"...ma anche il contrario "se NON avesse fatto la chemio non sarebbe morto!", questa persona è probabile che stia reagendo a paure personali e non abbia dati oggettivi su cui poggiare la propria sicumera.
A maggior ragione si può comprendere se a reagire in questo modo fosse un medico, schiacciato com'è tra responsabilità, medicina difensiva e disperati tentativi di sostenere la compliance dei propri pazienti (a tal proposito, ecco lo studio sull'efficacia della comunicazione dei "soli benefici").

Nell'intreccio tra queste forze, l'informazione ne esce inevitabilmente distorta.
Succede che la distorsione sia addirittura scientificamente ricercata: in questo studio eseguito su 203 studenti di medicina si è dimostrato che, affinchè le persone scelgano un trattamento, è necessario che vengano informate solo parzialmente.
Se invece sono informate completamente anche sui rischi che corrono, si verifica che restano confuse e non riescono a scegliere la cura.
Eppure per poter seguire il processo decisionale condiviso con il proprio medico, è necessario che si conoscano e discutano tutti i benefici e tutti i rischi di qualsiasi intervento.

Allora mettiamo insieme qualche dato oggettivo da discutere, diviso per i diversi tipi di interventi chemioterapici relativi ai diversi tipi di "cancro" (vedi nella tabella in fondo alla pagina, l'efficacia media relativa a ogni tumore varia tra lo 0,7% e il 42%).
Il famoso "rapporto Morgan"è tra le poche analisi disponibili ad ampio spettro sull'efficacia della chemioterapia, un'indagine che sfoglia i registri dei tumori australiano e americano.
Questo rapporto è famoso principalmente tra gli "agitatori di folle", perchè dallo stesso è stato estrapolato capziosamente un dato fallace: "La sopravvivenza a 5 anni con la chemioterapia è al 2%".
Ci si accorgerà che le cose sono molto diverse: la sopravvivenza ai tumori, in generale e a 5 anni, è nell'ordine del 60%:
il 2% è la porzione di questo 60% che è fornita, in media, dalla sola chemio. 
Il resto lo sappiamo bene: è un processo biologico in corso.

Più sotto le conclusioni del rapporto, che indicano una sostanziale sopravvalutazione della chemioterapia in termini di efficacia, ma purtroppo non misura i noti effetti collaterali sulla qualità della vita.


DALLA PROSPETTIVA 5LB

Se hai compreso le 5 Leggi Biologiche e come funziona il meccanismo della percezione, comprenderai che l'effetto chimico di un farmaco ha certamente una rilevanza, ma è molto marginale sulla vita della persona rispetto agli illimitati aspetti percettivi coinvolti.

All'atto pratico, è poco rilevante che il trattamento chemioterapico abbia una efficacia statistica pressochè nulla, se dall'altra parte la radicata percezione del singolo individuo le dà un valore assoluto del 100% !
Viceversa, anche se il contributo della chemio alla sopravvivenza fosse del 70%, è un fatto ben poco rilevante nel momento in cui la percezione dell'individuo la ritiene pericolosissima, terrificante, come se la sua efficacia fosse sotto zero!
Di fronte all'urgenza reale non c'è dato né obiettività: c'è invece una danza di smottamenti interiori, che va rispettata.
L'integrazione tra medicine non si compie solo nei fatti esteriori, ma è essenziale che avvenga soprattutto tra le proprie risorse interiori.
Se hai capito ciò, hai capito cosa significa applicare le 5 Leggi Biologiche nell'urgenza soggettiva della diagnosi.


IL CONTRIBUTO DELLA CHEMIOTERAPIA CITOTOSSICA ALLA SOPRAVVIVENZA A 5 ANNI PER I TUMORI MALIGNI

"Il tasso relativo di sopravvivenza a 5 anni per i pazienti oncologici diagnosticati in Australia tra il 1992 e il 1997 è stato 63,4% (95 % CI , 63.1e63.6) [30].
In questa analisi basata sull’evidenza, abbiamo stimato che il contributo alla sopravvivenza a 5 anni della chemioterapia citotossica curativa e coadiuvante negli adulti è del 2,3 % in Australia e del 2,1% negli Stati Uniti (Tabelle 1 , 2 ).

Queste stime di beneficio dovrebbero essere considerate come il limite massimo di efficacia, dato che alcuni pazienti eleggibili non subiscono la chemioterapia per motivi di età, precarie condizioni, o per propria scelta. Inoltre, come indicato nel testo, il beneficio della chemioterapia citotossica può essere stato sovrastimato per i tumori di esofago, stomaco, retto e del cervello.
Ci sono differenze nella distribuzione e nell'incidenza del cancro tra diversi paesi e all'interno degli stessi. Tuttavia, qualsiasi variazione dovrebbe essere estremamente grande per avere un maggior significato sulla percentuale stimata di possibile giovamento. Questo è dimostrato dal modesto discostamento nel beneficio di sopravvivenza, come si vede nel caso delle diverse proporzioni di cancro del colon C di Duke segnalati in Australia e negli Stati Uniti (35% e 21%, rispettivamente). La somiglianza dei risultati per l'Australia e gli Stati Uniti suggerisce fortemente che un beneficio di meno del 2,5% è probabile che sia applicabile anche per altri paesi sviluppati.

Per i dati, ci siamo basati su una revisione sistematica o una meta-analisi di studi randomizzati e controllati sui risultati del trattamento, piuttosto che singoli RCT. Questa metodologia è stata utilizzata per ridurre la distorsione (bias) insita nel presentare solo i risultati da un unico RCT positivo, ignorando i dati di un certo numero di RCT negativi sullo stesso argomento. 
Allo stesso modo non abbiamo accettato i punti di vista pubblicati da "gruppi di esperti". Come ad esempio la promozione dal NICE dei taxani per il cancro ovarico [86] non è stata suffragata da ICON3 [12] o sostenuta da un altro gruppo Health Technology Assessment [87], ed è stata poi ritrattata [88]. 

Nel complesso, solo 13 dei 22 tumori maligni valutati hanno mostrato un miglioramento nella sopravvivenza a 5 anni , e il miglioramento è stato superiore al 10 % in solo 3 dei 13 tumori maligni considerati.

I 5 tumori più “sensibili alla chemio", vale a dire testicolo, linfoma Hodgkin e non- Hodgkin , cervice e ovaie, hanno rappresentato l’ 8,4% dell’ incidenza totale in Australia nel 1998. 
In questo gruppo, il tasso di sopravvivenza a 5 anni dovuto unicamente alla chemioterapia citotossica è stato del 14 %.

I 5 tumori più comuni negli adulti (colon-retto, seno, prostata , melanoma e il cancro del polmone) hanno rappresentato il 56,6 % dell'incidenza totale in Australia nel 1998. 

In questo gruppo, il tasso di sopravvivenza a 5 anni dovuto esclusivamente alla chemioterapia è stato del 1,6%

Il basso impatto sulla sopravvivenza nei più comuni tumori contrasta con la percezione di molti pazienti che sentono di ricevere un trattamento che migliorerà significativamente le loro probabilità di guarigione. 
In parte, ciò riflette il fatto che si presentano i risultati in termini di 'riduzione del rischio' piuttosto che di beneficio assoluto di sopravvivenza [89,90] e riflette l’esagerazione del tasso di risposta poiché si includono 'condizioni tumorali stabili'.

Il miglior esempio di vendita forzata (overselling) della chemioterapia è il cancro al seno, in cui la chemioterapia è stata introdotta come l'esempio di nuova cura per tumori solidi. In Australia, nel 1998, solo 4638 delle 10661 donne con una nuova diagnosi di cancro al seno erano idonee per la chemioterapia coadiuvante (44% del totale). Dai nostri calcoli, solo 164 donne (3,5%) hanno in realtà avuto un beneficio nella sopravvivenza dalla chemioterapia coadiuvante.
In altre parole, in media, devono essere trattate 29 donne per dare a una sola donna la sopravvivenza oltre i 5 anni.
Nonostante ciò, diversi studi hanno giustificato la chemioterapia nel carcinoma mammario in fase iniziale, dimostrando che le donne sono disposte a intraprendere un trattamento chemioterapico anche solo per un beneficio molto piccolo [91].

Questo non si applica a tutti i tumori maligni.
Nel cancro del polmone, un'analisi di come i pazienti valutano il rapporto tra i benefici e la tossicità della chemioterapia, ha mostrato che la disponibilità ad accettare la chemioterapia come trattamento varia ampiamente [92]. 
Alcuni pazienti avrebbero scelto la chemioterapia per un probabile beneficio di sopravvivenza di 1 settimana in più, mentre altri non avrebbero scelto la chemioterapia per un beneficio di 24 mesi. Altri ancora non avrebbero scelto la chemioterapia in cambio di qualsiasi beneficio sulla sopravvivenza, ma sarebbero disposti a farla in cambio di un miglioramento della qualità della vita. 
Il documento ha anche riscontrato che alcuni pazienti non avrebbero scelto la chemioterapia se fossero stati più ampiamente informati. 

Nonostante i nuovi farmaci, le migliori combinazioni e nonostante gli additivi che consentono l’aumento delle dosi, la prevenzione del vomito e della sepsi farmaco-indotta, ci sono stati piccoli cambiamenti nei protocolli utilizzati per il trattamento dei tumori “sensibili alla chemio”. 
Esempi sono il linfoma non-Hodgkin [11] e il cancro ovarico [12], per i quali rispettivamente CHOP e platino, entrambi introdotti oltre 20 anni fa, sono ancora il 'gold standard'.
Altre innovazioni, come il trapianto di midollo osseo per il cancro al seno, non hanno mostrato alcun beneficio [93,94]. Analogamente, l'aggiunta di antracicline e taxani per coadiuvare il trattamento del cancro al seno è solo in grado di migliorare la sopravvivenza dei sottogruppi trattati di circa l'1%, ma con il rischio di tossicità cardiaca [95] e di neurotossicità [86]. 
Inoltre, recenti studi hanno documentato la compromissione della funzione cognitiva in donne sotto trattamento coadiuvante per il carcinoma mammario [96], e l’idea sollevata nel 1977 [97] che la chemioterapia coadiuvante fosse soltanto un mezzo tossico per provocare un’ovariectomia è ancora irrisolto [98].
La nostra analisi non affronta l'efficacia o il contributo alla sopravvivenza della chemioterapia citotossica nelle cure palliative o non-curative dei tumori maligni, ma il valore della chemioterapia palliativa è stato investigato [99.100].

Nel carcinoma mammario, i programmi ottimali per la chemioterapia citotossica in malattie recidivanti / metastatiche non sono ancora definiti, nonostante oltre 30 anni di ricerca e una pletora di studi (RCT), a partire da quello Cooper pubblicato nel 1969. [101].
Non vi è inoltre alcuna prova convincente che l'uso di protocolli con farmaci nuovi e più costosi dia un qualsiasi beneficio rispetto quelli utilizzati nel 1970 [102]. 
Inoltre, due revisioni sistematiche sulla chemioterapia per il carcinoma mammario recidivante o metastatico non sono stati in grado di mostrare alcun beneficio di sopravvivenza [103,104]. 
È stata anche notata l'assenza di dati sulla qualità della vita in molti studi (RCT) sulla chemioterapia [105]. 
Sebbene possano esistere linee guida per alcuni usi palliativi della chemioterapia citotossica, i medici non sono soggetti a restrizioni nel somministrare un secondo, terzo o quarto ciclo di chemioterapia palliativa di fronte ad una risposta minima e alla progressione della malattia. 
Anche se i tassi di risposta inferiori al 15% possono essere dovuti esclusivamente ad un effetto placebo [106.107], questo fatto non è stato affrontato apertamente. Infatti l'intera questione sulla validità dei tassi di risposta è molto aperta e dibattuta [108.109]. 

Questo, naturalmente, porta ad una discussione sulle implicazioni economiche di costo della chemioterapia citotossica. Anche se questa è una questione separata, notiamo che il costo dei farmaci citotossici forniti dal Pharmaceutical Benefits Scheme in Australia è aumentato da $67M per l'esercizio chiuso al 30 giugno 2000 a $101.3M per l'esercizio chiuso al 30 giugno 2001 [110]. L'aumento del 51% del costo totale del farmaco è stato a causa di un aumento del 17% del numero di prescrizioni e un aumento del 29% nel prezzo medio di prescrizione.

In considerazione del minimo impatto della chemioterapia citotossica sulla sopravvivenza a 5 anni, e della mancanza di un qualsiasi grande progresso negli ultimi 20 anni, ne consegue che il ruolo principale della chemioterapia citotossica è nelle cure palliative. [Uno studio molto recente svela un vuoto di evidenza nell'efficacia della chemio per le cure palliative e per il miglioramento della qualità di vita, NDR]
Anche se per molte neoplasie si può avere il controllo dei sintomi grazie alla chemioterapia citotossica, questo è raramente segnalato e, per la maggior parte dei pazienti, la sopravvivenza in coloro che ottengono una risposta è raramente oltre i 12 mesi. 

L'introduzione della chemioterapia citotossica per i tumori solidi e la creazione di sotto-specializzazioni di oncologia medica sono state accettate come un avanzamento nella gestione del cancro. Tuttavia, nonostante le prime rivendicazioni della chemioterapia intesa come panacea per curare tutti i tumori, l’impatto della stessa è limitato a piccoli sottogruppi di pazienti e avviene principalmente nelle neoplasie meno comuni.
Comunque, ogni nuovo farmaco chemioterapico è ancora promosso come un importante passo avanti nella lotta contro il cancro, anche quando successivamente viene respinto senza il clamore che ha accompagnato il suo arrivo.
In un contesto di risorse scarse e di contenimento di costi, vi è la necessità di una valutazione basata sulle evidenze prima che qualsiasi nuovo trattamento (o precedentemente accettato) sia accolto come pratica standard.
Per giustificare il continuo finanziamento e la disponibilità dei farmaci utilizzati nella chemioterapia citotossica, è urgente una rigorosa valutazione del rapporto costo-efficacia e l'impatto sulla qualità della vita."


Tabella - Impatto della chemioterapia sulla sopravvivenza a 5 anni
Attenzione: "Neoplasie con piccoli numeri, come vescica, pleura, occhi, ossa, pene e placenta sono stati esclusi.
La leucemia acuta e cronica (n ¼ 1647 o 2% del totale) non è stata inclusa per la difficoltà nel definire gli esiti in accordo con la classificazione FAB (Francia-America-Britannia) e per i differenti esiti per adulti e bambini.
Inoltre, questi pazienti sono tipicamente seguiti da ematologi piuttosto che oncologi.
Per l'Australia, le 22 neoplasie valutate erano il 90% del numero totale di nuove diagnosi per il 1998."

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Il 90% degli interventi sulla tiroide sono inutili e dannosi.

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Negli ultimi anni si è avviata una tendenza nella medicina, in particolare quella oncologica, che potrebbe essere sintetizzata nell'aforisma less is more: stiamo transitando da un interventismo farmacologico ultra-aggressivo del tipo"il massimo tollerabile"ad un approccio conservativo del tipo"il minimo necessario".

Dice lo stesso Umberto Veronesi:
"Va detto che in passato la chemioterapia è stata utilizzata in modo improprio e per molti anni è stata effettivamente prescritta a dosi altissime, senza alcuna considerazione per gli effetti che avrebbero avuto sul malato. Allora vigeva in oncologia il principio del massimo trattamento tollerabile: si applicava in chirurgia, in radioterapia e in chemioterapia la dose (o l'amputazione) maggiore che il paziente potesse tollerare. Inoltre la chemio veniva effettivamente effettuata anche per pazienti in stadio avanzato, che avevano pochissime o nessuna chance di beneficiarne.
Ma negli ultimi decenni è avvenuta una rivoluzione di pensiero per cui nella cura dei tumori si applica il principio del minimo trattamento efficace: si ricerca la dose più bassa o l'intervento più limitato in grado di assicurare l'efficacia oncologica. Così è sparita la chirurgia mutilante, la radioterapia ustionante e anche la chemioterapia che devasta inutilmente l'organismo."
Fonte: Repubblica

Questa è la direzione, ma è anche evidente che si tratta di una transizione che richiede tempi generazionali, non certo di una svolta dalla sera alla mattina. Dobbiamo essere coscienti che, ci piaccia o no, in questa transizione ricca di contraddizioni siamo immersi.

Come abbiamo già notato parlando di prevenzione quaternaria, un medico di famiglia "5LB", poiché è in grado di riconoscere la fase e il processo biologico in corso e poiché può valutare con più precisione il grado oggettivo di urgenza, è probabile che avrà la tendenza, forse più di altri, ad accompagnare le cose senza rincorrere interventi diagnostico/terapeutici. Sempre che i sintomi non siano debilitanti, che il paziente non sia agitato e che non vi sia un'"urgenza percettiva" soggettiva.
Non significa che non farebbe niente, ma avrebbe certamente più strumenti per darsi la fiducia per poter abbandonare molti test diagnostici e farmaci in accordo con i pazienti".

Al di là dei ben noti conflitti di interesse industriali e tecnologici che vi si oppongono, la macro-tendenza odierna è quella di ridurre al minimo l'intervento.
In accordo con questo fatto, molti studi epidemiologici stanno ribaltando le fondamenta dei protocolli clinici, per esempio:

Tumore tiroide: fino a 90% di diagnosi 'inutili', a rischio la salute dei pazienti
Lo sostiene uno studio dello Iarc, l'agenzia dell'Oms per la ricerca sul cancro, e del Cro di Aviano secondo cui questa pratica porta a terapie inutili e con rischi per i pazienti.

Fino al 90% delle diagnosi di cancro alla tiroide sono 'inutili', fatte su tumori che non darebbero nessun problema di salute anche se non trattati.
"La maggior parte delle sovradiagnosi portano ad una tiroidectomia totale, e spesso anche ad altri trattamenti pericolosi, come radioterapia e dissezione del linfonodo del collo - spiega Silvia Franceschi, uno degli autori - senza benefici provati in termini di sopravvivenza". 
Proprio sulla base di questi dati, conclude il rapporto, l'Iarc sconsiglia screening a tappeto per questo tumore, e suggerisce una 'vigilanza attiva' su quelli a basso rischio, prima di iniziare trattamenti invasivi.
"Questo studio è importante perché verifica che molti malati vengono curati con terapie radicali per tumori che non si sarebbero mai sviluppati, non avrebbero mai avuto un'evoluzione clinica - spiega il professorLuigi Cognetti, direttore Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma. E' uno studio epidemiologico che quantifica l'entità del fenomeno che si verifica anche nel caso del tumore della prostata. 
Si tratta di situazioni nelle quali non sarebbe necessario intervenire chirurgicamente"
"Nel caso della tiroide il paziente si trova ad affrontare un intervento complesso con conseguenze sulla sua salute. Dovrà prendere la terapia sostitutiva a vita e comunque quel tipo di intervento non è privo di complicanze."
Fonte: Repubblica; studio originale sul BMJ

Se all'interno del modello 5LB ci appaiono normali e sensati sia il tumore, sia la convivenza con esso, sia l'intervento con un fine esclusivamente sintomatico, nel paradigma convenzionale fondato sul terrore del "maligno fuori controllo", molti potrebbero restare sconvolti nel sentirsi dire dal medico "è un tumore: non interveniamo, prendiamo tempo e vediamo l'evoluzione". "Ma come non interveniamo??"

Va allora saputo che qualsiasi intervento è esposto a rischi di sovra-diagnosi e sovra-trattamento, spesso superiori ai benefici, che vanno sempre valutati. 
In coscienza di ciò, soprattutto in questo periodo di transizione verso il less is more e, più in là, verso un'integrazione totale dei principi delle 5 Leggi Biologiche, è doveroso non delegare passivamente la nostra salute, ma prendersi tutto il tempo per concordare attivamente con il medico cosa fare e cosa non fare.

Le Nazioni Unite chiedono di imporre trasparenza agli studi clinici

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Qualche anno fa il Parlamento Europeo aveva ratificato un regolamento secondo il quale a partire dal 2014 ogni studio clinico sarebbe dovuto essere registrato e disponibile al pubblico.
Poichè la situazione è lungi dall'essere ideale e pienamente rispettata, oggi l'ONU ha redatto un rapporto in cui richiede esplicitamente ai governi di imporre regole di trasparenza all'industria farmaceutica.
La campagna ALLTRIALS persegue da diversi anni questo obiettivo, denunciando il fatto che solo il 50% degli studi conclusi viene pubblicato, e quelli con risultati positivi hanno il doppio delle probabilità di essere pubblicati rispetto a quelli con risultati negativi, cosicchè disponiamo solo di informazioni parziali sui farmaci che usiamo tutti i giorni.

In questo rapporto, pubblicato ieri, le Nazioni Unite hanno invitato i governi di tutto il mondo a produrre una legislazione che richieda che tutti gli studi clinici siano registrati e che i loro metodi e i risultati siano completamente segnalati.
Il rapporto, redatto da un gruppo nominato dal Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, chiede esplicitamente che i metodi, i protocolli, i set di dati e i risultati degli studi clinici siano disponibili al pubblico.

Qui sotto una parte del documento originale tradotta:
"I governi dovrebbero richiedere che i dati non identificati in tutti gli studi clinici completati e discontinuati siano resi pubblici in un registro pubblico facilmente ricercabile [...] indipendentemente dal fatto che i loro risultati siano positivi, negativi, neutri o inconcludenti
Per facilitare una aperta collaborazione, la ricostruzione e l'investigazione intorno ai fallimenti, i governi dovrebbero richiedere che i metodi di studio, i protocolli, l'insieme dei dati, i risultati dei test e i dati anonimi dei pazienti siano a disposizione del pubblico in modo tempestivo e accessibile. 
Chi commissiona gli studi clinici non deve impedire ai ricercatori di pubblicare i loro risultati. 

Tecnologie sanitarie sviluppate con fondi pubblici alle università possono salvare la vita a individui e popolazioni lontane dalle istituzioni accademiche in cui sono stati inventati. 
In molti casi, i fondi pubblici vengono utilizzati per supportare studi clinici, studi comparativi di efficacia e studi svolti durante le emergenze sanitarie globali.
Affinché la popolazione possa beneficiare pienamente degli investimenti pubblici nella ricerca, le agenzie di finanziamento pubbliche devono garantire che, quando possibile, i dati , i risultati e le conoscenze generate da tali investimenti siano resi ampiamente disponibili [...]
In tutti i casi, le agenzie di finanziamento pubblico dovrebbero fortemente incoraggiare le forme di brevetto e licenza che beneficino la salute pubblica, compreso l'uso di licenze non esclusive, le donazioni di diritti di proprietà intellettuale, gli accordi tra brevetti per il settore pubblico e altri meccanismi in grado di massimizzare l'innovazione, promuovendo al contempo l'accessibilità. 

Gli operatori sanitari hanno bisogno di dati completi e aggiornati per poter dare ai pazienti i migliori e ​​più sicuri trattamenti. 
Una commissione parlamentare del Regno Unito nel 2013 ha sottolineato il grave problema della mancanza di condivisione delle informazioni provenienti dagli studi clinici: "Informazioni importanti sugli studi clinici sono abitualmente e legalmente nascosti dai produttori ai medici e ai ricercatori. Queste lacune normative e culturali di lunga data impattano tutta la medicina e minano la capacità dei medici, dei ricercatori e dei pazienti di prendere decisioni informate su quale trattamento è più adatto. 
"La maggiore trasparenza delle informazioni sulla sperimentazione clinica è un importante contributo al miglioramento della salute pubblica. 
Revisioni e meta-analisi possono cambiare le pratiche cliniche e rivelare che gli interventi sono inefficaci o insicuri, come è avvenuto nel caso degli antidepressivi inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina."
Fonte: ALLTRIALS

Elisabetta Gregoraci testimonial per lo screening mammografico. Cosa c'è di strano?

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L'Ottobre Rosa è un mese tradizionalmente molto caldo in termini di comunicazione intorno alla salute e ai tumori, che vede su tutti i quotidiani un grande protagonista: il cancro al seno.
A riguardo abbiamo revisionato molte notizie in passato, e devo dire che la distorsione mediatica dell'informazione è ormai tristemente prevedibile.

Sembra che ci siano due fronti contrapposti:
il primo che porta studi scientifici, dati precisi, cautela con grande riguardo per i rischi della sovra-diagnosi e del sovra-trattamento;
l'altro che, facendo leva sulla paura, promuove un interventismo assoluto, prevenzione senza se e senza ma, con grandi risorse di marketing, spesso ignorando le evidenze scientifiche acquisite.

Quest'ultimo fronte, oggi, è il più apprezzato dagli organi di informazione.

Tumore al seno: +15% tra le under 50, ma per loro non esiste un programma di screening
Scatta lʼallarme prevenzione: il Sistema sanitario nazionale non mette a disposizione un programma di esami per le giovani
Fonte: TGCom

I titoli di oggi sono inequivocabili: la Sanità pubblica non funziona a dovere, perchè non applica un programma di controlli sulle giovani donne.
Il messaggio implicito: se il Sistema Sanitario Nazionale è deficitario, allora è bene che ci pensi tu da sola perchè "ancora troppo spesso la diagnosi arriva in ritardo perché molte donne non si sottopongono allo screening".
Il comunicato ufficiale della LILT: La campagna “Nastro Rosa 2016” si pone dunque l’obiettivo di intercettare e sensibilizzare in particolare un target giovane
Ma interlocutrice è ogni donna, giovane e non, che abbia affrontato la patologia tumorale o che sia sana, che abbia un seno naturale o abbia subito un intervento di chirurgia estetica, abbiente e non abbiente, di ogni etnia. Fonte: Corriere
Questo è il fronte dell'interventismo a tutti i costi e della prevenzione generalizzata, che veicola attraverso testimonial molto in vista un certo panico e una soluzione semplice per porvi rimedio.
Sarà allora la popolazione a fare pressione sulla classe medica e politica per avere i servizi che "le spettano".

Il fronte delle evidenze scientifiche non può invece veicolare messaggi generalizzati, che fanno presa emotiva senza supporto di dati concreti, ma si affida al rapporto medico-paziente, ambito in cui la valutazione è sempre soggettiva e concordata sulla base delle acquisizioni più solide e verificate.

Perchè non esiste un programma di screening per donne sotto i 50 anni? Mancano i soldi? Lo Stato non si occupa di noi come dovrebbe? È un caso?
I programmi di screening nazionali tendono (a diverse velocità) ad adottare le evidenze epidemiologiche sull'efficacia dei trattamenti.
Checchè ne dica il fronte mediatico, lo screening mammografico non è sicuro
Non è vero che più ti controlli e meglio stai. Non è vero che se tutti facessero prevenzione in modo generalizzato la popolazione sarebbe più in salute. È proprio il contrario.
La dissociazione tra i due fronti è palese.
Che si conoscano o meno le 5 Leggi Biologiche, la prevenzione non dovrebbe essere un prodotto da vendere come una bibita.
Le prove di efficacia dello screening mammografico, basate su dati epidemiologici reali e su cui si fondano i programmi di screening nazionali, indicano che:

- Non è raccomandato alcun tipo di screening per donne più giovani di 40 anni e oltre i 75 anni.
- Se una donna tra i 40 e i 49 richiede espressamente di sottoporsi a screening, il medico deve informarla dei rischi. Se accetta di sottoporsi comunque, non va prescritto con frequenza inferiore a 2 anni.

- Non è raccomandato mai il controllo annuale (qualunque età)
- Non è raccomandata mai la risonanza magnetica (qualunque età)
- Non è raccomandata mai la mammografia 3D con tomosintesi (qualunque età)
- Non è raccomandata mai l'autopalpazione (qualunque età) - (perchè?)
- Non è raccomandato a donne con aspettativa di vita inferiore a 10 anni. 



Le linee guida internazionali raccomandano lo screening tra i 50 e i 74 anni di età, ogni 2 anni.
Per questo i programmi nazionali non fanno controlli sotto i 50 anni: perchè sono nocivi e non per un deficit di efficienza del sistema sanitario.
Ci sono poi paesi come la Svizzera in cui è stato proposto di sospendere totalmente lo screening mammografico a qualunque età.

Cosa c'è allora di strano e incoerente in una campagna pubblicitaria che spinge tutte le donne indistintamente, ed esplicitamente le più giovani, a sottoporsi a screening?
Cosa c'è di strano e incoerente nell'avere investito cometestimonial dello screening Elisabetta Gregoraci, oggi 36 anni di età? 

E Anna Tatangelo, 28 anni nella campagna precedente "Nastro Rosa 2015", distante ben 22 anni dal suo primo screening mammografico raccomandato?



Allora ci sarebbe anche da chiedersi: le campagne mediatiche di promozione della prevenzione, quanto influiscono sulla grande crescita dell'incidenza del tumore al seno?
Il tumore al seno è peraltro già il più diagnosticato di tutti (Fonte 2015: registro dei tumori).

Fortunatamente anche a questa domanda molte ricerche di dominio pubblico hanno già risposto: le trovi qui "Più aumentano i controlli preventivi, più il cancro si diffonde".

Il giovane militare 'rovinato dai vaccini': una revisione alla luce delle 5 Leggi Biologiche

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Qualche anno fa (2012) uscì la toccante notizia di quel ragazzo in servizio militare "rovinato dai vaccini":

"Pochi giorni nell’Esercito: rovinato dai vaccini"
Voleva fare il carabiniere, come suo padre. Così il 5 giugno 2006 si arruola nell’85° Reggimento "Verona" di Montorio Veronese, in ferma volontaria prefissata di un anno.
Il 18 giugno seguente arriva primo al traguardo dell'impegnativa maratona sul monte Bondone
Il 19 giugno viene sottoposto a un ciclo di vaccini dal medico militare. 
E per David Gomiero, mestrino che oggi ha 24 anni, è l'inizio della fine di un sogno. 
"Tutta colpa dei vaccini somministrati all'inizio della leva: vaccinazioni multiple e per di più irregolari": a sostenerlo e a denunciarlo con tutte le sue forze è la madre del giovane, la combattiva Silvana Miotto, che proprio ieri è stata ascoltata e ha potuto ripercorrere quanto accaduto al figlio in Commissione al Senato, come racconta il Corriere del Veneto.
David, "immediatamente dopo la somministrazione di quei vaccini", aveva cominciato a lamentare "nausea, astenia, fotosensibilità e difficoltà di deambulazione".
Gli stessi medici militari lo ricoverano in infermeria. Non migliora. Lo portano al pronto soccorso dell'ospedale di Borgo Trento. Il 27 giugno viene mandato a casa in licenza di convalescenza. 
Il 31 ottobre 2006 arriva il congedo.
In sei anni David non è più tornato quello di prima: risulta "invalido al novanta per cento"
Anni di visite mediche e cure continue, nonché spese economiche. David viene anche denunciato dall'amministrazione militare per il reato di diserzione: secondo l'accusa di cui è stato chiamato a rispondere di fronte ai giudici del Tribunale militare scaligero, "il 3 luglio 2006 non faceva rientro al Corpo né si presentava ad altro ente militare, rimanendo assente senza giusto motivo, nei cinque giorni successivi e fino al 31 ottobre 2006, data in cui veniva d'Autorità posto in congedo".
Parte il processo e il 3 marzo 2009 Gomiero viene assolto "perché il fatto non sussiste".
Nessuna responsabilità quindi, secondo i magistrati, da parte sua. Come è scritto nero su bianco David "è giunto qui in tribunale in carrozzella e deambulante con le stampelle, apparendo in condizioni smagrite e ben più precarie di quelle evidenziate dalle fotografie del recente passato". 
La mamma Silvana, però, vuole la verità e ora combatterà la sua battaglia in Senato.
«Il corpo di David è un concentrato di metalli pesanti» racconta Silvana Miotto, la madre. Lo testimoniano numerosi referti di diversi laboratori di analisi, italiani ed esteri, che evidenziano la presenza di alti livelli di mercurio, arsenico, alluminio e piombo, l’iperattività della tiroide, un deficit del sistema immunitario con tendenza a malattie virali.

Fonte: AffariItaliani

Oggi voglio riportare alcune considerazioni che, in quei giorni del 2012, mi ero appuntato sulla questione in un taccuino.

"Questa storia, per quanto ne possiamo sapere da un quotidiano, è un chiaro esempio di come l'odierno pensiero chimico-meccanicista ponga grandi limitazioni e ostacoli alla comprensione della poliedrica profondità dell'essere umano: un ragazzo finisce in sedia a rotelle, la colpa è delle molecole immesse nel suo corpo.
A sentire i commenti intorno alla vicenda, tutti sono molto impegnati ad azzuffarsi su quanto siano nocive certe molecole nei vaccini, quali di più e quali di meno, io li faccio e io no...e poi mi immagino questo ragazzo, là nell'angolo, che assiste inerme alla zuffa e dice:
«Però vorrei raccontarvi la mia storia, posso? Scusate? Io inizio»:

[Il racconto che segue è una mia invenzione di fantasia, messa insieme a partire dalle informazioni riportate dai giornali. È importante sapere che non è certamente andata così e che, alla luce delle 5 Leggi Biologiche, non esiste omologazione che possa spiegare alcuna vicenda reale, unica e irripetibile. 
Va quindi presa come una piccola storia che, in effetti, non fa riferimento a persone o fatti reali]

«Fin da bambino pensavo che il lavoro del mio papà fosse speciale, e lui mi diceva sempre che da grande sarei diventato come lui.
Mi ha sempre incitato e dovevo sempre dare il massimo, così a scuola come negli sport, e in effetti lo facevo spesso con soddisfazione. Ma quando fallivo era una sofferenza inaudita per lui, e io mi disperavo.
Anche mia madre mi spingeva a fare del mio meglio, ma era anche un po' apprensiva, mi diceva sempre di stare attento ai pericoli ed era fissata con le malattie.
Quando è stato il momento di arruolarmi mi sentivo tutta la forza e il peso di una vita, come una molla che finalmente poteva esplodere. 
Mi sono arruolato, e subito volevo dimostrare ai miei genitori il mio valore: nei miei primi giorni da militare, ho vinto la maratona sul monte Bondone. Una gioia incontenibile, piena, totale, ha pervaso tutto il mio corpo, e l'ho sentita proprio come un'energia che fluiva nei muscoli e li rilassava come non li ho mai sentiti prima.
Il giorno seguente mi sono svegliato molle, stanco e, insieme ad altri 40 ragazzi in leva, ho fatto i vaccini come da prassi. 
La sera stessa ho iniziato a sentire che i muscoli rispondevano male nei movimenti ed erano molto flaccidi [NDR: i muscoli sono in fase di profondo ripristino dopo l'intensa soluzione della "svalutazione di sè" nei confronti dei genitori]
Avevo la febbre [ancora sintomo di PCL] e mi dava fastidio la luce [l'occhio arcaico aumenta la sensibilità nel momento in cui l'organismo sente di essere preda o predatore, per essere più efficiente. La sensazione che qualcosa gli stesse sfuggendo, può avere attivato questo processo].
Mia madre mi diceva che lo sapeva che non dovevo lasciarmi fare i vaccini; intanto stavo così male che mi hanno ricoverato.
Le esercitazioni cominciavano, e io ero bloccato lì nel letto, avevo una sensazione di impotenza insopportabile. Più stavo fermo e più mi sentivo un fallito, inabile, interdetto. Mi immaginavo cosa pensasse mio padre di me.
La situazione non migliorava, tutt'altro, tanto che mi hanno lasciato a casa!!! 
Mi è arrivato il congedo!!!! Una vita spesa ad aspettare quel momento, ed è tutto svanito in un istante!!! Volevo morire. 
Mi dissero che rischiavo di andare sulla sedia a rotelle. Peggio di questo non potevano dirmi. 
Mia madre ha iniziato un percorso giudiziario estenuante, ma l'unica cosa che voglio adesso è che mi lasciate stare, ora sono sulla sedia a rotelle e nessuno può più chiedermi di essere il migliore, sono in pace...»

Una storia immaginata per aiutare a togliere lo sguardo perso dentro il microscopio, ad alzare la testa per aprire il cuore e osservare l'umanità.
Perchè mentre tutti intorno si interrogano e litigano sulle molecole, e mentre gli altri 40 colleghi militari (e migliaia di altri ogni anno) si sono iniettati questa "acqua sporca" senza alcun danno o sintomo, pochi si permettono di fermarsi a sentire una storia, vera, concreta, vissuta drammaticamente da questo ragazzo.
Si comprenderà ora per quale motivo gli esperimenti di laboratorio sui topi e in provetta non possono fornire grandi risultati in questo ambito, e quanto sia urgente che la scienza cominci ad adottare metodi di indagine radicalmente diversi".

Calendario vaccinale 2016-18, i medici che non si vaccinano e il problema della 'scientificità'

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Il mese scorso è stato annunciato dal ministero il nuovo calendario vaccinale per i prossimi 2 anni (2016-2018).

Il ministro Lorenzin ha detto a proposito "pensiamo che serva un allineamento dei calendari vaccinali a livello europeo, così come lavorare su una più diffusa promozione della cultura scientifica".
A ragione, è fondamentale che ognuno si prenda la briga di "alfabetizzarsi" sulle questioni di salute assumendo una "cultura scientifica" perchè, per poter compiere le proprie decisioni, è necessario imparare a divincolarsi in un'informazione che è manipolata da ogni parte e, troppo spesso, anche alla radice, cioè dall'interno dei laboratori fino agli organi di informazione. Abbiamo parlato diffusamente della necessità di acquisire responsabilità personale in materia. 
È allora ingenuo e capzioso pretendere di dividere i fronti di opinione in "vax" e "no vax", come anche lo stesso ministro sostiene: "Bisogna contrastare i movimenti ‘no vax’ che proliferano sul web e diffondono paure che non hanno alcuna base scientifica."
È ingenuo (se non è malafede) perchè sì, c'è un problema di comunicazione selvaggia fondata su dicerie, ma c'è anche un problema strutturale nella comunicazione scientifica, che non può essere né ignorato né nascosto. 
Anzi: se fosse realmente affrontato, conterrebbe in buona misura il dilagare di opinioni e dati infondati e sensazionalistici.

Il ministro sul nuovo calendario: “il nostro nuovo Piano nazionale vaccini (+200 milioni € quest’anno) pone l’Italia tra i Paesi con i programmi più avanzati al mondo, allarga notevolmente l’offerta vaccinale, uniformandola su tutto il territorio nazionale, con l’introduzione di nuovi vaccini in regime di gratuità, come quelli contro l’herpes zoster o il rotavirus, estendendo tra l’altro la vaccinazione contro il papillomavirus anche ai maschi."
Il nuovo calendario sostanzialmente estende le raccomandazioni sulla vaccinazione per la pertosse in gravidanza, per il meningococco B agli adulti, per l'influenza ai bambini, per il rotavirus ai bambini.


I farmaci che sono usati nella vaccinazione per l'"Herpes Zoster" ad adulti di età superiore a 64 anni sembrano efficaci nella riduzione di sintomi (per 3 anni) con pochi effetti collaterali.

I prodotti vaccinali per il rotavirus, cioè RV1 Rotarix della GlaxoSmithKline Biologicals e RV5 RotaTeq della Merck&Co, sembrano efficaci con pochi rischi (che vanno però approfonditi). 
[Riflessione in base al modello 5LB: da notare che questi prodotti contro la diarrea da rotavirus, sono efficaci con tutti i tipi di diarrea, che sia "virale" o non lo sia: infatti, l'assunzione del vaccino riduce i sintomi gravi dell'80% in presenza di rotavirus e, comunque, del 40% in assenza di rotavirus
Non so come gli studiosi spieghino l'efficacia di un antivirale in assenza di virus.
Per inquadrare l'efficacia sintomatica di un farmaco vaccinale nel modello 5LB, trovi qualche riflessione nell'articolo a questo link].

Sul vaccino della pertosse a donne incinte ci sono alcuni studi recenti, come questo, che giustificano la vaccinazione. Tuttavia sono studi singoli non indipendentemente revisionati, quindi terremo d'occhio l'argomento.

Sul vaccino per l'influenza abbiamo invece molte revisioni che contrastano con le raccomandazioni del calendario: in questi giorni le categorie di medici e le istituzioni spingono alla vaccinazione di massa, non solo di bambini, di anziani e persone debilitate da altri processi biologici in corso, ma anche di persone perfettamente sane. 
Le categorie di medici promuovono la vaccinazione, ma i medici stessi non la fanno: infatti in Toscana, come riporta la Nazione, solo il 15% dei sanitari toscani si sono vaccinati (dati dell’assessorato alla Salute riferiti al 2015). E altrove le cose vanno peggio.
Il direttore generale della Asl Toscana Sud lancia l'appello: "Vaccinatevi, vaccinatevi e ancora vaccinatevi. Quest’anno il virus sarà tra i più aggressivi, invito medici, infermieri e manager come me a vaccinarsi. Farlo è importante non solo per dare un buon esempio. I buoni motivi sono tre. E’ necessario farlo per se stessi, per non trasmettere il virus ai colleghi e per non farlo ai malati".

Perchè i medici non assecondano le pressioni istituzionali?
- Ognuno avrà i suoi buoni motivi, ma nessuno ha obiettivamente torto: i vaccini anti-influenzali sono tra i meno efficaci e studiati.

Vaccinazione per l'influenza a operatori della sanità che si occupano di persone di più di 60 anni che vivono in istituti di cura?
- Questa revisione non fornisce una ragionevole evidenza tale da supportare la vaccinazionedegli operatori sanitari per prevenire l'influenza nei residenti ultra-sessantenni degli istituti di cura.
Aggiornamento Giugno 2016

Vaccini per prevenire l'influenza negli anziani?
- L'evidenza disponibile è di bassa qualità e non fornisce indicazioni riguardo alla sicurezza, efficacia o efficienza dei vaccini per l'influenza in persone di più di 65 anni.
Aggiornamento 2010

Vaccini per prevenire l'influenza in adulti sani?
I vaccini per l'influenza hanno un effetto molto modesto
Aggiornamento 2014

Vaccini per prevenire l'influenza in bambini sani? (raccomandazione aggiunta nel calendario 2016)
- le prove sull'efficacia dei vaccini influenzali sono deboli, ma vi è evidenza di diffusa manipolazione delle conclusioni
Aggiornamento 2012


Questi sono i dati oggettivi, che prescindono dai dati soggettivi.
Quando parliamo di questi argomenti puramente "oggettivi" dall'interno del modello 5LB, ci è necessario sospendere temporaneamente molti princìpi essenziali, perchè, alla luce delle leggi biologiche, la sfera soggettiva non solo è imprescindibile ma è l'elemento dominante nella salute delle persone.

La caccia al colpevole di fronte alla morte

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Da quando ho avuto la mia esperienza personale con la diagnosi tumorale, ho iniziato ad accorgermi che molte persone, che godevano di buona salute e vitalità, stavano male solo dopo aver ricevuto una diagnosi definitiva, non prima.
Improvvisamente si accasciavano su loro stessi in un tracollo psicofisico certamente non giustificato da un fibroma uterino o da dei noduli ad un polmone, o da difficoltà motorie al braccio o alla gamba.
Nelle consulenze individuali ho avuto modo di conoscere anche persone che, confidando nel potere curativo della chemioterapia, ne hanno sopportato tutti i pesanti effetti collaterali con grinta e partecipazione attiva, ma poi sono subito crollati quando gli è stato comunicato che i risultati non erano così soddisfacenti come ci si aspettava, perché quella massa di 6 cm al pancreas (con la quale aveva vissuto benissimo fino a quel momento) non si era ridotta come si sperava: quindi“non resta più nulla da fare”.
Purtroppo questa frase ha un forte potere ipnotico, che suggestiona la persona a credere che sia il suo fisico a non potercela fare (come invece aveva fatto fino a quel momento) invece di considerare che forse è la medicina ad essere “terminale”, nel senso che non ha altro da offrire.

Ho visto su altri e anche su me stessa l’effetto ipnotico dell’annuncio di una diagnosi tumorale o della “fase terminale”: la psiche e il corpo iniziano a stare male.
Non c’è pillola di recupero una volta che la sentenza è stata emessa. Cosa è successo?
Abbiamo immediatamente, cioè in modo automatico, interpretato in senso definitivo quello che ci è stato detto o scritto su un referto, senza dare spazio ad alcuna riflessione critica e senza aver chiesto delle specifiche sul nostro unico caso.
Sopraffatti dal panico e con la sensazione di non avere tempo, ci siamo proiettati in un nefasto ed ineluttabile futuro come se fosse già scritto e programmato, perchè ci hanno detto che siamo malati, anche gravemente, e non c’è tempo da perdere.
Una reazione comprensibile, dettata dalla paura di essere seriamente in pericolo di vita.

Ma perchè proprio in quel momento si inizia a stare male? Sarà un caso?
Non è la chemio, non è la terapia invasiva, non è la sovradiagnosi, non è l’accanimento terapeutico, non sono le metastasi, e tanti altri aspetti esteriori a far morire una persona diagnosticata “malata”. Occorre l’ingrediente interiore: la paura, lo smarrimento, il non avere via d’uscita...
Queste percezioni innescano una serie di reazioni biologiche a cascata (ritenzione dei liquidi, accelerazione metabolica..., processi ben noti nell'ambito delle 5LB) che portano l’organismo a consumarsi e a peggiorare il quadro clinico anche in tempi molti brevi (cosiddetta malattia fulminante).
Sono eclatanti i casi di “incidentaloma” (da investigazione occasionale o "preventiva") in persone perfettamente sane e in forma, quando per caso viene diagnosticato un “cancro” e nell'arco di poche settimane si riducono in fin di vita. Non sono affatto rari.

Verrebbe spontaneo a questo punto fare una colpa a coloro che ci danno la diagnosi (e che poi ci danno pure una terapia). Invece siamo noi responsabili, quando ci fermiamo alla prima impressione senza farci domande, considerando statico e definitivo ciò che in realtà è dinamico e probabile.
Il corpo e la psiche saranno terrorizzati da quegli scenari che in realtà potrebbero non appartenermi affatto, innescando l’ipnosi e il tracollo fisico.
Se oggi non si è in grado di dirmi in che modo io sia arrivata personalmente a sviluppare un tumore (eziologia personalizzata), come si potrà essere certi di avere la cura giusta per il mio caso specifico? (terapia personalizzata). Come si potrà essere invece sicuri che se non seguo quella cura non sopravviverò, quando, allo stesso tempo, se la seguo non può essermi garantita la guarigione, o meglio, la sopravvivenza?
I medici a cui avevo rivolto queste domande non sono stati in grado di darmi la risposta, ed è da questo eloquente silenzio che è iniziata la mia ricerca.
La medicina non ci dà alcuna certezza, nè di eziologia, nè di terapia, e gli uomini di scienza questo lo sanno e lo dicono. La medicina fornisce delle raccomandazioni, delle linee guida costruite su dinamiche di popolazione, non sul singolo individuo.
Tuttavia non per questo è giusto e sensato accanirsi contro i medici con la presunzione che “fanno sbagliato”, pretendendo di insegnare loro delle verità diverse. In quei casi è legittimo che abbiano una reazione di difesa (rinforzando la “medicina difensiva”).
Se ci mettessimo veramente nei loro panni, rivedremmo anche la loro posizione con altri occhi: scopriremmo uomini, e non dottori, che nel loro piccolo stanno facendo, con le loro conoscenze, convinzioni e con le loro paure, il meglio che possono.
Allo stesso modo è insensato per il bene del paziente che un medico lo colpevolizzi per una sua scelta terapeutica.

Nell’impeto di dover trovare un colpevole alle nostre disgrazie, ci dimentichiamo di rivolgere l’attenzione all’interno, e di assumerci la responsabilità che il nostro stare bene o male dipende dalla percezione che abbiamo delle cose. Il mondo è fatto in un certo modo e della mia percezione sono io responsabile.
Non possiamo più permetterci, ora più che mai, di additare all’esterno il responsabile dei nostri mali, delle nostre perdite, della nostra e altrui morte.
Nessuno là fuori è colpevole di come stiamo, di come ci sentiamo, del nostro destino, della nostra vita e della nostra morte. La credenza più forte a cui aderiamo ci fa costruire la realtà che viviamo, proprio come un cappotto cucito su misura e nussun altro se ne può occupare.
Non è più momento di cercare al di fuori di noi stessi colpevoli, veri o presunti.

Questi comportamenti diventano ottime scuse per non entrare in contatto con noi stessi e impediscono di vedere che cosa ci sta trascinando nell’abisso da sani, figuriamoci da “malati”.
Accusare un “sistema” là fuori, che non andrà mai bene a tutti, consuma inutilmente energie, tempo e risorse che potremmo invece usare per sfruttare al massimo ciò che esso ha di buono e che può essere più utile al momento (pronto soccorso, intervento chirurgico, medicamenti sintomatici e medicine complementari).
A volte siamo così accecati dall’opposizione, così identificati nel ruolo di “vittime del sistema” che non vediamo neanche le cose che possono esserci funzionali, che possono favorirci se non talvolta salvarci la vita.
Sempre che non occuparci di noi stessi non sia un modo per lasciarci lentamente morire perchè, in fondo, non abbiamo più un buon motivo per restare qui. E anche la scelta di andarsene, per quanto inconsapevole, è rispettabile: ma questa è un’altra storia che merita un proprio spazio…

Non c’è dubbio che occorrano dei cambiamenti su scala generale, ma un sistema non si cambia in blocco: il cambiamento di paradigma, di credenze e di visione parte dal singolo individuo che, iniziando a percepire il senso biologico delle cosiddette malattie ridurrà la paura, e avrà più spazio e più possibilità per affrontarle e per compiere delle scelte usando tutto ciò che è a sua disposizione.
Siamo curiosi, ricerchiamo le fonti, le origini, i fatti concreti, le EVIDENZE come farebbe un meticoloso detective.
La responsabilità di informarci e di discernere è solo nostra. Vale nella medicina, così come in ogni altro ambito della nostra vita.
C’è tanta informazione, ma la facoltà di discernimento, indispensabile per superare qualsiasi crisi, arriva solo con una ONESTA autoanalisi.

Comprendere come funzionano le 5 leggi biologiche ci permette di portare l’attenzione dentro di noi, osservando come ci stiamo muovendo nel mondo, senza possibilità di raccontarci favole perchè il linguaggio del corpo è la prova di come stiamo.
Ci permettono di affrontare gli anatemi con una percezione diversa, ci rendono responsabili e più attivi nelle nostre scelte per ottenere il massimo dalla scienza medica.
Le leggi biologiche ci dicono che ciò che ci ostiniamo a chiamare “malattia” in realtà è un programma di sopravvivenza che ha funzionato per milioni di anni.
Tutto il resto lo fa il nostro sistema di credenze.
Buona ricerca e verifiche a tutti noi!


Disponibile il nuovo 5LB Magazine! Un intero volume dedicato al tema delle 'RECIDIVE'

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Qualche mese fa il 5LB Magazine si è materializzato in un'opera cartacea, vera, tangibile...
ZERO - La Rivista Sulle 5 Leggi Biologiche.

E oggi con orgoglio presentiamo una nuova materializzazione nel mondo "reale", un'opera monografica dal titolo:

LE RECIDIVE - Le Monografie di 5LB Magazine.

Un'opera densa da leggere con calma, di 60 pagine, focalizzata sul complesso tema delle recidive, inquadrato nel paradigma delle leggi biologiche.


Con questo volume abbiamo voluto indagare in profondità il “nodo centrale della malattia”, la recidiva, in un viaggio attraverso le diverse competenze e i diversi linguaggi peculiari di professionisti che, già da qualche tempo, costruiscono la propria esperienza professionale sul sostrato delle 5 Leggi Biologiche:

Dario Aznar
Giorgio Beltrammi 
Gabriele Bovina
Gianni Giannella
Andrea Giannini
Luciana Giordo
Susanna Giusti
Marco Meini
Eleonora Meloni 
Martina Menegon 
Claudia Rigacci
Mauro Sartorio 
Matteo Sinatti 
Rocco Ventura
con la collaborazione della Formazione Professionale 5LB e di Salute Attiva Onlus

Il ringraziamento va a loro, gli autori, che hanno raccolto questa occasione per offrire uno squarcio su un modo di approcciare la vita che è reale e attuale in numerosi e diversi ambiti.
Edificando, ognuno con il proprio “mattoncino”, la prima opera monografica di 5LB Magazine.


INDICE

- Che cos'è 5LB e 5LB Magazine
- Introduzione al volume monografico
- Sisifo alle prese con le sue recidive
- Le recidive per neofiti - di Eleonora Meloni
- I binari di Capitan Uncino - di Eleonora Meloni
- La Curva Bifasica - Seconda Legge Biologica - di Mauro Sartorio
- Non faccio nulla perchè sono in soluzione! Le curve bifasiche con recidive - di Mauro Sartorio
- Cicatrici e apparato riparatore - Il raffinato meccanismo dell’auto-aggiustaggio - di Gabriele Bovina
- La Commedia di Dante e le 5LB - Seconda parte. Il Purgatorio - di Rocco Ventura
- Il dolore cronico - Cos’è e come affrontarlo - di Mauro Sartorio
- Corsi e ricorsi: storia di un proiettore - Recidive, binari e allergie - di Marco Meini
- Allergie e intolleranze alimentari - di Mauro Sartorio
- La diagnosi e il dolore - Due specchi riverberanti - di Gianni Giannella
- Recidive rabbiose - Discussione sulle recidive a carico dell’albero biliare - di Giorgio Beltrammi
- Se mi etichetti mi annulli - di Mauro Sartorio
- Remissioni spontanee - Il punto di vista delle 5LB - di Luciana Giordo
- Degenerative motorie - L’importanza delle recidive locali - di Andrea Giannini
- Una storia vera che ha dello straordinario - di Martina Menegon
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Le uova fanno bene al cuore! Cosa?! Affiniamo lo spirito critico.

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Come mai in questi giorni i giornali ci parlano tanto delle uova?

Un uovo al giorno riduce il rischio di ictus
Il consumo di quest’alimento non aumenta le probabilità di soffrire di cardiopatia coronarica. Lo rivela una ricerca pubblicata sulla rivista Journal of the American College of Nutrition
Fonte: Il Giornale

Uova arma in più contro ictus, ok fino a una al giorno
Fonte: Vivere Milano

Alcuni ricercatori hanno svolto un'analisi aggiornata su tutti gli studi che hanno indagato il legame tra il consumo di uova e il rischio di ictus e malattie cardio-circolatorie. 
Si tratta di una meta-analisi dei dati esistenti, che su circa 300.000 persone suggerirebbe di mangiare fino a un uovo al giorno per ridurre il rischio di ictus.
Anche il Times titola "Un uovo al giorno può ridurre le probabilità di subire un ictus fatale"

Come abbiamo spesso osservato, i titoli sui media cavalcano il sensazionalismo ignorando, o nascondendo, le conseguenze di questo modo di informare.
Oggi sono coinvolte le uova, che dopo decenni di demonizzazione sull'onda del terrorismo intorno al colesterolo, cominciano a godere di un riscatto definitivo.
Altre volte avviene il contrario, cioè alcuni alimenti vengono ridimensionati nella loro aura di "super-cibi di guarigione" (vedi gli anti-ossidanti), in una danza intermittente tra le squadre dei buoni e cattivi.
Le 5 Leggi Biologiche ricuciono con decisione lo iato tra i due fronti, perchè la morale del "bene e del male" non ha alcun senso in biologia: per questo motivo chi le conosce e le ha verificate subisce poco l'ipnosi mediatica, lasciando spazio allo spirito critico e alle domande.

Per esempio: "Le uova non mi daranno certo problemi al cuore perchè, se ce ne sono, avranno natura conflittuale. Allora questa ricerca come è arrivata a dire che, al contrario, le uova migliorano la salute? I conti non tornano comunque".

Il fatto che le uova, e i cibi ad alto contenuto di colesterolo in genere, non abbiano alcun impatto sui livelli di colesterolo nel sangue è ormai acquisito, perchè il 90% del colesterolo nel sangue è prodotto sensatamente dal fegato. Ma anche il fatto che il colesterolo alto nel sangue NON sia la causa di problemi cardiaci è un fatto scientificamente acquisito
E fin qui i dati sono coerenti con la natura conflittuale dei processi biologici, che si attivano sempre in relazione alla propria percezione dell'ambiente.


L'INTERPRETAZIONE DELLO STUDIO

Quindi, su che basi i giornali titolano con entusiasmo che l'uovo è "salutare"?
L'analisi ha rilevato che non c'è alcun legame tra consumo di uova e disfunzioni cardiache e ha trovato una piccola riduzione del rischio di ictus (12%) per le persone che hanno mangiato un uovo al giorno, rispetto a coloro che ne mangiavano meno di due a settimana.
Lo studio è una meta-analisi, che è un modo molto efficace di riassumere tutte le ricerche su un argomento; tuttavia la sua affidabilità è proporzionata all'affidabilità degli studi che include. 
In questo caso, si tratta di studi prospettici di coorte.
Gli studi di coorte possono trovare correlazioni tra due fattori (nella fattispecie il consumo di uova e l'incidenza di malattie cardiache o ictus), ma non possono dimostrare che un fattore provochi l'altro (causalità).
Perchè uno studio di questo tipo non può prendere in considerazione tutte le altre illimitate variabili all'interno della vita di ogni persona, non sapendo cosa altro abbia mangiato oltre alle uova, tanto meno quali aspetti psichici, che ci sono tanto cari, abbiano caratterizzato la sua vita.
In questo modo, per assurdo, si potrebbe verificare che chi si fa la riga dei capelli a destra ha un rischio del 15% in più di avere un infarto.
Qualsiasi scostamento statistico potrebbe essere usato per produrre una notizia.

In effetti i ricercatori non hanno nemmeno trovato una "risposta alla dose": se è vero che le uova riducono il rischio di ictus, deve essere vero che aumentando l'assunzione diminuisce proporzionalmente il rischio. Questa è una condizione del metodo scientifico per determinare la causalità tra fattori. E questa condizione qui non è rispettata.

Inoltre la riduzione del rischio del 12% è statisticamente piuttosto piccola, di certo non sufficiente per giustificare titoli come "La nuova arma contro l'ictus", ma neanche "l'uovo riduce il rischio di ictus" (non solo i giornali italiani, ma anche Times, Sun e Daily Mirror sono allineati).
Come se non bastasse, l'intervallo di confidenza di questo 12% è molto vicino al punto in cui il risultato non è significativo statisticamente. In altre parole: è alta la probabilità che la differenza di rischio tra chi mangia le uova e chi non le mangia sia frutto del caso.

Ma c'è un dato ancora più "rumoroso" che farebbe alzare le antenne ai più, e forse è per questo motivo che i quotidiani lo lasciano "sfilare", cioè non lo citano.
Perchè lo studio è stato pubblicato dalla rivista "peer-reviewed"Journal of American College of Nutrition (questo dato è riportato); è stato condotto dai ricercatori del EpidStat Institute in Michigan e dal DLW Consulting Services in Utah; ma non viene detto che è stato finanziato dal Egg Nutrition Center, divisione dell'associazione americana dei produttori di uova
Per dare il giusto peso alle cose, questa informazione sul forte conflitto di interessi non dovrebbe essere ignorata.
Si comprenderebbe allora il motivo per cui lo studio ha focalizzato l'attenzione sul particolare, per quanto debole, scostamento statistico che si riferisce alle uova, e non ad altro.
Si riporterebbe nel proprio contesto un'indagine statistica che aveva nelle proprie intenzioni la volontà di riscattare un prodotto ingiustamente demonizzato in passato.
Si ridimensionerebbe una notizia "sensazionale" al rango di curiosità, se non di spot commerciale, con il suo giusto grado di incertezza.

Vale sempre la pena fare un salto oltre la notizia e, se abbiamo le 5LB in tasca, lo faremo di certo con più sicurezza e spirito critico.

Da una revisione di notizia operata dal Dipartimento della Salute nel Regno Unito sul sito NHS
Ebbene sì, quest'anno anche il ministero inglese ha iniziato a produrre "revisioni di notizie" proprio come facciamo, a nostro modo, qui sul 5LB Magazine. Un alleato molto affidabile.

Come usare lo smartphone per risalire ai propri conflitti biologici

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In questo articolo metterò insieme due personali competenze: quella tecnologica e quella sulle 5 Leggi Biologiche.
Vi mostrerò come possiamo sfruttare l'odierna pervasività dei dispositivi elettronici, che raccolgono costantemente i nostri dati personali consegnandoli in qualche banca dati oltreoceano, per aiutarci a ricordare le nostre DHS, ma ancora più importante, a risalire a quei momenti precisi in cui abbiamo "risolto".

Quando stiamo male, perchè abbiamo cominciato ad avvertire dei sintomi, è sempre molto difficile essere così presenti a se stessi da individuare quel fatto concreto che ha permesso di rilassarsi dopo un periodo di tensione (Fase Attiva).
Quel momento di "rilassamento" (detto CL) è l'istante preciso che ci permette di verificare la stretta connessione tra evento e sintomo fisico e, per i neofiti (ma non solo), di certificare sempre più spesso a se stessi la pragmaticità e la veridicità delle 5LB*.

Se allora Google, Facebook, Apple e tutti i Grandi Fratelli del nostro tempo registrano le nostre vite sui loro "nastri digitali", sfruttiamo questa invasione al nostro scopo.

Un paio di esempi: la tecnologia al servizio della curva bifasica

Mi accorgo che sono 2 o 3 giorni che ho una tosse secca, di petto.
Non ci ho fatto molto caso all'inizio, ma sta peggiorando.
Cosa è accaduto 2 o 3 giorni fa, che mi ha fatto sentire un po' più al sicuro rispetto ad una situazione di instabilità?
A pensarci bene sono proprio 3 giorni fa, perchè ricordo di essermi alzato tossendo, ma la sera prima non avevo nulla.
Allora, cosa è accaduto di bello la sera prima di andare a dormire?
Devo essere preciso e non scostarmi da quella sera, perchè la CL non può essere più lontana di così (i bronchi reagiscono rapidamente in PCL e i sintomi iniziano a manifestarsi in poche mezz'ore).
Non ricordo nemmeno cosa stavo facendo quella sera...
Ricordo che sono rimasto a casa da solo, e sono certo di non avere incontrato nessuno...ed è qui che il telefono "sentinella" può aiutare.

- Ho forse parlato con qualcuno al telefono? Dal registro delle chiamate non risultano conversazioni.
- Ho ricevuto qualche messaggio? Whatsapp, email, SMS...qualsiasi messaggio potrebbe avermi comunicato una piacevole notizia...aspetta...vuoi vedere che forse...ECCO!


- L'email del capo, era proprio quella sera alle 22, mi ero dimenticato, era tardi e l'avevo letta con disattenzione...finalmente il comune ci aveva rilasciato le carte per sbloccare il cantiere!
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Un amico mi ha detto "ho una dermatite sulle gambe, tutto rosso dal ginocchio in giù".
"Da quanto ce l'hai?"
"Almeno un paio di settimane, ma non ricordo bene"
"Pensa a quando te ne sei accorto"
"Mmm...ah sì, me ne sono accorto una sera che mi prudevano i calzini, e ho visto la pelle arrossata""Quello stesso giorno, poche ore prima che ti prudesse, hai visto o parlato con qualcuno?"
"Non mi ricordo"
"Dov'eri te lo ricordi?"
"No. Mi ricordo solo che era domenica. Se sono 2 settimane non può che essere domenica 23"
"Perfetto, chiedi a Google"
"Cosa?"
"Chiedigli dov'eri domenica 23 e con chi: vai nella cronologia di Google Maps sul cellulare o vai su questo sito https://www.google.com/maps/timeline.


"Wow, è vero!! Quello è il giorno in cui ero andato fuori città a trovare quel gruppo di amici che non rivedevo da tempo! E devo dire che, dall'ultima volta, non eravamo proprio rimasti in buoni rapporti, ma ci siamo riconciliati...è stato molto importante per me."
"Bene, non ti farò altre domande, ma se hai fatto la CL in quel giorno (domenica 23) perchè hai recuperato il contatto, ed era da tempo che si erano rotti i rapporti, probabilmente la dermatite ti durerà un'altra settimana (PCL-A completa) e nel frattempo la pomata che ti ha dato il dottore ti aiuterà a sopportare il prurito..."



*- Perchè è importante verificare quotidianamente la veridicità delle 5LB?
Perchè ti sarà utile per mantenere la lucidità nel momento in cui dovrai fare scelte per la tua salute.
- Come fare a verificarle?
È importante imparare i principi di base e procedere con metodo: qui trovi le basi di un metodo di verifica delle 5LB e, se vuoi fare dei corsi specifici e di perfezionamento, il 5LB Magazine ne organizza in diverse città d'Italia.
Nel tempo, esercitandosi, è necessario ridurre al minimo l'approssimazione.

Se questi consigli ti sembrano utili, condividili con i tuoi amici studiosi di leggi biologiche.

DNA alieno e vaccini oncologici: il percorso pre-determinato verso la 'sconfitta del cancro'.

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1) I PIANI FARMACEUTICI
Abbiamo parlato, due anni fa esatti (2014), di una direzione nella ricerca e di un piano industriale determinato e perseguito dal settore farmaceutico, che ha messo ingenti investimenti in quella che sarà l’era dei “vaccini per ogni tipo di malattia”.

Luca Pani (è stato il direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco Aifa) due anni fa diceva:“ci sono oggi delle grandi evoluzioni: i vaccini per l'immunoterapia del cancro, che dovrebbero arrivare nei prossimi tre anni, ed i vaccini contro l'Alzheimer e contro le sostanze di abuso come la cocaina, che dovrebbero invece essere pronti in 5-10 anni''. Dunque, ha sottolineato Pani, ''ci saranno vaccini per tutte le età della vita” [...] Allo studio sono dunque vaccini terapeutici e preventivi”.
Fonte: ANSA (2014)

Quindi lo sappiamo già da tempo: il cancro (e numerose altre "malattie") verrà curato con i vaccini.

“I prossimi tre anni” sono ormai giunti, ma il terreno “fertile” per questo tipo di mercato non è ancora pronto, sotto diversi punti di vista: sia nelle premesse scientifiche, sia nella disposizione della popolazione da educare nei riguardi di questi prodotti.

2) LA COMUNICAZIONE SUI MEDIA
Abbiamo rilevato, da quel periodo ad oggi, una attività mediatica molto intensa intorno al tema dei vaccini, con punte polemiche decisamente violente e frequenti aspetti di incongruenza.
Molti aspetti, tra i quali una generalizzazione poco scientifica intorno all’uso dei vaccini che è giunta da una parte alla demonizzazione del metodo vaccinale in sé, dall'altra a proclami intimidatori di leggi coercitive da parte di alcune istituzioni (divieto di accesso alla scuola per bambini non vaccinati, divieto all’asilo nido); notizie che hanno generato il panico anche intorno a “malattie” per le quali il vaccino non procura “immunità di gregge”, come la pertosse, e una guerra fratricida tra famiglie “immolate nella pubblica piazza” dei mezzi di informazione come “untori anti-vaccinisti irresponsabili” e famiglie “assassine” che vogliono avvelenare i bambini; una rincorsa ai dati sulle coperture vaccinali tra chi sostiene che siano in calo e chi no, e sulle quali si compie comunque una generalizzazione sia tra vaccini obbligatori e raccomandati, sia tra vaccini efficaci e molto poco efficaci (come quelli anti-influenzali) e una generalizzazione tra singoli prodotti farmaceutici.

In poche parole, i nostri lettori si saranno accorti che in questi mesi il vaccino è stato certamente un centro di gravità dell’attenzione mediatica e popolare, che ha generato un vortice di paura e violenza sociale.
Proprio in questo clima e su questo terreno, l’industria si prepara a sdoganare i “vaccini terapeutici e preventivi”, dall’influenza fino al cancro...

3) LA CACCIA AL MALIGNO: IMMUNOTERAPIA
Si riteneva già da tempo che alcuni tipi di cancro fossero “accompagnati” da virus (come il papilloma), e per questi sono già stati creati o sono in studio farmaci che educano il sistema immunitario al riconoscimento degli agenti "maligni".
I vaccini oncologici saranno quei farmaci cosiddetti "immunoterapici": anticorpi creati in laboratorio con l'obiettivo di ostacolare particolari proteine essenziali nel processo proliferativo delle cellule tumorali, o antigeni introdotti per indurre una risposta immunitaria contro le "cellule maligne".

3b) LA CACCIA AL MALIGNO: DALLA CELLULA "MALIGNA" AL CODICE GENETICO "MALIGNO". LA TERAPIA GENICA
Scendendo a livello sempre più microscopico, oltre l'immunoterapia si passa alla "terapia genica", che si configura come il tentativo di "correggere" porzioni di geni ritenuti "sbagliati" e causa del cancro.
Dal punto di vista 5LB stiamo ancora parlando di interventi sintomatici, perchè si tratta di manomettere un meccanismo di cui si ignora il senso e l'origine.

Settimana scorsa è avvenuto qualcosa nella ricerca, che pare coinvolgere entrambi questi due mondi (immunoterapico e genico): infatti i giornali hanno parlato con clamore di “origine batterica” del cancro.
Prima di entrare nel dettaglio, scremiamo le clamorose esagerazioni e le incongruenze che hanno gonfiato la cassa di risonanza mediatica.

Scoperta italiana choc: "Dna 'alieno' in un malato di leucemia acuta su 2"
Fonte: AdnKronos

Scoperta "sequenza aliena" di Dna nei pazienti con leucemia
Uno studio dell'Università degli Studi di Milano e dell'Ospedale Niguarda individua materiale genetico non umano, probabilmente virale o batterico, in metà dei pazienti affetti da leucemia mieloide acuta. E apre la strada a nuove possibili terapie
Fonte: Repubblica. Studio originale: Nature

Anche solo dal titolo dell’articolo giornalistico, possiamo renderci conto del livello di comunicazione adottato per creare sensazionalismo, al fine di raggiungere un elevato numero di lettori, a scapito di una informazione chiara, corretta ed essenziale per comprendere il fenomeno trattato, certamente molto complesso.


Vediamo insieme alcuni punti, tra il sensazionalismo e l'incertezza dei dati, che possono suscitare domande:

- DNA “alieno”??
Da biologa (ma non da appassionata degli infiniti mondi sparsi nel cosmo) mi sono stupita dell’aggettivo utilizzato e, leggendo fino in fondo la notizia, mi sono resa conto che si trattava di DNA estraneo alla specie, che in gergo biologico è chiamato DNA esogeno.
Sicuramente il termine “alieno” ha fatto sognare tanti sostenitori delle teorie sitchiniane di un essere umano generato dalla manipolazione genetica svolta da creatori extraplanetari, partendo dal DNA delle scimmie terrestri...ma nel giro di poche ore il sogno si è infranto per la rettifica che prontamente attenti lettori e addetti ai lavori hanno fatto per ovviare al malinteso giornalistico, probabilmente intenzionale...

- Un'altra questione che ha attirato la mia attenzione, e che rimane senza risposta, riguarda la percentuale dei casi risultanti essere portatori di DNA esogeno: solo nel 56% dei leucemici analizzati è stata riscontrata la presenza di questo DNA … e negli altri no… questa proporzione non risolve il problema dell'origine eziologica della leucemia, perchè potrebbe trattarsi di una concomitanza; ma apre a nuove indagini sul ruolo che i batteri possono avere nella carcinogenesi (formazione dei tumori).

- Nella notizia viene specificato che per lo studio è stato utilizzato un sequenziatore di DNA definito “vintage” che non era programmato per scartare DNA non-umano (a differenza di quelli moderni). Cosa possiamo dire di tutti gli esperimenti precedenti di sequenziamento genico umano in cui, utilizzando macchinari “recenti”, si sono escluse sequenze ritenute non umane? In questi altri studi sono stati esclusi automaticamente porzioni di DNA quando potevano invece fornirci informazioni preziose sull’integrazione di codice esogeno? La scienza ha fino ad ora deciso di escludere pezzi di DNA non-umano dal sequenziamento di DNA dell’uomo? In base a quale criterio?
Si pongono questioni imprescindibili sull'interpretazione tecnologica dei dati sperimentali.

AL DI LÀ DEGLI ALIENI, COSA C’È DI REALMENTE INTERESSANTE NELLO STUDIO

Memore dei miei studi sugli innesti di DNA, ho scartabellato un po’ di ricerche scientifiche per comprendere come siamo arrivati a queste ultimissime scoperte.
La scoperta della presenza di DNA batterico in DNA di cellule somatiche di animali superiori ed esseri umani risale già al 2013:
Bacteria-human somatic cell lateral gene transfer is enriched in cancer samples. (giugno 2013)
A review of bacteria-animal lateral gene transfer may inform our understanding of diseases like cancer.(ottobre 2013)
…studi che lasciano aperta la ricerca sulle modalità con cui questo DNA influisca nella trascrizione di quello umano.

Con l'ultimo lavoro di questi giorni (novembre 2016) riportato nella notizia, è stata trovata una sequenza esogena a livello del gene coinvolto nel processo leucemico e probabilmente nel tumore al seno.
Manca quindi di scoprire a quale batterio appartiene tale sequenza esogena, come questa si sia integrata e quando.
Perchè potrebbe essersi integrata nel corso dell'evoluzione attraverso un batterio che potrebbe anche essere ormai estinto.
Oppure potrebbe essersi integrata in un passato recente attraverso un batterio esistente, come anche potrebbe farlo occasionalmente in singoli individui.

4) IL PROSSIMO PASSO NELLA RICERCA
Se si scoprisse che la sequenza genica esogena è stata integrata nel corso dell'evoluzione (secoli, millenni), la ricerca si potrebbe concentrare su interventi genetici (terapia genica) per impedire la trascrizione di quella sequenza, un ingranaggio essenziale nella proliferazione cellulare della linea mieloide caratteristica del processo leucemico.
Se invece si sospettasse che l'integrazione avviene nell'individuo in circostanze specifiche, possiamo aspettarci che la ricerca identificherà quel batterio (che ora manca all’appello) e che si farà di tutto per debellarlo (terapia propriamente vaccinale).

5) IL RIMEDIO CONTRO IL COLPEVOLE
Sia nel caso del "cancro a origine batterica", sia nel caso della odierna immunoterapia, i vaccini oncologici saranno disponibili nei prossimi anni per contrastare o il batterio, ipotetica “causa” di alcuni tumori, o le cellule "maligne".
Questa è la direzione pre-determinata, oggi.


BATTERI, TUMORI E 5 LEGGI BIOLOGICHE

Si va sempre più in profondità e a ritroso nel micro-cosmo: prima si asportava la massa, poi si combattevano le cellule anomale, poi si voleva modificare il codice genetico anomalo, poi si identificava il microscopico creatore di quel codice...
È chiaro che quello che si osserva nei laboratori è proprio ciò che accade, né più né meno.
Ma è molto meno chiaro come e in quanti modi questi dati possono essere messi in relazione e interpretati.
I batteri e i virus sono certamente parte del processo.
Ma se il loro ruolo viene considerato nocivo nella produzione di una “malattia”, l’intenzione terapeutica e la direzione della ricerca saranno orientate a fermarli e debellarli, ed è la strada che la ricerca sta percorrendo fin dai tempi di Pasteur.
Se invece il loro ruolo è consideratoevolutivo e parte integrante del processo fisiologico (come descritto nella seconda Legge Biologica), l’intenzione terapeutica e la direzione della ricerca saranno ben diversi, e dovranno necessariamente "riallargare lo zoom" e includere una visione più macro-cosmica.

Quest'ultima prospettiva non prenderebbe forza solo con le 5LB, ma è una prospettiva plausibile e considerata da molti.
Per esempio in questa revisione sistematica appena sotto, che spiega proprio il fenomeno del "trasferimento genetico orizzontale" di DNA dai batteri agli eucarioti (le nostre cellule), si teorizza questa possibilità di senso evolutivo.
Ne faccio una sintesi perchè è interessante per comprendere meglio questo soggetto così articolato.

Transfer of DNA from Bacteria to Eukaryotes (luglio 2016)
http://mbio.asm.org/content/7/4/e00863-16.full
Trasferimento di DNA batterico in cellule eucariotiche (anche umane)

Fino a pochi decenni fa si pensava che il trasferimento di geni batterici avvenisse in poche specie di cellule eucariote: lieviti, vegetali, alcuni animali invertebrati.
Ma già dai primi studi di sequenziamento del DNA umano, nel colossale progetto ”genoma umano”, gli scienziati avevano evidenziato porzioni di DNA non prettamente umano, ovvero avevano visto che il genoma contiene molte sequenze di geni provenienti da organismi procarioti (come i batteri), secondo un trasferimento genico orizzontale.
Questi dati furono rifiutati e accantonati e solo recentemente studi ulteriori hanno confermato la presenza di DNA filogeneticamente molto diverso, nella fattispecie appartenente a batteri.
Il fenomeno, che vede il passaggio di materiale genetico da organismi molto lontani da un punto di vista evolutivo, prende il nome di trasferimento genetico orizzontale HGT o laterale LGT e risulta essere abbastanza frequente in tutte le specie.
Non sono ancora conosciuti i meccanismi utilizzati per il trasferimento del materiale genetico da batteri alle diverse specie di cellule eucariote tra cui quelle umane (per ora si conoscono solo i meccanismi, da tanto studiati, di Agrobatterium ed Escherichia Coli su alcuni vegetali e lieviti, in figura).

Anche l’esatta identificazione delle specie procariote da cui proviene tale materiale genetico è difficile da determinare per via di una successiva evoluzione e modificazione subita dalla sequenza genica trasferita o perchè la specie donatore si è estinta nel tempo.

Questo fenomeno ha permesso di aprire la discussione sulla utilità evolutiva che materiale genetico diverso possa contribuire ad apportare ad una specie, qualora le condizioni ambientali ne richiedessero la sua espressione...una sorta di riserva genetica per momenti speciali.
Tale trasferimento genetico orizzontale sembra garantire un più veloce sistema di adattamento e di sopravvivenza ai cambiamenti ambientali rispetto a quello delle mutazioni genetiche.


Questa revisione di notizia, scritta a quattro mani con Mauro Sartorio, mi rendo conto essere molto complessa e di non facile comprensione.
Chi avesse precisazioni documentate per migliorare queste informazioni, può fornirle nei commenti.

Quando anche il Servizio Sanitario Nazionale è disinformato e compra a scatola chiusa

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Abbiamo osservato che certe campagne di screening (ad es. quella per il cancro al seno), certe campagne farmaceutiche (ad es. quella sul vaccino anti-influenzale o quella sull'antivirale, quella contro il colesterolo o quella sul "super-farmaco" anti epatite C) e in generale la comunicazione che riguarda la salute si trovano sovente, per diversi motivi, in contrasto con le evidenze acquisite negli studi scientifici.
Il problema del trasferimento delle migliori evidenze nelle prestazioni erogate dai servizi sanitariè molto attuale e per essere risolto vi sono numerosi ostacoli da affrontare: 
- il primissimo riguarda il conflitto di interessi all'interno della ricerca, sostenuta ed eseguita quasi esclusivamente da organizzazioni che hanno obiettivi finanziari e che producono le contraddizioni denunciate dal movimento All Trials.
- Un secondo ostacolo risiede nei modi distorti di comunicare dei mezzi di informazione, che spesso alimentano una domanda alterata di servizi e, di conseguenza, un'offerta incoerente.
- Un terzo ostacolo risiede nel trasferimento concreto delle nuove prassi agli organismi sul territorio e al personale sanitario, processo che ha certamente ritmi più lenti rispetto alla sola produzione di nuove evidenze.
In questo percorso per il trasferimento delle migliori evidenze dalla sperimentazione alla pratica clinica, le istituzioni hanno un ruolo centrale.

Lo scorso 30 novembre, in un'audizione al Senato intorno al tema dei livelli essenziali di assistenza (LEA), il presidente del Gruppo Italiano per una Medicina Basata sulle Evidenze ha portato in primo piano i criteri con cui vengono scelti gli interventi sanitari pubblici da erogare, e l'assenza di una ricerca pubblica indipendente.

Nella scelta di quali prestazioni includere o escludere nei livelli essenziali di assistenza, Nino Cartabellotta denuncia il fatto che "manca un metodo esplicito e rigoroso".
"Piuttosto che comprare a scatola chiusa, il Servizio Sanitario Nazionale dovrebbe destinare risorse alla ricerca comparativa indipendente"
Infatti, nonostante i recenti e positivi aggiornamenti legislativi riguardo l'appropriatezza delle prestazioni, manca "un metodo rigoroso per favorire un adeguato trasferimento delle migliori evidenze nella definizione e aggiornamento delle prestazioni. 
In assenza di questo, i LEA inevitabilmente finiscono per includere prestazioni di valore [value] basso o addirittura negativo, ed escludere alcune prestazioni dall’elevato valore".
Un esempio è "l'adroterapia per i tumori pediatrici [terapia ad alto tasso tecnologico basata sull'uso di fasci di particelle subatomiche, eseguita nel molto chiacchierato CNAO di Pavia NDR] che, pure in assenza di prove di efficacia, è inclusa nell'elenco; mentre resta fuori la telemedicina per il monitoraggio domiciliare dei pazienti con scompenso cardiaco, nonostante sia esplicitamente prevista dal Piano nazionale della cronicità, già approvato dalla Conferenza Stato-Regioni".
"Nel Ssn esistono innumerevoli asimmetrie informative che alimentano consumismo sanitario e sprechi: è indispensabile un metodo evidence & value based per aggiornare i LEA, per garantire ai cittadini servizi e prestazioni efficaci ed appropriate"
Per questo è doverosa una "netta presa di posizione sulla necessità di investimenti dedicati alla ricerca comparativa: per numerose prestazioni sanitarie non esistono adeguate prove di efficacia, ma sembra che il Ssn preferisca rimanere un "acquirente disinformato" piuttosto che investire in una strategia di ricerca e sviluppo. 
È indispensabile destinare una percentuale (0,5-1%) del Fondo sanitario alla ricerca comparativa indipendente sull’efficacia degli interventi sanitari, per produrre robuste evidenze per l'aggiornamento dei LEA e usare al meglio il denaro pubblico", conclude Cartabellotta. 
Fonte: AdnKronos.

Il fatto che una qualsiasi prestazione sia promossa dal servizio nazionale o da qualsiasi altro istituto non è dunque garanzia, di per sé, che la sua efficacia sia comprovata.
Per questo motivo è sempre lecito non solo domandarsi se un intervento sia coerente con le proprie preferenze personali, ma è anche importante imparare a scegliere attivamente tra i servizi proposti, senza dare nulla per scontato.

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